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Autore: Madam Morgana    21/05/2015    5 recensioni
Alice Parker ha vent'anni e vive a Stratford, in Inghilterra.
La sua vita è sempre stata normale. Ha sempre desiderato vivere, Alice, che però non ha fatto i conti con le sue solite paure e paranoie.
Lei proprio non ci riesce a dimenticare Joseph, l'amico ch'è partito senza salutarla.
Spera di rivederlo, mentre continua a cercare la felicità che tanto desidera.
Scoprirà la ragione della sua costante tristezza quando, un giorno, sua madre le rivelerà un'amara verità.
Perché, in fondo, la vita è piena di segreti, piena di rivelazioni che sconvolgono.
Ma Alice lo sa. Alice sa che vinceranno loro, contro tutti, perché Calum è la sua unica cosa bella.
Perché lei è un disastro, ma Calum, lui è proprio un opera d'arte.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16.

E' assurdo come la vita possa cambiare da un momento all'altro.
Un giorno ti svegli, incontri nuovamente due occhi nero pece, gli stessi che ti hanno procurato brividi immensi, piaceri indiscussi. Occhi che hanno segnato gran parte dell'adolescenza.
Occhi che ti hanno abbandonato, che non ti hanno più guardato per così tanto tempo, occhi che avresti voluto rivedere, pregando il cielo di acconsentire la tua preghiera.
E poi, dopo tanto tempo, finalmente li rivedi. Ed è facile riconoscerli, perché non brillano come quelli della gente, hanno un bagliore particolare.
E' questo quello che è accaduto con me e Joseph. Quei occhi che non ero riuscita a dimenticare, sognandomeli la notte, li ho rivisti dopo tanto tempo.
E giuro, per un arco di tempo breve ho pensato che la mia vita fosse tornata a girare per il verso giusto.
Poi qualcosa è cambiato.
Perché lui era lì, con i suoi occhi verde smeraldo, a fissarmi incessantemente. E la mia pelle bruciava, il mio cuore tornava a rompersi e la consapevolezza di aver sbagliato di nuovo incalzava in me.
Sono sempre stata sbagliata, io, che cerco invano di sistemare e comporre nuovamente puzzle e vasi incastrando tasselli, incollando cocci. Ma non ho una colla abbastanza forte da poter attaccare tutto con precisione.
E non riesco ad attaccare nuovamente Joseph a me, né Ashton che sicuramente sarà nuovamente lo stronzo di prima.

