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Autore: KiarettaScrittrice92    19/05/2015    3 recensioni
- Buona notte fanciulla...
- Buona notte mio Angelo...
- Ladri per sempre...
- ...bianchi e liberi!
- We can...
- ...do magic!
Questa storia è molto importante per me, ci ho messo tutta me stessa a scriverla parecchio tempo fa ed ho deciso solo ora di pubblicarla qui, per questo motivo sarà strutturata in modo diverso dalle mie altre fanfiction.
Innanzi tutto sarà divisa in tre parti (ossia tre grandi storie) che ovviamente avranno un filo conduttore che le unisce come se fossero una il sequel dell'altra.
Poi per ogni capitolo metterò l'angolo dell'autore (di solito non lo faccio con le long, ma con questa ci tengo a farlo) e lo metterò ad inizio capitolo non alla fine, pregherei tutti di leggerlo (ma se non volete pazienza).
P.S. Tutto quello che leggerete qui è strettamente collegato alle trame di Gosho, ma non sempre le seguirà alla lettera. Quindi se vedete delle incongruenze sono volute apposta (soprattutto nella storia del passato di Kaito), inoltre tutti gli spoiler della saga di Bourbon non esistono.
Per concludere il raiting giallo è messo solo per un singolo capitolo, quasi alla fine della storia, ma è tranquillamente raiting verde.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kaito & Kiaretta'
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Angolo dell'autrice:
Entriamo nel mio campo!! Qui scoprirete una delle mie più grandi passioni oltre a scrivere. Spero davvero con tutto il cuore che questo capitolo vi entusiasmi!
Vi prometto che poi pian piano si tornerà nel pieno della storia principale.
Devo inoltre scusarmi per il ritardo, ma tra i problemi di connessione e TinyPic che per qualche strano motivo non mi carica più le immagini, ho dovuto gestire le cose in altro modo.
Vi ringrazio come al solito per le stupende recensioni che mi lasciate, e che mi rendono davvero felice e orgogliosa del mio lavoro.
Buona lettura ^-^

La rosa rossa



Il museo del cinema
 

«Professore, – disse Shinichi avvicinandosi all’uomo – conosco un’amica di qui, che ha proposto di farci da guida per il museo, così che non spendessimo soldi anche per quello. Sta studiando cinematografia all’università e non solo conosce il museo, ma sa parlare perfettamente il giapponese.»
«Va benissimo, ci farebbe molto piacere.» rispose il professore.
Il pullman li lasciò di nuovo in Piazza Castello e i professori si misero davanti al gruppo di studenti intimandoli di seguirli. Si diressero verso la via che il giorno prima avevano percorso Ran e Shinichi. I portici, come il giorno prima, erano pieni di movimento e le vetrine dei negozi attiravano l’attenzione. Poco dopo la metà della via svoltarono in una traversa a sinistra.
Percorsero quella traversa fino a ritrovarsi davanti a un’immensa struttura e dire che era spettacolare era poco. Aveva una forma molto particolare, che riusciva a rappresentare l’imponenza e l’eleganza allo stesso tempo, se non si consideravano le finestre e le architravi si poteva immaginare fosse la testa di un immesso pesce spada e la guglia altissima terminava con una stella.
I ragazzi avevano tutti lo sguardo puntato verso l’alto incantati da quello spettacolo unico.
«Buongiorno!» disse la ragazza dai capelli corti e neri avvicinandosi con un sorriso.
Portava una borsetta a tracolla e indossava il suo cappotto grigio. Inoltre, come il primo giorno che i due ragazzi l’avevano incontrata, portava al collo un paio di cuffie rosa per ascoltare la musica, il cui filo finiva nella tasca del cappotto.
«Buongiorno – rispose il professore porgendole la mano per salutare – lei dev’essere l’amica di Kudo.»
«Sì mi chiamo Chiara, piacere di conoscerla.»
Dopo le varie presentazioni, e l’annuncio del professore sul fatto che la ragazza sarebbe stata la loro guida per quel museo, il gruppo si avvicinò di più alla struttura, ma prima di entrare la ragazza parlò.
«Questa è la Mole Antonelliana. Chiamata così perché venne progettata dall’architetto Antonelli, che però non riuscì mai a vederla conclusa. È il simbolo di Torino. Una volta era una sinagoga, per un periodo è stata usata anche come deposito. Da molti anni però è stata rimessa a nuovo ed ora ospita il Museo Nazionale del Cinema. Solo Hollywood ha un museo che compete con quello che vedrete qua dentro.»
A quel punto entrarono, ancora più curiosi di vedere il museo.
