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Autore: SnidgetCielo    21/05/2015    4 recensioni
"I pray for no more youth
perish before its prime;
That Revenge and iron-heated War
May fade with all that has gone before
Into the night of time.”

Storia in fase di re-editing. Tra scherzi malandrineschi, draghi di polveri piriche e Incantesimi malfunzionanti, alcuni dei più suggestivi personaggi nati dalla penna della Rowling affrontano il Mondo Magico tra equivoci ed emozioni propri dell'adolescenza.
Marlene spicca tra tutti per caparbietà, goffaggine e superbia, ma anche per prontezza di spirito, spontaneità e l'innaturale capacità di attrarre a sè le attenzioni di entrambi i rampolli di casa Black.
Dall'ultimo capitolo - "C’era qualcosa che continuava a ronzarle in testa, un presentimento tanto infido quanto presuntuoso che le si era infilato nell’orecchio insieme alla voce squillante di Dorcas [...]. Quel presentimento era entrato nel suo cervello e lì sembrava voler restare: un presentimento che aveva l’aspro sapore del risentimento e l’aspetto maliziosamente affilato di Sirius Black."
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Marlene McKinnon, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Best of Youth.'
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The best of Youth

Capitolo V
Salamandre ed altre creature

Nella sua testa, continuava a pronunciare il suo nome.
L'immagine di quell'uomo era ancora vivida nella sua mente: la presenza maestosa aveva ottenebrato la stanza, e lo sguardo penetrante l'aveva investito subito. Aveva sorriso, mentre si sedeva al suo stesso tavolo: Regulus non avrebbe mai dimenticato quel primo incontro.

Tom Orvoloson Riddle era un uomo di bell'aspetto: i grandi occhi chiari brillavano sul viso lungo ed elegante; le labbra sottili erano racchiuse in un sorriso disteso, e i lunghi capelli dorati erano accuratamente pettinati all'indietro, ricadendogli sulle spalle. Regulus aveva subito avvertito che quell'apparenza così elegantemente serena celava intenzioni molto meno galanti. L'aveva salutato con garbo, e lui, come era solito, aveva ricambiato con altrettanta cortesia l'educato gesto. Mentre Lucius introduceva a Regulus il suo ospite e viceversa, gli occhi verdi e acuti si erano mossi veloci sulla figura del ragazzo, come se stessero cercando di penetrare sotto la carne, le ossa, l'anima: riusciva a percepire il gelo di quella vivisezione.
Quando Lucius aveva cominciato ad idolatrare la nobile ed antica casata dei Black, come lui si sentiva ripetere da quando era venuto al mondo, il signor Riddle lo aveva congedato con un algido gesto della mano. Lucius era rimasto imbalsamato nella sua posizione, finché non aveva compreso che la sua presenza non era più desiderata.
«Continuano a dirmi le stesse cose su di te, sulla tua famiglia, su tuo fratello. Peccato per lui, sarebbe potuto...» aveva sibilato, con voce roca e tono annoiato.
«E' lei che entra nei miei sogni, non è vero?»
Gli occhi di Tom Riddle si erano estesi in un'espressione meravigliata, che lasciò presto spazio ad un largo sorriso.
«E' eccezionale che tu l'abbia capito, Regulus. Riconoscere la presenza di qualcuno nei proprio sogni non è affatto...»
L'ulteriore domanda di Regulus aveva però gelato il suo stupore.
«Come fa?»
La sua fronte, allora, si era corrugata in una curva accigliata, e i suoi occhi si erano oscurati.
«Sei un giovane di talento, Regulus Arcturus Black. Se vuoi apprendere i segreti della magia, della vera magia, è con me che devi venire. È me che devi seguire»

 
 
