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Autore: _ Arya _    20/05/2015    7 recensioni
Cosa succederebbe se la principessa Emma Swan - una principessa non comune, ma audace e pronta all'avventura - , rapita dal pirata Barbanera, fosse salvata da Capitan Uncino?
-Spin off del capitolo 3 di One Year of Our Life-
"-Volete un goccio di rum? Allevia il dolore, ve lo assicuro.- mi domandò Hook, porgendomi la sua boccetta.
-Capitano, una principessa che beve il rum? Sarà abituata a baci e abbracci per il dolore, dubito beva!- intervenne Smee, e alcuni risposero con una risata.
In risposta li incenerii con lo sguardo, ed afferrai la boccetta per poi mandare giù ben più di un goccio." [dal primo capitolo]
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You can't leave me, Swan!





HOOK POV

L'eco del mio grido si stava ancora diffondendo in quella maledetta sala quando accorsi buttandomi in ginocchio accanto ad Emma. Il suo corpo era in una posizione innaturale, e come minimo doveva essersi rotta una gamba e un braccio, per non parlare delle costole.
Sotto la sua testa si stava formando una pozza di sangue che continuava ad allargarsi spaventosamente.
-Swan! Emma! Avanti, Emma!- continuai a gridare in preda al panico, guardandola con disperazione senza sapere cosa fare.
Non avrei dovuto permetterle di toccare quella maledetta diavoleria, alla fine ci eravamo tutti sbagliati. Pan voleva davvero farle del male, voleva davvero farmi soffrire, nonostante ne ignorassi il motivo.
-Hook! Hook, controllale il polso!- mi incitò Trilli scuotendomi per le spalle, ora china accanto a me.
In preda allo shock e incapace perfino di piangere afferrai il suo piccolo polso, cercando di chiudere gli occhi e concentrarmi sul battito.
Doveva essere viva.
Non poteva avermi lasciato.
Non così!
Si riaccese in me un piccolo barlume di speranza nel momento in cui sentii le pulsazioni: leggere, ma ancora presenti.
-E' viva, Trilli! È viva, fa' qualcosa ti prego!
Neanche mi rispose e mi spinse da parte, per portare una mano sopra il corpo inerme della ragazza, e scaturire la sua polvere dorata, facendola espandere dalla testa fino alla punta dei piedi.
Fu come vederla avvolgere da una nuvola magica, che prima si illuminò al massimo per poi pian piano dissolversi in una nebbiolina.
Rimasi a guardare la scena col cuore in gola, dimenticandomi perfino di respirare.
Volevo gridare, volevo strapparmi via il cuore per il dolore che in quel momento mi stava provocando. Un dolore lacerante che avevo ormai quasi dimenticato, mi aveva invaso più prepotente che mai.
Solo ora riuscii a rendermi conto della profondità di ciò che provavo per quella ragazza che si era insinuata nella mia vita solo da pochi giorni.
Non era qualcuno di cui mi sarei potuto dimenticare semplicemente andando a rifugiarmi nel sesso con altre donne.
No, lei era entrata nel mio cuore, nella mia anima, ed ora insieme a lei si stavano lacerando anch'essi.
-Bene, io ho... la polvere ha... ha guarito tutte le sue fratture, credo- disse Trilli con voce bassa e tremante -Però io ora... non... non lo so cosa succederà. Non posso fare di più. Sta... sta a lei.
Annuii, e mi avvicinai di nuovo a guardarla.
Nonostante le sue ossa fossero guarite, il suo respiro continuava a rimanere flebile... non dava segno neanche di un leggero miglioramento.
-Avanti Swan, non potete andarvene così! Siete una combattente, vi fate ammazzare da un moccioso?!- gridai, poi mi chinai su di lei per aprirle la bocca e soffiarvi dentro.
Soffiai una volta, due volte, tre volte.
Dieci volte, undici volte, dodici volte.
