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Autore: _Destiel    20/05/2015    3 recensioni
"C'era una volta, nel centro di New York, lontano pochi isolati da Central Park, un Istituto. Una scuola, possiamo dire, dove i giovani Nephilim, ragazzi che dedicavano la vita alla lotta contro il male e a distruggere ogni forma di demone presente in questo mondo, venivano istruiti, allenati, preparati alla vita lá fuori. Ogni istituto era aperto a tutti i cacciatori che chiedevano ospitalità, ma alcuni di essi ci vivevano stabilmente. 10 ragazzi, maschi e femmine, erano stati assegnati ad esso e potevano quasi definirsi quasi indipendenti. Le loro vite, la loro sopravvivenza, il loro mantenimento erano sotto la responsabilità del Conclave, ovviamente, ma rimanevano abbastanza autonomi. Il Conclave aveva deciso di provare a fare questa sorta di "esperimento", per assicurarsi che, al compimento della maggiore età, questi ragazzi fossero in grado di gestirsi da sé, di essere dei bravi cacciatori. E aveva affidato loro la gestione dell'edificio."
Questa storia non riguarda, non direttamente, i personaggi descritti nei libri di Cassandra Clare, perché riguarda la generazione seguente. Infatti alcuni dei protagonisti sono proprio i loro figli. Coinvolge sia i personaggi di TMI che di TDI, che sono contemporanei.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ONCE UPON A TIME - CAPITOLO SETTE.

New York, Maggio 2013

Pov Damon
Damon si staccò poco dopo dal bacio, pentito del gesto e si alzò, iniziando a camminare nervosamente, passandosi una mano fra i capelli. Non poteva fare questo ad Ella, la sua amica di infanzia. No, non avrebbe approfittato di lei.

"Ella, mi dispiac..." Iniziò Damon, girandosi verso la ragazza, che però era già crollata, addormentata sul prato. Probabilmente il giorno seguente non si sarebbe ricordata di niente, e tutto si sarebbe risolto. Damon si piegò con le gambe e la fissò per alcuni minuti, spostandole una ciocca di capelli dal viso. Il sonno improvvisamente lo colse e si sedette per un minuto, sbadigliando. Ma, nonostante non volesse, essendo intenzionato a tornare all'Istituto per la notte, si addormentò, anche lui, appoggiando contro l'albero, e di fianco ad Ella.

La mattina dopo si risvegliò con un terribile mal di testa, e si ritrovò ancora nel parco. Accidenti, si era addormentato lí!                                                                                                        Istantaneamente si voltò verso Ella, per controllare che fosse ancora lì. E lo era, e sembrava così innocente mentre dormiva. In effetti, quella era la prima volta che aveva dormito con un ragazza, senza esserci stato a letto. Ma onestamente immaginare...Con Ella. No, sarebbe stato davvero troppo strano. Damon scosse la testa per togliersi quei pensieri e rimase a guardarla ancora per qualche minuto, lì, sdraiato all'ombra di un albero, fino a quando non la vide sbattere lentamente gli occhi.

"Ella?" sussurrò il ragazzo, per assicurarsi che stesse bene. Non sapeva il perché, ma si sentiva estremamente protettivo nei suoi confronti. Forse perché l'aveva sempre vista  come una sorellina minore, fino alla loro separazione. La ragazza si mise a sedere, guardandosi intorno, confusa, sussurrando un flebile "Dove siamo?". Ma Damon scosse la testa, alzandosi e tenendole la mano, che la ragazza accettò e si rimise in piedi lentamente.

"Non ti preoccupare, ora ti riporto all'Istituto" Rispose Damon, iniziando a camminare, senza lasciarle la mano. Era davvero strano, ma quella notte, per la prima volta dopo tanto tempo, nessun incubo lo aveva tormentato. Nessun'ombra oscura,  nessun demone dagli occhi gialli che lo torturava. Niente di niente. E lui non riusciva a spiegarselo. Fermandosi al bordo della strada, tese la mano e poco dopo in taxi si fermò davanti ai due ragazzi. Damon lasciò entrare prima Ella per poi seguirla e indicare al conducente la via dove avrebbe dovuto portarli. L'Istituto distava una quindicina di kilometri dall'Istituto, ma in ogni caso il tempo di arrivarci fu di circa un'oretta, essendo le vie di New York molto trafficate al mattino. A Damon venne improvvisamente in mente, guardando fuori dal finestrino, un lontano ricordo. Un ricordo di suo padre.