«Regulus?!»
Sbatté le palpebre, e mise a fuoco le piccole linee parallele del suo testo di Rune Antiche. Voltò la testa verso la fonte del richiamo: Marlene lo osservava con un sorriso non troppo convinto e gli occhi spalancati. La luce calda di quel luminoso pomeriggio di inizio giugno penetrava dalle ampie vetrate del corridoio, ricoprendo di oro i lunghi capelli incastrati in una treccia disordinata. Nel voltarsi, il sole aveva colpito anche gli occhi di Regulus, illuminandoli di un verde più intenso del solito: i raggi accecanti l'avevano costretto a stringere lo sguardo sulla delicata figura femminile.
«Stai bene, Reg?» gli chiese, abbozzando un sorriso più largo.
«S-si, certo» mormorò lui; tornò ad impugnare la piuma nera che aveva poggiato sulla pergamena, e su cui aveva lasciato una sbavata macchia di inchiostro. Marlene sospirò.
«Allora torna ad ascoltarmi, altrimenti non passerò mai questi G.U.F.O.»
«Sei più che pronta per sostenere la prova di Rune Antiche, Marlene. E lo sai anche te» sentenziò Regulus, atono, mentre arrotolava la pergamena e la posava elegantemente nella sua cartella.
«Perchè, piuttosto, non ripassiamo la preparazione dell'Antidoto Generico? O magari qualche Pozzo Comunicante..»
Il sorriso di Marlene, a quella proposta, increspò le labbra in un ghigno capriccioso.
«Ti prego, Regulus, no!» piagnucolò.
«E' stato un errore continuare a seguire Aritmanzia... E Pozioni, bhé... con Pozioni non posso proprio farci niente. Devo per forza seguirla, ma perché devi infliggermi queste pene per il solo fatto che non sono la cocca del Lumacone come te?»
«Gli esami riguardano tutte le materie di studio, Marlene»
«O quasi» sbuffò la ragazza, allontanando dei ciuffi che le molleggiavano sulla guancia.
«Avrei così voluto una Giratempo, quest'anno..»
Regulus scoppiò in una risata fragorosa.
«A malapena riesci ad arrivare in tempo a colazione, la mattina. Davvero credevi che dessero a te la Giratempo?»
La risposta gli arrivò dritta sul braccio, stretta nel pugno minuto di Marlene.
«Non prendermi in giro. E poi, neanche tu l'hai ottenuta» sbottò la ragazza.
Regulus continuava a ridere. La osservò di nuovo: per la prima volta da settimane era riuscito ad allontanare il ricordo di quel volto dai suoi occhi. Ed era tutto merito di Marlene.
«Su, forza. Stavamo parlando del Marchio Runico Semi Indelebile. Una volta riconosciuto il Marchio, potrete procedere con la sua cancellazione. Questa pratica fa sì...»
«Marlene..»
«..Regulus» sorrise lei in risposta a quel richiamo. 
La mano affusolata di lui passò sul manuale che la ragazza stava faticosamente tenendo aperto sulle ginocchia; le labbra di Marlene si riunirono in un'espressione interrogativa, mentre lui continuava a fissarla.
Fu un attimo interminabile per entrambi. Avrebbe voluto ringraziarla di portare un velo di serenità – ogni giorno, da quando la conosceva – nella sua vita; ma qualcosa gli bloccava le parole in gola. Regulus Black era troppo orgoglioso per poterle confessare che lei era sempre stata l'unica fonte di felicità da quando era ad Hogwarts - da quando lui se n'era andato, o forse da quando le furiose litigate tra lui e i suoi genitori l'avevano portato a desiderare di essere lui stesso il primo ad andarsene da Grimmauld Place. Regulus Black era stato troppo orgoglioso per pregare suo fratello di restare, mentre lui inveiva maledizioni contro la madre distrutta dalla rabbia e dal dolore, e girava la maniglia d'ottone bruno dell'ingresso del numero 12 per l'ultima volta, in quella gelida nottata di fine dicembre.
Troppo orgoglioso, o forse, semplicemente, troppo codardo. Per tanto tempo si era chiesto da quale parte di quel confine sottile fosse finito.
«Marlene Astrid McKinnon!»
La voce squillante di Dorcas Meadowes ruppe quel piccolo, immenso momento di silenzio.
«Che cosa c'è ora?» sbuffò Marlne, voltandosi.
«E' un'ora che ti sto cercando! Devi venire con me!» le intimò Dorcas, afferrandole il braccio e strattonandola via.
Il libro di Rune Antiche cadde a terra con un tonfo, mentre Regulus dedicava uno sguardo torvo a Dorcas.
«Finiamo domattina, Reg?!» fece Marlene, piegandosi goffamente a raccogliere il suo manuale a la cartella.
«Qualcuno sembra avere particolarmente fretta, oggi!»

