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Autore: Meme_00    20/05/2015    1 recensioni
E se Draco Malfoy lanciasse una scommessa ad Hermione Granger? E se Hermione Granger accettasse la scommessa? E se questa scommessa portasse con se delle conseguenze?
Tratto dalla storia:
--Ti propongo una sfida, Granger… se cederai al mio fascino, dovrai accettare quello che sei, una sporca, inutile mezzosangue, se non cederai farò qualcosa che un Malfoy non ha mai fatto, ti chiederò scusa--disse infine Draco sicuro di sé. Hermione ci pensò qualche secondo poi con altrettanta sicurezza rispose con un semplice --accetto la tua sfida, Malfoy--.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco, Malfoy, Harry, Potter, Hermione, Granger, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Ogni scommessa, ha le sue conseguenze.

1.Capitolo

Serpi e Grifoni

Tutto era iniziato per una scommessa, una stupida, ignobile scommessa. Una di quelle scommesse che ti segnano a vita, che non ti dimenticherai mai, quelle scommesse indelebili che un giorno racconterai ai tuoi figli e poi ai figli dei tuoi figli.
 
Come ogni mattina, si trovavano nell'aula della McGranitt, quest'ultima era dovuta uscire un attimo dalla classe per andare da Silente, e si sa quando le serpi e i grifoni si trovano da soli, la guerra è inevitabile, cosi Malfoy, con la sua solita arroganza aveva iniziato a fare battutine sui mezzosangue, e quando Harry Potter e Ronald Weasley sentono insultare la loro migliore amica nonché ex-fidanzata,  con parole come —è solo una sangue sporco—o ancora peggio —non vale niente—, non riescono più a resistere, e cosi quella mattina si lanciarono tutte e due addosso a Malfoy buttandolo per terra, certo, sia Harry che Ron avevano dovuto ammetterlo, nonostante fossero due contro uno non era un gioco da ragazzi  battere Malfoy se a questo si aggiungono anche Blaise Zabini e Theodor Nott, vista la situazione anche Neville Paciock e Seamus Finnigan presero le difese dei loro amici, e dopo varie labbra rotte, occhi gonfi e nocche doloranti, soltanto una Grifondoro dai capelli ondulati, e gli occhi dorati aveva messo fine a quella lotta, con un semplice incantesimo "Wingardium Leviosa", facendoli sollevare uno a uno di qualche centimetro da terra.
 —Rimettimi giù, Granger!—. Esclamò Malfoy continuando a dimenarsi per aria come un matto.
—Non ne ho la benché minima intenzione, Malferret—. Rispose a tono la grifondoro, gustandosi quel momento in cui il suo peggior nemico si trovava sotto l'incantesimo di una "sporca mezzosangue".
 —Questa non la passerai liscia, mezzosangue—ribatté Nott accanto al suo amico.
—Noi che centriamo Herm... rimattici giù—si lamentarono Potter, Weasley, Finnigan e Paciock  —ti abbiamo solo difeso—aggiunsero.
—E' proprio questo il fatto, mi avete difeso, vi ho sempre detto di lasciare perdere. E' una fortuna che non sia entrata la McGranitt, sai che vi avrebbe fatto se vi avesse visti? L'ultima volta ci ha tolto cinquanta punti a testa e ha giurato che se sarebbe capitato un'altra volta ci avrebbe dato la peggior punizione che sia un Grifondoro e sia un Serpeverde si sarebbero potuti aspettare. Vi  voglio bene ragazzi, e vi ringrazio perché mi difendete sempre, ma adesso basta. Mi insulta? Bene, lasciatelo che mi insulti, non m'importa, io so di essere migliore  di lui e di tutta quella comitiva di serpi che si porta dietro—disse Hermione Jean Granger, convinta delle sue parole, quello che non si sarebbe mai aspettato, è che qualcuno da li a poco gli avrebbe   fatto una proposta alquanto interessante, ma allo stesso tempo una proposta che non avrebbe dovuto mai accettato o quasi mai. Infatti Draco Lucius Malfoy, dopo  aver ascoltato il discorso della mora, e avere riflettuto qualche secondo su quello che aveva appena detto, decise che era ora di farli abbassare un po' la cresta, farli capire che lei non è la migliore soltanto perché ha i voti più alti di tutta la scuola o perché insieme a Harry Potter e Ronald Weasly aveva salvato il mondo da Voldemort...
—E cosi tu saresti migliore di me, e di tutta la comitiva i serpi che mi porto dietro—ripeté il biondo sghignazzando —sei sicura che in quella comitiva di serpi non vorresti esserci anche tu?  Sai stare sempre al mio fianco—e indico tutte le ragazze Serpeverdi presenti nella stanza, che a quelle parole impallidirono —cedere al mio fascino—lanciò una breve occhiata al suo fisico, mentre la grifondoro iniziò a ridere di gusto, di quelle assurdità appena dette. —Ti propongo una sfida, Granger... se cederai al mio fascino, dovrai accettare quello che sei, una sporca, inutile mezzosangue, se non cederai farò qualcosa che un Malfoy non ha mai fatto, ti chiederò scusa—disse infine Draco sicuro di sé. Hermione ci pensò qualche secondo poi con altrettanta sicurezza rispose con un semplice —accetto la tua sfida, Malfoy—, e gli liberò tutti e sette dall'incantesimo. Anche se in quel momento nessuno lo notò, Blaise Zabini vedendo il suo migliore amico stringere la mano ad Hermione Granger, come a sigillare quella scommessa, si  aprì  in un gran sorriso.

