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Autore: TheAntlers    20/05/2015    2 recensioni
"Quindi... cosa dovrei fare, ora?" gli chiese, cambiando velocemente discorso e mostrandoli un sorriso soddisfatto, di ripicca.
Lui la imitò, salendo a cavallo, col volto abbassato, nascondendo un lieve sorriso.
"Perchè sorridi in quel modo, Winter?" parlò retoricamente, come sapesse già perfettamente il perché.
"Perchè, ho distrutto i tuoi piani, no? Non rimanendo qui con te, dopo quel che è successo", li sorrise a cattivo gioco.
Naoise ricambiò il sorriso, inclinando lievemente il capo. "Oh, mia cara Winter..." mormorò, sospirando. "Sta andando e andrà sempre tutto secondo i miei piani."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Perchè a tutti loro piace darmi risposte enigmatiche? È così interessante vedermi in confusione? 
Corrugò la fronte, a tali pensieri. Mentre abbassava lo sguardo, sentì il cellulare nella tasca dei pantaloni iniziare a vibrare. Lo tirò fuori, osservando l'espressione pacata di Bress, mentre accettava la chiamata. 

"Mamma" mormorò, vedendo Bress raddrizzare la schiena.

Winter, fuori piove tantissimo. Dove sei?, la sentì parlare con un filo di preoccupazione. 

"Mi sono riparata in un bar, mamma. Appena cessa di piovere, torno a casa." 

Dove sei? Vengo io a prenderti. Continuerà così per un bel po. Sei con qualcuno?, le chiese, sotto agitazione.

Winter sospirò, serrando gli occhi, mentre si copriva il viso con una mano.
Parlava così velocemente che sembrava impossibile bloccarla.

Si trovava nuovamente in una situazione alquanto spiacevole: voleva farsi venir a prendere, ma c'era Bress. Non aveva intenzione di dare alcuna informazione, né su di lei, né sulla sua famiglia. 

"Mamma...", mormorò indecisa, zittendosi, cercando di riflettere; ma prima che potesse aggiungere altro, una mano le strappò via il cellulare.
Sgranò gli occhi, osservando un sorriso divertito farsi largo sul viso del ragazzo, che intanto le faceva segno di star in silenzio. 
Si alzò, vedendo Bress imitarla. 

"Salve Signora, sono Simon, un amico di scuola di sua figlia" parlò lui, con tono tanto cortese da sembrar appartenere ad un'altra epoca. 

Winter inclinò in capo, alzando un sopracciglio, interrogativa.

"Non si preoccupi, il tempo di prendere un Té per riscaldarci, e gliela riporto io." 

"No!" mimò lei con le labbra, facendo per raggiungerlo. 

"Arrivederci!", sorrise infine, chiudendo la chiamata per poi allontanare il cellulare dalla ragazza, alzando il braccio. 

"Ah, Winter. Te lo consegnerò dopo" le spiegò poi con calma, portando l'oggetto in tasca, mentre si riaccomodava. 

Ma la ragazza non si mosse di un millimetro, guardandolo con aria scocciata ed irritata. Poi prese un grande respiro, chiudendo gli occhi per evocare la calma. "Ridammi il mio cellulare" ordinò, cercando di parlare con un tono calmo e deciso, mentre allungava una mano, aspettando. 

"Dopo." 

Imprecò, in una crisi di nervi.
"No, non dopo. Ora! O giuro che...-"

"Che? Che cosa, Winter?" cercò di spronarla a continuare la frase, guardandola con aria divertita. 

Lei sospirò, notando Bress osservarsi intorno, mentre lo vedeva alzare un sopracciglio. "E voi? Cosa avete da guardare? Aria" parlò con zelo, notando che tutti erano impegnati ad osservarli, con distinto interesse. Quasi stessero assistendo ad uno spettacolo.
"Ficcanasi" bisbigliò infine, girando nuovamente lo sguardo alla ragazza. Alzò gli occhi al cielo, nel notare che non si era mossa di un millimetro. "Winter" mormorò, seccato. 

Restò ancora alcuni secondi a fissarlo, prima di ritornare al suo posto, vedendo Bress sorridere con soddisfazione. 

"Ora, parlarmi. E che sia una conversazione veloce, preferibilmente" parlò lei, velenosamente. 

Bress sorrise, stiracchiandosi, mentre sbadigliava con noia. "Aspettiamo il nostro Té, prima." 