Dorcas la condusse fino al settimo piano, correndo verso la parete in fondo al corridoio. Marlene la seguiva col cuore in gola e senza aver più una singola particella di ossigeno nei polmoni.
«Si può.. anf.. si può sapere... puff.. perché abbiamo dovuto correre così?» sospirò con fatica, mentre osservava i Troll dell'arazzo alla sua sinistra massacrare con le loro grandi clave il povero Barnaba.
«Ti ho detto che dovevo parlarti!» inveì Dorcas. «Ma non ho mai avuto modo. È ora che tu le conosca..»
«Conoscere... chi...?!»
«Lo vedrai..» Dorcas le poggiò una mano sulla schiena e la spinse verso i mattoni della parete. Marlene cercò di divincolarsi, sorpresa dal gesto inconsueto dell'amica.
«Si può sapere dove vuoi spingermi? Vuoi sfracellarmi contro la parete?!» strillò Marlene arrabbiata. Ma Dorcas non sembrava prestarle molto ascolto. «Marlene, devi pensare ad una tua necessità. Una necessità vera»
«Ma di che diavolo parli?»
«Forza, concentrati!» la intimò Dorcas, mentre la prendeva per mano e la faceva camminare lungo il corridoio, davanti al muro a cui aveva cercato di inglobarla. Mentre giravano e continuavano a camminare davanti a quel muro, Marlene capì. Pensò che aveva seriamente bisogno di bere, mentre ripetevano quella assurda camminata avanti ed indietro per il corridoio. Alla terza volta, poi, una piccola crepa alla base del muro di pietra cominciava a crescere. Marley la vide acquisire la forma di un arco, e trasformarsi in un'enorme porta di pietra. Dorcas sorrise, stringendo i grandi occhi di cobalto.
«Ci siamo» Poggiò le mani sull'anta di pietra e spinse, prima di prendere, ancora una volta, per mano Marlene, e condurla all'interno. Si trovarono davanti ad un'enorme stanza bianca, ai cui lati l'acqua zampillava da fontane scavate nella pietra. Al centro della stanza stava un gruppo di studenti, che si guardavano intorno spaesati: vi riconobbe Amelia e Lily.
«Chi diavolo ha trasformato la Stanza in un parco acquatico?!» chiese una voce tanto squillante da risultare fastidiosa alle orecchie di Marlene.
La ragazza bbassò lo sguardo, imbarazzata.
«Mi dispiace..» borbottò, tenendo gli occhi sulle sue scarpe «Avevo sete..»
Dorcas le poggiò una mano sulla spalla, e la condusse verso la proprietaria di quella voce irritante. Era una ragazza minuta, con ispidi capelli castani ed un grosso naso adunco, che separava i rotondi occhi infossati e scuri. La fronte e gli zigomi erano costellati di piccole cicatrici concentriche, presenti di un'acne malcurata. Era bassa, ma aveva un corpo armonioso ed atletico, che Marlene invidiò sin dal primo momento in cui aveva posato l'attenzione sulle gambe magre e dritte.
«Marley, questa è Julia»
Le labbra sottili di Julia si tirarono in un sorriso che a Marlene apparve poco sincero.
«Ciao, Julia» salutò Marlene, sorridendo nel modo più sincero che poteva.
«E' stata una bella partita, quella di domenica» si complimentò Julia, educatamente. Marlene la ringraziò, imbarazzata.
«Julia è a capo del S.A.L.A.M.A.N.D.R.A., Marley» spiegò Lily, accanto a lei.
«Della.. Salamandra?»
«Sostegno Associativo-Lenitivo per Animali Magici Ambigui Nonchè Deturpati, Rapiti o Abbandonati» recitò la piccola ragazza, con il petto gonfio e l'aria superba.
«E' la prima associazione a tutela delle Creature Magiche con più di due croci nella Classificazione Ministeriale. Anche i Draghi e i Metalupi devono essere protetti»
«Non potrei essere più d'accordo» fece Marlene, sorseggiando un bicchiere di acqua che intanto Dorcas le aveva porto, trovando una giustificazione alla
 saccenteria della sua nuova conoscenza nello scintillio del blu e dell'argento della sua cravatta alla luce bianca del lampadario sopra di loro.
"Peccato che i Metalupi siano estinti da secoli.." pensò.
«Naturalmente noi vogliamo operare sul campo: vogliamo smascherare i mercenari, liberare le creature, impedire che le loro.. parti preziose vengano vendute. Sai quanti draghi vengono tenuti in cattività nelle profondità della Gringott? E che in alcune case di maghi Purosangue gli Elfi domestici vengono decapitati, quando diventano troppo vecchi per lavorare? Vogliamo fermare questo scempio, ma non abbiamo ancora i mezzi per farlo»
«Si tratta di un'associazione ancora molto ristretta e.. limitata» spiegò Amelia, che era accanto a Julia «E io ho parlato al nostro Presidente del tuo talento con gli animali..»
«Il mio.. talento?» balbettò Marlene, spiazzata.
«Oh, andiamo, Marley!» sbottò Dorcas «Hai tenuto testa ad un Ippogrifo al secondo anno!»
«E' un po' diverso dall'andare a salvare draghi nelle viscere della Banca dei Maghi» ribatté Marlene.
«Sono d'accordo con Lène» proferì Lily «E' un nobile intento, ma alle vostre rivendicazioni non basterà il sostegno dei soli studenti..»
«Avere dalla nostra il corpo studentesco e qualche Caposcuola potrebbe essere un ottimo inizio, comunque» ribatté Amelia, chiaramente animata dal dibattito.
«Si, e potremmo interpellare la Professoressa Sylvester, così che interceda per noi davanti alla McGrannitt e a Silente»
