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Autore: Ameliasvk    20/05/2015    7 recensioni
"In principio ci furono le fiamme."
Londra, 1882. Amelie von Kleemt è una giovane di buona famiglia, ed ha tutto ciò che una ragazza della sua età possa desiderare: un nome altisonante, una casa lussuosa, innumerevoli vestiti, gioielli e... un fidanzato che non ha nemmeno mai visto in volto. Accade però che durante la festa di fidanzamento, la ragazza viene a conoscenza della più orrenda delle verità. Chi sono le creature che popolano i suoi incubi? Cosa vogliono da lei... ma soprattutto, sono reali? Ma è proprio quando tutte le sue speranze crollarono in mille pezzi, che Amelie viene salvata da un misterioso ragazzo, il quale, subito dopo…
Genere: Dark, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Assassinio

_ Miguel_

Il tetto del bastione non era troppo lontano.
Mi bastava seguire il corridoio, svoltare a destra e salire la ripida scalinata che mi avrebbe portato a destinazione.
Una volta in cima, la gelida brezza notturna mi colpì in viso con la medesima intensità di un uragano. Nessuna stella brillava in quel cielo cupo, gonfio, pregno di nuvole e d'umidità.
Nemmeno una... anzi.
La sola fonte d'illuminazione era data dal profilo addormentato della luna, che con i suoi pallidi raggi faticava a rischiarare le nette ombre del paesaggio circostante. Senza perder altro tempo inutilmente, mi guardai intorno.
C'era un lungo varco scavato nella roccia, file interminabili di mattoni e poi uno spazio aperto, circolare, sormontato da una sorta di piedistallo rialzato... su cui poggiava lo stendardo bianco e rosso dei von Kleemt.
L'affare giaceva immoto al centro del cerchio, inchiodato alla pavimentazione come uno spillo infilzato nella lana.
Feci scivolare la Mimesis tra le dita, facendo ben attenzione a non tradire troppo in fretta la mia presenza, dopodiché, cominciai a spostarmi nel buio.
Mura alte e rugose si alternavano a parapetti crollati, dando vita ad un particolare gioco ottico, fatto di geometrie sia simmetriche che irregolari.
Il tutto accentuato dalla cappa nera della notte.
Col cuore colmo d'agitazione per lei, girai a vuoto per alcuni secondi, senza però scorgere o trovare niente.
Ero nel bel bezzo di una situazione di stallo; diviso tra la voglia di correre a cercarla come un folle, invocando il suo nome a squarciagola; e tra l'amara constatazione dei fatti.
Amelie era svanita, scomparsa nel nulla... questo, almeno, finché il vento non decise di cambiare direzione.
Ci fu una sferzata poderosa, una vera tempesta d'aria... e nell'arco d'un battito di ciglia, la flebile traccia che stavo seguendo... da impalpabile divenne incredibilmente forte, intensa, tanto da stordirmi.
<< Amelie!>> mi rivolsi all'ignoto.
Eppure non ci fu alcuna risposta.
<< Lo so che sei qui. Lo sento...>> continuai.
Ma nulla.
Il silenzio perdurava, aleggiando come fitta bruma su un mare in burrasca.
<< Amelie... ti prego!>>
Non avrei mai creduto, nel corso della mia lunga vita di giungere al punto di dover implorare qualcuno.
Eppure, implorare era il termine esatto.
<< Amelie!>>
Questa volta ci fu un lieve singulto, un frusciare di stoffa bagnata e... non appena svoltai l'angolo grosso piedistallo in pietra, un'esile figura vestita di bianco catturò completamente la mia attenzione.
Eccola.
Se ne stava lì, da sola, afflosciata su sé stessa come un abito dismesso.
Aveva le spalle incurvate, la testa sepolta tra le ginocchia e un'incredibile difficoltà nel respirare.
Era annientata, distrutta, un pallido fagotto di lacrime e stracci.
<< Stai tremando...>> constai.
Avanzai d'un passo, poi di un altro, finché le fui tanto vicino da sfiorarla.
Lei alzò a malapena lo sguardo su di me, trapassandomi da parte a parte, senza vedermi realmente.
<< N-non riesco a... s-mettere. F-reddo... ho tanto freddo.>> mormorò con voce flebile, confusa.
Un nodo doloroso mi si strinse in gola, fin quasi a soffocarmi.
Ma che mi prendeva?