Venti volte, ventun volte, ventidue volte.
-Hook. Killian. È... inutile. Non sta succedendo niente.- sussurrò Trilli con voce rotta dal pianto, e mi posò una mano sulla spalla.
-NO! Sta zitta Trilli, sta zitta! Non è inutile!- le urlai dritto in faccia, tanto da farla indietreggiare.
Non era morta, non potevo accettare che accadesse, che il suo cuore avrebbe smesso di battere.
Quindi ricominciai a infonderle ossigeno, partendo da dove mi ero fermato.
Trenta, trentuno, trentadue.
Quarantotto, quarantanove, cinquanta.
Ancora niente.
Mi sollevai di poco per guardare il suo viso, nella speranza che avesse ripreso un po' di colore, ma era sempre più pallida.
Sempre meno viva.
E quel lieve respiro che ancora la animava era ora quasi impercettibile.
-Mi dispiace tesoro... avevo promesso di proteggervi, di non permettere che vi faceste del male... invece ho fallito. E non... non sapevo neanche ancora... il giorno del vostro compleanno. Il vostro colore preferito...- borbottai in preda al dolore struggente che ancora non permetteva alle lacrime di venir fuori.
Sollevai di poco il suo corpo, guarito quanto inerme, e la strinsi forte a me, inspirando il profumo naturale dei suoi capelli.
Era buono, era il primo odore che da qualche giorno a questa parte invadeva le mie narici di prima mattina.
Insieme al calore del suo corpo, che non aveva nulla a che vedere col freddo da cui era avvolta ora.
-Mi dispiace tanto... tanto... avevo promesso... voi vi fidavate...- continuai a borbottare, senza più neanche sapere cosa stessi dicendo.
Gli spasmi al torace si erano espansi per tutto il mio corpo ormai, provavo dolore dalla punta dei piedi fino all'ultimo capello della mia testa.
Era così potente che avrebbe potuto lacerarmi, distruggermi.
E sperai che accadesse.
Se questa volta me ne fossi andato insieme a lei, tutto sarebbe stato più facile.
Non sarei stato costretto a vivere nel dolore e nella sofferenza per anni, o forse addirittura altri secoli, dato che portavo con me la sventura di essere bravo a sopravvivere a tutto.
Non sarei stato costretto a vedere il suo sorriso ogni volta che chiudevo gli occhi, ogni volta che li riaprivo.
Rimasi fermo col suo corpo tra le mie braccia perdendo completamente la cognizione del tempo e dello spazio.
Non potevo lasciarla andare.
Non volevo lasciarla andare.
Volevo rimanere per sempre in quella posizione, a lasciarmi uccidere dal dolore, la disidratazione e qualsiasi altra cosa, per poterla finalmente raggiungere.
Farla finita una volta per tutte, e forse, ricongiungermi con lei in un altro mondo.
Non ricordavo di aver mai sofferto così tanto...a parte per Milah. Milah, che era stata l'amore della mia vita.
Milah, che di mese in mese mi aveva fatto innamorare sempre di più.
Ma Emma... Emma ci era riuscita in pochi giorni, grazie alla sua forza, il suo carattere da combattente, misto alla sua delicatezza e dolcezza naturale... la sua intelligenza. La sua perfezione.
Come aveva fatto a entrarmi così a fondo, da potermi spezzare?
Eppure in qualche modo che mai avrei potuto spiegarmi, l'aveva fatto.
La mia vita era collegata alla sua ormai, ma c'era quel leggero filo indistruttibile che non mi permetteva di morire.
E pensare che ci avevo sperato. Avevo sperato che con lei potesse funzionare, che con lei sarebbe stato diverso. Che non avrebbe perso la vita a causa mia come tutti gli altri.
Invece no, mi ero sbagliato ancora una volta.
Anche lei era stata uccisa dalla vicinanza con me.
Anche lei era stata colpita da quella maledizione che sembrava portassi come una nuvola nera.