Marlene rabbrividì al norme di Lyanna Sylvester, docente di Cura delle Creature Magiche. Era l'unica insegnante che temesse davvero ad Hogwarts. Ricordò la brutta discussione che aveva avuto con lei l'anno precedente, quando aveva portato in classe un Runespoor e lo aveva decapitato delle sue tre teste, per permettere agli studenti di studiare l'anatomia della particolare diramazione. Il suo sdegno manifesto per quel macabro assassinio le erano costati un mese di punizioni e la possibilità di diventare Prefetto di Grifondoro l'anno successivo. Per il resto, la Professoressa Sylvester, donna severa ed evidentemente sadica, ma altrettanto obiettiva, riconosceva le ammirevoli doti di Marlene nella sua materia, e non mancava di metterla spesso alla prova con compiti di solito più complicati di quelli che riservava al resto della classe.
«Se pensate che la Sylvester vi darà il suo consenso, siete delle sciocche» esordì, mentre il dibattito era divampato come un incendio in un fienile.
Julia, Amelia e Dorcas, al centro di quel tripudio di idee e polemiche, si voltarono verso di lei.
«E anche se ve lo desse, non vi basterà avere il corpo docente dalla vostra parte»
«Cosa.. cosa vuoi dire?» chiese Dorcas, socchiudendo i grandi occhi blu.
«Io... io...» balbettò una debole voce femminile, prima che Marlene potesse ribattere. Si voltò a sinistra, e vide una minuta ragazza con l'uniforme dorata dei Tassorosso e i capelli lunghi e arruffati fare qualche passo avanti, tenendo gli occhi bassi e con le guance arrossate dalla timidezza.
«Io credo che Marlene McKinnon voglia semplicemente dire che.. avremmo bisogno di un consenso dall'alto... tipo.. dal Ministero»
«Esattamente! Grazie... uhm?» fece interrogativa Marley.
La ragazza alzò gli occhi cerulei verso di lei, e rispose, arrossando nuovamente: «Alice... Alice Fortescue»
«Grazie, Scout!» esplose di nuovo Marlene, rivolta verso gli sguardi crucciati dei suoi interlocutori.
«Questa.. cosa che volete fare è una rivendicazione politica!»
«Questa.. cosa..?!» ripeté Julia, con tono sprezzante. «Per te.. è soltanto una.. cosa
Lily e Dorcas abbassarono lo sguardo, intimorite dalla possibile continuazione di quella conversazione.
«Non fraintendermi, Julia, ma mi sembra che abbiate delle intenzioni sin troppo serie. Insomma..» ridacchiò «entrare alla Gringott, liberare draghi! Non saprei proprio da dove potreste cominciare..».
Al suo sorriso, però, non seguì quello del resto dei congregati, come sperava sarebbe accaduto. Evidentemente imbarazzata, richiuse le labbra e distolse lo sguardo dagli occhi sprizzanti sdegno di Julia.
«Che cosa consiglieresti, allora, fenomeno?» fece Amelia, torva.
Marlene fu sorpresa dall'acidità di quella domanda.
«Bhe... per me avete due scelte. O vi fate strada con petizioni e feste per la raccolta fondi, per poi arrivare nei meandri della Burocrazia Magica e presentare proposte di legge valide..»
«Ma così ci vorranno anni!» sbottò un'altra voce, che animò i bisbigli di tutta la stanza.
«...oppure potete diventare un gruppo di anarchici violenti che protestano contro il sistema, vi beccate un processo davanti al Wizengamot e magari anche qualche anno ad Azkaban, se vi capita una Corte particolarmente conservatrice» concluse Marlene, ribattendo ai bisbigli.
«Bene, allora.. grazie per il tuo consulto tecnico!» sbottò Julia, sorridendo acidamente. Poi si voltò verso Dorcas, senza abbassare la voce.
«Non capisco proprio perché tu abbia portato questa alla nostra riunione»
«Scusami...?!»
Julia non la degnò neanche di una risposta, mentre Dorcas e Amelia si avvicinavano a lei e il mormorìo riesplodeva nella stanza. Prima che la facessero voltare e la conducessero con una certa insistenza verso l'ingresso, Marlene fece in tempo a piroettare la bacchetta all'interno della tasca ampia del suo mantello. Sbirciò le gambe lunghe di Julia Sunpetyr traballare prima di incrociarsi su loro stesse, e si voltò con un sorrisetto compiaciuto.
«Insomma, Marlene... cosa ti è preso?» le chiese Dorcas quando furono abbastanza lontane da non essere ascoltate.
«Cosa deve essermi preso?» ribatté, strabuzzando gli occhi in un'espressione indignata.
«Julia prende molto sul serio questa “cosa”. Noi prendiamo molto sul serio questa “cosa”, come l'hai chiamata tu» replicò Amelia, visibilmente adirata.
«Oh, andiamo, ragazze!» sbuffò Marlene, borbottando.
«Non volevo offendere nessuno, sapete che è una cosa che potrebbe interessarmi davvero, penso solo che..»
«“Potrebbe” interessarti?» fece Amelia, alzando il tono di voce.
«Allora attenderemo sue notizie! Non so se hai capito che vogliamo agire subito
«Agire dove? Come? A malapena vi conoscete!»
«Marlene ha ragione, ragazze» affermò la quieta voce di Lily, alle spalle di Dorcas e Amelia. «Non sono organizzate, non vogliono sottostare ad alcuna regola.. per quanto ne sappiamo potrebbe essere soltanto una scusa per aprirsi delle porte al Ministero dopo essere usciti da Hogwarts»
«E anche fosse?» sbottò Dorcas, prima di rivolgersi nuovamente a Marlene.
«Ci stai o no, McKinnon?»
Le sue amiche non la chiamavano mai per cognome – preferivano quasi affibbiarle l'affettuoso soprannome che Sirius Black le aveva dato al primo anno – e sapeva bene che le rare volte in cui capitava era per qualche guaio che aveva combinato. Ma quel pomeriggio, Marlene si sentiva tanto tranquilla con la sua coscienza che cominciò ad irritarsi per l'atteggiamento ostile che le stavano serbando le compagne. Sbuffò, prima di acquistare  un'espressione gelida.
«Devo pensarci su, ragazze. La compagnia non mi pare delle migliori, se posso essere sincera»
Amy corrugò le folte sopracciglia scure esternando la sua ostilità, mentre Dorcas piegò la bocca in un ghigno di dispiacere.