Finalmente l'avevo ritrovata, lei... era viva, stava bene e nessuna ferita evidente sembrava marchiarle le membra.
Eppure non riuscivo a darmi pace...
E come potevo?
La collera mi circolava nelle vene insieme al sangue, facendomi desiderare unicamente il caos.
Volevo gridare, ridurre in poltiglia il cadavere di Nigel e radere al suolo tutto: il castello, Slyvermon... l'intera contea dello Yorkshire se necessario!
<< M-Miguel...>> farfugliò, << Sei... tu? Sei proprio tu...?>>
Si sporse leggermente in avanti, una mano tesa e tremante verso di me.
L'afferrai, baciandone il dorso, il palmo, le dita.
Assaporare nuovamente la consistenza della sua pelle fu un'emozione unica, folgorante, ma sentirla così fredda e rigida a contatto con le mie labbra, fu peggio di una stilettata in pieno petto.
<< Sì, sono io... mio Piccolo Tarlo...>>
 Mi staccai malvolentieri dal tocco delle sue mani, poi, senza nemmeno darle il tempo di respirare, la sollevai tra le braccia, avvolgendola tra i lembi in velluto nero del mio soprabito.
<< G-grazie...>> balbettò, rabbrividendo per l'improvviso sbalzo termico.
Il calore del mio corpo si scontrava col gelo del suo, in una battaglia che speravo con tutto il me stesso di vincere.
La guardai negli occhi e una fitta di puro dolore parve stritolarmi il cuore.
Lei sembrava così piccola, ora. 
Fragile, indifesa... un tenero pulcino bagnato.
Ma totalmente sotto shock.
Il suo volto non era mai stato così terreo e stanco.
Mai.
Nemmeno nei momenti peggiori; quando la sua vita era stata attaccata ad un filo, e il suo sangue scorreva a fiumi, sporcandomi di rosso le labbra.
Oh, dannazione!
Come aveva fatto a resistere fino ad allora?
Era nuda, sotto quel leggero strato di stoffa... nuda.
Come il cadavere di Nigel nella stanza degli specchi.
 << Nigel...>> sibilai a denti stretti, << Lui ti ha...>>
Ma continuare a parlare, sembrava d'un tratto diventato impossibile.
Ogni suono mi moriva in gola, bloccandosi a metà, tra i denti e la punta della lingua.
In quel momento, realizzai di essere un codardo: avevo paura di affrontare quel discorso, non volevo sapere che cosa Nigel le avesse fatto... faceva troppo male.
Ma non potevo nemmeno rimanere con quel dubbio attanagliante nella testa.
Dovevo sapere.
Scoprire quale fosse la verità.
A qualunque costo.  
<< No.>> rispose in un sussurro, scuotendo lentamente il capo.
<< Vuol dire che non...>>
<< Esatto.>> biascicò, <<  Lui non mi ha fatto niente. Non... non ne ha avuto il tempo... di...>>
<< Oh...>>
Sentii il mio cuore fremere, scoppiarmi nel petto e una pura scarica d'euforia incendiarmi le vene.
All'improvviso ogni cosa aveva perso la sua importanza.
Sia Nigel che le sue perverse macchinazioni.
Nella mia mente c'era solo spazio per lei... la donna che amavo più della mia stessa vita.
<< M-Miguel... >> incespicò, << C-così mi soffochi!>>
Ma non allentai la presa, tutt'altro.
La sollevai da terra, prendendola in braccio come se fosse stata una bambina... dopodiché, cominciai a girare su me stesso in un turbinare d'abiti e di risate.
<< Stai bene...>> le dissi a fior di labbra, disseminandole il viso di baci.
Lei rispose con passione, fin quasi a divorarmi... ma c'era qualcosa di strano nei suoi gesti.
Un'urgenza, uno struggimento, come cercasse in tutti i modi di distrarmi e dissimulare.
Lo leggevo in ogni suo gesto, in ogni sua carezza, ogni volta che le nostre bocche ansanti s'incontravano.
Dovevo darle atto che si stava impegnando, davvero.
Peccato solo che avessi già capito tutto.
Tentava disperatamente di nascondermi qualcosa... ma cosa?
Mi soffermai su quei pensieri per brevi istanti, poi il suo odore delizioso sortì l'effetto di una droga. Mi ubriacai di lei, della sua pelle, del suo profumo, fino a sentire il cervello liquefarsi e le narici pizzicare.