***

Erano passati giorni dopo che il giovane Serpeverde e la giovane Grifondoro avevano fatto quella scommessa. Hermione, si trovava nella sala comune di Grifondoro e stava studiando, le contro-maledizioni e gli incantesimi per mettere fuori combattimento o disarmare l'attaccante oppure per combattere alcune creature, lezione che aveva tenuto qualche giorno prima Piton, il quale dopo la guerra magica, aveva continuato a mantenere il suo ruolo come professore contro le arti oscure mentre Horance Lumacorno continuava a sostituirlo come professore di  pozioni. Intanto Harry e Ron stavano giocando l'ennesima partita di scacchi, che come previsto erano state vinte tutte dal rosso, anche perché il bambino sopravvissuto quel giorno sembrava particolarmente pensieroso.  
—Herm, non puoi  fare sul serio, devi annullare quella scommessa. Sai cosa significa se Malfoy raggiungesse il suo obiettivo?—  gli chiese, intanto che Ron facesse la sua mossa.
—Harry, ti fidi cosi poco di me?— domandò a sua volta la grifondoro alzando lo sguardo per puntare i suoi occhi color caramello in quelli verdi del suo migliore amico.
 —Non è questo il problema Herm, lo sai che mi fido di te. Il problema e che ho paura che quella stupida serpe ti farà soffrire, mi preoccupo per te, tutto qua—confessò il Grifondoro, senza staccare gli occhi da quelle iridi dorate, Hermione continuò a guardarlo per qualche secondo poi si alzò dalla poltroncina sulla quale era seduta e si gettò tra le braccia del suo amico scoccandoli un bacio a fior di labbra.  
—Lo so Harry, lo so... ma tutto quello che ti chiedo e che tu ti fida di me—gli sussurrò all'orecchio.
—Miseriaccia Harry... ti ho battuto di nuovo, sapevo di essere il migliore ma non avevo mai vinto tante partite di seguito!—. Esclamò Ronald Weasley facendo tornare alla realtà i suoi due amici, che scoppiarono a ridere, poi aggiunse—secondo me Herm ha fatto più che bene ad accettare la scommessa, pensa che soddisfazione quando Malfoy dovrà chiederle scusa per tutti gli insulti che gli ha rivolto in questi anni, già mi immagino la scena...— mentre il rosso si perse in quel pensiero, come risposta ricevette altre fragorose risate. —Comunque ora devo andare, Lavanda mi sta aspettando in Sala grande, queste donne mi  faranno impazzire un giorno—e con queste ultime parole uscì dalla sala comune lasciando i due da soli.  
—Lavanda,  non mi è mai piaciuta quella—disse Harry più a se stesso che a Hermione. Infatti dopo la guerra, la giovane Grifondoro era stata per un certo periodo di tempo insieme a Ron, ma all'inizio della scuola avevano messo fine a quella strana relazione, perché entrambi si erano resi conto che il loro rapporto somigliava più a quello di un fratello con una sorella piuttosto che di un ragazzo con la sua ragazza. Ronald, aveva cosi riniziato a vedersi con Lavanda Brown, anche se per un po' l'aveva tenuto nascosto avendo paura di offendere Hermione,  ma quando si rese conto che quest'ultima non faceva una piega, si decise a rendere pubblica la loro storia.
—Già... non piace tanto neanche a me—fece in risposta la mora, alzandosi per prendere la sua borsa. —Vado anche io, devo andare a prendere un libro in biblioteca—scoccò un ultimo bacio sulla guancia al suo amico e anche lei sparì dietro il ritratto della Signora Grassa.