«Chiara di nuovo qui?» chiese in italiano una commessa dietro le casse per comprare i biglietti.
«Già, oggi voglio fare da guida.» rispose lei con un sorriso indicando il gruppo di studenti dietro di lei.
«Quanti sono?» chiese la commessa.
«Ventiquattro e due accompagnatori, contando anche me tre.»
«Ok allora inizio a stampare i biglietti.» disse azionando una macchinetta. Intanto la ragazza si era girata verso il professore, ricominciando a parlare in giapponese.
«Allora gli accompagnatori non pagano e dato che la guida la faccio io sono sette euro a testa.»
Il professore raccolse il soldi e li passò sotto l’apertura della cassa, prendendo i biglietti. La commessa li contò, poi disse che era tutto ok.
«A proposito, – disse la ragazza aprendo la borsa e tirando fuori dei fogli – domani passo che devo fare nuove riprese, qui c’è il foglio di permesso.»
«Di nuovo?» chiese la commessa divertita.
«Ho un nuovo progetto.» rispose lei con un sorriso chiudendo la borsa, per poi allontanarsi con la classe.
«Bene ragazzi da questa parte.» disse Chiara, mentre sbucavano in uno spiazzo al centro della struttura.
Mentre prendevano le scale Shinichi si avvicinò all’amica.
«Cos’erano quei fogli?» chiese incuriosito.
«Affari miei! – rispose lei, poi vista la sua faccia scoppiò a ridere – Solo dei permessi per far riprese al museo. Mi servono per i vari progetti e concorsi dell’università.»
«Che bello! – disse Ran che era accanto a Shinichi – Ma dopo l’università, cosa vuoi fare?»
«Il mio sogno più grande sarebbe diventare regista, ma la vedo dura. Il sogno che invece sono sicura di voler realizzare anche a costo di impiegarci tutta la vita è aprire un’agenzia di MovieMaker.»
«MovieMaker? Aspetta MovieMaker in inglese significa…» pensò la ragazza.
«Vuol dire montatore di film, sarebbe un’agenzia che fa video amatoriali, video musicali eccetera.»
«Che forza!» esclamò Shinichi.
A quel punto la ragazza si fermò davanti a una tenda di velluto rosso.
«Bene da qui inizia la mostra. Come sapete il cinema vero e proprio nasce nel 1864 con i fratelli Lumiére che il 28 di dicembre col loro primo cinematografo fecero la prima rappresentazione cinematografica in un caffè di Parigi. Eppure le basi per creare il cinema esistevano già da anni. Questo piano è dedicato alla Storia del Cinema, perciò qui vedremo l’evoluzione dell’immagine in movimento, dalle ombre cinesi, ai disegni in movimento, agli scatti in sequenza, fino al primo fatidico filmato dei due fratelli francesi.» concluse la ragazza, per poi attraversare la tenda, seguita dal resto della classe.
Si ritrovarono in corridoio buio, illuminato alle pareti. In realtà le pareti dovevano essere di tela, perché la luce veniva da dietro e, sempre dietro il telo bianco, vi erano forme nere che si muovevano o che stavano ferme.
«Queste come saprete sono le ombre cinesi. Possono essere forme nere di base in movimento – disse indicando le prime proiezioni – o in negativo. – e indicò un’altra immagine, che aveva lo sfondo nero e il disegno bianco – Successivamente vennero fatte anche a colori.» disse un po’ più avanti girando l’angolo e indicando un’altra immagine.
Subito dopo quel corridoio buio arrivarono in una grande sala illuminata.
«Questa sala dimostra i vari effetti ottici che possono essere creati dal nostro occhio. Vi consiglio di farvi un giro e poi ritrovarci tutti dall’altro lato della sala.» disse la ragazza per poi allontanarsi.
I ragazzi girarono per parecchi minuti per la sala, stupiti di tutto quello che avevano attorno.
«Ran, che schifo, vieni a vedere qui c'è uno scarabeo!»
Sonoko era piazzata sotto un cono di metallo appeso al soffitto e guardava proprio la punta del cono, i suoi piedi erano messi su delle orme di adesivo. Ran prese il suo posto e notò che tutto attorno vi era un disegno deformato, che riflesso nel cono di metallo prendeva la forma giusta di uno scarabeo blu.
Quando tutti gli studenti finirono di divertirsi si avvicinarono alla ragazza italiana.
«Questa, – disse indicando un’enorme scatola che occupava gran parte della sala – è una camera oscura, è una delle prime macchine fotografiche, anche se non scattava ancora ovviamente. Veniva usata per la rappresentazione dal vivo. L’immagine veniva catturata come luce dalla lente e proiettata alla rovescia dall’altra parte permettendo all’artista di disegnarla in modo perfetto.»