"Insomma, smettiamola con questo teatrino! Inizio seriamente a stancarmi..." rispose lei, arrossendo per il nervosismo.

Vide riaffiorare sul viso di Bress l'ennesimo sorrisetto nervoso. Al rivedere tale gesto si insospettì. Invasa da un'ondata di pensieri, storse le labbra in una smorfia. Forse, aveva capito.
"Tu non sai cosa dirmi" mormorò decisa, perchè non aveva bisogno di alcuna conferma.

Bress rimase a guardarla per alcuni instanti, immerso nei suoi occhi, prima di iniziare a ridere lievemente, in uno sbuffo. Inclinò leggermente il capo, mentre abbassava il viso.

Intanto, una cameriera fece irruzione nella loro visuale, servendo il Té. Pochi istanti dopo, era già andata via.

La ragazza restò imbambolata, immersa tra i pensieri, aveva gli occhi puntati sulla tazza di Té, e non parve decidersi a cambiare visuale, fin quando non prese parola Bress. 

"Hai ragione, non so cosa dirti" mormorò. Questa volta era lui quello immerso tra svariati pensieri. Guardava il vuoto, parlando con tono che pareva quasi rammaricato. Sospirò, cercando nuovamente gli occhi della ragazza. "In realtà, avrei ben poco da dirti." Ad un tratto prese a ridere, nervosamente, passandosi una mano in faccia. 

Winter liberò un'espressione incuriosita. Lo guardò con interesse, corrugando la fronte, mentre giungeva ad una conclusione. 
È confuso?

"In realtà, non avrei ragione di parlarti" mormorò infine, pensando ad alta voce. 

Con lo sguardo ancora abbassato, teneva il viso tra le mani, suggerendo confusione ed indecisione. 

"Ma insomma, Winter! Perchè sei voluta tornare in questo mondo? Mi metti in una situazione alquanto instabile, sai? Cosa dovrei fare, ora? Diavolo, sei davanti a me. Una situazione che non mi sarei mai neanche immaginato. Ah, sono stati degli stupidi, a lasciarti libera di andare. Guarda in che situazione ti sei cacciata. Non saresti dovuta tornare..." disse, guardandola con riguardo. 

Winter rimase in silenzio, ancora impegnata ad elaborare quelle parole, ed il loro significato nell'insieme. Sentì una fitta travolgerle lo stomaco.
No, non sarebbe dovuta tornare. Il ragazzo che aveva dinanzi a lei era un valido motivo. Più che un motivo, una conseguenza. 
Se solo avessi saputo... Perchè non mi hanno messa a corrente?, pensò, stranita da quella situazione. Magari, non sapevano nemmeno loro. 
Ad un tratto tutti i suoi pensieri si spensero in un istante, come soffocati da quella situazione. 
Pensò alle parole precedentemente pronunciate, osservandolo intanto sorseggiare Té. Lui, indisturbato e relativamente calmo, ora, attendeva una sua risposta.

È inspiegabile che io me ne stia qui, a sorseggiare Té, con lui. Questa situazione non può continuare, né tantomeno dopo le sue ultime parole. Devo trovare un modo per andarmene. Devo trovare un modo per sparire.

"Parla, Winter. Libera i tuoi pensieri. Riesco a fare diverse stranezze, ma non ho ancora appreso l'arte di leggere nella mente" le spiegò, cogliendo l'ironia della situazione. 

"Io... devo..." mormorò lei, consapevole di non poter risultare in alcun modo convincente, appesantita da quella situazione. 

"Respira" le consigliò allora lui, vedendola sbiancare. 

"Devo andare in bagno. Ho bisogno di un attimo di tregua." 

Bress rise, sollevando un lato della bocca. 
L'ho messa in difficoltà con così poco?, si chiese. Non mi ero nemmeno messo d'impegno, pensò, sospirando appena. Ma si, meglio darle un po di guinzaglio. 

"Aspetti un mio consenso?" la stuzzicò, vedendola limitata a rimanere alzata, piazzata sul posto. 

"No" mormorò in risposta, tra uno stato di imbarazzo ed agitazione. 

Poteva immaginarlo sorridere, mentre gli girava le spalle, dirigendosi verso i bagni.

"Ah, Winter" si sentì chiamare alle sue spalle. 
Non appena si girò, incrociò lo sguardo con gli occhi penetranti di Bress. Seduto comodamente, e beatamente rilassato. "Cerca di non metterci molto" la avvertì, dedicandole uno sguardo provocatorio, mentre tornava a sorseggiare Té. 