***

—Dra hai già studiato un piano per vincere la scommessa?— chiese Theodore Nott, nella sala comune dei Serpeverde, al suo amico che intanto era seduto con le gambe che penzolavano dal bracciolo del divano e con in mano una sigaretta.  
—Se continua a crogiolarsi in quel modo non so che piano potrà studiare— rispose al posto di Draco Malfoy, Blaise Zabini scatenando l'ilarità di Dapfne Greengrass seduta accanto a Theodore o meglio tra le sue braccia.
—State tranquilli la mezzosangue cadrà ai miei piedi , come tutte dal resto— sghignazzò il biondo.
—Quello che sto cercando di dirti è che la Granger è furba e intelligente, l'unica che in tutti questi anni è riuscita a tenerti testa, perché non è come tutte le altre, infatti lei una testa ce l'ha!— ribatté il moro mentre si accendeva a sua volta una sigaretta. —E da quando difendi i mezzosangue?— gli chiese Draco, ascoltando con attenzione le parole del suo amico.  
—io non sto difendendo nessuno...—rispose questo, ma venne interrotto da Theodore.
—Secondo me ha ragione Blaise, la Granger è furba, non sarà facile farla cedere, ti odia e tu odi lei, è elementare—disse, mentre si alzava dal divano, e tenendo per mano Dapfne si dirigeva nella sua stanza.
—Lo vedremo—mormorò tra sé e sé il diretto interessato intanto che ciccava la sigaretta nel portacenere, si alzava dalla poltrona e si stiracchiava. In quel momento a Blaise Zabini venne un'idea.
—Io vado in biblioteca devo restituire un libro e poi scendo al campo da quidditch, vorrei esercitarmi un po' per la prossima partita— disse attirando l'attenzione dell'amico —tu che fai?— gli chiese
 —E me lo chiedi pure? Quidditch significa farsi notare dalle ragazze, ragazze significa sesso, sesso significa che ti seguo a ruota—.
Dopo aver percorso vari corridori ed essere arrivati al terzo piano entrarono in biblioteca, dove come sempre trovarono un silenzio quasi assordante. Per qualche strana ragione la bibliotecaria, Madama Pince, era dovuta uscire dalla biblioteca. Strano, pensò Draco, di solito non lascia mai questa stramaledetta stanza. Intanto che aspettavano il ritorno della Pince, i due Serpeverde fecero un giro tra le centinaia di stretti corridoi ricchi di scaffali pieni di libri di Magia, c'era qualche studente seduto ai tavolini e immerso nella lettura, altri stavano cercando di svolgere i compiti dell'ultimo minuti e altri non stavano facendo niente, totalmente persi nei loro pensieri.Draco sentì qualcuno dargli una gomitata nel fianco e con fare teatrale, si porto le mani al cuore e disse —Cos'è mi vuoi morto, Blaise?— questo non rispose, così il biondo seguì lo sguardo del suo amico fino ad arrivare ad osservare una giovane Grifondoro  che con qualche difficoltà cercava di prendere un libro da uno scaffale, lanciò uno sguardo all'amico al suo fianco e dopo averli mimato un "sei grande Blaise" si diresse verso la Granger. Hermione cercava di prendere un libro di pozioni, ma era posto su un ripiano troppo in alto,  ed essendo una Grifondoro, era anche troppo orgogliosa per chiedere aiuto a qualche ragazzo più alto di lei, cosi se ne stava li con un braccio proteso verso l'altro mentre si sosteneva sulle punte dei piedi, ad un certo punto una mano afferrò il libro e lo fece scomparire dalla sua visuale.
—Cercavi questo, Granger?— si sentì sussurrare all'orecchio da una voce famigliare e seducente, dolce e arrogante, quando si girò ogni suo dubbio su chi fosse quella persona era stato chiarito, infatti davanti a lei, si presentava in tutta la sua straordinaria bellezza Draco Malfoy, con i capelli scompigliati e non più tirati all' indietro con il gel come invece faceva qualche anno prima, gli occhi grigi che se fissati a lungo potevano sembrare trasparenti e il fisico muscoloso ma non troppo, quel quanto bastava per far notare gli addominali scolpiti.
—Malfoy...—disse la grifondoro, senza farsi intimorire dalla presenza del biondo come invece faceva la maggior parte della fauna femminile di Hogwarts, intanto allungò un braccio a prendere il libro che il Serpeverde teneva ancora tra le mani, ma questo lo alzò e avvicinandosi di nuovo al suo orecchio disse —Non cosi velocemente, mezzosangue—.
Dal canto suo Hermione trovava il comportamento  del giovane Serpeverde alquanto irritante. Insomma non era stata lei a chiedergli aiuto, era stato lui che con la sua solita grazie ed arroganze aveva preso il libro dal ripiano. Lo stesso libro che ora non le voleva dare. Certo dopo sette anni in cui lei e quella serpe si erano punzecchiati a vicenda, aveva in qualche "strano" modo imparato a conoscere e prevedere le sue mosse. Quindi si sarebbe dovuta aspettare che uno di quei giorni, Malfoy, avrebbe fatto un passo avanti per vincere la loro stupida scommessa. Ma con sua grande sorpresa non ci aveva pensato minimamente, aveva preso quella stretta di mano che era avvenuta qualche giorno prima sotto gli occhi stupefatti di Grifondoro e Serpeverde come un gioco , e ora si ritrovava difronte a un Malfoy che la guardava sogghignando , le iridi color tempesta di lui in quelle color caramello di lei. Sguardi fieri e orgogliosi regnavano sui loro volti. Draco la fissava senza annullare il contatto visivo, che come spesso lui ripeteva, era fondamentale per far cedere una donna. Ma Hermione non era una donna qualsiasi, infatti anche lei lo guardava senza l'ombra di nessuna esitazione dipinta sul viso. Questo comportamento fece infuriare il biondo, anche se non lo diede a notare. Era abituato a ricevere le attenzioni di tutti , gli piaceva stare sotto i riflettori, e non gli andava a genio l'idea che una sangue sporco lo fissasse orgogliosa. Quando dopo parecchi secondi, minuti forse la mora abbassò il viso, Malfoy sospirò. Un sospirò che Hermione Jean Granger non si lasciò sfuggire...
—Cose Malfoy troppo debole per continuare a sostenere il mio sguardo?— gli chiese, ben sapendo che aveva ceduto per prima a quelle iridi di ghiaccio.
—Casomai Granger, mi ero stancato di continuare a fissare negli occhi una stupida mezzosangue—sputò in risposta fra i denti. Hermione sentì quelle parole attraversarli il petto come una pugnalata, "una stupida mezzosangue". Sapeva benissimo di essere mezzosangue, ma stupida no. Alzò la mano, la portò all'indietro, e dopo con tutta la forza che aveva diede uno schiaffo a Malfoy, facendoli ruotare il viso di lato. Lui rimase per un po' in quella posizione poi torno ad osservare la mora, che in quel momento tremava tutta per la rabbia.
—PUOI DIRE TUTTO QUELLO CHE TI PARE, MA NON OSARE MAI, E DICO MAI Più CHIAMARMI STUDIPA!—  gli urlò contro quest'ultima. E già, la cosa che più odiava, era quando qualcuno le dava della stupida. L'odiava, perché sapeva benissimo di non esserlo, e le dava fastidio  che un purosangue, per lo più platinato la chiamasse in quel modo, cosi non aveva più resistito e dovette per forza prenderlo a schiaffi, proprio come aveva fatto qualche anno prima, anno in cui l'ippogrifo Fierobecco, era stato condannato a morte perché Draco Malfoy aveva detto al ministero che quella povera creatura leggendaria era pericolosa, facendo rischiare il suo ruolo di insegnante delle creature magiche ad Hagrid. Quel momento per Hermione fu proprio come un vero dejà vu.  Intanto Draco continuava a fissarla, senza proferire parola. Non se l'era aspetto quella mossa. Già al terzo anno aveva provato le mani della Granger  sul suo viso, e doveva ammetterlo, la mezzosangue non scherzava quando prendeva a schiaffi.
--E' già la seconda volta Granger, mi dovrei preoccupare?— le chiese, mentre un nuovo ghigno prendeva vita sulle sue labbra.
—Sei tu che mi provochi, Malferret— rispose la Grifondoro , calmandosi e riprendendo la sua solita aria da studentessa modello.
—Be' se ti provoco ci sarà un motivo, non credi Granger?—    
 —E sentiamo, quale sarebbe questo motivo?— domandò la mora, non capendo dove volesse arrivare.—Pensa, l'hai detto tu stessa che non sei stupida—
  —La scommessa—mormorò  
—Allora devo ammetterlo non sei stupida. Cadrai ai miei piedi mezzosangue. Ho anche io un avvertimento per te...— prima di continuare la frase, diede il libro che ancora teneva in mano alla mora, si girò di spalle, e iniziò a camminare, si fermò dopo poco, ruotò il viso in direzione della Grifondoro e disse —non ho mai perso una scommessa—e con queste ultime parola raggiunse il suo amico, che intanto aveva restituito il libro alla bibliotecaria e insieme si incamminarono verso il campo da quidditch.