Andando avanti la ragazza spiegava e i ragazzi sembravano non aver visto un museo più interattivo e interessante di quello.
«La prossima è l’ultima sala della parte storica del museo. Qui vedremo il primo filmato di cui vi parlavo all’inizio di questo percorso, ossia quello dei fratelli Lumiére. Prima di entrare però voglio raccontarvi una cosa. Come avrete capito questa fu la prima vera rappresentazione cinematografica. Quindi prima di allora la gente non aveva mai visto immagini in movimento. L’ultima scena di questo cortometraggio muto dei fratelli Lumiére è un treno che arriva alla stazione. Gli spettatori non abituati a questo genere di rappresentazione, si spaventarono quando videro il treno arrivare, pensando che gli arrivasse addosso.»
I ragazzi entrarono e si sedettero sulle due panche messe di fronte allo schermo. Alla fine del corto, quando il treno del film stava arrivando, lo schermo si spostò e uscì una locomotiva vera. Le ragazze lanciarono un urlo mentre i ragazzi si ritrassero spaventati.
Le luci si riaccesero, mentre Chiara scoppiava a ridere.
«Ecco successe proprio questo! – disse ricomponendosi, poi guardò l’orologio – Bene arriviamo giusto in tempo, seguitemi!»
Salirono di nuovo le scale ed entrarono in una sala immensa. Tutt’attorno c’erano scenografie particolari, tra cui una di un’enorme statua. Nell’esatto centro vi era una colonna di vetro, in cui passava l’ascensore che portava a vedere il panorama da sopra. Tutto il resto della sala era costellato da poltrone rosse, inclinate in modo che lo spettatore fosse sdraiato sotto al soffitto e potesse vedere i due maxi schermi che proiettavano film d’altri tempi.
«Bene, – disse la ragazza controllando di nuovo l’orologio viola al polso – se vi mettete sulle poltrone e alzate lo sguardo al soffitto tra poco comincia lo spettacolo, dopodiché continueremo il percorso.»
I ragazzi si sparsero per la sala mettendosi nelle poltrone non occupate. Ran, Shinichi, Sonoko e Kikuito si misero uno di fianco all’altro in prima fila.
Le poltrone erano munite di due casse da entrambi i lati per sentire la base musicale dei vari film proiettati sullo schermo. 
Dopo pochissimo però gli schermi si spensero, come le luci della grande sala, e dalle cuffie delle poltrone partì una musica classica. Sul soffitto iniziarono a vorticare proiezioni che andavano a ritmo di musica e s’intersecavano fra di loro, creando giochi di luce magnifici. I ragazzi, stravaccati sulle poltrone, sembravano come ipnotizzati da quelle luci colorate che dipingevano la parte interna della cupola della Mole.
Lo spettacolo di luci durò cinque minuti, dopodiché le luci si riaccesero e ripartirono i film sui due maxi schermi, solo a quel punto, Chiara radunò di nuovo tutta la classe vicino all’enorme statua.
«Allora vi è piaciuto lo spettacolo?»
Ci furono molti mormorii d’assenso.
«Bene, ora continueremo la nostra visita. Questa può essere definita la piazza centrale del museo. Qui vengono ritratte tutte le scenografie più famose. Da qui in su, non si parlerà più di storia del cinema, ma di cinema vero e proprio. I piani superiori che visiteremo tra poco, sono dedicati a film che conoscerete molto bene, come Star Wars e Star Trek, ad attori molto famosi come Marilyn Monroe e a case cinematografiche importanti come la Metro Goldwin Meyer e l’Universal Picture. Continuando la nostra visita, partiamo da questa. – disse toccando l’enorme statua dietro di lei – Bene penso che nessuno sappia chi è rappresentato qui.»
Ci furono vari mormorii, ma nessuno rispose.
«Questo è Moloch. Moloch è un importantissimo pezzo scenografico del film Cabiria, il primo film italiano in assoluto, girato nel 1914 proprio qui a Torino. Il film parla delle vicende di Maciste nel periodo delle guerre puniche e della bambina Cabiria che era la figlia di un ricco imperatore cartaginese, che venne catturata e venduta al mercato di schiavi.»
Il giro continuò così anche ai piani superiori. Videro una perfetta riproduzione di un Alien, la scenografia del film Dracula di Bram Stoker e tanto altro.
La gita si concluse con la spettacolare vista dalla cima della cupola della Mole, da cui videro tutta Torino dall’alto.

  
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