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Autore: Coronet    03/01/2009    2 recensioni
Questa fanfic inizia quasi al principio del manga, a partire, per l'esattezza, dal volume 12 (versione italiana). Qui Kagome, vedendo Kikyou e Inuyasha baciarsi, si lascia assalire dallo sconforto. Allora lei non conta veramente nulla per l'hanyou?... Da questo momento in poi la storia prenderà un corso diverso rispetto alla versione originaria delineata da Rumiko Takahashi.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Miroku, Shippou
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4:

Capitolo 4:

Il frammento della Shikon no Tama

 

 

Era ormai l'alba quando Inuyasha ritornò al campo. Aveva vagato a lungo e senza meta, prima di dirigersi nel luogo ove Shippou e Miroku si erano accampati per riposare. Aveva pensato molto, durante la notte, a ciò che la vecchia sacerdotessa gli aveva raccontato e qualcosa di quello che lei aveva detto se ne stava ancora lì, impresso nella sua mente, e gli provocava una sensazione simile a quella di un peso sullo stomaco. Stava riflettendo così profondamente che quasi incespicò sul bordo di un ramo, mentre saltava da un albero all'altro.

"Dannazione" imprecò Inuyasha rimproverando sé stesso, mentre tentava di concentrarsi per non rendersi ridicolo cadendo dai rami: il campo, infatti, era proprio al di là della linea disegnata dagli alberi, solo ad un minuto di distanza circa.

Inuyasha avrebbe voluto spiegare ai due amici che ancora dormivano ciò che era successo, senza, però, svelare i dettagli della sua visita a Kaede della notte precedente, e, quindi, procedere con la messa in atto del suo piano: avrebbe viaggiato sino all'epoca di Kagome, le avrebbe spiegato che ciò che era successo non aveva significato nulla per lui e le avrebbe chiesto, anche pregandola se fosse stato necessario, di ritornare. Sì, avrebbe portato con sé Shippou, perché sapeva bene che la piccola volpe, con quegli sciocchi occhi da bambino che Kagome sembrava amare tanto e non poter ignorare, avrebbe sicuramente saputo pregarla in modo migliore di quanto avrebbe potuto fare lui stesso; tuttavia, sapeva altrettanto bene che era, però, solo lui l’unica persona in grado di viaggiare attraverso quello strano pozzo. Sì, avrebbe dovuto fare da solo questa volta.

Mentre atterrava vicino al campo osservò i due. Nulla era cambiato durante la notte che era stato lontano. Miroku se ne stava appoggiato contro lo stesso albero della sera precedente, le ginocchia contro il petto e le braccia congiunte attorno ad esse. Shippou stava russando piano ma le sue orecchie si contraevano lievemente, segno che presto si sarebbe svegliato.

Inuyasha camminò silenziosamente e diede una calcetto con il piede al dormiente youkai volpe. "Hei, monello". Il cucciolo di volpe, ancora addormentato, mosse semplicemente le sopracciglia e si voltò dall’altra parte, tirando ermeticamente la coperta attorno al suo piccolo corpo.

"Vattene, uomo-cane" mormorò in un sussurro, mentre sospirava, risistemandosi per continuare a dormire.

Spazientito nei confronti del suo piccolo rude compagno, Inuyasha si chinò e afferrò Shippou per la pelosa coda e lo tenne a testa in giù, alla distanza di un braccio da sé. "Svegliati" pretese.

Shippou borbottò ed aprì stancamente gli occhi. "Cosa vuoi?" chiese in modo burbero, ovviamente non contento di essere stato svegliato dal suo pacifico sonno.

"Sto andando a prendere Kagome".

Al nome di Kagome, gli occhi verdi di Shippou si allargarono per la sorpresa. "Davvero?!" chiese.

