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Autore: Mel_deluxe    18/05/2015    3 recensioni
Le avventure della Ragazza dai capelli rossi... egocentrica, invidiosa, insolente, capricciosa e anche un po' stupida. La sua vita è costernata da varie disgrazie: degli orribili capelli pazzi e incontrollabili, un accento irlandese incomprensibile, una scarsa voglia di crescere, e soprattutto i suoi odiosi, fastidiosi e incorreggibili sette fratelli...
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Ragazza dai capelli rossi'
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Uccidila, forza! Tirale un pugno, pugnalala a sangue, fa qualcosa, insomma! Ce l’hai lì davanti, è praticamente già morta, e tu stai ancora lì a fare quel tuo orrendo finto sorriso?! Hai a portata di mano una cornice grande quanto Godzilla, usala, maledizione! Puoi spaccarle i denti e poi usarli per farti una bellissima collana; pensa quanto ti invidieranno a scuola!
Se c’è una cosa di cui sono certa in questo istante è che dare retta ai propri istinti omicidi non è affatto una buona idea. E se proprio ce n’è bisogno, posso elencare anche i motivi:
  1. Se uccido Heather in questo momento, c’è un’alta probabilità che qualche testimone mi possa denunciare.
  2. Dovrei uccidere anche i testimoni a quel punto.
  3. Sono quasi del tutto certa che in Inghilterra sia ancora in vigore la pena di morte.
  4. Il sangue non va via dai vestiti
E poi d’altra parte Heather non sembra poi così male. Se ne sta lì a stringermi la mano e sorridere affettuosamente. Sì, forse un po’ troppo affettuosamente…
Quella ha in mente qualcosa, sicuro! Sei più stupida dei personaggi di Dawson’s Creek!
Ho detto che sembra gentile. Non che mi fido di lei.
Una volta che mi ha lasciato andare la mano, inizia ad attaccare discorso con me:
«Beh, alla fine ci conosciamo. Marc non fa altro che parlare di te!»
«Ma davvero?»
Dio, quanto vorrei tirarle un pugno in faccia!
«Oh, sì! E infatti mi chiedevo come sarebbe stato vederti dal vivo.» aggiunge allegra.
Ah sì? O forse quello che intendevi era: “Volevo solo vedere se eri più carina di me, per poi sbatterti in faccia in miei angelici capelli di granturco e i miei occhi color ghiaccio turchese.”?
Abbozzo un sorriso tirato:
«Beh, eccomi qui.»
Non faccio neanche in tempo a sentire la sua risposta, perché veniamo interrotte dal rumore della porta principale, che si spalanca.
All’inizio penso che Marc, in un orrendo atto di sadismo nei miei confronti, mi abbia lasciata da sola con Heather. Per fortuna, quando alzo lo sguardo, lui è ancora lì. In compenso però è apparso dalla porta un altro ragazzo.
Entra spalancando le braccia e urlando:
«Dunque Richardson è tornato!»
È anche lui – ovviamente – biondo, dovrà avere diciassette anni ed è parecchio più alto di Marc. La cosa viene fuori evidentemente quando i due si salutano abbracciandosi.
Dopo poco il ragazzone biondo saluta anche Heather con altrettanto affetto.
Poi si rivolge a me.
«Oh.» dice maliziosamente. «È la ragazza dai capelli rossi.»
Non commento nemmeno.
«Lea…» lo corregge Marc (grazie al cielo che esisti!). «E… Lea, lui è Chuck. Vive proprio qui accanto»
“Chuck” mi stringe forse fin troppo forte la mano. Io cerco di sorridere, sebbene in questo istante vorrei solo sprofondare sotto terra.
Mi sembra di essere in una di quelle feste di Natale con i parenti, dove gente che non hai mai visto in vita tua ti saluta con: “L’ultima volta che ti ho vista eri alta così!” e tu devi, a tuo malgrado, fingere di sapere chi sono.
«È davvero un grande piacere.» mi dice Chuck, che non mi lascia ancora andare la mano.
Oh, ma quanti ne devono arrivare ancora? Spero non…
«Chuck, hai visto Tony, per caso?» chiede Heather con la sua vocina allegra.
Ho parlato fin troppo presto.
Insomma, non mi darebbero fastidio conoscere gli amici di Marc, se solo fossero un po’ meno espansivi. Mi stanno praticamente trattando come se fossi un pezzo d’avorio.
Dopo qualche secondo, sento nuovamente la porta aprirsi.
No, ma dico, qui la gente non bussa mai?
Mi volto, e guarda caso, pare essere proprio quel Tony di cui parlava Heather poco fa.
Che ci crediate o no, è biondo anche lui.
 