La forchetta sprofondava nella fetta di roastbeef così brutalmente che il suo tintinnio sul piatto diede a Lily l'impressione che la ceramica stesse per rompersi.
«Sono completamente impazzite!» esclamò Marlene, mentre tagliava la carne con la stessa furia.
«Ad una settimana dagli esami, l'unica cosa che conta sono i Draghi, e gli Elfi domestici e le Manticore. Magari vorranno pure adottare dei Lupi Mannari!»
«Non essere dura con loro» sorrise Lily, gentile.  «E' un bellissimo progetto, è solo che..»
«E' solo che non sanno da dove cominciare!» sbottò l'altra, molto meno garbata, mentre masticava il roastbeef  
«E quel che è peggio, è che non interessa loro chiederselo!»
Lily poggiò la sua forchetta sul piatto, e distese le braccia lungo il corpo, unite. Le serbò un lungo sguardo di smeraldo, con le labbra appena socchiuse.
Marlene alzò gli occhi sul suo debole sorriso, poi tornò con voracità sul suo pasto, chiedendole: «Che c'è?»
«Sei arrabbiata, ma non perché Amelia e Dorcas perdono tempo con questa cosa del S.A.L.A.M.A.N.D.R.A.» rispose Lily.
«E per cosa dovrei essere arrabbiata, allora?»
«Sei arrabbiata perché Julia Sunpetyr ci ha pensato prima di te»
Marlene tacque.
«Sappiamo tutti quanto tu ami le Creature Magiche. Sei la migliore, nessuno riesce a tenere a bada un Ippogrifo come hai fatto tu al secondo anno, e un Camuflone l'anno successivo. L'anno scorso ti ho visto prendere un Boa tra le mani senza un attimo di esitazione! Hai un talento naturale con quegli animali: ti piacciono, e tu piaci a loro. E credi che se qualcuno dovrebbe gestire un'associazione del genere, quella dovresti essere soltanto tu» spiegò Lily, mentre guardava Marlene arrossire dall'irritazione e dall'imbarazzo.
«E' soltanto che le tue ambizioni cedono il passo alla timidezza, alla paura di non essere all'altezza, al fatto che pensi che sia inutile, addirittura stupido perdere tempo con le Creature Magiche»
La ragazza rimase a fissare il piatto ormai vuoto, mentre Lily allargava un sorriso compiaciuto sul suo viso.
«Hai finito, Lily?» sorrise poi, lanciandole delle briciole di pane.
Lily sorrise.
«Sono brava a capire le persone, Marlene. E capisco anche che Amanda e Dorcas hanno visto in questa cosa un'opportunità più per te, che per loro»
«Un... un'opportunità?»
«L'opportunità di fare quello che veramente vuoi fare, Marlene. Senza che nessuno te lo impedisca»
Marlene sussultò.
Come al solito, Lily aveva ragione. Non aveva mai avuto il coraggio di chiedere ai suoi il permesso di passare l'estate nelle riserve scandinave di draghi, nonostante fosse il suo sogno da quando, a tre anni, in vacanza, aveva accarezzato il dorso di un cucciolo di Verde Gallese. Sapeva quale sarebbe stata la risposta. Il futuro di Marlene McKinnon era stato programmato sin dalla sua nascita: i suoi genitori erano stati tanto magnanimi da lasciarle decidere tra Guaritore e Giudice del Wizengamot. Lei aveva accettato passivamente, quasi di buon grado: si trattava pur sempre delle più alte professioni a cui qualsiasi mago avesse mai potuto aspirare. Non foss'altro che nessuna Pozione, nessuna pratica giuridica le avrebbero mai dato lo stesso piacevole brivido che le aveva percorso le dita, il braccio e tutto il dorso al tocco delle squame lisce di quel cucciolo di drago.
Maledetta secchiona.
Allontanò lo sguardo verso il soffitto stellato della Sala Grande, poi lo riabbassò lungo il tavolo di Grifondoro. Sentì il cuore precipitarle nelle viscere quando incontrò il ghiaccio degli occhi affilati di Sirius Black, che la guardava mentre giocherellava con la bacchetta. Rivolse gli occhi di nuovo su Lily, che continuava a fissarla con l'aria di chi ha già capito tutto.
«Ma che.. per Merlino, Evans! Smettila di fissarmi in quel modo!»
«Potter oggi non mi ha rivolto parola»
«Non sei contenta?» fece Marlene, prima di ridacchiare. 
«O forse no.. l'ho sempre saputo che hai un debole per mio cugino»
«Non dire stupidaggini, Marlene» fece Lily, improvvisamente seria.
«Non mi ha importunata soltanto perché Black gliel'ha impedito. E ho il presentimento che gliel'abbia impedito perché sono con te»
«Con me? E perché mai?» fece Marlene, mentre si sentiva avvampare.
«Dovresti dirmelo tu» rispose la ragazza, scostando una ciocca di capelli fiammeggianti dietro l'orecchio mentre faceva scivolare gli occhi di smeraldo verso i Malandrini.
«E' da quando sono arrivati che Black non ti stacca gli occhi di dosso»
Marlene fece ruotare gli occhi verso i ragazzi, e ancora una volta fu congelata dall'argento dello sguardo di Sirius.
Di nuovo, sentì il cuore sbatterle in basso. Ebbe la spiacevole sensazione di aver bisogno di vomitare il roastbeef che aveva massacrato fino a qualche minuto prima. Si alzò di scatto, facendo sussultare due ragazzine del primo anno che le erano accanto.
«E' proprio ora che io vada!» esclamò «I G.U.F.O. non si preparano da soli!»
Si allontanò goffamente verso l'uscita, mentre Lily sorrideva beffarda.

