Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: BeWeird_El    20/05/2015    4 recensioni
Mi sono chiesta molte volte di cosa dovrei parlare.
Amore o odio? Lacrime o risate? Amici o nemici? Segreti o verità?
Lieto fine o un finale inaspettato?
Ma per ora, sarà più facile seguire la storia.
"Segreti, Julien, solo segreti." Urla irritato, scalciando una lattina consumata e ammaccata, abbandonata sul marciapiede.
"Tu non sai niente." Ribatte la castana, irritata da quel comportamento.
"Ci sei arrivata finalmente, eh? Voglio sapere, Julien!' Si lamenta lui, esasperato.
"È complicato." Sussurra lasciandosi andare lungo la superficie dura del recinto.
Un sorriso amaro si dipinge sul volto del ragazzo, le lancia l'ennesimo sguardo, prima di andar via scuotendo la testa accigliato.
Lei non parlerà, lui è stanco di aspettare.
Genere: Erotico, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
22.
 

Le mani tremolanti sfiorarono esitanti la copertina rigida di quel diario, mentre lentamente vi aprivano la prima pagina, accarezzandolo e trattandolo nel migliore dei modi, come se avessero paura di poterlo rovinare e spezzare quella strana magia che l’avvolgeva.
Niall aveva quasi paura nel tenerlo così stretto a sé, quasi spaventato delle cose che avrebbe potuto leggere, dei segreti che l’avrebbero sconvolto e delle verità che gli sarebbero state spiattellate in faccia. Quel diario conteneva la vita di Julien e lui non era sicuro di essere abbastanza forte per reggerla, per non rimare ferito da quel dolore, per riuscire a leggerla senza crollare.
Ma ormai era giunto il momento e non poteva tirarsi indietro, non adesso.
Sorrise leggermente, osservando le prime pagine scritte con una grafia poco ordinata, tipiche dei bambini che usano fare le lettere di grandezze e caratteri diversi; e si sentì male nel dover entrare nei pensieri di una bambina di appena otto anni, ma era suo dove farlo, almeno per scoprire chi era in realtà Julien Eff Dixon.
Si mise comodamente seduto sul suo letto, con le spalle ben poggiate alla spalliera e le gambe tirate al petto, usandole per reggere il diario davanti a sé.
 
 
Caro diario,
Oggi è successa una cosa strana.
Ho portato alla mamma il disegno che avevo fatto a casa di Will, ma lo ha strappato, dicendo che se avrei continuato a fare queste cose non sarei mai cresciuta.
Dice che lo ha fatto per me, ma ho pianto tanto e quando è arrivato papà si sono messi a litigare per colpa mia.
La mamma ha detto tante cose brutte e ha rotto un piatto, ma papà mi ha portata via, non volevo che succedesse, mi stento tanto in colpa.
Ho comunque preso il disegno da terra, Will aveva detto che era uno dei più belli, così l’ho aggiustato con il nastro adesivo, è venuto un po’ male, ma non fa niente.
Ora vado, non voglio che la mamma mi trovi sveglia.
Ciao, la tua Julien.
 

 
Lentamente estrasse un piccolo foglio ripiegato, che era stato infilato accuratamente fra le due pagine, aprendolo davanti a sé, facendo attenzione a non rovinarlo. Era il disegno che lei citava nel testo, non poteva esserne sicuro, ma gli errori nel colorare e la presenza di nastro adesivo, sembravano abbastanza per confermare la sua teoria.
Si immaginò una piccola Julien di soli otto anni, con le guance ancora bagnate e arrossate per il pianto, mentre attentamente ricongiungeva i pezzi del suo capolavoro, sentendosi nonostante tutto fiera di sé. E sì, ce la vedeva lì tutta concentrata, doveva essere andata proprio così.
Percorse accuratamente i segni degli strappi con un dito, sorridendo fievolmente e imponendosi di rimettere il disegno dov’era e di proseguire la sua lettura.
 
 
Caro diario,
Non è cambiato molto dall’ultima volta che ti ho scritto, quasi mi sembra stupido essere di nuovo qui a farlo, ma nonostante la monotonia mi trovo costretta a farlo, altrimenti potrei esplodere se continuo a tenermi tutto dentro.
Lo sai, il liceo per me è un inferno.
Le persone non sono come immaginavo e si comportano molto peggio di come pensavo, allora è vero quando dicono che gli adolescenti sono stupidi e senza un briciolo di cuore.
Li odio così tanto, non fanno altro che avercela con me, il motivo ormai è anche inutile provarlo a spiegare, perché loro che ne sanno? Niente, se ne fregano di ciò che puoi provare, prendono la tua vita e l’accartocciano come se fosse un inutile foglio di carta, iniziando a giocarci finché non lo riducono in un macero di scartoffie irriconoscibile.
Più di tutti non sopporto Young, è così pieno di sé che solo a sentirlo parlare mi viene da vomitare. Dovresti vedere come si atteggia, ma è facile per lui che ha dei genitori che esaudiscono ogni suo desiderio con uno schiocco di dita. Qualcuno dovrebbe spiegargli che la vita vera non è così, che prima che se ne accorga si ritroverà in mezzo a questo schifo di vita che tutti noi conduciamo.
Avresti dovuto vederlo oggi, il suo sguardo infuocato dopo che la mia mano aveva lasciato una scia rossa sulla sua guancia paffuta, le sue minacce sussurrate tra i denti mentre si affrettava ad andar via.
Ha giurato di farmela pagare, non che io abbia paura, ormai non può andare peggio… Le minacce, il vederli prendersi continuamente gioco di me, le violenze.
Il corso di boxe va molto meglio di quanto pensavo e forse dovrei ringraziare Al per questa splendida idea, almeno posso sfogare la mia rabbia senza far del male a nessuno, senza finire nei guai e ancor meglio posso difendermi meglio di come già faccio.
Ora vado, è davvero tardi e se papà mi troverà ancora qui, credo che darà di matto.
A presto, Julien.