-23 Ottobre... e blu.
-Eh?- feci piano, chiedendomi cosa diavolo mi stessero dicendo. E soprattutto chi stesse parlando.
Era forse morto, finalmente?
Ma fu allora che la mia stretta fu ricambiata. La stretta in cui avevo avvolto il corpo della giovane principessa.
Quelle braccia che fino ad un attimo fa erano state inermi mi strinsero forte, con tutta la loro intensità ed il loro calore.
-Il mio compleanno. È il 23 Ottobre. E il mio colore preferito è il blu. Ma adoro anche il giallo.
Il mio cuore sussultò, insieme al suo petto che era stato di nuovo riempito d'ossigeno.
E allora tutte le lacrime che il mio corpo aveva trattenuto, si riversarono in una sola e potente volta.
-Emma...- sussurrai nei suoi capelli, e la strinsi ancora più forte di prima, mentre lei continuava a ricambiare.
-Mi dispiace Hook...- singhiozzò, per poi affondare la fronte nell'incavo della mia spalla.
Rimasi in silenzio, a godermi ciò che avevo creduto ormai impossibile.
La mia bellissima principessa pirata era viva e vegeta, tra le mie braccia.
Non c'era nulla che potesse farmi più felice, che riparasse la crepa che si era formata nel mio cuore. E nonostante fossi inconsapevole, il rosso dipinse gran parte delle macchie nere che anni di scelte sbagliate avevano sporcato il mio cuore.
-Dio, Swan, non fate mai più una cosa del genere... cosa avrei fatto senza di voi?- dissi tra le lacrime, accarezzando i suoi capelli, la sua schiena, il suo collo.
-Oh avanti, vi sareste trovato un'altra donna, una che non si fa fregare da un ragazzino...
Allentai la presa sul suo corpo per allontanarmi leggermente e riuscire a guardarla negli occhi.
Erano verdi e luminosi come al solito, e illuminavano il sorriso del suo volto.
Anche la sua pelle aveva ripreso colore, nonostante avesse un aspetto molto stanco.
-No...- scossi la testa -Voi non l'avete ancora capito? Non siete una donna qualsiasi per me, Swan. È voi che voglio, soltanto voi. Dopo avervi avuta in questi giorni, non riuscirei mai ad accontentarmi di nessun'altra. Siete unica. Siete insostituibile.
I suoi grandi occhi verdi si spalancarono per la sorpresa, e si riempirono di lacrime; allora li chiuse, e avvicinando nuovamente il viso al mio, mi baciò con un'intensità disarmante, tanto che ringraziai di essere in ginocchio.
Non persi tempo e ricambiai, tornando a stringerla forte a me, per riuscire a percepire di nuovo il calore del suo corpo, il battito potente del suo cuore.
Smisi di pensare e mi concentrai solo sul nostro bacio, sulle nostre labbra, sulle nostre lingue, e le nostre mani e braccia che ci stringevano forte a vicenda.
-Ehm... mmh. Ragazzi, ricordatevi dove siamo...- ci interruppe Trilli, schiarendo la voce.
Allora ci voltammo entrambi verso di lei, che ci guardava con un enorme sorriso sulle labbra, e delle piccole lacrime che le solcavano le guance.
-Emma, sono così felice che stiate bene! Ma... esattamente... cos'è successo?- fece chinandosi accanto a noi, mentre io mi rifiutavo di mollare la presa sulla ragazza. Volevo tenerla protetta, e volevo continuare a sentire il suo calore vivo.
-Io... io non lo so. Cioé... quando ho toccato quel... coso, ho sentito come se... come se mi appartenesse. No, voglio dire... come se dovessi prenderlo a tutti i costi... come se me lo stesse chiedendo! Quindi l'ho tirato fuori... e poi...- scosse la testa confusa, chiudendo gli occhi.