***

Harry Potter camminava tranquillo per i corridoi di Hogwarts, stava andando in sala grande dal momento che tra poco si sarebbe tenuta la cena. I suoi migliori amici l'avevano lasciato da solo, Ron troppo preso da Lavanda, ed Hermione troppo presa dallo studio. Hermione, quella ragazza era fantastica. Già da qualche giorno Harry si era accorto di pensarla troppo, ogni volta che la guardava un pensiero gli attraversava la mente. E se Hermione gli piacesse? Si chiedeva, ma secondo lui era una cosa alquanto improbabile, Hermione era la sua migliore amica, una sorella. Ma ogni volta che lei gli stava vicino, lui impazziva, qualcosa dentro di lui scattava. Com'era successo qualche ora prima quando lei gli aveva dato un bacio a fior di labbra. Erano soliti scambiarsi certi gesti, erano troppo uniti l'uno a l'altro. Una volta Harry aveva chiesto a Ron se gli dava fastidio, ma lui aveva risposto con una semplice scrollata di spalle dicendogli che tra lui e Hermione non c'era mai stato nulla di serio. Harry si ricordava la prima volta che l'aveva vista. Quando lui si trovava insieme a quello che poi sarebbe divenuto il suo migliore amico sul Hogwarts express, stavano parlando, Ron gli stava per mostrare un incantesimo, quando la porta del loro scompartimento si aprì per la seconda volta, e una ragazzina con addosso l'uniforme di Hogwarts nuova fiammante si presentò davanti a loro, l'aria sicura, e a prima vista antipatica, ma soltanto chi la conosceva bene poteva sapere che Hermione Jean Granger era tutto fuorché antipatica. Un nuovo pensiero prese vita nella mente del moro, sempre durante il loro primo anno un troll di montagne, un essere orripilante, alto più di tre metri, dalla testa piccola come una noce di cocco e i piedi piatti e callosi, era riuscito ad entrare in una delle camere sotterrane del castello, anche se poi si scoprì che il troll era stato portato dentro dall'ex-professore Quirinus Raptor, Harry si ricordò di quando quell' essere quanto brutto, quanto gigante era entrato nei bagni delle ragazze, luogo in cui in quel momento Hermione era andata a piangere, dopo aver sentito un commento poco gradito da parte di Ron, si ricordò di come aveva trovato l'amica riparata sotto un lavandino ridotto a frantumi e di come il troll si stava preparando a colpire la mora con la propria clava...
—Harry! Harry!— il moro interruppe i suoi pensieri quando si sentì chiamare, girandosi, notò che alle sue spalle, un Neville Paciock dal volto stanco e con la solita goffaggine, stava correndo nella sua direzione, quando se lo ritrovò davanti il bambino lo salutò con un cenno del capo.
—Neville, è successo qualcosa?— gli chiese.
—Harry...— ripete quello, con la voce ridotta all'affanno — ti stava cerando Silente... ha detto... se dopo cena...puoi andare nel suo ufficio... vorrebbe parlarti—. Tra una pausa e l'altra alla fine il ragazzo riuscì ad articolare una frase. Il bambino sopravvissuto ci pensò su un attimo, chi sa cosa avrebbe voluto Silente da lui? Dopo la guerra magica, erano state poche le volte in cui era stato nel suo studio, come mai ora lo stava cercando?  Alla fine decise di non pensarci in quel momento, anche perché iniziava a sentire un leggero languorino alla bocca dello stomaco, cosi dopo aver ringraziato l'amico per l'informazione, si diressero insieme nella sala comune.
—Ragazzi, sabato prossimo si va ad Hogsmead!— disse Blaise Zabini al tavolo dei Serpeverde, attirando l'attenzione dei suoi amici.
 —Dici sul serio? — chiesero Pansy Parkinson e Dapfne Grangrasse all'unisono.—Si, ho appena sentito la McGranitt parlarne con Piton—rispose.
—Bene, allora dobbiamo fare scorte di alcolici, perché le mie riserve si stanno finendo  e quelle di Draco anche—disse Theodore Nott.
 —Se qualcuno non si presentasse nella mia stanza a fregare il mio buonissimo  firewhiskey  ora le riserve del caro vecchio Draco non si starebbero finendo—si lamentò il biondo accentuando la voce sulla parola mio. Mentre alla mente tornavano i ricordi di quando qualche notte prima insieme ai suoi migliori amici avevano fatto festa fino a tardi, bevendo come dei dannati e lanciandosi sfide a vicenda come solo dei Serpeverde degni di quel nome potevano fare.
—Su Draco non ti lamentare tanto, so benissimo che senza di noi saresti perso—fece in risposta Blaise Zabini, intanto che si toglieva nel piatto d'oro scintillante le deliziose meraviglie di quel banchetto.
—Certo come no...— sussurrò il biondo, ma nonostante fosse un sussurro Theodore seduto accanto a lui lo sentì lo stesso e con finto fare offeso alzo il viso verso l'alto e disse —cosi mi ferisci, Draco— ma questo non lo stava più a sentire, perché la sua attenzione venne rubata da una risata cristallina che proveniva da un tavolo vicino al suo, ruotò di poco il viso, senza farsi notare dagli altri, e vide che la mezzosangue, stava scherzando con le sue amiche, tra cui anche: Ginny Weasly, Cali' Patil e Angelina Johnson . Aveva una bella risata, si trovò ad ammettere. Pura, sincera, felice, senza ghigni maligni a rovinarli il viso, una risata semplice. Proprio come lo era lei.  Per la prima volta in vita sua, si trovò a fissarla sul serio. Era bella, molto più bella di alcune ragazze con cui era stato, aveva i lineamenti delicati che si baciavano perfettamente con la sua candida pelle. I capelli, erano paragonabili a delle onde morbide e setose. E gli occhi, be' gli occhi erano la fine del mondo due iridi dorate mischiati al castano, dolci come il miele. "Cazzo Draco, e bella ma è una mezzosangue" pensò, e scuotendo la testa tornò a parlare con i suoi amici.