Questa situazione è altamente al limite del normale.
Sono seduta in salotto, sono le cinque del pomeriggio e siamo in Inghilterra; questo significa solo un cosa: tè.
Premetto che già prima trovavo il tè disgustoso, ma adesso penso che lo odierò proprio a vita.  Su un tavolino al centro della stanza, si trovano i dolci più grassi e i biscotti più zuccherati che abbia mai visto, che Frances ha portato poco fa. Il tè è ancora in cucina in preparazione, almeno per adesso la mia salute è salva.
Io, Marc, Heather, Chuck e Tony siamo seduti tutti intorno al tavolo. Quei quattro stanno parlando ininterrottamente da un’ora. Nessuno, nemmeno Marc, sembra accorgersi che esisto. Continuano a parlare. E a parlare, ancora, ancora…
Da quanto ho capito dalle loro conversazioni, sebbene faccia parecchia fatica a seguire quattro persone che parlano con un accento inglese, conoscono tutti Marc da non meno di dieci anni. Chuck vive qui accanto, e lui e Tony sono fratelli.
Heather invece è ancora un mistero per me. È sicuramente quella che parla di meno, non mi ha ancora raccontato come ha conosciuto Marc, e sinceramente… non capisco nemmeno cosa ci faccia qui. Insomma, non sembra avere nulla in comune con il resto del gruppo. Chuck e Tony sono incredibilmente simili a Marc, mentre lei… è solo una dannatissima Mary Sue! Non fa altro che sorridermi, fare commenti sdolcinati o parlare del principe Henry e dei suoi cuccioli di cane.
Se il suo intento era farmi sentire una schifezza in confronto alla bellissima persona che è lei, non l’avrà di certo vinta.
La detesto ufficialmente, anche più di Liza.
Chuck in compenso è quello che mi sta più simpatico dei tre. È l’unico che cerca di inglobarmi un po’ nelle conversazioni, anche se poi si stanca di sforzarsi per capire quello che dico e riprende a ignorarmi. Oltretutto ho scoperto che il suo vero nome è Charles. Sì, Marc e i suoi amici hanno questi diminutivi che si danno esclusivamente tra di loro. Marc è Markie, Heather è Terrie, Charles è diventato Chuck, mentre Anthony, semplicemente Tony.
Tony è invece molto più timido di suo fratello, poiché parla esclusivamente con i suoi tre migliori amici, mentre io mi chiedo perché ci sto anche provando.
Niente, io semplicemente non c’entro niente con loro. Loro sono tutti e quattro inglesi, biondi, ricchi e bellissimi, mentre io sono quella che spinge la porta anche se c’è il cartello “tirare”.
«Allora, Lea…» sento Chuck rivolgersi a me.
Fa che non mi chieda se mi piace l’Inghilterra. Fa che non mi chieda…
«…ti piace l’Inghilterra?»
Ho parlato decisamente troppo presto.
«Ecco… qui è un po’ diverso da Galway.» concludo senza enfasi.
Chuck, incredibilmente soddisfatto della mia risposta, si rigira dall’altra parte e riprende a parlare con Marc.
Fantastico, il suo tentativo di inglobarmi un po’ nella conversazione è fallito miseramente.
«Ragazzi, vado a controllare il tè.» Heather si alza, ma invece di andare direttamente in cucina, si volta verso di me.
«Lea, vieni ad aiutarmi?»
Io la guardo male.
Cos’ha in mente adesso? Vuole uccidermi di là, in cucina, senza testimoni d’intralcio? Vuole inscenare un incidente con l’acqua bollente per togliermi di mezzo e avere Marc tutto per lei?
«Uhm… ok.» Mi alzo senza protestare, e la seguo in cucina. Marc e gli altri non sembrano nemmeno accorgersi di noi due.
Uomini.
Arrivate in cucina, Heather si mette subito a spegnere il fuoco e mi ordina di prendere le bustine di tè in un ripiano. Magicamente, sa alla perfezione dove si trova tutto l’occorrente. Mi chiedo quante volte sia stata qui.