“Sì, sarò di ritorno più tardi. Voglio che tu dica al pervertito laggiù, quando si sveglia, che sarò qui presto, ok? Solo, per favore, restatevene fermi e non mettetevi nei guai mentre sono via. Ritornerò il prima possibile" disse Inuyasha gesticolando in direzione della sagoma dormiente vicino all'albero; la sua voce era calma, per cercare di non disturbare l'ancora addormentato Miroku.

Facendo forza sul braccio di Inuyasha per risollevarsi, Shippou sembrò improvvisamente molto sveglio. "Kagome tornerà indietro?" chiese speranzosamente.

"Non lo so" replicò Inuyasha.

"Ma hai appena detto che stai andando a prenderla! Ciò significa che lei ritornerà, giusto?" chiese eccitato Shippou, il suo corpo vibrava felicemente al pensiero del ritorno di Kagome.

Inuyasha sospirò. Che illusi i bambini... si aspettavano che le cose volgessero sempre per il meglio persino nelle peggiori situazioni. "Sì, sì. La farò ritornare" replicò Inuyasha, sperando soltanto di non suscitare nel bambino false speranze.

Shippou sorrise a trentadue denti [letteralmente "da orecchio a orecchio" ma non rendeva molto! NdT] e balzò al suolo."Ok! Alla fine stai solo rimediando ai tuoi stupidi errori! Sarà meglio che torni presto, ok? Riporta qui Kagome sana e salva o altrimenti sarò costretto a prendere provvedimenti terribili contro di te!" E, nonostante i commenti rudi e un po' fuori luogo, agitò felicemente la coda, mentre alzava il proprio sguardo verso il compagno più vecchio.

"Sarò di ritorno presto" disse Inuyasha mentre si voltava per andarsene. "State fermi lì".

"Inuyasha" disse una voce dietro di lui dietro di lui, che gli fece ruotare le orecchie verso la sorgente del suono.

"Sei sveglio, bonzo?" chiese Inuyasha burberamente, senza neanche preoccuparsi di voltarsi per incontrare lo sguardo fisso del monaco. Poteva udire il respiro del prete, mentre si alzava in piedi e si sistemava le vesti.

"Ora lo sono" dichiarò Miroku. "Non ho sentito tutto ciò che stai progettando di fare ma suppongo che ciò non importi." Inuyasha udì il monaco spostarsi per raccogliere qualcosa da un fagotto in terra. "Dà questo a Kagome" disse mentre lo lanciava in direzione di un Inuyasha ancora voltato di spalle.

In un flash, Inuyasha si girò ed afferrò l'oggetto che Miroku gli aveva lanciato. Si trattava dell'arco di Kagome e della sua faretra, ancora piena di frecce. Fissò l’arma, ora nella sua mano, e si voltò verso Miroku con sguardo interrogativo.

Come se gli avesse letto nella mente, Miroku rispose semplicemente. "Ho una brutta sensazione. Portali a Kagome-san... potrebbe averne bisogno".

Inuasha guardò ancora l'arco per un lungo momento e, quindi, fece un cenno col capo a Miroku. Fece penzolare l'arco sul suo petto ed indossò la cinghia della faretra, e, quindi, scattò nella foresta a cieca velocità, udendo Shippou chiamarlo in lontananza.

Inuyasha fece una smorfia. Le parole del bonzo, semplici com'erano, l'avevano turbato. Desiderò correre veloce, come il vento che fischiava nelle sue orecchie, attraverso il bordo di quel pozzo misterioso che lo collegava al mondo di Kagome.

Voleva trovarla e riportarla indietro.

 

Kagome rotolò nel letto e allungò il braccio per spegnere la sveglia. Erano le 6:30 del mattino.

Si alzò stancamente e trascinò i propri piedi, mentre si incamminava verso il bagno per iniziare a prepararsi per la scuola. Non che volesse realmente andarci, ma avrebbe fatto di tutto pur di levarsi dalla mente i pensieri che l'avevano tenuta occupata in tutte quelle lunghe ore notturne. Il dolore continuava a tornare, più e più volte, e lei non poteva fuggirvi.