Poco importavano i suoi tentativi d'occultamento.
  << Sei qui...>> ansimò tra un bacio e l'altro, << Finalmente sei qui!>>
 Avrei voluto risponderle di sì, che non l'avrei più lasciata, ma la sua bocca me lo impediva.
Dio...
Era così bello sprofondare le mani sul suo soffice seno, baciarla, accarezzarla, premere il corpo contro il suo e... sentirla mia.
Mia soltanto.
Non so per quanto tempo andammo avanti così, annegando l'uno tra  le braccia dell'altra; minuti ed ore si alternavano, secondo dopo secondo, fino a perdere ogni valenza.
Poi il suo atteggiamento cambiò.
Con un'irruenza che non le apparteneva, si avvinghiò al mio corpo.
Mi sentii stringere convulsamente dalle sue mani, che con foga febbrile presero a passarmi in rassegna il petto, la schiena, i fianchi, fino a risalire sul viso.
<< Ho avuto così tanta paura, Miguel!>> singhiozzò, << È stato terribile... io... ho cercato di difendermi, sì... ci ho provato... ma lui era troppo forte per me! Non riuscivo a scrollarmelo di dosso! Poi ho urlato... Oh mio Dio quanto ho urlato! Ho chiamato aiuto, invocato il tuo nome... ma tu... non rispondevi...>>
Quelle parole mi ferirono nel profondo, come un fendente conficcato all'altezza del cuore.
Cristo... lei si era trovata in pericolo!
Quel verme schifoso di Nigel aveva provato a violentarla, a violare quel corpo così puro, perfetto, che consideravo sacro...e non mi ero trovato lì per difenderla!
Mi torturai a quell'idea, trattenendo a stento delle brucianti lacrime di frustrazione.
Poco importava se mi trovavo a kilometri di distanza, impegnato a sterminare una fitta nidiata di Ghuldrash.
Non c'ero stato nel momento del bisogno, ed ora non potevo far altro che detestare me stesso e raccogliere i cocci.  
<< Sarei voluta morire, in quel momento.>> confessò, << Chiudere gli occhi e non sentire più niente... ma le sue mani erano ovunque, come tentacoli e la sua lingua un viscido contenitore di veleno... oh Dio! Stavo per temere il peggio, quando ...>>
La sua voce si affievolì di colpo.
<< Quando poi... è... morto.>>
Quella semplice frase, mi destabilizzò nel profondo, facendomi rabbrividire contro la mia volontà.
<< Com'è successo?>> le domandai.
Come travolta da una scarica di corrente elettrica, Amelie sussultò, distogliendo lo sguardo per evitare i miei occhi.
<< I-io...>>
<< Tu cosa?>> la incalzai.
Ricordavo perfettamente la ferita sulla schiena dell'uomo, la sua dimensione, la profondità...
<< No, Miguel.... io non...>> proseguì, deglutendo.
Le sfiorai il volto con la punta delle dita, costringendola una volta per tutte a guardarmi.
C'era paura nei suoi occhi, un terrore vibrante, immenso, talmente smisurato da schiacciarla.
<< Ho visto il suo cadavere...>> ammisi, << È stato colpito alle spalle, il cuore completamente asportato.>>
Mi aspettavo che controbattesse, che dicesse qualcosa... una qualunque cosa, ma Amelie rimase in silenzio.
Si limitava ad osservarmi con la bocca serrata e l'espressione di pietra. Del tutto indecifrabile.
<< Tu sai cos'è successo.>>
La mia non era una domanda, ma un'affermazione.  
<< L'hai visto...>> le bisbigliai all'orecchio.
La sentii soffocare un fremito,dopodiché un filo di voce si fece strada tra le sue labbra.
<< Io...  non mi sono accorta di... niente!>>
Ispirai ed espirai a fondo, cercando di calmarmi... ma ormai ero al limite della sopportazione.
<< Amelie, ti prego... parla!>> la implorai, << Qualcuno deve pur averlo ucciso!>>
In un attimo i suoi occhi si riempirono di lacrime, trasformandosi in liquide pozze scure, delle voragini senza fondo in cui precipitare.
<< Sì.>> fu la sua replica.
Secca, dura, della stessa consistenza del granito.
<< È stato qualcuno della mia razza, vero? Forse... Lilith?>>
<< No!>> esclamò.
La sua voce s'era fatta d'un tratto alta, squillante, il preludio di un grido.