***

Sabato non si fece aspettare, e quando arrivò i ragazzi erano più felici che mai. Finalmente dopo due mesi passati tra delle mura, avrebbero potuto rimettere piede fuori. Certo, il tempo non era dei migliori, ma ad Ottobre, non ci si sarebbe potuti aspettare di meglio.  La pioggia batteva forte sulle pareti del castello, il cielo era grigio e cupo e l'unica cosa che si poteva intravedere erano i grandi nuvoloni grigi e carichi di acqua. Quella mattina, dopo aver fatto colazione, decine e decine di studenti, imbacuccati in sciarpe e mantelli si diressero verso il Salone d'ingresso, una grandissima stanza illuminata da torce, grazie alle quali si poteva raggiungere la Sala Grande e i piani superiori. Lì si trovano anche le quattro clessidre segnapunti, e nelle pareti c'erano le statue dei cavalieri che difendevano la scuola in caso di bisogno, e come aveva già fatto la professoressa McGranitt, durante la guerra, quelle statue potevano anche essere animate attraverso un incantesimo. Dopo aver superato il portone centrale del castello, e dopo aver superato i controlli di Gazza, poterono salire sulle carrozze. Mentre le carrozze attraversavano il cancello di ferro battuto,  a Harry Potter, tornò in mente il dialogo che aveva avuto qualche giorno prima con Silente.  Subito dopo aver cenato, intanto che tutti gli altri si dirigevano nelle proprie sale comuni, lui era salito al secondo piano , era andato dritto verso il gargoyle che portava all'ufficio del preside  e aveva pronunciato la parola d'ordine "sorbetto al limone". Il gargoyle si era spostato al suono di questa parola e l'aveva lasciato passare. Harry si ricordava, che una volta aveva chiesto a Silente come mai c'era proprio scolpito quello strano essere a fare da guardia al suo ufficio, e il preside gli aveva raccontato una leggenda babbana, riferita ad un un serpente o drago che si chiamava garguille, era alato e malvagio, sottomesso da un prete fu poi portato al rogo ed i resti posti sulle guglie della chiesa come monito ad i demoni che volevano impossessarsi del posto e dei suoi abitanti, da quel giorno il gargoyle, secondo le credenze popolari, acquisì il compito di scacciare i demoni. Senza neanche rendersene conto, il bambino sopravvissuto si trovò davanti all'ufficio del preside, busso piano alla porta, e dall'altro lato della stanza si sentì la voce di un uomo anziano che lo invitava ad entrare, la porta si aprì e il moro notò che il preside era rivolto di spalle, a guardare fuori dalle enormi finestre che decoravano le pareti della stanza, lo sguardo attento come a cercare qualcosa nel buio che nessuno poteva vedere. Silente si girò verso il ragazzo e lo guardò con gli occhi saggi, gli fece segno con la mano di accommodarsi e subito dopo si accomodò anche lui.
—Ciao Harry—disse con voce soave.
 —Signore, mi hanno detto che mi cercavate—rispose il bambino sopravvissuto.
—Certo, ho chiesto al Signor Paciok di informarti—fece una breve pausa poi aggiunse.  
—Harry, io dovrei parlare con te di una situazione che negli ultimi due mesi si è ritenuta più grave di quanto pensassi—.
—Signore, non capisco...— mormorò il moro confuso, ma il mago dai capelli bianchi, la barba lunga e argentata lo interruppe con un gesto disinvolto della mano.
 —Ti prego, fammi finire prima. Credo che tu te ne sia accorto, in questi ultimi giorni molti professori hanno saltato alcune lezioni o sono dovute uscire immediatamente dall'aula senza dare spiegazione alcuna. Vedi Harry,  il motivo di questa improvvisa mancanza, è legato a qualcosa—si fermò per prendere aria e poi proseguì. —Quando lo scorso Maggio hai ucciso Tom Riddle, non abbiamo tenuto conto di una cosa. Tom, come già sai,  voleva dividere la sua anima in sette parti: il libro, che tu stesso hai distrutto nella camera dei segreti, il medaglione, l'anello, il calice, il serpente Nagini e la corona di Corvonero. La settima parte sarebbe dovuto essere lui stesso, in quanto una parte della sua anima sarebbe rimasta nel suo corpo. Ma a causa di un imprevisto, se cosi possiamo definirlo, quando Voldemort tentò di ucciderti, quando tu ancora eri un neonato , la maledizione che scagliò rimbalzo sulla tua testa in quanto tu eri protetto dall'amore di tua madre e si rivolse contro lo stesso Voldemort distruggendolo. In quell'istante il frammento di anima contenuto ancora in Tom, lasciò il suo corpo, e si aggrappò all'unico essere vivente il quella stanza ovvero tu stesso Harry. Ma ora arriviamo al dunque. Voldemort era più malvagio di quanto ognuno di noi abbia mai potuto immaginare, infatti creò un altro Horcrux, cioè il nono—l vecchi mago si fermò e guardando il giovane Grifondoro dietro i suoi occhiali a mezza luna, notò la disperazione tornare a regnare sul suo volto.
—Signore, mi sta forse dicendo che Voldemort non è morto veramente?— gli chiese.  Ma il mago scosse la testa e continuò il suo discorso.
—Vedi Harry, Tom Riddle è tecnicamente morto. Ma c'è ancora un ultimo Horcrux che deve essere distrutto per non correre il rischio che un giorno il Signore Oscuro possa tornare a spargere il terrore. Come tu ben sai, questo castello fu fondato da quattro maghi molto potenti:  Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde Poco tempo dopo che la scuola venne aperta, tra i fondatori nacquero dei disaccordi: ognuno voleva selezionare i suoi allievi in base a delle caratteristiche precise, e quindi nacquerò anche le quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ora Salazar Serpeverde, teneva conto della differenza tra purosangue e mezzosangue, e cosi a sua volta senza dir nulla a gli altri tre maghi costruì la camera dei segreti, camera che tu stesso hai scoperto. Quello che sto cercando di dirti Harry e che tra questi quattro maghi non si crearono solo dei disaccordi, no, si creò una guerra vera e propria, guerra in cui Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde si uccisero a vicenda. Quel giorno morirono quattro grandi maghi, e il loro sangue si mischiò dando vita a un talismano molto potente, un talismano che racchiude in sé i poteri di tutti e quattro loro. Questo talismano è però divenuto un Horcrux , l'ottavo Horcrux, in quanto soltanto un grande mago oscuro, discendente da uno dei quattro maghi che lo fondò avrebbe potuto trasformarlo—concluse il vecchio.
—Quindi Signore, c'è un altro Horcrux che deve essere distrutto?— chiese il bambino sopravvissuto, sapendo già la risposta ma avendo paura di ammetterlo.
—Esatto Harry, ma questo Horcrux è molto potente, e soltanto un mago oscuro potrebbe distruggerlo, un mago che non prova sentimenti—.
—Ma Signore, non capisco...— ribatté il moro per la seconda volta.
—Ti prometto Harry che lo capirai a tempo debito, per il momento ho tenuto giusto che tu fossi al corrente di questi avvenimenti. Ora l'unica cosa che ti chiedo e che quello che ti ho riferito questa sera rimanga tra me e te. Ti chiedo di non avvertire neanche il Signor Weasley e la Signorina Granger— disse il mago con lo sguardo serio ma la voce sempre dolce.
—Certo Signore— rispose il ragazzo per poi alzarsi e con le idee ancora confuse uscire dall'ufficio.                                                                                                           

—Harry, Harry— il bambino sopravvissuto si svegliò da quella fase di trans in cui era caduto e notò subito una mano dalla carnagione chiara e le dita sottili che li veniva sventolata davanti il viso. —Ci sei Harry? Siamo arrivati— riconosce subito quella voce. Era Hermione, la sua migliore amica, affiancata da Ronald Weasley.
—Ragazzi...—disse con la voce bassa ridotta a un sussurro, ancora troppo preso dal fatto che il suo peggior nemico, il mostro che aveva ucciso i suoi genitori e molte altre anime innocenti, potesse da un momento all'altro tornare in vita. Come gli aveva chiesto Silente non aveva avvertito i suoi due migliori amici, e si sentiva tremendamente in colpa perché tra di loro non c'erano mai stati segreti.
—Harry, stai bene?— chiese Ron al suo amico. —Oh...si si, tutto bene— rispose questo passandosi una mano tra i capelli come a voler eliminare i brutti pensieri.                                                                                                                                                                                                                                               