Spruzzandosi dell’acqua fredda sul volto, sperò che la scuola avrebbe tenuto lontano la sua mente da Inuyasha. Lui ora era, dopotutto, soltanto una parte del suo passato. Lo aveva lasciato a Kikyou, la sé stessa del passato, e, da qualche parte nel suo cuore, se n’era pentita, ma non c'era nulla che lei potesse fare... Non ora comunque.

Passandosi l’asciugamano sul volto, urlò con rabbia e frustrazione "Ti odio!" e per un breve momento lo aveva davvero pensato.

 

La scuola aveva intontito e intontito Kagome, la quale rifletté sul fatto che aveva seguito algebra, chiacchierato con le amiche e risposto a tutte le domande degli insegnati, con uno sguardo sul volto che non rifletteva nulla di quello che era successo, anche se dentro di sé sentiva ancora un dolore lacerante. Quando Houjo era venuto a chiederle cosa c'era che non andasse e le aveva portato un regalo come piccolo segno della sua amicizia, lei gli aveva detto che si sentiva molto meglio e difficilmente si sarebbe assentata ancora da scuola a causa della sua delicata salute. Lo sguardo che il ragazzo gli lanciò fu di pura gioia e Kagome gli sorrise di ritorno, sperando vivamente che lui non potesse notare altro che questo.

E così infatti accadde.

La sua famiglia non si era accorta del suo cambiamento d'umore, o almeno per quello che lei aveva potuto vedere. Suo nonno, comunque, aveva notato che ora Kagome era molto più introversa e triste di prima, ma non disse nulla. Forse, in qualche modo, lui riusciva a percepire cosa le fosse accaduto senza però dire alcuna parola. O almeno, Kagome sperava che le cose stessero così.

Quel giorno si era fermata a scuola dopo le lezioni per finire alcuni test ai quali aveva mancato a causa dei suoi viaggi nel passato, e li aveva completati tutti alla cieca, senza pensarci su molto. Uscendo dalle porte del campus, si accorse che il sole stava già iniziando a tramontare. I test dovevano averla tenuta occupata più di quanto pensava. Controllò l'orologio e rabbrividì alla brezza leggermente fresca.

Incrociando le braccia, iniziò a camminare verso il tempio, pianificando il resto della serata. Avrebbe cenato, studiato e recuperato il tempo perduto su alcune letture che aveva lasciato indietro. In seguito, avrebbe fatto un buon lungo bagno che avrebbe cacciato tutti i brutti pensieri e poi si sarebbe messa a letto per dormire. Non vedeva l'ora di addormentarsi nel suo lettuccio caldo con le morbide coperte, abbracciare uno dei suoi animali di peluche e lasciare soltanto che tutte le sue preoccupazioni svanissero, mentre veniva trasportata in un sonno profondo. Almeno così non avrebbe più dovuto preoccuparsi di nulla.

Kagome continuò a camminare lungo le strade vuote, mettendo quasi automaticamente un piede davanti all'altro, quando lo percepì. All'inizio era leggero e quasi impalpabile, ma poteva con precisione sentire qualcosa. Fermandosi brevemente, si guardò attorno per la strada e si voltò verso la direzione dalla quale era venuta. Riusciva a sentirlo.

"Youkai" bisbigliò piano nell'aria fredda della sera. "Inuyasha?" domandò a sé stessa.

Guardando a destra e a sinistra tentò di concentrarsi per capire da dove arrivasse l'energia. Sì, era decisamente l'energia di uno youkai, ma Kagome era ancora insicura circa la fonte. L'energia ora si stava muovendo e si avvicinava sempre di più a grande velocità. E improvvisamente Kagome realizzò la cosa. Quell’energia non era Inuyasha. Era un frammento della Shikon no Tama quello che sentiva e che stava arrivando velocemente, assieme alla presenza di uno youkai che non aveva mai percepito prima. Era uno youkai del suo tempo. Ne aveva incontrati pochi di quelli che provenivano dalla sua epoca e non, invece, da quella di Inuyasha, ma, pur raramente, comunque poteva accadere.