-Tutto bene tesoro?
-Sì, no, sì. Non lo so. Comunque... insomma, mi ha come respinta. Come se... non ne ho idea, come se fino ad un momento prima mi volesse, e in quello successivamente immediato no. Poi non ci ho capito niente, mi sono sentita gettare in aria e... poi la botta... è stata così forte che credevo di morire sul colpo.
La voce le tremò, e si massaggiò le tempie chiudendo di nuovo gli occhi.
Poi, lentamente, passò con la mano dietro la sua nuca e spalancò gli occhi ancora una volta, portandosela davanti, piena di sangue.
-Dio, devo essermi spaccata la testa...- constatò con orrore -Come faccio a essere ancora viva? E perché non mi fa male?
-Polvere di fata- spiegò prontamente Trilli -Ha curato tutte le fratture e ferite, ma non ero sicura di aver fatto in tempo...
-Grazie- le sorrise con sincerità, e affondò le mani nelle mie spalle per tirarsi in piedi; grazie al cielo non appena la vidi barcollare riuscii prontamente ad afferrarla per i fianchi, ed alzarmi anch'io.
-Sono solo stanca. Ho la testa pesante... ma credo sia colpa dell'affare. Credo... non lo so, che si sia nutrito della mia energia. Il resto è tutto a posto, non mi è rimasto nulla di rotto a quanto pare.- mi tranquillizzò nell'istante in cui mi vide aprire la bocca preoccupato, quindi la richiusi ed annuii.
Stanca. Era nulla, messo in confronto con “morta”. Ma non avrei permesso che si stancasse ancora di più, non potevo più permettermi di sbagliare. Volevo che si riposasse, si riprendesse, e che tornasse alle sue solite forze, che a volte sapevano mettere a dura prova le mie.
-Usciamo di qui, avanti...- dissi quindi, stringendole forte la mano.
-Sì, ma il teschio? Non possiamo tornare a mani vuote.
-Bene. Trilli, te la senti di portarlo? Lo farei io, ma devo dare una mano ad Emma e... non voglio venga a contatto con lei- le spiegai, nonostante volessi tenerlo lontano da entrambe. Ma in fondo a me e a lei non aveva fatto nulla, quindi ero piuttosto sicuro che sarebbe stata bene.
-Tranquillo, ci penso io!- annuì e si allontanò per recuperarlo; nel frattempo presi in braccio Emma, deciso a non farla sforzare fino a che non l'avrei posata sul letto. A costo di camminare per ore con quel peso decisamente sopportabile.
-Hook! Lasciatemi andare immediatamente!- protestò però la ragazza, e dovetti stringerla forte perché non sgattaiolasse via.
-Siete a corto di energie Swan, lasciatemi fare per una volta.
-No! No, sto bene, mettetemi giù! Dico sul serio, pirata!- insistette dandomi un pugno sul petto, e a malincuore la feci tornare coi piedi per terra. Non perché mi avesse fatto male, ma perché avevo capito che era inutile discutere. Era uno di quei casi in cui non me l'avrebbe voluta dar vinta.
Però, nonostante il disappunto, mi resi conto che in fondo ne ero felice.
Era quella la mia Emma, la gran testarda che voleva sempre avere l'ultima parola. Ed era così che piaceva a me, forte e combattiva, e anche un po' spregiudicata.
Se mi avessero detto che avrei perso la testa per una principessa non ci avrei mai creduto, eppure eccomi qui, conquistato completamente da lei.
Camminammo senza troppa fretta, e lasciò almeno che le cingessi le spalle per permetterle di poggiarsi a me.