 
 
Scorse velocemente le pagine davanti a lui, ormai così preso da quel diario da aver quasi paura che qualcuno glielo togliesse prima che avrebbe potuto finire di leggerlo. Aveva capito molte cose, altre sarebbero rimasti misteri sepolti assieme al suo fragile corpo e altre ancora le avrebbe scoperte in seguito; ma in una cosa c’era arrivato, la vita di Julien non era mai stata troppo clemente con lei, allora aveva capito il perché dei suoi comportamenti restii, il suo fidarsi poco e il suo chiudersi in se stessa.
Eppure il suo voler allontanare tutti da sé, l’aveva portata ai confini della pazzia, spingendola a compiere quel gesto tanto azzardato che era riuscito a strapparla via da tutti loro.
E quella volta se lo chiese davvero, quanto dolore aveva sentito prima che il suo cuore avesse cessato di battere? Non sapeva se avrebbe voluto sapere la verità davvero, ma per adesso gli bastava pensarci un po’, immaginandola chiuder gli occhi e addormentarsi piano piano, senza però risvegliarsi mai.
Aveva deciso che no, la sua amica non aveva sofferto, perché pensarla in questo modo faceva meno male di una possibile verità.
 
 
Caro Diario,
Come avrai notato non sono stata in grado di mantenere la mia promessa, e non ho ancora trovato un nome adatto a te... Ma giuro, ci ho pensato.
Cosa potrei raccontarti?
Non posso semplicemente dirti che la vita va', per cui mi sono ripromessa di raccontarti qualche semplice dettaglio delle mie giornate.
Oggi ho reagito a una provocazione nella mensa della scuola e credo che ora quello stupido nomignolo tornerà, ed io sarò solo di nuovo 'la ragazza ombra.'. Ma sta volta se lo sono cercati, non lascerò che mi trattino come un vecchio zerbino. Sono umana anch'io.
Ammetto che avrei voluto darle una buona lezione, ma l'ho trovato esagerato in quel momento; e poi sicuramente se l'avessi fatto sarei finita davvero nei guai, sta volta.
Devo cercare una palestra, ho bisogno di sfogare le mie pene nella boxe... Magri poi riuscirò a non scoppiare come se fossi una bomba con i minuti contati o, almeno, riuscirei a non farmi prendere da questi attacchi improvvisi.
Sai, anche oggi ho chiamato i ragazzi, ma ho parlato solo con Al e non ho avuto il coraggio di raccontargli dell'accaduto; ho preferito ascoltare lo schema di gioco che avrebbero dovuto usare nella partita di questa sera.
Non gli ho detto che mi manca, credo che lascerò passare un po' di tempo prima di confessarglielo. Potrà sembrare stupido, ma credo che solo quando mi troverò in difficoltà lo ammetterò.
In ogni caso, non ti ho mai raccontato di quel biondino di nome Niall che si è presentato durante la lezione di matematica... Ma non credo che ce ne sia bisogno dato che a quanto pare quel 'Benvenuto' che mi ha detto era solo di circostanza.
Durante l'avvenimento della mensa, l'ho visto ridere insieme ai suoi amici e ho capito quanto stronzo in realtà fosse. Ma non gliene faccio una colpa, ci sono abituata ormai.
Vorrei tanto tornare a Parigi, diario... Mi manca.
Ti saluto, a papà non piace aspettare per la cena. A presto.
Julien.

 
 
 
E Niall non poté non sorridere dopo tutto, aveva parlato di lui ed era risultata una cosa davvero molto strana, soprattutto perché lei lo aveva chiamato apertamente “stronzo”, non che si fosse offeso, anzi era scoppiato in una risata allegra e sonora ricordando il loro primo incontro.
 