L'energia turbinò sempre più vicina e Kagome lo vide. Lo youkai emerse dalla terra con un urlo lamentoso, che costrinse Kagome a coprirsi le orecchie per il dolore. Poteva udire le grida delle altre persone mentre scappavano urlando nella direzione opposta a quella dalla quale lo youkai era arrivato.

Alzando lo sguardo, Kagome sentì il proprio corpo gelare. Lo youkai era enorme. Le ricordava fortemente lo youkai-millepiedi che era stata costretta a combattere, durante il suo primo viaggio nel mondo che stava dall'altra parte del pozzo. Questo, comunque, era sicuramente di sesso maschile, con un corpo massiccio, muscoli possenti e neri capelli lunghi e mossi. Il suo corpo era coperto da profonde squame verdi e sfoggiava sei braccia che terminavano con degli artigli, i quali le ricordavano la forma di quelli di Inuyasha.

In che modo quella bestia fosse arrivata lì, Kagome proprio non lo sapeva e neanche le importava. Tentò di indietreggiare e di andarsene di soppiatto, conscia del fatto che non aveva con sé alcuna arma per difendersi. Sperò che la creatura non si accorgesse di lei, ma fu tutto inutile. Lo youkai voltò l’orrenda testa squamata nella sua direzione e tastò l'aria con la lingua.

"Tu..." disse la creatura. "Shikon no Tama... sento l'energia dentro di te. Tu hai i frammenti?" chiese, ma era più una pretesa che una richiesta.

Kagome era terrorizzata. Di cosa stava parlando la creatura? Non aveva dato tutti i frammenti ad Inuyasha?!

"I-Io... non ne ho!" balbettò Kagome, sperando sinceramente di non apparire così spaventata come in realtà era.

Il mostro drizzò la testa e assaggiò di nuovo l'aria. "Tu menti...” dichiarò. “Sento il potere del gioiello all'interno del tuo corpo. Il tuo intero corpo emette le vibrazioni del gioiello. Lo sento nel tuo sangue... Divorerò te e quel potere... " si bloccò improvvisamente mentre si avventava su Kagome.

Muovendosi come per automatismo, Kagome si spostò dalla traiettoria di lui con un grido, mentre il mostro colpiva il suolo dietro di lei, sollevando dalla strada una nuvola di pezzi di cemento.

Kagome era terrorizzata, ma capì ciò di cui lo youkai stava parlando. Lei aveva portato la Shikon no Tama nel proprio corpo per quindici anni e, durante tutto quel tempo, il potere del gioiello si era mescolato al suo stesso sangue e aveva cambiato il corpo di lei per combinarlo con la propria aurea. Era come se lei stessa emanasse la radioattività del gioiello. Non la meravigliava, quindi, che il demone l'avesse percepita.

Lo youkai si voltò verso di lei e ringhiò, prima di avventarsi contro di nuovo. Kagome si gettò in una corsa furibonda per le strade, dirigendosi verso casa. "Tu non capisci!" urlò Kagome da sopra la propria spalla, e mentre correva più forte che poteva i suoi piedi sbatterono contro il marciapiede. "Io non ho più i frammenti della Shikon no Tama! Li ho dati via!"

Sperando in qualche modo che le desse retta, continuò a supplicare il mostro, il quale stava guadagnando terreno, preparandosi ad avventarsi di nuovo su di lei. "Tu hai già un frammento del gioiello! Perché non ti limiti ad andare via e a recuperarne i restanti prima che altri youkai li trovino per primi?"