EMMA POV

Lasciai che Hook mi cingesse le spalle, e io gli cinsi i fianchi per poggiare la testa contro di lui.
La sentivo ancora un po' pesante, e sentivo anche di avere un gran bisogno di sdraiarmi e dormire, ma potevo farcela a sopportare qualche ora di cammino. In confronto a ciò a cui ero andata incontro, potevo dirmi in ottima salute.
Quando ero stata scaraventata in aria ero rimasta shockata, ma era quando avevo iniziato quella folle discesa verso il basso che avevo temuto per la mia vita. E prima di perdere i sensi, il dolore che avevo provato mi aveva davvero convinta che per me fosse finita.
Era stato atroce, avevo sentito il mio corpo andare in frantumi, fino a mozzarmi il respiro.
Poi nulla. Nulla fino alla voce di Hook che si dava la colpa per non avermi protetta, e si chiedeva quelle piccole cose su di me... e allora mi ero resa conto di essere viva.
In un primo momento non avevo avuto la forza per reagire, neanche con un piccolo gesto. Non ero riuscita né a stringerlo né a fare nulla per fargli capire che ero ancora lì con lui.
Ma il suo abbraccio stretto, pian piano, mi aveva restituito le energie, e mi era venuto naturale rispondere prima alle sue domande, e poi abbracciarlo.
Poi avevo buttato tutto sullo scherzo, per sdrammatizzare quella situazione; ma quando non aveva riso, e invece aveva rivelato quanto fossi speciale per lui, non ero riuscita a trattenere le lacrime di commozione.
Per quanto io ormai tenessi a quell'uomo, non avrei potuto immaginare che la cosa fosse reciproca. Non avrei potuto immaginare di essere “unica e insostituibile” per qualcuno che aveva portato nel suo cuore il ricordo di un'altra donna per oltre un secolo.
Sollevai la testa per poterlo guardare, e vedendolo inquieto lo strinsi più forte per rassicurarlo.
Sapevo che continuava a pensare che la colpa fosse sua, ma non era vero. Io avevo voluto a tutti i costi seguirlo a Neverland. Io avevo voluto andare con lui all'appuntamento con Pan, facendomi quindi vedere. Se non fossi mai andata, con un po' di fortuna non avrebbe fatto caso alla mia presenza.
Ed era stato solo Peter Pan ad architettare tutto, Hook non ne aveva alcuna colpa.
Restammo in silenzio per tutto il tragitto al buio, e vedere in lontananza la luce del sole fu una vera liberazione. Avevo bisogno del calore dei raggi, della freschezza dell'aria e magari di mangiare qualcosa.
-D'accordo...- disse l'uomo, quando giungemmo finalmente all'uscita -Swan tenetevi stretta a me mentre passate... e date l'altra mano a Trilli.
-Perché dovrei tenermi stretta?
-Perché vorrei evitare che corriate qualsiasi pericolo.- disse, e seppi che non avrebbe ammesso repliche.
Allora mi strinsi contro il suo petto, e diedi la mano a Trilli.
Riattraversammo la barriera, di nuovo senza alcun intoppo.
Non appena ci vide arrivare, Jack si alzò da dov'era seduto accanto alla barca e accorse da noi, squadrandoci da capo a piedi.
-Siete tutti interi? Swan, tutto quel sangue?
-No, tutto a posto. Vi spiego dopo. Ora sarebbe meglio andare... che dite, Capitano?- feci voltandomi verso Hook, che ancora non aveva lasciato la presa sulle mie spalle.
-Sì, andiamocene. Meglio lasciare questo posto il più in fretta possibile. E voi avete bisogno di un bel bagno, e un buon riposo.
-Soprattutto un bagno- feci arricciando il naso per toccarmi nuovamente dietro la nuca, disgustata da tutto quel sangue. Volevo assolutamente lavarmi i capelli al più presto, e l'avrei fatto perfino nell'acqua marina se nei dintorni non fosse stata così inquietante.
Hook ridacchiò, poi mi accompagnò alla barca per darmi una mano a prender posto, e gli altri ci seguirono.
 