***

Intanto, lungo la strada principale di Hogsmead, un gruppo di ragazzi Serpeverde si stava dirigendo al negozio Stratchy&Sons, l'unico negozio di abbigliamento che si trovava nel piccolo villaggio. In vetrina c'erano esposti i capi più alla moda, indossati da manichini a forma di mago e strega di bell'aspetto, che a volte facevano l'occhiolino ai passanti come per convincerli a comprare qualcosa. L'interno era piuttosto ampio, abbastanza da contenere paia di scarpe, di calzini, riscaldini colorati o con messaggi di auguri, gonne, pantaloni, mantelli, cappelli...  Vicino all'entrata si trovava un bancone, mentre in fondo al locale c'erano diversi camerini. Draco Malfoy stava cercando qualcosa da mettersi alla festa di Halloween che come ogni anno si sarebbe tenuta a scuola, anche i suoi migliori amici Blaise e Theodore, erano impegnati in quell' impresa. Pansy e Daphne, invece, si trovavano nel reparto femminile. —Che palle...vado a farmi un giro—mugugnò Draco, facendo ai suoi amici segno con il capo a mo' di saluto per poi uscire dal negozio. Il biondo, camminava tranquillo lungo il sentiero che portava alla stamberga strillante. Le mani nelle tasche dei pantaloni e una sigaretta adagiata tra le morbide labbra , mentre con le gambe tirava calci ai piccoli sassolini che ricoprivano il sentiero.Che strano... pensò, si ricordava ancora quando il Signore Oscuro lo aveva fatto diventare un suo seguace tatuandoli sull'avambraccio sinistro il marchio nero.  Ricordava ancora il dolore che aveva provato in quel momento, un dolore che mai aveva provato in tutta la sua vita, un dolore, anzi no...un bruciore paragonabile al fuoco con cui una persona viene arsa viva. Ricordava il dispiacere che aveva provato perché suo padre l'ho aveva obbligato a farsi marchiare, dicendoli che cosa più bella non li sarebbe mai potuto capitare nella vita, che si sarebbe dovuto ritenere soltanto fortunato ad avere avuto quell'opportunità.  Ma lui quell'opportunità non la voleva. Non voleva che il suo avambraccio brillasse di un rosso scarlatto ogni qual volta il mostro lo chiamasse. Draco Malfoy, voleva vivere una vita tranquilla da qualsiasi adolescente qual' era. Ma come lui stesso aveva imparato a sue spese, nella vita non tutto quello che si vuole si realizza. Ma la cosa che più li risultava strana, era che suo padre, dopo averlo obbligato a macchiarsi era scappato durante la guerra magica con lui e sua madre, abbandonando per sempre Voldemort. Per una volta Lucius Malfoy, aveva scelto la famiglia. Ma quel gesto non era abbastato. Infatti, da ormai quasi un anno, Lucius  Malfoy si trovava chiuso in una delle fredde e gelide, come il mare in inverno, celle di Azkaban. Con sua gran fortuna però non era stato condannato al bacio del dissennatore...
—Santo Godric...maledetto Salazar, che dolore!— si lamentò una voce dolce e melodiosa, angelica e infernale. Poco più distante da lui, Draco notò che con le spalle poggiate delicatamente al tronco robusto di un albero si trovava una Grifondoro, una Grifondoro che lui conosceva bene. Non si era ancora accorta della sua presenza, cosi decise di optare per l'effetto sorpresa, troppo curioso di sapere cosa gli fosse successo. Con passo lento, basso, ma deciso si diresse nella sua direzione. Se qualcuno gli avrebbe visti da lontano, avrebbe senz'altro pensato che quella situazione fosse buffa. Il serpente che si avvicina alla sua vittima. Il serpente che pian piano avvolgerà la vittima tra le sue spire. Il serpente che si fermò a un passo da quel albero e con voce roca disse –Mezzosangue—al sentirsi chiamare in quel modo, la grifondoro sobbalzò e ruotando la testa vide la figura alta del ragazzo che se ne stava alzato davanti a lei con un ghigno divertito ad illuminarli il volto.
—Ti diverti Malferret... mi hai fatto prendere un colpo—sospirò Hermione Jean Granger per poi tornare a puntare gli occhi sulla sua gamba, dove all'altezza della rotula, si espandeva un leggero gonfiore, ricoperto da macchie violacee, graffi e sangue incrostato. Il Serpeverde, seguì lo sguardo della ragazza, e anche i suoi occhi si puntarono su quella ferita, per qualche minuto non disse niente, poi si inginocchio per essere alla stessa altezza della ragazza e sorprendendo anche se stesso le chiese come se l'era fatto. La mora lo guardò un po' prima di darli una risposta, le sembrava strano che Malfoy si interessasse in quel modo a lei le sembrava strano anche il fatto che lui si fosse inginocchiato davanti ad una mezzosangue.