Aveva circa cinque anni al tempo e lui e Sebastian stavano camminando, sul marciapiede, diretti a Central Park, per passare del tempo insieme. Quella era stata davvero una delle giornate più belle della sua vita che aveva condiviso con il padre. Avevano giocato a palla tutta la mattina e per pranzo avevano preparato un favoloso picnic, ovviamente  comprato al supermercato. E al pomeriggio avevano ripreso a giocare, a correre per il parco e a divertirsi. E quei tempi gli mancavano, Sebastian gli mancava, anche se ammetterlo non provocava altro che un terribile dolore.

Ella notò il suo sguardo pensieroso e gli chiese se ci fosse qualcosa che non andava, ma lui si limitò a scrollare il capo.

"Damon...che è successo ieri sera?" Gli domandò la ragazza, curiosa. La ragazza non si ricordava della sera precedente. Almeno una cosa positiva. Non avrebbe voluto per nulla al mondo deludere anche lei e quindi dovette inventarsi per forza qualcosa.

"Eri ubriaca.  Un coglione ti ha fatto ubriacare" Damon la guardò, sperando di essere credibile. "E dato che non volevi tornare all'Istituto, ti ho portata a parco a prendere un po' d'aria...Tutto qua...". Ella annuì, sorridendo debolmente e voltando la testa verso il finestrino.

Chissà che fine dov'erano tutti gli altri. E soprattutto, chissà cosa fosse successo loro la sera precedente.

 

8 ore prima - Pov Adam
La ragazza, quella vampira con cui aveva ballato, lo stava trascinando fuori dal locale, per andare chissà dove. Appena fuori dal Pandemonium lo sbattè contro il muro, iniziando a baciargli il collo e Adam, leggermente ubriaco, la lasciò fare, senza rendersi conto della situazione. Infatti, quella, dopo averlo guardando per un secondo negli occhi, mostrò i canini e, un attimo dopo, essi erano già sul suo collo. Adam non pensava che sarebbe stato così, perché, nonostante tutto, non era così sgradevole come immaginava. Ma avrebbe voluto lo stesso che si staccasse, solo che non riusciva a reagire. Per carità, quella ragazza era davvero bellissima, con i lunghi capelli mori e gli occhi verdi, ma diciamo che non sarebbe stato molto entusiasmate farsi dissanguare.

"Ehi, tu!" La porta del Pandemonium si aprì di colpo, e Max Lewis ne uscì, a passo sicuro. "Lascialo stare" Disse il ragazzo, mentre Sam Lightwood - Bane, dietro di lui puntava una pistola contro la vampira, che sorrise maliziosamente, prima di addentare nuovamente Adam. A quell punto Sam le sparò, dritta al fianco, con un proiettile imbevuto di acqua santa. La vampira si staccò dal collo del rosso, gemendo di dolore, prima di fuggire via a velocità sovrumana. Adam respirava affannosamente, con le mani sulle ginocchia mentre Max, dopo aver dato una pacca sulla spalla a Sam, si avvicinò a lui.

"Tutto bene, rosso?" Gli disse,  guardandolo preoccupato. Lui si limitò ad annuire e si rimise in piedi.  "Io e Sam pensavamo di rubare una macchina e andare a fare casino in giro... Ci stai?" Propose quello e Adam, non avendo neanche più visto Ella in giro, accettò senza pensarci una seconda volta. Sam tirò fuori un fermaporte e una lunga asticella sottile e Adam capì subito il suo piano. Nel parcheggio lì vicino individuarono la macchina perfetta: una Suzuki sx4 s-cross nera.

"Questa è perfetta!" Esclamò la bionda, iniziando a forzare la serratura. Adam rimase ad osservarla lavorare e intuì che quella non fosse la prima volta che faceva una cosa del genere. La ragazza, dopo qualche minuto,  riuscì, infilando l'asticella nello sportello, leggermente aperto dal fermaporte, a fare scattare il bottone della chiusura automatica e aprire la macchina.