***


Dopo un'ora di cammino ebbi voglia di chiedere seriamente a Hook di prendermi in braccio, ero esausta, ma dopo quanto mi ero opposta sentivo di non potergli concedere questa soddisfazione.
Avrei potuto resistere un'altra ora e mezzo, e poi Trilli ci avrebbe finalmente trasportati a casa sua.
Per cercare di rimettermi un minimo in forze, tirai fuori il rum dalla sacca, e ne bevvi un sorso abbondante.
-Swan, quando tornerete a casa i vostri genitori stenteranno a riconoscervi...- rise Hook, e io mi lasciai contagiare. Aveva ragione, sarei tornata molto cambiata.
Ma in positivo, a mio parere. Nonostante i pericoli e l'aver rischiato la vita, sentivo che era quella la vita adatta a me: in viaggio coi pirati, tra avventure per terra e per mare.
Avevo preso dai miei genitori, che di avventure ne avevano avute tante, ma forse in maniera ancora più estrema.
-In realtà non so come farò a tornare ad indossare quei vestiti enormi... credo non lo farò mai più. Mi piace vestirmi da pirata... ed è comodo!
-Per quanto siate bella in versione pirata, ammetto che per almeno una volta mi piacerebbe vedervi indossare uno di quei “vestiti enormi”...- mi sussurrò all'orecchio, cingendomi le spalle.
-Ah sì? Beh, magari prima o poi avrete la fortuna...
-Ne sarei lieto dolcezza. Ora permettetemi di chiedervelo di nuovo... volete che vi porti in braccio? Siete esausta, avete rallentato il passo e siete piuttosto pallida. Non vorrei sveniste.
-No. Sto bene così.- mentii, ma gli cinsi la vita per permettergli di stringermi nuovamente. Il fatto che non volessi cedere non implicava che non lo volessi vicino, e che non gli avrei permesso di darmi un minimo di sostegno.
Quella sua premura esagerata era irritante quanto dolce, quindi non riuscii ad avercela fino in fondo.
In più, il contatto fisico con lui era ormai un po' come una droga per me; da un lato non ero molto felice, non amavo le dipendenze, ma dall'altro era così piacevole... aveva una stretta salda e calda, estremamente virile.
E piaceva anche a lui, lo sapevo, e da ancora prima di me.
Quindi camminammo stretti l'uno e all'altra, e fu questo a restituirmi le energie, ancor più del rum.
Tanto da dimenticarmi di essere stanca fino a che finalmente non uscimmo dal punto in cui la magia della fata tornò a non essere impotente.
Ci sistemammo in cerchio, e finalmente fummo avvolti dalla nube verde che ormai avevo imparato a conoscere molto bene.