*** 

Una fuga dalla finestra del bagno femminile è troppo banale e scontata, l'avvertiva una vocina nella sua testa, mentre era ormai arrivata all'interno della stanza.
Ma non vedo nessun'altra alternativa, pensò di rimando, sospirando, mentre apriva la piccola finestra, osservano che affacciava sulla desolazione.
Ma non appena sembrava star per allungare una gamba, arretrò invece d'un passo, e si bloccò. 
Sospirò, mentre deglutiva a vuoto.
No, non è intelligente. È davvero una mossa troppo scontata. Lui potrebbe benissimo avermi preceduta, aspettandomi già all'angolo. 
"Dio" mormorò distrattamente, mentre vagava senza meta dentro quel piccolo bagno. Appoggiò le spalle al muro, sollevando il mento, e respirando a fondo, stringendo i denti, mentre serrava gli occhi, in cerca di soluzioni. 
Il bagno maschile, pensò come alternativa, aprendo di scatto gli occhi. 
È pur sempre un'alternativa meno scontata di questa, cercò di convincersi dell'idea, incominciando intanto ad incamminarsi verso la porta accanto. 
Doveva essere veloce ed invisibile.
Per arrivare al bagno maschile doveva attraversare un piccolo angolo di corridoio, e per pochi secondi sarebbe stata visibile a tutti i clienti del bar. 
Vide un'opportunità: un ragazzo d'alta statura stava avvicinandosi al bagno, per aprire la porta. Poteva sfruttare quella occasione. Doveva entrare insieme a lui. La porta divaricata avrebbe coperto la visuale su di lei, e nessuno, tranne il ragazzo in questione, avrebbe notato nulla. 
Ora, doveva solo affrettarsi e non badare a strani ed ambigui sguardi, o domande. 
La porta di spalancò, e Winter entrò seguendolo. Entrò con tale velocità ed accanimento che spinse il ragazzo d'un fianco. Lo sentì farfugliare qualcosa, mentre si girava ad osservarla, con aria confusa. 
Non aveva tempo per spiegare, doveva andarsene. 
"Non fare domande, ti prego. Fai finta che non sia qui" mormorò, di spalle, mentre piombava verso la finestra. 

È da parecchio che nessuna la apre, ne dedusse lei, vedendo che tutte le sue forze per divaricarla erano inutili ed ininfluenti. 
Imprecò, mentre riprovava per l'ennesima volta, senza alcun risultato. 
Mentre l'ansia sembrava stare per aver nuovamente la meglio su di lei, venne distratta dal rumore di alcuni veloci passi, che sembravano aver l'aria di starsi dirigendo verso la sua figura. 
Si girò, confermano che si trattava del ragazzo con cui era entrata. Lo vide avvicinarsi a lei, raggiungendola infine, con ancora gli occhi puntati dinanzi a lui. Osservava la finestra. 

"Non so perchè tu preferisca uscire dalla finestra del bagno maschile, invece che dalla porta principale del locale..." mormorò poi, impegnato a forzare la maniglia della finestra. "Spero solo che non ti sia cacciata in strani guai" aggiunse, riuscendo finalmente ad aprire l'affare, con immenso stupore della ragazza, che sorrise con sollievo. 

"Ti ringrazio davvero. Mi hai salvata da una spiacevole situazione" mormorò lei. 

In pochi istanti, era già fuori dal locale. Respirava con aria affannata, dovuto più allo stress, che alla fatica, infatti nulla. 

"Hai bisogno d'aiuto? Ti chiamo qualcuno?" le domandò gentilmente il ragazzo, con voce roca. 

Lei gli mostrò un sorriso, accompagnato da un sospiro. "No, no. Ma ora devo proprio scappare..." 
In entrambi i sensi della frase, pensò, smorfiando. "Ti ringrazio ancora" aggiunse infine, accennando un saluto, e riuscendo a cogliere da lui un'espressione incuriosita e stranita, prima di allontanarsi velocemente dal luogo, in una leggere corsa.

*** 

Aveva dedicato più attenzione al guardarsi dietro le spalle, che all'osservare ciò che aveva davanti a lei. E per poco, per questo motivo, non venne investita da un'auto. Trattenne il respiro, chiudendo gli occhi, mentre un acre odore di gomma bruciata le inondava le radici. Riaprì gli occhi, liberando l'aria in un sospiro di sollievo, mentre osservava il finestrino del veicolo abbassarsi, sentendo il guidatore tirare imprecazioni. 
"Mi scusi" mormorò lei, abbassando lo sguardo per nascondere un'aria imbarazzata. 