—Ero con gli altri, gli ho detto che sarei venuta a farmi una passeggiate per stare un po' tranquilla, quando sono inciampate ai piedi di questo maledetto albero—e con la mano indico il tronco su cui era ancora ancora appoggiata, poi chiese—ad ogni modo, a te che t'importa?— il biondo la guardò per qualche attimo e poi sfoderando il suo solito ghigno rispose—Semplice curiosità, Granger. Sai cercavo un altro modo per prendere in giro i Grifondoro—. La ragazza non diede tanto importanza alle sue parole, troppo presa dal dolore, e troppo impegnata a cercare nella sua borsa la bacchetta cosi da poter pronunciare la piccola formula che gli avrebbe rimesto a posto il ginocchio. Ma le sue mani, vennero bloccate in una morsa d'acciaio, e senza neanche rendersene conto, si trovava tra le braccia del giovane Malfoy. Lui l'aveva presa in braccio. Lui la teneva stretta al suo petto. Lui faceva attenzione a non provocarli ulteriore dolore alla gamba. Lui... lui niente si disse Hermione, lui è un Serpeverde, lui è uno stronzo, lui è semplicemente lui.
—Cosa stai cercan...— stava per chiedere la Grifondoro, ma venne interrotta da una voce dolce che le sussurrava vicino l'orecchio di stare tranquilla e di non agitarsi.
—Sta iniziando a piovere, o meglio a scatenarsi l'ennesima tempesta del cazzo, Granger. E tu non sei nelle condizioni migliori per camminare—fece una pausa, poi aggiunse —in più non puoi sistemarti la gamba con la magia qui, prima deve essere pulita da tutto quel sangue o l'incantesimo non avrà effetto—.  
Da quel momento la mora rimase in silenzio, mentre si faceva trasportare tra le braccia del giovane verso la Stamberga Strillante.  La stamberga strillante! La stamberga strillante! Iniziò  a gridare nella sua testa la ragazza.
 —Non vorrai veramente andare li dentro?!— se ne uscì qualche attimo più tardi.
—Cose Mezzosangue, non mi dirai che hai paura, ti credevo più coraggiosa. D'altronde non vi basate proprio su questo voi Grifondoro, sul coraggio e sull'orgoglio?— chiese lui .
No, certo che no. Hermione non aveva paura di entrare la dento. C' era già entrata una volta, durante il suo terzo anno ad Hogwarts. Ma quella vecchia casa maledetta le faceva tornare alla mente i ricordi legati a  Sirius Black, morto per mano di Bellatrix Lastrange. In quel momento le tornò alla mente il nome della persona che la teneva in braccio e iniziò a dimenarsi, finché questo non la lasciò andare, senza neanche che lei se ne accorgesse erano entrati in quella che veniva definita la casa più infestata di tutta la Gran Bretagna. Anche all'interno risultava molto inquietante. Le finestre erano chiuse da tavolati, le stanze erano polverose, disordinate e logorate dal tempo. La carta da parati scollata dai muri, il pavimento macchiato e tutti i mobili rotti e fatiscenti, anche le scale erano ormai ridotte in frantumi.
Il biondo continuava a fissarla, poi iniziò ad avvicinarsi verso di lei, questa lo fermò ma lui non le diede retta e con passo deciso la riprese in braccio, per poi farla sdraiare su un vecchio divano tutto rovinato e coperto da uno strato di polvere.
—E qui sarebbe più sicuro sistemarmi la gamba?—chiese lei sarcastica, dimenticandosi di tutto il resto.
—Sempre meglio che stare li fuori al freddo...— rispose lui, mentre dopo aver fatto comparire con l'aiuto della bacchetta un piccolo kit di pronto soccorso, l'aiutava a pulirsi la rotula dal sangue, per poi risistemargliela con la magia. La ragazza lo guardava basita, stupefatta che fosse quello il lato migliore di Malfoy?
—Perché l'hai fatto?— gli chiese dopo, quando il ragazzo fece evanascere il kit.
—Perché sono un gentiluomo— rispose lui. Ma la vera risposta era che neanche lui lo sapeva. L'aveva vista indifesa, e aveva agito d'istinto, senza pensare alle conseguenze. Senza pensare alle domande che sarebbero sorte da li a poco. Se suo padre per una volta aveva scelto la famiglia, lui per la prima volta aveva scelto l'istinto.
 —Sei un immaturo Malfoy, ecco cosa sei— gli disse la mora dagli occhi dorati e i capelli ondulati.
—Cosi mi deludi mezzosangue... essere immaturi significa essere perfetti— Fu la sua risposta, una risposta che fece rimanere la Granger letteralmente a bocca aperta.
—Oscar Wilde?—chiese, quando si fu ripresa dalla sorpresa.
—Oscar Wilde—confermò lui.