Me la immagino ad andare a trovare Marc tutti i giorni e a passare serate con la sua famiglia, che ovviamente l’adorano.
Passo le bustine a Heather, che ne sceglie una accuratamente e la inzuppa nella teiera.
«Adoro l’Earl Grey.» mi dice spensierata, prendendo un’altra bustina. «Anche se il Queen Anne è proprio buono, lo ammetto. Ma l’Earl è sinceramente il più tradizionale.»
Non ho la più pallida idea di che cosa stia parlando. Fatto sta che siamo finalmente noi due da sole, e dato che ci sta mettendo decisamente troppo a uccidermi, è la mia occasione per parlarle.
«D’accordo, qual è il trucco?» le chiedo, estremamente seria.
Heather mi guarda senza capire.
«Di che cosa stai parlando?» domanda, confusa.
«Sei fin troppo carina e gentile con me, considerando che non hai nessun motivo per esserlo. Credi sia stupida? Che cos’hai in mente? Hai avvelenato il mio Dorian Gray, o come diavolo si chiama? Dimmi qual è il trucco.»
Heather per una volta mi guarda come rassegnata.
Adesso confesserà. Ho centrato in pieno.
«Io…» balbetta, in preda al panico. «…volevo solo esserti amica.»
Mi fa un sorriso sincero, che però non ha alcun effetto su di me:
«Ah! Non me la bevo neanche per sogno!»
«No, dico davvero! Non ho mai avuto tante amiche, almeno non ragazze. E siccome c’eri tu pensavo di avere finalmente un’occasione.»
«Perché mai vorresti essere mia amica?»
«Oh, perché sei così simpatica e bella. Inoltre non parli quasi mai. Sai, anche io sono molto timida a volte…»
Simpatica e bella? Ok, qui c’è sicuramente qualcosa sotto.
«E poi, sai,» continua Heather. «Anche il fatto che tu piaci così tanto a mio cugino…»
Un momento. Cos’ha detto?!
«Aspetta, aspetta.» la interrompo nel bel mezzo del discorso. «Tuo cugino?»
«Sì.» mi risponde decisa. «Marc è mio cugino.»
EH?
«Ma io credevo che tu… sì, insomma, che tu e Marc…» lascio la frase in sospeso. Heather mi fissa in attesa. Dopo qualche secondo di atroce silenzio, finalmente mi chiede:
«Che io e Marc cosa?»
Decido di non trascinare la conversazione oltre.
«No, niente.» concludo, anche se le cose che vorrei chiederle sono fin troppe.
Forse mi sono sbagliata io. Forse la Heather di cui parlava Marc e questa sono due persone diverse.
Ripenso alla foto in camera sua e ai ritratti… No, è decisamente lei.
Mentre mi sto per figurare un disgustoso incesto tra loro due, non reggo alla curiosità, e  le chiedo:
«Scusa, ma cugini in che senso?»
Heather, che stava portando di là la teiera, si volta.
«Nel senso che mio padre e suo padre sono fratelli.» risponde con ovvietà.
«Oh, quindi cugini cugini, non è solo in senso affettivo.»
«Oh, beh.» Poggia sul tavolo la teiera, dato che ha capito che la nostra conversazione sta andando avanti. «Siamo comunque molto legati. Io vivo a Londra, ma da qualche anno vengo qui molto spesso, mi piace Bristol. E Marc è come il mio migliore amico, adoro stare con lui.»
Sebbene non sia ancora riuscita del tutto a riprendermi dallo shock, riesco ad abbozzare un sorriso.
«Sì.» le dico in conclusione «Penso davvero che dovremmo essere amiche.» le dico.
Lei, ricambiando il sorriso con una gioia mai vista, mi invita a tornare in salotto.
D’altro canto, io non riesco proprio a pensare ad altro oltre a quello che ho appena scoperto da Heather.
Com’è possibile che siano cugini? Sì, si assomigliano, ma non l’avrei davvero mai sospettato.
Va  bene Lea, visualizza tutte le probabili opzioni:
      1. Incesto
  1. Heather mi ha mentito, solo per non farsi odiare da me perché vuole davvero essermi amica.
  2. Marc mi ha mentito per qualche strano motivo.
 