<< Non è stata Lilith ad ucciderlo.>>
<< E chi, allora?>>
Il suo sguardo ebbe un guizzo e l'ombra di un sorriso si posò sulle sue labbra.
Non l'avevo mai vista ridere in quel modo.
<< È stato lui... "E.".>> dichiarò sommessamente.
Il tono basso, incrinato, poco più che un sibilo.
<< Erick.>>

_ Amelie_

Improvvisamente, il gelo tornò a martoriarmi le carni.
C'era troppo spazio, tra di noi... troppa distanza.
Le nostre pelli non erano più a contatto e i miei piedi nudi toccavano di nuovo il suolo.
Mi aveva poggiata a terra prima ancora che potessi rendermene conto, e mi guardava, sì. Mi guardava intensamente, con gli occhi rifulgenti di rabbia e le iridi irrorate di sangue.
<< Miguel...>> mormorai, col cuore in procinto di fracassare la mia cassa toracica.
Feci un passo in avanti, alzando un braccio per accarezzargli il volto, ma lui scansò via la mia mano, indietreggiando.
<< Erick...>> pronunciò quel nome come un insulto.
Mi squadrò da capo a piedi, trafiggendomi con sguardi affilati, taglienti, tanto freddi da sembrare lame.
 << Miguel, io...>> continuai, tuttavia non mi fece finire.
Me lo ritrovai addosso.
Le sue labbra avviluppate irosamente alle mie, mentre il profilo acuminato delle sue zanne mi pungeva la lingua.
Sentii il fievole sentore dolciastro del mio sangue, il suo respiro farsi irregolare, finché non mi ritrovai imprigionata tra il muro e le sue braccia.
<< M-mi fai male...>> tentai.
Ma le sue mani mi strinsero con ancora più forza, più prepotenza, quasi volesse sbriciolarmi le ossa.
<< Come fai a conoscere il suo nome?>> domandò incollerito, << Come?!>>
Ero così sconvolta da non riuscire a rispondere.
<< Allora?>> ringhiò.
Aveva la voce ansante,dubbiosa... accusatoria.
D'un tratto mi sentii sporca, come se nell'interagire con Erick avessi commesso il più subdolo ed immondo dei peccati.
<< Pensavo fossi stato tu, ad uccidere Nigel!>> strepitai, << L'ho sperato fino all'ultimo. Col cuore gonfio di speranza, sono salita fin quassù, urlando il tuo nome... Miguel. Ma tu non c'eri, non rispondevi e... e io avevo terribilmente bisogno di te.>>
Alle mie parole vidi la sua espressione mutare.
Non era più arrabbiato, o forse si, ma unicamente con se stesso.
Leggevo una profonda sofferenza in lui, all'interno dei suoi occhi, tanto che temetti di esserne inevitabilmente inghiottita.
<< Mi dispiace, Amelie... Mi dispiace così tanto!>>
Ogni sua parla aveva la stessa consistenza di una cascata d'olio bollente.
<< È stato lui a comparire dal nulla, come un'illusione. Io non sapevo che fare, ero immobilizzata dalla paura... poi mi ha parlato. Sembrava conoscermi... sapere delle cose su di me...>>
<< Che cosa?>>
<< Non ne ho idea... mi sentivo così confusa, come se stesse esercitando una specie di forza su di me, un'attrazione... ed io non riuscivo a resistere.>>
Sentii Miguel imprecare, stringere i pugni e digrignare i denti.
<< Ha usato i suoi poteri, quel maledetto! Oh sì, era sua anche la barriera che c'era di sotto. M'impediva di capire dove tu fossi finita!>>
Trascorsero alcuni secondi di silenzio, in cui i nostri sguardi restarono incollati.
Io non sapevo che dire, lui faceva di tutto per trattenersi.
Ma alla fine parlò.
<< Cosa voleva da te?>>
<< Non l'ho ancora capito.>> ammisi, << Diceva di volermi portare via con sé... ma quando ho rifiutato, non ha fatto storie. Anzi. È svanito senza lasciare traccia... e poco dopo, sei arrivato tu.>>
Lo sentii cingermi le spalle, affondare la testa sull'incavo del mio collo e stringermi forte.
Senza violenza, stavolta.
<< Qualsiasi cosa voglia, Amelie... non gli permetterò mai di farti del male! >> dichiarò con vece tremante, più a sé stesso che a me.