"Chi guida? Domandò Adam, ma fu ignorato da Sam, che si mise al volante, e Max, che si sedette davanti. Il rosso quindi, fu costretto a sedersi sul sedile posteriore. Sam riuscì, sempre con i suoi metodi, a mettere in moto la macchina, partendo a tutta velocità. Ben presto, i ragazzi si trovarono nel centro di New York, dove misero la musica a tutto volume e Sam e Max incitarono Adam, dopo aver aperto lo sportello sul tetto, ad alzarsi in piedi ed urlare qualcosa, nel traffico delle strade, mentre la macchina continuava a sfrecciare. Adam lo fece, prendendo la bottiglia di spumante, che i due ragazzi avevano portato, e stappandola, per poi iniziare a berla a canna. Anche Max si spostò sul sedile posteriore e si alzò in piedi, rubandogli la bottiglia e urlando: "Sono il re del mondooo!" E finì tutta la bottiglia. Ben presto i ragazzi sentirono la sirena della polizia dietro di loro, quindi Sam fu costretta ad accelerare ulteriormente, mentre Max tirava la bottiglia sul marciapiede, colpendo una persona e scoppiando a ridere. Sam guidò il più velocemente possibile e riuscì a seminare la polizia, ma per sicurezza, i tre ragazzi abbandonarono l'automobile, scappando in un bosco a piedi, situato probabilmente nel quartiere del Bronx.

"Che ne dite di accendere un fuoco?" Propose Max, preso dall'adrenalina, ricevendo subito una risposta positiva.

"Chiamo Lorax e gli dico di portare i marshmallow" Rispose Sam, prendendo il cellulare ed allontanandosi leggermente per telefonare. Nel frattempo Max e Adam iniziarono a raccogliere la legna, per poi ammucchiarla e dargli fuoco. 20 minuti dopo, Lorax, accompagnato da Alaska e Travis, li raggiunse e tutti insieme, iniziarono ad arrostire i marshmallow sul fuoco.

"Giochiamo ad obbligo o verità!" Propose Alaska, ridendo e bevendo un'altra bottiglia di spumante. E così iniziarono a giocare.

"Sam, obbligo o verità?" Chiese Max alla ragazza bionda che, dopo aver scelto verità, ricevette la domanda: "Se potessi scegliere con chi andare a letto dei presenti, chi sceglieresti?" Sam scoppiò a ridere e, dopo aver bevuto un lungo sorso dalla bottiglia di champagne, rispose chiaramente "Alaska". Ah, una ragazza. Ma ovviamente per Adam non c'era nessun problema.  Solo che non se l'aspettava, cosí come la stessa Alaska che arrossì completamente.  Max annuì soddisfatto della sua risposta, mentre Sam sceglieva proprio il rosso per il prossimo turno. Adam scelse obbligo, tanto per divertirsi un po'.

"Allora" Disse Sam, pensando a qualcosa da fargli fare "Beviti tutta questa!" E gli passò un'altra bottiglia di spumante, ancora chiusa, che il rosso aprì, iniziando a bere. L'avrebbe sicuramente finita.

"Travis" Scelse poi Adam "Obbligo o verità?" E il ragazzo disse verità.   Adam approfittò di quella situazione per togliersi una curiosità che aveva da tempo. "Che rapporto c'è tra te e Alaska?" Travis rise, sfidandolo con un "sei geloso?" per poi affermare che lui e la ragazza fossero parabatai, due guerrieri che combattono in coppia e che condividono la propria anima l'uno con l'altro. Adam aveva sentito parlare di questo rituale, ma onestamente non pensava che la cosa l'avrebbe mai interessato, essendo troppo profonda e impegnativa. E i ragazzi continuarono così, divertendosi, per tutta la notte, con i più svariati tipi di domande dal "Di che colore sono le tue mutandine?" ovviamente di Travis a domande più filosofiche come "Cosa ne pensi dell'amore?" di Lorax. Alcuni obblighi poi furono veramente disgustosi, come il "Mangia un insetto" che toccò alla povera Alaska, che ovviamente si rifiutò di farlo e alla quale toccò la penitenza di sparecchiare la tavola per un'intera settimana. Ma sempre meglio di mangiare uno scarafaggio. Dopo aver passato la notte in bianco, i ragazzi tornarono a piedi all'Istituto, dove trovarono Damon ed Ella preparare la colazione.

 

Pov Daniel
Daniel Herondale quella sera si sentiva più libero che mai. Ovviamente sentiva la mancanza di casa e dei sui genitori, con i quali messaggiava costantemente ma, come ogni altro diciassettenne, era anche bello esserne lontano. E quella sera, in particolare, ma anche i due giorni vissuti a New York gli avevano aperto un'altra prospettiva, in cui era lui a decidere come organizzarsi, senza essere sottoposto a nessuno. Certo, Lydia e Robert li supervisionavano, ma solamente per quanto riguardava l'addestramento. Fuori dall'Istituto, erano davvero liberi. E Daniel, d'altra parte, aveva sempre amato le feste e ovviamente, essendo a New York, non poteva perdere l'occasione di andare in un locale e divertirsi. La prima parte della serata l'aveva trascorsa con il suo caro vecchio amico Damon a bere una bibita argentata davvero deliziosa, ma quando Lily gli aveva chiesto di ballare, aveva accettato immediatamente. Quella ragazza le piaceva; oltre ad essere davvero bellissima, e quella sera anche più del solito,  a suo parere era anche molto simpatica e disponibile. E anche sua sorella Ella aveva iniziato a cambiare idea, trovandola in un primo momento insopportabile, quando la bionda si era offerta di prestarle un vestito per la serata, essendo la sua valigia ancora dispersa. Pensando proprio a lei, mentre ballava con Lily, si accorse che non era più al bancone....e neanche Damon. Ma preso dal momento, non ci diede molto peso e tornò a divertirsi e a chiacchierare con la ragazza.