Sebbene quella di Heather sia molto più probabile, sono comunque dell’idea che sia stato Marc a mentirmi.
 
 
«Non capisco come fate a mangiare questa roba.» dico, prendendo un’altra patatina dall’involucro di carta. «È disgustoso.»
Il Fish & Chips potrà anche essere una specialità inglese, ma devono ammettere di non essersi nemmeno impegnati. Quattro patatine e un po’ di pesce impanato. Che gran fantasia.
«Ha parlato quella tutta Salmone & Birra.» commenta Marc.
«Beh, almeno siamo famosi per fare qualcosa di buono. Non solo per David Beckham, Mr Bean o i Beatles. »
Continuo a mangiare il pesce mentre osservo il tramonto. Sono seduta sul bordo del Bristol Bridge, il ponte sul fiume Avon, mentre Marc è davanti a me, che continua ad andare avanti e indietro per il ponte, mentre cerca di cogliere il tramonto in uno dei suoi disegni.
«Cos’hai da dire sui Beatles?» chiede indignato. «Sono la più grande band della storia.»
«Oh ma per favore! Un mucchio di canzoni su ragazzine in calore e sui loro trip di LSD. Gli U2 sono molto meglio.»
«Lo dici solo perché sono irlandesi.»
«No, lo dico solo perché almeno loro scrivono canzoni con un senso e con un inglese corretto.» Appena concludo la frase, affetto un altro pezzo di pesce. Mentre mi stava facendo vedere Bristol, Marc ha insistito per farmi assaggiare del Fish & Chips alle sette di sera, per poi bloccarmi sul ponte, perché era un occasione troppo bella per farsi sfuggire un paesaggio.
Ma d’altronde non mi dispiace stare qui seduta, mentre la gente mi passa davanti ignara, e osservo Marc disegnare.
Mi ricorda un po’ quando siamo andati alle Isole Aran.
Ah, dolci Isole. Sono a Bristol da quattro giorni e già mi manca l’Irlanda. Sarà anche un paese pieno di gabbiani, scogliere e clima terribile… ma è pur sempre Casa.
«Potrai anche odiare i Beatles.» continua Marc, tracciando il suo foglio. «Ma di certo non puoi odiare la loro Love me do
Credo di avere già in mente quello che sta per fare.
«Oh, no, ti prego…»
Un attimo dopo Marc si volta verso di me e inizia a cantare.
 
Love, love me do.
You know I love you.
 
Canta ad altissima voce e cerca di atteggiarsi da Beatles, facendo anche finta di suonare il suo disegno incompleto con il pezzo di carboncino come plettro.
È assolutamente ridicolo in questo momento, non riesco a smettere di ridere.
Tutti i passanti ci guardano male, soprattutto me, che ho lasciato cadere per sbaglio il mio Fish & Chips nel fiume dalle risate.
Marc comunque sembra non voler smettere.
 