"Stai più attenta a dove vai!" si sentì urlare alle spalle, mentre riprendeva la sua corsa. 

Non saresti dovuta tornare. Cosa dovrei fare, ora?, le tornavano in mente le parole di Bress, quasi cercassero di tormentarla. Non riusciva a tenere a bada i suoi pensieri, che non le davano un attimo di tregua. E più pensava alla precedente conversazione con Bress, più aumentava la sua sfrenata corsa. Che da lieve e delicata che era, ormai stava diventando adrenalinica ed estenuante. 
Stava scappando dalle sue preoccupazioni. Stava scappando dai suoi pensieri, che l'assalivano con ferocia. 
Presto l'adrenalina che le aveva permesso di correre così velocemente, si esaurì, e lei si sentì avvolta dalla stanchezza. 
Si fermò, voltandosi, prima di sedersi a terra, incrociando le gambe. Il cuore le batteva così velocemente e con tale forza, da darle l'impressione che potesse uscirle dal petto da un momento all'altro. 
Tremava, e respirava con fatica. Era talmente accaldata da desiderare di liberarsi d'ogni indumento. 
Si guardò intorno, cercando di riconoscere dove si trovasse, dato che aveva corso senza una meta precisa. 
Una volta individuato il luogo in cui si trovava, rimase sconvolta; aveva percorso un lunghissimo tragitto, in pochissimo tempo. 
Si trovava ben lontana dal luogo in cui aveva lasciato Bress, in un vicolo nascosto e poco frequentato. In realtà, non era stata una buona idea entrare in quel quartiere. Viveva in una piccola e tranquilla città; spesso, però, ragazzi di turno, amavano portare disordine. E quel vicolo era una delle loro mete più ambite. 
Era appena riuscita ad uscire da un guaio, non voleva rischiare di crearsene un'altro; deglutì, mentre si rimetteva in piedi, intenta ad uscire da lì. 
Mentre si incamminava verso la zona più popolata della città, la tremenda sensazione che qualcuno la stesse seguendo iniziò ad annebbiarle i pensieri. 
È soltanto una paranoia, cercò di convincersi. Probabilmente, era così. 
Si guardò intorno, ruotando la testa a destra e a sinistra, per un paio di volte, prima di riprendere la sua lenta camminata. Con la testa bassa, cercava di risultare invisibile. 
Ma, c'era una cosa che più poteva attirare l'attenzione del ragazzo da cui stava scappando: il suo cappotto. Che suo, per l'appunto, non era. 
Se non me ne sbarazzo, diventerei bersaglio facile di Bress. Se me ne sbarazzo, diventerei bersaglio facile del freddo. 
Sbuffò, mentre cercava una soluzione. 
Poi, davanti agli occhi, le apparve l'oggetto che più in quel momento era per lei sinonimo di gioia: una cabina telefonica. 
D'istinto portò le mani in tasca, alla disperata ricerca di monete. Una volta percepite, raggiunse di corsa la cabina, esitando un attimo, prima di attivare la chiamata. Non sapeva se fosse davvero il modo giusto d'agire. Aveva fatto tanto per nascondere la sua vita privata da Bress; attivando quella chiamata, avrebbe rischiato di bruciare tutto. I genitori l'avrebbero raggiunta, magari sotto gli occhi attenti del ragazzo. Magari l'avrebbe seguita, arrivando ad un suo ennesimo punto debole: la famiglia. 
Non aveva un bellissimo rapporto con i suoi genitori; anzi, ultimamente, non aveva nessun rapporto con loro. Ma non voleva rischiare di mettere in pericolo nessuno, che riguardasse uno sconosciuto o un familiare. 

Portò una mano alla fronte, serrando gli occhi con velocità. "Maledizione!" esclamò con rabbia, tirando un pugno al vetro.

Cosa faccio, ora? 

Ancora dentro la cabina telefonica, appoggiò le spalle e la testa sulla vetrata, cercando di regolare il suo respiro. 

Bress aveva ragione.
Sono scappata dalle uniche persone che potevano aiutarmi. Qui sono troppo inerme, ormai. Ho bisogno di qualcuno che sia in grado di aiutarmi.
E non vedo altra soluzione, se non la più ovvia. Devo tornare.
  
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