"Dammi... i frammenti del gioiello" disse lui tra sibili e ringhi. Il demone si avventò ancora sul corpo di Kagome e la mancò solo per un pelo, lacerando tuttavia la sua uniforme scolastica e sfiorando la sua pelle.

Kagome piombò in uno stato di sorpresa e paura. Questa volta c'era solo una flebile possibilità che sarebbe stata in grado di scappare, e lei lo sapeva. Senza la protezione di Inuyasha e senza alcuna arma per difendersi, Kagome era inerme, come un topo intrappolato in un labirinto. Non poteva condurre il mostro dove c'erano le persone normali per paura che potessero rimanere ferite, ma Kagome non sapeva che altro fare. Con un grido strozzato, urlò ancora più forte. "STAI LONTANO DA ME!"

Lo youkai emise un suono simile al sogghigno di un gatto quando gioca con il suo cibo prima di ucciderlo. "Il potere sarà mio". Il demone la circondò con una velocità quasi sovrannaturale, attorcigliando il suo lungo corpo attorno a quello di lei, e iniziò a schiacciarla con la propria forza.

Kagome urlò, ma fu rapidamente zittita dalle spire attorcigliate attorno al suo torace che le comprimevano i polmoni, tanto da non riuscire più a respirare. Boccheggiava come un pesce fuori dall'acqua, mentre si dimenava nella stretta del mostro. La creatura incombeva ora sempre più vicina e Kagome perse la razionalità, continuando a lottare sebbene sapesse che era tutto inutile. Stava per morire per mano di quel demone e non c'era nulla che lei potesse fare per impedirlo.

Il demone aprì la bocca mostrando file e file di zanne e Kagome ricordò quanto quella situazione fosse simile all’incontro con il primo mostro della sua vita, tranne che per il fatto che questa volta nessuno l’avrebbe aiutata. Le zanne si fecero sempre più vicine al suo collo e Kagome chiuse ermeticamente gli occhi. Non voleva morire, Dei non voleva morire!

Il respiro caldo dello youkai si posava sul suo collo e lei sentì lacrime bollenti scenderle lungo il viso. Era arrabbiata... così arrabbiata con sé stessa per il fatto di dover lasciare tutti senza aver detto loro addio, senza aver adempiuto alla sua promessa di ripristinare la Shikon no Tama, arrabbiata perché non avrebbe più rivisto la sua famiglia, e, più di tutto, arrabbiata con Kikyou. Perché quella donna aveva amato Inuyasha così tanto?! Altre lacrime lasciarono la loro umida scia giù per il suo viso, mentre sentiva le punte delle zanne iniziare a penetrare nella pelle delicata del suo collo. Fremendo per il dolore, Kagome iniziò ad emettere sordi singhiozzi mentre continuava lottare contro la stretta morsa dello youkai. Il suo sangue stava per essere prosciugato da quel mostro, lentamente ma inesorabilmente.

Kagome trasse un difficoltoso respiro e spalancò gli occhi per il dolore. "INUYASHA!" gridò, mentre una strana luce la circondava, splendendo dal suo corpo in tutte le direzioni.

Inuyasha era appena uscito dal pozzo, quando la udì. Le sue orecchie ruotarono in direzione del suono che aveva appena sentito. Era la voce di Kagome! Inuyasha si scagliò fuori dal piccolo tempio del pozzo segreto e saltò di tetto in tetto in direzione del suono.

"Dei, vi prego, fate che non sia troppo tardi!" imprecò Inuyasha digrignando i denti.

 

 

 

Nota della Traduttrice (2008): Un grazie enorme a Sango85 che, al tempo in cui iniziai la traduzione di questa fic, era la mia beta-reader. Ringrazio anche Sherry e MyImmagination per i loro complimenti e per i commenti alla fic e tutti coloro che hanno inserito questa storia tra le loro preferite: non sapete quanto mi faccia piacere! Spero continui ad appassionarvi! ^_-

Alla prossima!!

  
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