"Ti stai divertendo?" Disse Lily al suo orecchio, alzando notevolmente la voce, data la grande confusione nel locale. Daniel annuì energicamente, per poi avvicinarsi a lei, continuando a ballare. Lily aveva un buonissimo profumo e lui non riusciva a staccarsene. Approfittando di quel momento, la tirò a sè, poggiando le labbra sulle sue. La ragazza ricambiò immediatamente, portando una mano dietro il suo collo, approfondendo il braccio. E dopo essersi staccata leggermente, lo prese per mano, trascinandolo fuori dal Pandemonium e riprendendo a baciarlo intensamente. Quanto gli piaceva quella situazione. Daniel sussurrò leggermente :"Torniamo all'Istituto", baciandole il collo. Lily sorrise, annuendo e iniziando a camminare verso casa loro, seguita dal ragazzo, che le teneva la mano. Non era molto lontano da lì a piedi, meno di dieci minuti di camminata. Appena entrarono, Lily spinse Daniel al muro,  presa da quella situazione, unendo le loro labbra e facendo scivolare velocemente la sua giacca per terra. Il giovane Herondale la strinse a sè e la sollevò, mentre lei gli cingeva i fianchi con le gambe. Daniel la trasportò fino al divano del salone principale e la spinse su di esso, sdraiandosene poi sopra e iniziando a sfilarle il vestito, fino a quando niente più li separò. E dando inizio a quel momento magico.

Sudato e affannato, ed essendosi Lily addormentata, Daniel la prese in braccio e la portò nella propria camera, stendendola sul letto e mettendosi al suo fianco. E poco dopo si addormentò anche lui.

La mattina dopo, Daniel era più euforico che mai. Forse era stato un po' impulsivo e leggermente guidato dall'alcol in circolo nel suo corpo, ma non se ne era pentito. Perché Lily le piaceva veramente e sperava che questa volta sarebbe andata meglio delle precedenti. La guardò, avvolta tra le lenzuola e bellissima, e scese poi in cucina per prepararle la colazione a letto. Purtroppo in quel momento, Ella e Damon entrarono in cucina, la prima con un'espressione arrabbiata sul volto, e il secondo cercando di trattenere una grande risata.

 

Pov Ella
A Ella, quella mattina faceva malissimo la testa e non aveva nessun'aspirina dietro. Ed era tutto per causa della droga, e non dell'alcol come le aveva detto Damon, che aveva assunto per sbaglio il giorno precedente. Perché sì, Ella aveva mentito, dicendo di non ricordarsi niente, ma lo aveva fatto solamente per sentire come Damon si sarebbe giustificato, se lo avesse fatto. E non era stato così, perché il ragazzo non aveva esitato a mentirle spudoratamente.  Ed Ella, nonostante non andasse fiera di ciò che aveva fatto, davvero non capiva perché Damon preferisse che tutto ciò non fosse successo. Insomma, lei non ci vedeva niente di male, anche perché nessuno dei due era perfettamente lucido in quel momento. Ma non avrebbe mai potuto ricevere le risposte che tanto desiderava.

I due ragazzi giunsero finalmente all'istituto, che ovviamente il conducente del taxi non poteva vedere, e scesero, per poi entrare velocemente. Ma Ella avrebbe voluto non farlo, per non trovarsi davanti quello spettacolo. Il salotto era completamente in disordine, con vestiti per terra da tutte le parte e  la ragazza subito riconobbe a chi appartenessero. Dal vestito blu di Lily, che indossava la sera prima e dalla giacca di Daniel, che lei stessa le aveva regalato per il suo compleanno, l'anno precedente. Ella la raccolse, esclamando ad alta voce:"Daniel!" E subito si diresse in cucina, collegata al salone, dove il fratello stava beatamente cucinando dei pancakes blu. E in tutto quel tempo, da quando erano entrati dalla porta, Damon non aveva mai smesso di ridere.