I’ll always be true
So ple-e-e-aaase
 
«Non ti azzardare…» cerco di dire tra le risate. Ma è comunque troppo tardi: Marc conclude la strofa cantando il “Love me do” finale un’ottava sotto, esattamente come Paul McCartney.
A quel punto penso di morire dal ridere.
Marc, estremamente soddisfatto, ritorna a darmi le spalle e continua il suo disegno.
Io nel frattempo cerco di smettere di ridere a fatica. Quando finalmente  sono riuscita a calmarmi, riprendo a osservare il tramonto sul fiume.
Bristol è sicuramente una città fantastica, ma sinceramente sono felice di andarmene domani. Anche se c’è ancora una cosa che ho bisogno di sapere…
«Marc?» lo chiamo, mentre mi dà le spalle.
«Dimmi, McEwitch.» mi dice lui, senza voltarsi.
«Perché mi hai mentito su Heather?»
Cala un silenzio molto, molto, imbarazzante.
Marc si gira finalmente, senza mostrarsi troppo stupito.
«Di cosa stai parlando?»
«Del fatto che è tua cugina.»
Marc mi guarda scioccato. Sembra comunque essersi arreso all’idea di dirmi la verità, sebbene non abbia ancora parlato.
«Non è mai stata la tua ragazza… vero?» lo istigo ancora un po’.
«E va bene!» esclama Marc, rassegnato. «Ti ho mentito.»
«Fin lì ci ero arrivata anch’io. Voglio sapere perché.»
«Senti, è una lunga storia.»
«Dato che abbiamo così tanto tempo, che ne dici di raccontarmela?»
Marc sbuffa, ma comunque non parla.
«Guarda che non me ne vado da qui finché non me lo dici.» lo minaccio, mettendomi a braccia conserte.
«D’accordo!» risponde di nuovo. Dopo aver temporeggiato un altro po’, finalmente confessa:
«L’ho fatto per te.»
Questo davvero non me l’aspettavo.
«Per me?» chiedo, incredula.
«Speravo di farti ingelosire, almeno un po’. Per questo ti ho detto che Heather era la mia ragazza, volevo vedere se saresti stata gelosa. Non credevo che vi sareste incontrate davvero.»
Tutto quadra in effetti. Ma perché…
«Ma perché volevi farmi ingelosire?»
Marc prende un gran fiato prima di rispondermi.
«Perchmipcevi.»
 Lo guardo confusa.
«Eh?»
«Perché mi piacevi!»
Questa conversazione sta diventando sempre più inverosimile, man mano che si procede.
«Oh. Da quanto più o meno?»
«Non so. Sei anni.»
È decisamente inverosimile.
«Ma… Liza allora?» chiedo, nuovamente. Sono davvero decisa a scoprire tutto.
«Stessa storia. Sapevo che la trovavi insopportabile, e come darti torto, in effetti lo è.»
Non ci sto capendo più niente.
Tutte queste rivelazioni sono state così sconcertanti per me, che non so nemmeno cosa dire. Resto solo a fissare Marc a bocca aperta, cercando di assimilare il tutto in una volta.
«Allora, mettiamola così:» riassume Marc, vedendo la mia espressione sconvolta. «Mi piaci da quel tuo compleanno dei dieci anni, quando invece di spegnere semplicemente le candeline, poi ti lanciasti a peso morto sulla torta. Poi ti mangiasti tutta la panna che trovavi sulla faccia. Eri stata esilarante. Pensai che eri davvero fantastica. E ogni volta che ci vedevamo, finivo sempre per pensare la stessa cosa. Poi passammo tre anni senza vederci. Mi ero rassegnato all’idea di non poterti incontrare per un po’, quindi ho iniziato a uscire con altre ragazze, sperando di riuscire a dimenticarti. E invece sei mesi fa ci siamo rivisti e tu hai vomitato davanti a noi. È stato disgustoso, dico davvero, ma non riuscivo a smettere di guardarti comunque. Ti trovavo nuovamente meravigliosa. Così ho passato tre mesi cercando di farti ingelosire, ma tu sembravi comunque odiarmi. Hai anche iniziato a uscire con quel Brad Callaghan e allora credevo davvero di dovermi rassegnare, fino a quell’inaspettato sabato sera, che ci ha portati… beh a ora.»
Prendo fiato, anche se non ho detto una parola. Tutto questo parlare di me e queste rivelazioni sono fin troppe.
Cerco di parlare a Marc, che nel frattempo attende una mia risposta.
«Beh…» Mi alzo dalla mia postazione sul bordo del ponte e mi avvicino a lui. «è stata la cosa più dolce che mi abbiano mai detto, davvero. Penso sia per il fatto che mi trovo insopportabile da sola, che non credo di poter piacere a qualcuno così tanto. Ma grazie di avermelo detto.»
Gli do un bacio velocemente, poi gli prendo una mano, e insieme attraversiamo finalmente il ponte, godendoci la nostra ultima vista di Bristol.
«Solo una cosa.» intervengo dopo un po’. «Quelle ragazze con cui sei stato mentre io non c’ero… Scommetto che erano bellissime, bionde, alte e magre, e stravedevano tutte per te.»
«Oh, certamente.» risponde Marc. «Solo che loro…»
Passa qualche secondo prima che concluda la frase. Nel frattempo siamo arrivati alla fine del ponte.
«…non erano te.»
 


ANGOLO AUTRICE

SI ERA ROTTO IL COMPUTER!
Quindi prima di lamentarvi del mio ritardo, considerate anche questo fatto. In più ho dovuto rinunciare a due ore di studio per scrivere questo capitolo, poichè mi sentivo troppo in colpa.
Questo vi insegnerà a non fidarvi mai di me.
Comunque il computer ora è a riparare, intanto sto usando quello di mia madre, quindi spero di riuscire a pubblicare senza grande stacco. In più si sa che maggio per lo Studente Medio è l'Inferno, quindi abbiate pietà della mia povera anima.
Mel.
  
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