 

Nella sua testa, continuava a pronunciare il suo nome.
Il Boccino gli svolazzava a qualche millimetro dal naso. Il suo ronzìo, quasi impercettibile, sembrava riempire l'intero Dormitorio.
Marlene McKinnon.
Marlene McKinnon era stata l'oggetto prediletto delle sue burle sin dal primo anno. Amava guardare le sue guance tornite arrossire di rabbia e di imbarazzo. Un giorno, però, aveva cominciato a desiderare di veder arrossire quelle guance per qualcos 'altro.
Marlene McKinnon era la cugina del suo migliore amico, e sembrava incredibile quanto potesse somigliare a James, a volte: lo pensava spesso, mentre la osservava sonnecchiare in Sala Comune, con la bocca socchiusa e le mani abbandonate tra i capelli lisci e lucidi.
Marlene McKinnon era la migliore amica di suo fratello: aveva cominciato ad invidiarlo – per la prima volta, in vita sua 
– quando li aveva visti rincorrersi sul ciglio dell'acqua, un giorno di primavera in cui il tepore del sole aveva asciugato la sponda sud del lago. Ci volle altro tempo perchè si rendesse conto di quanto fossero legati l'un l'altra: allora, lo aveva minacciato di starle lontano. Magari sarebbe potuto diventare lui il suo migliore amico, se solo avesse messo da parte quel sorriso arguto e quelle parole affilate.
Se solo avesse..
Invece era rimasto ad osservarla nelle notti infinite di studi, mentre rientrava da qualche incontro galante. La prima volta l'aveva trovata abbandonata sul tappeto di fronte al camino assieme agli altri, di ritorno da un'estenuante nottata di luna piena. Aveva detto agli altri che si sarebbe occupato di lei, e aveva ingannato le scale passando per un piccolo passaggio che conduceva al Dormitorio femminile e la cui entrata
 sconosciuta a molti, ma non alla loro mappa – era coperta da un largo arazzo di porpora. Gli piaceva rimboccarle le coperte e guardarla dormire nel suo letto. Aveva paura di quanto gli piacesse. Nessuno doveva saperlo.
Ma Marlene McKinnon era più sveglia di quello che si aspettasse, e aveva capito tutto. E se prima riusciva a pensare a lei solo in quei pochi minuti notturni che dedicava a metterla a letto, ora i suoi pensieri ricadevano sempre sul suo viso.
Il Boccino smise di ronzare, risvegliandolo da quel sonno vigile. Remus Lupin gli sorrideva, seduto sul suo stesso letto, con la piccola sfera dorata tra le mani.
«James si arrabbierà molto, se saprà che lo hai fatto svolazzare in giro»
«Sai quanto me ne importa» borbottò Sirius, ancora disteso sul suo letto, con le mani sotto la nuca e lo sguardo perso sul soffitto.
Remus gli serbò un sorriso pacato.
«A cosa pensi, Sirius?»
«Pensavo...» sbuffò lui, mentre si guardava il pugno chiuso e aggrottava la fronte 
«Se mi colpisco ad un occhio e mi faccio male, sono forte o sono debole?» 
«Se fai una cosa del genere, sei un'idiota. Ecco cosa sei» rise Remus, e anche Sirius lo fece, distendendo il pugno e tornando a infilare la mano tra la sua nuca e il cuscino.
«E sei un idiota anche se non chiedi a Marlene di uscire» 
Sirius sussultò, tornando improvvisamente serio.
«Ma di che diavolo stai parlando, Lupin?» sbottò beffardo «C'è stata la luna piena la settimana scorsa, pensavo che fossi tornato in te!»
Remus continuò a sorridergli.
«Oggi non le hai staccato gli occhi di dosso, Sir»
«Ha una faccia buffa, tutto qui»
«Ha una bellissima “faccia buffa”, non puoi negarlo» Ancora una volta, Remus Lupin aveva ragione.
Marlen McKinnon non era la ragazza più ambita della scuola. Non era la più alta, non era affatto tra le più magre, né tra le più atletiche: non era più bella di molte altre con cui era uscito. Eppure, c'era una luce strana nei suoi occhi che non aveva mai visto in nessuno: i
l suo sorriso era in grado di regalargli una serenità che non riusciva più ad avere da quando era bambino. E la cosa più bella era che lei non aveva la più pallida idea dell'effetto che quegli occhi avevano su di lui. C'era qualcosa in quella maledetta ragazza che l'aveva portato a venerare ogni centimetro che le apparteneva. Era stato bravo a nasconderlo, fino a quando Remus Lupin non se ne era accorto.
Maledetto secchione.
Con il fratuono di due Bolidi che infrangono una parete di pietra, James e Peter irruppero nel Dormitorio. James strillò quando vide il Boccino fuori dalla sua preziosa custodia, e si sedette sul viso di Sirius, che implorava il suo perdono.
«James, Sirius vorrebbe dirti qualcosa»
«Oltre a dirmi perché rovista tra le mie cose? Quello è stato il primo boccino che ho catturato! Hai in mente cosa significhi, stupido cane?» sbottò James, alzandosi dal viso dell'amico.
«Riguarda Marley» fece Remus, beccandosi un'occhiata gelida di un affannato Sirius Black. Gli occhi scuri di James si illuminarono, accompagnati da un largo sorriso.
«Era ora! Finalmente hai deciso di chiederle di uscire?»
Sirius Black sentì le viscere attorcigliarsi. Impallidì di fronte al tono ovvio dell'amico, mentre Remus se la rideva di gusto. 
 Anche Peter sembrava aver afferrato la serietà della situazione, e lui capì di aver fallito miseramente nel tentativo di lasciar fuori gli amici dalla faccenda.
«Smettetela, per Merlino!» tuonò all'improvviso, alzandosi dal letto. Quella reazione improvvisa ammutolì le battute e gli scherni dei compagni.
«Il tuo prezioso Boccino era incastrato sotto al letto, ha ronzato per tutta la notte e non mi ha fatto chiudere occhio. Quando l'ho trovato aveva un'ala piegata. E non voglio chiedere di uscire ad una ragazza che mi ha fatto cagare nelle mutande ad una festa!»
«Mia cugina è l'unica ragazza che sia riuscita a farti arrossire» sorrise James, gonfiando il petto con tono fiero.
Sirius avvampò nuovamente: afferrò il boccino e lo tirò con violenza verso James, centrandolo in fronte.
«Falla finita, Ramoso» fece, mentre usciva dal dormitorio, sbattendo la porta.