<< Lo so...>>
Le sue dita s'intrecciarono ai miei capelli, con delicatezza, rendendomi schiava e succube del suo tocco.
Quanto mi era mancato?
Avevo l'impressione di sciogliermi, liquefarmi, di essere come docile argilla tra le sue mani.
Semplicemente malleabile.
Con dei lievi tocchi mi plasmava a suo piacimento, modellandomi sapientemente, come un mastro ceramista alle prese con un vaso.
Stordita dal suo profumo inconfondibile e sensuale, non potei far altro che chiudere gli occhi e riempirmi i polmoni d'aria. Sembrava tutto finito... finalmente!
Nigel era morto, Erick se n'era andato e Miguel mi teneva stretta a sé, tra le sue braccia.
A stento riuscivo a trattenere le lacrime.
Mi sentivo così al sicuro, ora.
Protetta.
Come non mi ero sentita da ormai troppo tempo.
<< Che faremo ora? Dove andremo?>> gli chiesi, la voce bassa, impastata.
Un sospiro gli scappò dalle labbra, ma invece di rispondere... mi spinse via.
Il suo gesto tanto avventato mi aveva lasciato completamente di stucco.
Ero sbigottita.
<< Ma cos->>
<< Shhh!>> mi zittì, posando l'indice sulle mie labbra.
Si guardò furtivamente intorno, sbuffando col naso, come un toro.
<< Non siamo soli... >> disse sporgendosi in avanti.
<< Che vuol dire?>> bisbigliai.
<< Non lo so, non mi è chiaro... ma percepisco delle presenze...>>
Col cuore in tumulto, feci vagare lo sguardo ovunque.
Le ombre erano scure, pesanti, dense... potevano nascondere qualunque cosa, qualsiasi pericolo.
<< Amelie...>> richiamò la mia attenzione.
<< Sì?>>
<< Appena ti darò il via, allontanati il più possibile e corri a nasconderti. Hai capito?>>
Annuii vigorosamente, poi accadde.
Una sferzata di vento gelido fendette l'aria, qualcosa mutò, e le ombre proiettate dal parapetto in pietra si mossero.
<< ORA!>> urlò, << Allontanati!>>
Rimasi a guardarlo spaesata, i polmoni chiusi, il cuore sul punto di scoppiare, finché l'adrenalina fece il suo corso, andando in circolo e facendomi scattare.
Corsi verso il declivio costituito dalla scalinata, acquattandomi dietro una porzione di muro.
Non ero più a portata di mano, ma abbastanza vicino da poter scorgere il mio Miguel alla perfezione.
Nell'osservare la sua schiena, il mio muscolo cardiaco saltò un battito.
Raramente l'avevo visto così... preoccupato, ed ogni volta era stato a causa di quei mostri immondi chiamati Ghuldrash.
L'idea che quelle bestie si fossero acquattate da qualche parte, aspettando solo il momento migliore di saltarci addosso... mi nauseava.
Gettai uno sguardo pieno di paura alle mie spalle, poi tornai a posare gli occhi su Miguel.
Se ne stava col corpo proteso in avanti, pronto a scattare e i muscoli tirati come una corda di violino.
Le iridi vermiglie spiccavano come fiamme nell'oscurità, fregiandosi di una luminescenza sovrannaturale, inquietante, quasi demoniaca.
D'un tratto però, il mondo cominciò a vorticare.
Uno schiocco fragoroso fendette l'aria, una folata di vento ci avvolse e... dal nulla, comparvero due sagome incappucciate e una frusta composta da catene di metallo.
L'arma calò impietosamente sul pavimento, crepando l'antica superficie della pietra.
Era un avvertimento, lo sapevo bene.
Se davvero avessero voluto fargli del male, ci sarebbero riusciti.
Ma i due uomini, sembravano avere un piano ben preciso in testa.
Con un gesto arrogante, quello più grosso scrollò le spalle, mentre il suo compare dall'aria mingherlina, riavvolgeva le catene tra le sue mani.
Li vidi scambiarsi uno sguardo d'intesa, muovere il capo in segno d'assenso, per poi avvicinarsi minacciosi a Miguel e... cominciare a parlare.
Ero troppo lontana per captare il senso delle loro frasi, le parole mi arrivavano in modo frammentario, confuso, ovattate dalla distanza che ci separava.