Ciao ragazze! spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Fino a qualche attimo fa ero indecisa se pubblicarla o meno, anche perchè è la prima volta che scrivo qualcosa su EFP. Come potete vedere questa storia, non parla semplicemente della coppia Draco Hermione, ma parla anche di un possibile ritorno di Voldemort.  questa mia storia, Draco ha come migliori amici, Theodore e Blaise, e a questi si aggiungono anche Daphne e Pansy, anche se in questo capitolo non compaiono molto, o meglio compaiono ma non dicono quasi nulla, quindi impareremo a conoscere i loro personaggi nei capitoli successivi. Non so voi, ma a me piaceva l'idea di questo gruppo di amici Serpeverde. Hermione, invece è ancora legata a Harry e Ron, con quest'ultimo ha anche avuto una storia che non è andata a finire molto bene, facendoli capire che il loro rapporto è più simile a quello che c'è tra un fratello e una sorella. Per quanto riguarda Harry lui è preoccupato principalmente per il fatto che il suo peggior nemico possa tornare in vita, ma in secondo piano  è anche preoccupato dal fatto che forse si stia innamorando di Hermione. Ringrazio di cuore  tutti quelli che hanno letto la storia, ora devo scappare... a quasi dimenticava, come avete visto in questa fanfiction c'è già stata la guerra magica, ma sia Silente che Piton, non sono morti, anche perchè personalmente non riesco a immaginare una storia dove questi due personaggi non compaiono. Volevo lasciare in vita anche il personaggio di Sirius ma avevo paura di modificare troppo la vera storia di Harry Potter. Adesso vi saluto, ciao!! :)
Ps:
Se avete qualche dubbio sulla storia, contattatemi, sarò molto felice di chiarirvelo.
   
 
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