«Guarda che lo sappiamo tutti che non è colpa del mio Boccino se non hai dormito stanotte!»

 

Al ritorno dai suoi allenamenti, quella sera, aveva trovato Dorcas e Amelia nella Sala Comune. Aveva cercato di ricucire una conversazione, ma i suoi tentativi erano stati vani. Le sue amiche erano ancora chiuse in una delusione che lei a malapena comprendeva, e che la faceva arrabbiare ancora di più. Pensò che andasse bene così, almeno finchè non avesse avuto una risposta per loro.
S.A.L.A.M.A.N.D.R.A., che stupido nome” pensò, mentre aspettava che la scala davanti al dipinto della Signora Grassa finisse di ruotare, per poter scendere verso il parco.
Dovevano essere pazze, se credevano davvero di poter rivendicare i diritti degli animali senza l'aiuto di qualcuno all'interno del Ministero. Probabilmente, neanche il contributo di Silente sarebbe bastato.
Fu scossa da un tremore rabbioso quando pensò che tutte quelle ragazze avrebbero vomitato al solo pensiero di dover raccogliere delle Lumache Cornute. Se amavano gli animali, potevano adottare un Crup, o un Kneazle: magari potevano prendere una creatura abbandonata al negozio di Madame Terrièr, a Londra, che da anni si prendeva cura degli animali magici maltrattati e lasciati a morire sul ciglio della strada. Era davvero necessario tentare in tutti i modi di finire arrostite nelle viscere della Gringott da un Drago abbruttito e violento? Non poteva nascondere che quell'idea la eccitava, ma era una fantasia talmente improbabile che preferiva allontanarla subito dai suoi occhi. Si chiese se volesse veramente allontanare quella proposta: era lei a volerlo, o era la figlia perfetta della perfetta famiglia di Purosangue? I suoi non avrebbero mai approvato: era questo che aveva pensato, sin dall'inizio. Da quando Julia Sunpetyr le aveva citato l'acronimo improbabile della sua improbabile associazione.

«Forse dovresti uccidere i tuoi genitori. A quel punto staresti bene»