Aguzzai l'udito per capirci qualcosa, ma nelle mie orecchie risuonavano unicamente ronzii incomprensibili.
Solo in seguito mi resi conto che non stavano parlando in inglese, ma bensì in tedesco.
Nel lasso di pochi minuti, però, la conversazione degenerò in un litigio e due uomini incappucciati si fiondarono a suon di pugni su Miguel. Il mio cuore accelerò di colpo, mozzandomi il respiro. Grazie alla sua forza inumana, Miguel li scaraventò lontano, ma fu tutto inutile. Quei due erano degli ossi duri. Come se nulla fosse accaduto, si rialzarono in piedi, scaraventandosi nuovamente su di lui.
Stavolta li scansò, spostandosi di lato, ma quello più basso gli scagliò addosso la sua frusta tintinnante, scavandogli la carne all'altezza della spalla.
Sentii Miguel urlare, imprecare in quella lingua sconosciuta, poi estrarre gli artigli e gettarsi su di loro come una furia.
I due riuscirono ad evitarlo per puro miracolo, dopodiché seguirono degli interminabili minuti di violenza.
Miguel schivò i loro colpi, fulmineamente, muovendosi da una parte all'altra con l'eleganza d'un felino.
Ne ferì uno alla gamba, rigandogli di rosso la coscia, fino al ginocchio.
L'uomo gridò dal dolore, contorcendosi, poi la frusta gli cadde a terra.
Miguel la raccolse, mentre un ghigno malvagio gli increspava le labbra.
L'agitò in aria, pericolosamente, dando vita ad una moltitudine di cerchi.
<< E adesso?!>> lo sentii ringhiare divertito.
Conficcai le unghie nella nuda pietra, mordendomi la lingua per non urlare.
<< Allora?!>> gridò.
Vidi gli anelli di metallo baluginare come stelle, poi una sferzata, il sibilo del vento... e senza alcuna pietà, l'arma si scagliò sulla carne del suo stesso padrone.
L'uomo boccheggiò, rilasciando un urlo disperato, finché le maglie d'acciaio non tornarono ad accanirsi su di lui.
Ma ero così presa dalla scena, da non rendermi conto di un piccolo, catastrofico, particolare...
Dov'era finito il secondo uomo, l'energumeno?
Poi lo vidi, alle sue spalle... pronto a prenderlo di sorpresa.
<< Miguel!!!!>> lo chiamai, abbandonando il mio nascondiglio per avvisarlo del pericolo.
Ma nel giro di un secondo, delle mani rudi e forti m'impedirono di andare avanti.
<< Ehi, tu... ragazzina. Che cosa credi di fare?>>
Una figura alta e massiccia mi si parò di fronte, bloccandomi il passaggio.
Era lui: l'uomo che stava per attaccarlo... ma come aveva fatto?
Si era mosso ad un velocità incredibile, tanto da sfidare l'umana percezione delle cose.
<< C-chi siete?>> ansimai.
L'uomo abbassò il cappuccio, lasciando che il suo mantello nero ricadesse a terra.
Dapprima distinsi vagamente un torace nudo, poi una cospicua massa di muscoli guizzanti, ed infine un volto dai lineamenti marcati, con labbra sottili, naso dritto e un'arcata sopraccigliare sporgente.
<< Lasciatela stare!>> ruggì Miguel, << Altrimenti l'ammazzo!>>
Con una crudeltà inaudita, spinse gli artigli nel petto della propria vittima, facendolo dimenare dal pianto.
<< Mi hai sentito, razza bastardo?!>> rincarò la dose, affondando ancora più in profondità con le dita.
Lo sconosciuto mi guardò con astio, gli occhi socchiusi, ridotti a due fessure luccicanti.
Con quella poca luce, mi era impossibile coglierne il colore, ma la sfumatura bronzea della pelle e il profilo calvo della testa erano più che visibile.
<< Ehi, Camaleonte! Che cosa ne facciamo di lei?>> disse rivolgendosi all'ignoto.
Una risata rauca e possente riempì l'aria, mentre i vago sentore di un ricordo riaffiorò nella mia alla mente.
<< Oh, Angus... non vorrai mica accontentare il nostro amico così in fretta!>> latrò il Camaleonte tra una risata e l'altra.
<< Ryan...>> sussurrai incredula, << Ryan Blackwood! Sei tu?>>
Il colosso chiamato Angus si scansò di lato, lasciandomi la visuale libera.