"Sei per caso impazzito?" Urlò la ragazza, tirando la giacca contro Daniel, che subito la evitò. "Potevate fare lo sforzo di andare in camera, per lo meno!" E poi si voltò verso di Damon, intimandogli di smettere di fare quel casino e di ridere.

Daniel non sapendo che rispondere, si limitò a sorridere ed ad offrile un pancake, beccandosi un'occhiataccia dalla sorella.

"Vai subito a sistemare!" Ella esclamò, puntando il dito verso il soggiorno e Daniel, dopo aver fatto una breve risatina, prese il vassoio con la colazione, probabilmente destinata a Lily, e uscì dalla stanza. La giovane Herondale si sedette, sbuffando, su uno sgabello, ma sentì comunque il fratello esclamare: "Come se voi non aveste fatto niente!" Ella decise di ignorarlo, vedendo anche l'espressione di Damon diventare incredibilmente seria. Lei davvero non lo faceva apposta, ma ogni volta che ci fosse di mezzo il fratello,  non poteva evitare di essere almeno un pochino gelosa. Ed esagerava.

"Hai fame?" Damon interruppe i suoi pensieri, iniziando ad aprire il frigorifero. Ma la ragazza scosse la testa. "Devi magiare, Ella, per smaltire la sbornia. Credimi, lo so" Continuò quello con tono di rimprovero, prendendo un uovo e iniziando a cucinarlo.

Proprio in quel momento, i sei Nephilim mancanti all'appello - Sam, Lorax, Adam, Max, Alaska e Travis - entrano in cucina.

"Oh" Iniziò Sam, vedendo Damon ed Ella."Ecco dov'eravate finiti". Tutti si sedettero allora la tavolo, iniziando a parlare della sera, o meglio notte, precedente. Adam raccontò quanto fosse loro successo: prima della loro furbata con l'automobile rubata e la polizia, poi del falò nel bosco sconosciuto, che propose di rifare, magari anche in spiaggia. Ella invece disse, assecondando le bugie di Damon, di non ricordare niente a causa dell'alcol, sostenuta dallo stesso. Daniel ancora non si era fatto rivedere ma, guardando le espressioni degli altri e non sentendo nessun commento di ciò che lei sapeva, dedusse che Daniel avesse  sistemato il soggiorno, prima del ritorno degli altri.

Ella si allontanò poi dagli altri con la scusa di dover risposare  e prese il telefono, per chiamare i suoi genitori, che non sentiva da tanto. In quel momento a New York erano le undici e sedici minuti, quindi a Londra dovevano essere le quattro passate. Tessa e Will risposero al primo squillo.

"Ella? Oh, ciao bambina mia! Come va? Ti piace l'istituto? Fa tanto freddo?" La madre iniziò a bombardarla di domande, alla quali la ragazza rispose, dopo averla fatta tranquillizzare. La conversazione proseguì per una buona oretta, ed Ella raccontò tutto quello che fosse successo in quei tre giorni. A partire da Damon, il ragazzo che non riusciva a togliersi proprio dalla testa, fino alla caccia alla bandiera del giorno precedente, tacendo ovviamente la serata passata e tutti i suoi particolari. I due genitori furono molto entusiasti di sapere dell'incontro con Damon, ma rimasero molto delusi quando Ella confessò loro l'abbandono di Sebastian, suscitando dapprima nei genitori un sentimento di grande incredulità, e poi un grande dispiacere per Damon. E decisero di cambiare argomento.

"Hai già usato il mio spray al peperoncino, tesoro?" Chiese Will, per poi ricevere in cambio una grossa risata.

"Tranquillo, papà. Non sono mica tutti criminali qui!" Rispose la figlia. Ella non aveva realizzato, fino a quel momento, quanto in realtà i genitori le mancassero e fusi sentì davvero triste quando dovette riattaccare, promettendo di richiamarli presto.

La ragazza poi, confusa da quella miriade di sentimenti che provava contemporaneamente, salì sul tetto, appoggiandosi al bordo e osservando quella bellissima città assorta nei suoi pensieri, fino a quando sentì una mano posarsi sulla propria spalla.

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Salve di nuovo, gente! Eccoci alla fine già del settimo capitolo, wow. Non mi sembra ancora vero. Cosa ne pensae di questo nuovo capitolo?

 

Vi lascio con queste due domande.

1) Qual è il vostro personaggio preferito? Perchè?

2) Di pensate che sia la mano sulla spalla di Ella nell'ultimo capitolo?

 

Al prossimo :')

_ Destiel

 

  
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