Le parole di Amelia le risuonarono tra le tempie come un rullo di tamburi. Si sentì un'enorme idiota a non aver capito prima perché si era adirata così tanto con lei. Seduta sul basso muro marmoreo delle arcate del chiostro, scrutando la macchia scura della Foresta Proibita che si stagliava sotto il cielo stellato, mentre la brezza gentile di giugno le scompigliava i capelli e faceva danzare l'erba, Marlene McKinnon si chiese, ancora una volta, cos'è che volesse veramente dalla sua vita. Si chiese se ciò che voleva potesse essere compatibile con quello che i suoi genitori volevano per lei. Mentre rifletteva sull'improbabilità di vedersi all'altare con Amos Diggory di lì ad un anno, la sua attenzione fu catturata dal respiro ansimante di una creatura che avvertì pericolosamente vicina.
Abbassò lo sguardo alla sua destra, e vide un grosso cane nero, col pelo corto e lucido. Teneva le orecchie basse e la osservava con la lingua penzoloni e lo sguardo bonario, e scodinzolava come un cucciolo divertito. Anche lei lo osservò per un po', interrogativa. Poi sbuffò.
«L'ho sempre detto, io, che Sirius Black somiglia a un cane
L'animale chiuse la bocca e chinò la testa, e Marlene sorrise. Scese dal muretto e si accasciò sulle ginocchia, col viso all'altezza del muso del cane.
«Senza offesa, cucciolo. Tu sei molto più bello di quell'ammasso di testosterone senza neuroni» sorrise, carezzandogli la testa. Il cane rispose affettuosamente, leccandole la guancia. Poi si divincolò dalle piccole mani affettuose, e prese a trottare scodinzolante verso la Foresta. Marlene fece per richiamarlo, e il cane si fermò a guardarla per un istante, prima di riprendere il cammino verso gli alberi. Lei si guardò intorno, incerta se seguirla o meno. Non ebbe l'impresione di avere molta scelta, quando il cane la riprese con un abbaio. Gli corse dietro, addentrandosi tra i pini secolari bagnati dall'oscurità della notte, calcolando quanti punti le avrebbe tolto la McGrannitt a seconda che l'avesse trovata fuori dalla Sala Comune dopo una, due o tre ore. E se non fosse riuscita più ad orientarsi, lì dentro? Era un'ipotesi a cui non voleva neanche pensare, quindi la ingoiò con la saliva che le bagnava la bocca.
La luce della luna penetrava tra gli esigui spazi che le fronde riservavano al cielo, tingendo di un'aura spettrale il terreno dissestato e le radici larghe come tronchi di quercia. Il cane continuava a camminare, mentre Marlene tentava goffamente di seguirlo, inciampando tra un ramo e una pietra. Sentì degli ululati solitari, ma non ebbe paura.
Il cane si fermò di fronte ad un albero visibilmente più grande e folto degli altri. Le sue radici si esponevano dal terreno umido disegnando nodi e cunicoli tutt'intorno al tronco spesso. Il cane nero si avvicinò all'albero, annusando il terriccio. Alzò la testa, guardando Marlene rinchiudersi nel suo mantello. Capì che voleva che si avvicinasse: lo fece. Il cane aveva riabbassato la testa su di un piccolo buco creato della radici: si chinò su questo. Dal buco uscì una piccola creatura, simile al cucciolo di una volpe. Il pelo argentato risplendeva anche nell'oscurità dell'antro, le ampie orecchie erano piegate sulla testa dalla paura, ma gli occhi neri scintillavano di curiosità per la nuova conoscenza. Marlene sorrise come una bambina di tre anni. Fece qualche passo indietro, e abbassò la mano tra le foglie vecchie che giacevano a terra, aspettando che il cucciolo si avvicinasse. Quello esitò per un po', osservando il cane nero, che intanto lo leccava affettuosamente sul dorso. Si avvicinò a stento, con qualche guaito gioviale: annusò le dita di Marlene e si avvicinò ancora, fino a finire tra le sue gambe, in cerca di calore.
Non avrebbe mai dimenticato la morbidezza di quel primo contatto.
Ebbe paura che il cuore le stesse esplodendo dalla troppa tenerezza e innocenza che teneva tra le piccole dita. I nervosismi della giornata e degli esami si sciolsero davanti a quei piccoli occhi scintillanti alla ricerca di un riparo.
Marlene lo prese in braccio, e pensò che non l'avrebbe lasciato in balìa dei predatori notturni. Pensò che, probabilmente, non l'avrebbe lasciato più. 
Il cane la seguì scodinzolando, mentre si allontanava verso l'estremità della foresta.
In quel momento, forse per la prima volta in tutta la sua vita, Marlene McKinnon sapeva esattamente cosa doveva fare.





 
Note dell'autrice: Non uccidetemi. C'è un motivo più che valido se è una vita che non aggiorno.
Gli esami mi stanno uccidendo; mi sono presa mezza giornata per completare questo capitolo, però vi debbo già avvertire che prima dell'11 Giugno non potrò più aggiornare
. Ho aggiornato per rispetto vostro e perchè oramai sono completamente drogata dei vostri commenti!
In questo capitolo ci sono tre PoV diversi, come spero che abbiate capito (non l'ho puntualizzato perchè è una cosa che proprio non mi piace, pastricciare il capitolo con scritte tipo "Regulus PoV", "Sirius PoV". Lo so, lo so: ancora un capitolo con zero evoluzione, non succede niente di che.
Avete ragione: ma prima o poi questa storia partirà, ve lo assicuro.
Giusto qualche precisazione:
- Lo so che S.A.L.A.M.A.N.D.R.A. fa schifo come acronimo, perdonatemelo, ma ci ho voluto anni a trovare qualcosa che potesse andare! L'associazione è chiaramente ispirata al C.R.E.P.A. di Hermione.
- Perchè se Amelia è Corvonero, entra nella Sala Comune dei Grifondoro? Naturalmente perchè le amicizie più strette le ha in Grifondoro. Tecnicamente non ho ancora studiato bene se possa farlo o meno, il problema non mi si è ancora posto.


E poi bho, se mi viene qualcos'altro da precisare, aggiorno subito!
Per tutte le domande e le critiche su quanto schifo faccia questa cosa, potete commentare.
Buona lettura!
S n i d g e t 
 
   
 
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