Una terza ombra dal mantello scuro era comparsa alle spalle di Miguel, rivelando una sagoma smilza e asciutta.
Solo in un secondo momento, mi resi conto della lama che stringeva in mano: un pugnale dall'elsa argentata.
Puntato direttamente contro la gola del mio Miguel.
<< Amelie, scappa!>> lo sentii urlare.
<< No!>> replicai in lacrime, << Non ti lascio qui!>>
<< Ma che scenetta deliziosa!>> s'intromise Ryan, << Davvero commovente!>>
<< Maledetta carogna! Lascialo andare...!>> sibilai con disprezzo.
Lui si limitò a sorridere raggiante, il viso dai tratti adolescenziali che poco s'intonava  col timbro cupo e profondo della sua voce.
<< Signorina Amelia... >> disse facendo un lieve inchino, << Vuoi forse unirti a noi?>>
Ignorai la sua domanda, cercando di superare la barriera corporea composta da Angus, ma ogni mio tentativo risultò inutile.
Era grosso ed irremovibile come un monolite di pietra.
<< Dannazione, Ryan!>> vociò Miguel, << Amelie non ha colpe, lasciatela andare!>>
Angus intensificò appena la pressione delle sue dita contro i miei polsi, mentre Ryan scosse il capo in segno di disapprovazione.
<< Miguel... amico mio! Non ti facevo così scettico. Io e Angus siamo gentiluomini, lo sai. Non potremmo mai fare del male ad una creatura così speciale come la signorina qui presente.>>
Fece una pausa, sfiorando col filo della lama la gola di Miguel.
<< O forse no. Ma mi conosci... sai che odio la violenza, soprattutto se indirizzata ai danni del gentil sesso. Tuttavia, c'è un piccolo problema: non ho molto tempo da perdere... e se non ti decidi a collaborare... beh, mi costringi ad usare maniere più... persuasive...>>
La sua testa si abbassò in un lieve cenno, cosicché i suoi riccioli color rame gli ricaddero sulla fronte e sulle spalle. Stranamente, li portava sciolti.
<< Angus...>> mormorò.
Vidi una scintilla perversa brillargli negli occhi di cobalto, che con un lungo sguardo percorsero il mio corpo, per poi spostarsi sul volto del suo compare.
Angus colse subito la sua tacita richiesta, annuendo appena con il capo.
Con mia grande sorpresa, sentii le sue mani abbandonarmi i polsi, liberarli per risalire e... imprigionarmi il collo.
Un brivido di puro terrore mi congelò la spina dorsale, facendomi tremare come una foglia.
Ma che diavolo stava succedendo?
Chi era questo gigante?
Che ci faceva con Ryan?
Ma soprattutto, che cosa voleva farmi?
All'improvviso, la sua presa si fece d'acciaio, potevo percepire le sue grosse dita callose serrarmi la gola, stringere forte, sempre di più, fino a strangolarmi.
I miei polmoni si svuotarono, le vie respiratorie s'intasarono e senza rendermene conto, cominciai a tossire convulsamente alla ricerca di una boccata d'aria.
Non ce la facevo più... il mondo aveva preso a girare, ad appannarsi, tingendosi di grigio pulviscolo danzante.
Troppo velocemente, le mie orecchie presero a fischiare e ogni rumore mi giunse attutito da una fitta coltre di nubi temporalesche.
Ma... era davvero quella, la morte?
<< Tu... lurido figlio di puttana! Non osare toccarla!>> urlò Miguel nel colmo della disperazione.
A stento riuscii ad aprire gli occhi e guardarlo. Il suo sguardo non era mai stato così intenso, delirante, rabbioso.
Rifulgeva di una luce accecante, come le braci ardenti su un mare di lava.
<< Non comportarti da villano, Angus. La signorina ci serve viva... per ora...>>
Il compagno nerboruto di Ryan obbedì senza esitazioni ai suoi ordini, allentando la presa per consentirmi di prender fiato. Mi strozzai nella mia stessa saliva, tossendo  ed annaspando, fino a sputare sangue.
Dio... se faceva male!
Avevo la testa attaccata al collo per miracolo e i polmoni completamente in fiamme.
<< Se non ti arrendi, Miguel... >> lo minacciò Ryan, << Angus potrebbe non essere più così gentile con la tua bella! La scelta è tua.>>
Vidi Miguel tentennare, trafiggere con gli occhi quel traditore di Ryan, la montagna di carne che mi teneva prigioniera e poi il volto dell'uomo che giaceva inerme sotto di lui.