Ricomparimmo direttamente nella cucina della casa della fatina, e non persi tempo prima di arraffare un'ultima frittella solitaria rimasta sul tavolo, poco importava che ormai fosse fredda.
-Ehi dolcezza, con calma! Potevate mangiare il panino per strada se avevate così tanta fame!- mi prese in giro il capitano, provocando le risate di tutti gli altri.
Erano stati molto teneri, si erano preoccupati tutti quando mi avevano vista coperta da tutto quel sangue, ma alla fine si erano complimentati per la forza che avevo dimostrato poco dopo essere quasi morta. Per loro ero ormai in tutto e per tutto parte della ciurma.
-Non mi andava. Trilli, potrei fare un bagno? Voglio pulirmi da tutto questo schifo...
Il sangue si era ormai incrostato, e i miei capelli erano in uno stato pietoso. Non volevo sembrare la principessa capricciosa che non riusciva a fare a meno di farsi un bagno una volta al giorno, ma ora era inevitabile. E in più, volevo approfittare dell'acqua calda che poteva procurarmi con un semplice schiocco di dita.
-Certo! Vi lascio in camera qualcosa da mettere, questi vestiti tocca lavarli...
-Grazie. Allora vado...- sorrisi e mi diressi verso il bagno, ma quando entrai e tentai di chiudere la porta qualcosa la bloccò.
Mi voltai lo sguardo e non credetti ai miei occhi, era Hook.
Che intenzioni aveva? Di rimanere a guardare? Di farsi il bagno con me?
Non che mi sarebbe dispiaciuto...
Arrossii violentemente per quel pensiero inadatto, come potevo voler fare il bagno con lui quando fino a pochi giorni prima avevo fatto di tutto per evitare che mi vedesse senza maglia?
-Posso entrare?
-Non lo so.- borbottai, ma le mie azioni furono completamente l'opposto delle mie parole.
Lo afferrai per il colletto e lo tirai dentro, per poi chiudere la porta e spingerlo contro il muro e baciarlo.
-Wow Swan... e io che volevo aiutarvi solo a lavare i capelli. State diventando piuttosto audace tesoro...
-Oh... sì. D'accordo. Scusate.
-Brava, scusatevi tesoro... perché non sapete quanto duramente mettete alla prova la mia resistenza. Ma entrambi converremo che ora non è il caso...
Annuii imbarazzata, non riuscivo davvero a comprendere cosa diavolo mi stesse succedendo.
Agivo senza pensare, e aveva ragione nel dire che fossi diventata audace; prima c'era stato il bacio all'accampamento degli indiani, e ora questo... Dio, dovevo cercare di pormi un freno, perché tutto ciò era decisamente troppo.
Riempii quindi il secchio con un po' d'acqua e glielo lasciai accanto, aspettando che decidesse da che parte iniziare.
-Non c'è problema se mi bagno. Tanto poi mi devo cambiare.- dissi, mentre quello cercava una posizione comoda.
Prese quindi una ciotola da usare come boccale e la riempì d'acqua, per poi versarmelo sui capelli, facendo attenzione che non mi bagnassi gli occhi.
Nonostante l'uncino, fu estremamente cauto e delicato, e cercò il più possibile di strofinarmi solo con la mano, ogni volta che versava un po' d'acqua; io ero completamente zuppa, e un po' lo era anche lui, ma sembrò non essere un problema per nessuno dei due.
Se era così piacevole solo farsi lavare i capelli da lui, immaginai come dovesse essere fare il bagno insieme... col suo corpo caldo dietro il mio, le sue braccia vigorose a stringermi, accarezzarmi...
Venni scossa dai brividi a causa di quel pensiero, e l'uomo si fermò.
-Vi ho fatto male? Avete ancora dolore alla testa?- domandò quello preoccupato.
-No. No sul serio... fate... andate avanti, forza.- lo incitai, e dopo un attimo di esitazione continuò, fino a svuotare il secchio.
Annuì soddisfatto del suo lavoro, poi mi prese per i fianchi e mi baciò, io ovviamente ricambiai.
Se non se ne fosse andato subito l'avrei spogliato, mi sarei spogliata, e l'avrei trascinato dritto nella vasca con me.
Dovetti farmi grande forza per riuscire a resistere alla tentazione, e ricordarmi di essere in casa con altre sei persone.
-A dopo Swan... vi preparo il letto, dovete dormire.
Annuii in silenzio, e gli rubai un altro bacio prima che uscisse dal bagno e richiudesse la porta, lasciandomi da sola.
 

***

 

