LIFE
AS A WHITEBEARD PIRATE
Slice
of Life 7: Conforto
Ci
sta a malapena.
Marco
comprime la sua schiena contro la fredda superfice di pietra, bramando
un calore
che semplicemente non è lì. Se apre gli occhi, può vedere la fiancata
dell’equamente
fredda lapide di pietra di Ace, e la sua mente può facilmente evocare
come il
ragazzo lo prenderebbe in giro per essere venuto a piangere dal Babbo
come un
bambino piccolo.
Marco
non sta piangendo, nonostante si senta di farlo.
Non
parla, perché questa volta non ha bisogno di allontanarsi dalla ciurma
per un
po’ perché loro lo hanno esasperato così tanto da volerli uccidere
tutti. Questa
volta non crede che il Babbo riderebbe nella sua caratteristica maniera
al
furioso inveire di Marco, perché non c’è nessuna sciocca situazione su
cui
ingiuriare.
Ogni
cosa sta crollando e Marco non sa cosa fare, ma non parla perché sa che
non c’è
nessun buon o persino più esasperante consiglio da ricevere, non c’è
una
bottiglia di sakè a venirgli offerta in un tentativo di calmarlo o
rilassarlo.
Non c’è neppure uno di quegli abbracci che riceveva sempre prima che
negasse di
averne bisogno.
Tutto
quello che Marco ha ora da cui trarre conforto è una fredda tomba di
pietra su
cui si può sedere contro.
Si
sente di piangere ancora di più.
‘’CONFORTO
‘’: FINE.
CONTINUA
CON ‘’COSE CHE NON SAREBBERO DOVUTE ESSERE‘’
Facciamo
tutti il tifo per te, Marco.
Adoro
il pensiero di un Marco giù di morale che si vede costretto ad
adattarsi a un
presente non ottimale, e credo che sia molto realistico che ora sia
quello il
luogo dove cerchi conforto nei momenti di bisogno, eppure allo stesso
tempo mi
si stringe il cuore. Comunque credo che Mai abbia fatto un ottimo
lavoro.