<< Avanti, amico mio...>> continuò il Camaleonte, << Sai cosa devi fare.>>
Le labbra di Miguel si piegarono verso l'alto, in un sorriso amaro, del tutto arrogante.
<< Ho la sua vita, nelle mie mani. Basterebbe una pressione leggermente maggiore, uno spostamento avventato... e addio al caro Joseph!>>
<< Suvvia, Miguel... lascialo andare!>> proruppe Ryan, << Se lo farai, Angus libererà il collo della tua graziosa fidanzata. Mi sembra uno scambio equo...>>
Credevo di aver fatto il pieno di esperienze assurde... almeno per quella lunga notte; ma a quanto sembrava mi sbagliavo di grosso, e la situazione non faceva altro che aggravarsi!
<< Non farlo, Miguel! Deve trattarsi di una trappola!>> gridai, tra un rantolo e l'altro.
Ma lui scosse il capo, fissando Ryan negli occhi.
<< Promettimi che lei sarà al sicuro!>> gli intimò.
Ryan assentì, mentre un grande sorriso gli tagliava orizzontalmente gran parte della faccia.
<< Hai la mia parola...>>
Dopodiché, fu tutto terribilmente caotico, veloce, confuso.
Miguel estrasse la mano dal petto dell'uomo chiamato Joseph, e un vistoso flutto scarlatto fuoriuscì dalla ferita.
<< E ora Amelie!>> ringhiò, << Liberatela!>>
Angus lasciò del tutto la presa, scaraventandomi malamente a terra solo per il gusto di farlo.
<< E ora...>> ridacchiò Ryan, << Arrenditi.>>
I suoi occhi vermigli cercarono i miei, li trovarono, e senza distogliere lo sguardo dal mio, acconsentì alla richiesta di Ryan.
<< Mi arrendo.>>
<< No! Miguel... non farlo!!!>> strillai in preda al panico.
Lui fece in tempo ad inclinare la testa e sorridermi, poi Angus lo afferrò per gola, assestandogli un pugno poderoso all'altezza dello stomaco.
Con estrema cattiveria, l'energumeno calvo infierì sul corpo dell'uomo che amavo, mentre Ryan osservava la scena con occhi divertiti.
<< Scappa!>> sibilarono le sue labbra.
Ma come potevo?
Sentivo il crepitio del mio cuore che si spezzava, l'esplosione all'interno della gabbia toracica, e i suoi mille pezzi che si conficcavano nella carne.
Era un dolore assurdo, lancinante, molto più bruciante di una qualsiasi ferita esterna.
Eppure, quel suo sorriso non svaniva.
Restava lì, disegnato sulle sue labbra, irremovibile come un blocco di pietra.
Ma non era beffardo o malvagio, né tantomeno derisorio... oh no.
Il suo sorriso era dolce, triste, lievemente rassegnato... ma felice.
Sollevato.
In lui c'era la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta.
Di avermi protetto.
<< Ed ora?>> ansimai col cuore in frantumi, << Che cosa gli farete?>>
Ryan ignorò la mia domanda, incatenando i polsi di Miguel con delle manette d'acciaio.
<< Miguel Meterjnick!>> tuonò con voce solenne, << Per ordine dell'Ailthium e del Sacro Consiglio Ristretto... ti dichiaro in arresto per l'assassinio di Nigel von Kleemt.>>

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Angolo dell'autrice! 
Salve a tutti, mi disiace per essermi fatta aspettare troppo, ma mi trovo in prossimità della fine dei corsi e con le lezioni è tutto un macello! Poi, per quanto mi dolga, oggi non posso dilungarmi troppo con le note finali perché sono di fretta! Quindi, nel caso trovate ripetizioni, errori ed orrori, vi prego di perdonarmi. In questo capitolo ho riesumato Ryan... eh, eh eh! Vi era mancato? E poi ho presentato un nuovo personaggio, Angus... che insieme al suo compare, sono veniti a prelevare il nostro Miguelito! Eeeeeh, nei prossimi capitoli ne vedremo delle belle! Come sempre vi ringrazio con tutto il cuore per il supporto, per leggere e recensire... e vorrei sapere cosa ne pensate di questo capitolo!
Un bacio 
Rob 
<3
   
 
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