Rientrai in camera finalmente pulita, in pigiama, e rilassata.
Con mia grande sorpresa trovai Hook ad aspettarmi steso a braccia incrociate.
-Swan. Certo che voi donne ci mettete una vita a lavarvi...
-Sono rimasta un po' in vasca. Era piacevole.- gli spiegai, ed andai a prendere posto accanto a lui.
-Immagino...- borbottò, per poi farsi improvvisamente serio.
Lo guardai negli occhi, e portai la mano sulla sua guancia, ma lui la scansò anche se con delicatezza.
-Swan... Emma. Dobbiamo parlare di una cosa. Ci ho pensato molto...
-No.- lo bloccai, intuendo dove voleva andare a parare -Non mi lascerete. Non potete fare questo.
-Ma avete visto cosa è successo! Avete visto che è pericoloso! E siete quasi morta, ci è mancato pochissimo... se non ci fosse stata Trilli non so come sarei riuscito a salvarvi!
-Ma c'era. Era destino.
-E se la prossima volta non ci fosse? Non posso permettere che vi succeda qualcosa, siete troppo importante per me...
-Bene! Perché anche voi lo siete per me. Anche voi siete insostituibile per me. Quindi invece di allontanarci, lottiamo per farcela, no?! Che uomo siete se vi arrendete alla prima difficoltà... che pirata siete!- esclamai, per tirarmi a sedere in ginocchio e guardarlo decisa puntandogli un dito nel petto.
Lui rimase fermo a guardami negli occhi, con disperazione: riuscii a capire che fosse combattuto, che non aveva idea di cosa fare.
Dunque le mie parole erano riuscite a smuoverlo, dovevo semplicemente continuare ad insistere fino a che non avesse ceduto.
-Voi mi piacete perché siete un vero uomo Hook. Ma un vero uomo non si arrende così! Non butta tutto all'aria in questo modo! Dimostratemi che non mi sono sbagliata su di voi!- esclamai ancora, senza distogliere lo sguardo neanche per un attimo.
Alla fine sospirò, e mi tirò per il braccio facendomi ricadere addosso a lui, e mi strinse in vita per poi baciarmi con forza.
-Perché diavolo dovete essere così persuasiva, Swan... e io sono diventato un debole, cedo troppo facilmente.
-Bene- sorrisi soddisfatta -e non vi lamentate, so che vi piace questo lato del mio carattere.
-Lo ammetto... è un lato piuttosto eccitante. Non è facile mettermi alle strette, e voi ci riuscite...- ammise, dandomi un bacio sul collo.
Io mi concessi un sospiro di piacere, poi tornai a sdraiarmi comoda, con la testa sul suo petto: ormai era quello il mio cuscino.
-Ora dormite tesoro, io starò qui. Dovete rimettervi in forze. Se vi svegliate per cena andiamo a mangiare, e poi si torna a letto.
-Affare fatto. Questo ve lo concedo...- sussurrai, chiudendo gli occhi e accarezzandogli ritmicamente il petto.
Ero felice di averlo convinto, perché ormai non riuscivo ad immaginarmi senza di lui; sarebbe stata una vita monotona, noiosa, e soprattutto vuota.
Decisi che finita la nostra avventura, se non avesse voluto fermarsi con me, sarei stata io a seguirlo.

 



Peter Pan era più felice che mai. La piega che stava prendendo la relazione tra la principessa e il pirata, gli avrebbe permesso di ampliare il suo piano, di aprire una nuova possibilità, molto più semplice.
I modi per utilizzare il cuore di Emma, ora erano due. Per il secondo, sarebbe bastato semplicemente un barlume della sua oscurità... e lui sapeva già come fare.
Prevedeva il loro arrivo tra tre giorni esatti.
Sperava bastassero a legarli abbastanza da far sì che si rendessero conto di essere innamorati. Perché due cuori colmi d'amore, una volta spezzati, non lasciavano spazio alla luce.




















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora, lo so, avevo detto che avrei postato prima l'altra FF... ma. C'è un ma. Avevo quasi finito il capitolo, poi il pc si è spento e... non si è salvato e non c'è stato modo di recuperarlo. Vi risparmio tutte le brutte parole che sono volate nella mia stanza, ma in ogni caso... dovrò riscriverlo. Avendo questo a buon punto l'ho concluso, quindi sarà l'altro che posterò venerdì o sabato... (se tutto va bene -.-).
Come promesso, in questo finalmente sono usciti molto più alla luce i sentimenti di Hook per Emma, che inizia a rendersi conto che forse si sta innamorando... quindi diciamo che questo imprevisto/incidente è stato utile :P 
Non è neanche riuscito a lasciarla, nonostante ne avesse tutte le intenzioni... per il suo bene. Solo che il suo sentimento è diventato così profondo, che è bastato poco per farsi convincere da lei.
Grazie a tutti quelli che stanno leggendo, recensendo, ecc... e buonanotte/buongiorno!
Io sto ancora di m.... per il finale di stagione, anyway. Se qualcuno trova una cura me lo faccia sapere!
Un abbraccio :*
   
 
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