 
"Ciao, io sono Niall Horan." Si presentò sussurrando e porgendole la mano, cercando di non farsi scoprire dal professore che aveva ripreso la sua noiosa spiegazione.
"Piacere." Strinse la sua mano lei, sorridendogli.
"Tu, invece, sei Julien?" Chiese lui felice con il suo accento irlandese.
"Esatto! Ma chiamami Juls, se ti va." Sussurrò lei, quando il professore le riservò un occhiata furente sorprendendola a chiacchierare apertamente.
Niall le sorrise, volgendo il suo sguardo sulla lavagna, fingendo un’espressione interessata e pensierosa. Lasciando credere al professore che fosse più che interessato a quell'equazione, scritta con un gessetto ormai consumato su quella vecchia e arrugginita lavagna.
"Allora, benvenuta Juls." Esclamò Niall sorridente, continuando a tenere lo sguardo fisso sul professore davanti a loro.

 
 
Eh sì, Julien è sempre stata un mistero, ma lui lo ricordava ancora quel grande sorriso che si era impadronito sul suo volto quando le aveva dato il benvenuto. Non l’avrebbe mai dimenticato, per nulla al mondo.
 
 
 
(…)
Mi capitò di osservare Niall, quell’irlandese dall’accento buffo e il viso arrossato di natura, una persona così estroversa quanto insicura di se stessa.
Lui era così, rideva per nascondere le sue paure, il suo sentirsi inferiore e la voglia di voler emergere, smettendo di rimanere un ombra alle spalle dei suoi amici.
Lo vedevo nei suoi movimenti studiati, nei suoi sorrisi tutto labbra e niente denti, nelle sue risate esagerate e nel voler imitare in parte i suoi amici, sopprimendo la sua personalità, come se volesse che questa diventasse uniforme a quella degli altri.
Mi accorsi di come tra di noi, alle volte, si stringeva nelle spalle e incurvava la schiena, come a voler scomparire, facendosi piccolo su se stesso e fissando un punto in lontananza, perso tra chissà quali pensieri.
E sai, avrei voluto dirglielo, mi sarebbe piaciuto parlarci a quattrocchi e rivelargli quanto in realtà fosse sorprendentemente fantastico, confidargli che di lui fin da subito mi avevano colpito i suoi enormi occhi espressivi e il suo dolce sorriso.
Gli avrei spiegato che ognuno è perfetto a modo suo, che non serve nascondersi nella gente, non serve scavare nelle personalità degli altri in cerca della propria, ma vivere per come si è, affiancati dalle persone a noi care.
Perché, caro diario, lui non ha ancora capito che i suoi amici hanno desiderato sempre il vero Niall Horan al loro fianco e non un ragazzo che cerca di sopprimerlo.

...
 

Il suo respiro divenne irregolare, le guance paffute e rossastre vennero inondate dalle lacrime che scorrevano a fiumi sul suo tondo viso. Le mani tremanti accarezzavano le scritte presenti sulla carta, mentre una lacrima si depositava tristemente al loro fianco.
Si sentì male, quella ragazza era riuscita ad entrargli dentro, a insidiarsi nei suoi più grandi e oscuri segreti, si era fatta spazio nelle sue insicurezze e si era divertita a scovarle una a una. Era così strano, Julien appariva ai loro occhi come una ragazza a cui non importava di niente e di nessuno, eppur lei vedeva tutto e taceva, voleva aggiustare ciò che in loro si era rotto, ma non ne aveva avuto tempo.
Era come se avesse calcolato tutto, aveva parlato di ognuno di loro, ringraziandoli, scrivendo dei loro segreti e cosa lei pensava, di come secondo lei avrebbero dovuto affrontare la vita di petto perché erano dei ragazzi fantastici… E aveva deciso di andarsene, senza rimpianti, senza preoccupazioni. Quello che avrebbe voluto dire e scritto lì, tra quelle pagine, non aveva niente che la tenesse ancora ancorata in quella vita che lei per prima odiava.
Julien aveva calcolato tutto, ma loro erano stati troppo stupidi per accorgersene.
Ma Niall tra quelle lacrime sorrise, lei lo aveva capito e l’aveva apprezzato in tutti i suoi difetti e le sue incertezze, aveva detto cose di lui che nessuno era stato capace di dire.
E iniziò ad apprezzarsi lui per primo, così chiuse gli occhi e “Io sono così, la gente deve apprezzarsi per come sono.” Sussurrò sorridendo leggermente.
 
 
Personalmente credetti che in quel momento Julien era lì con lui, ma non me ne importò più di tanto, ero molto più concentrata a guardare gli occhi di Niall brillare di una nuova luce, perché qualcosa in lui era cambiato e non potei far a meno di esserne contenta.
Grazie, piccola Julien.
 
 
HI!
Si, sono viva.
Il capitolo precedente è stato molto triste, non che questo sia la felicità, ma è qualcosa di meno deprimente.
Spero vi piaccia e mi scuso per il ritardo, ma come sapete siamo agli ultimi giorni di scuola e i professori sembrano assatanati.
Mi capite, no?
Beh, ora scappo.
Ve se ama, baci.
-El
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: BeWeird_El