Sono le otto del mattino, quando mi rendo conto che sono un totale disastro.
La porta richiama la mia attenzione, una mano sbatte delicatamente sul legno color mogano, « Alice? Sono Luke. »
Luke.
Luke è il classico ragazzo che riesce a mettere tutto al suo posto, nonostante ci sia ben poco da fare. Lo invidio, perché da piccola aspiravo a diventare come lui. E non sono mai riuscita a sistemare i miei problemi, le mie angosce ed i miei tormenti, figuriamoci quelli degli altri.
Forse, in realtà, mi sono sempre preoccupata della gente senza, però, mettermi in primo piano.
«Vieni, Luke. » Delicatamente sento la maniglia cigolare e poi abbassarsi. La porta si apre rivelando Luke nella perfezione più assoluta.
Porta una maglia nera dei Nirvana, e gli skinny del medesimo colore.
La sua cresta perfettamente in ordine ed il viso fresco, pulito.
Avanza piano, sedendosi poi ai bordi del letto.
« Alice? » E la sento, la sua voce, così calma e pacata. Una voce di chi vuole riparare qualcosa ch'è andata a frantumarsi, nonostante non sia stato lui a romperla.
« Mh?»
« Cosa è successo? » Chiede, con interesse che forse non avevo mai visto a nessuno.
« Sono una stupida, Luke. Ho rovinato tutto. » I miei occhi cominciano a pizzicare, ma – temeraria – cerco di cacciare indietro le lacrime. Che proprio di mostrarmi fragile, non ho voglia.
Luke sospira, si stende accanto a me ed entrambi guardiamo il soffitto.
Ed è buffo.
Perché, quando vivevo con mia madre, quella non vera, nella mia stanza c'era della muffa, come in questa.
Ovunque io vada, qualsiasi stanza io occupi, un grigio alone di muffa adorna gli angoli delle pareti, quasi come se mi seguisse.
Quasi come se, quel grigio, fosse scaturito dai miei pensieri, dalle mie paure, dai miei momenti malinconici.
« E' per Ashton, vero? »
Annuisco senza distogliere lo sguardo dalle pareti, sarebbe tragico guardare Luke. So che piangerei con altrettanta facilità.
E non riesco ad essere forte, io, che ho lasciato la mia forza tra le braccia di mia madre quando, pronta a partire, l'ho stretta per un'ultima volta.
Deglutisco. Cerco di mandar giù un enorme groppone formatisi all'altezza della trachea, mentre sento il cuore palpitare forte.
Perché il nome, il suo nome, mi fa andare in pappa il cervello.
Alice, sai perché ti senti così?”
La urla forte, questa frase, la mia coscienza. Forse suona più come un rimprovero, perché molte volte mi ha messo in guardia.
E mi aveva messo in guardia su Joseph, all'inizio della nostra amicizia, su Calum, su Ashton stesso, su tantissime cose che non ho mai ascoltato.
Ed ora, vittoriosa, torna con l'ennesima domanda.
Alice, sai perché ti senti così?
Ed io lo so, so perché il mio cuore prende a pompare velocemente. So perché mi tremano le mani, gambe, mi trema il cuore, la ragione, la voglia di vivere, la felicità. Trema tutto intorno a me, quando sono con lui, quando ci guardiamo cercandoci, desiderando di conoscerci meglio.
E so perché mi sento viva, come non lo sono mai stata. Ed io lo so. So perché tutto sembra non avere più senso.
La Terra che gira, il cielo chiaro, gli alberi che si muovono, gli uccelli che migrano, per me non hanno più senso.
Né i passanti che si accalcano per vedere le vetrine, o le bimbe in carrozzina; nemmeno i nonnetti che leggono il giornale seduti su di una panchina, aspettando la pace interiore.
E non hanno più senso, i lunghi monologhi interiori che spesso mi imponevo di fare, per sentirmi grande, per indugiarmi a crescere, per darmi forza. Non ha più senso la voglia di lottare per qualcosa, per me, per Joseph, per mia madre, per Lucy stessa.
Ogni cosa ha perso valore, per me.
Ed io conosco il vero motivo.
E lo so, perché mi sento così.
Alice perché ti senti così?”
E glielo urlo, ora, alla mia coscienza. Lo urlo dentro me, tanto che i timpani si otturano.
Ed io lo so perché, adesso, tutto intorno a me non ha più senso.
Il vero senso, ormai, è Ashton.
I suoi occhi, i suoi baci, le sue braccia in cui desidererei annegare per sempre, il suo profumo buono che sa di casa, i suoi sorrisi timidi e rari.
Ed io lo so perché ora sono così.
Perché io, di Ashton Irwin, mi sono fottutamente innamorata.

« Alice?»
Luke interrompe i miei pensieri con l'ennesima domanda. Ed io penso che parli troppo, a volte le parole non servono. Sono frastuoni che sfidano la dolce melodia della pace.
E forse ha parlato tanto, Luke, mentre attendeva la mia risposta.
« Scusami, non ti avevo sentito. »
« Ho notato – sospira, scuotendo il capo, tornando a guardare il soffitto – ma almeno a me puoi dirlo. E' per Ash che stai male, vero? »
« Ho rovinato tutto, Lukey. »
« Perché dici così, adesso? »
« Dov'è andato Ashton, poi, quando è uscito dal locale?»
Luke sospira, smette di parlottare e di fare domande fastidiose, si volta per guardarmi ed io mi perdo nei suoi occhi celesti.
Immagino quante ragazze abbia ai piedi, lui, che di bellezza ne ha tanta ed indiscussa.
« Non lo so, Alice, purtroppo Ashton è abbastanza riservato. »
« Forse dovrei parlargli. » Mi alzo dal letto, ma Luke mi blocca afferrandomi un polso, stringendolo tra le sue dita esili.
« Non è una buona idea, Alice, non adesso almeno. »
« Devo, Luke. Sono stata io a rovinare tutto e sarò io a sistemare. » Almeno questa volta.
Ed allora, rassegnato, Luke annuisce. Gli sorrido dolcemente e poi vado via, richiudendomi la porta alle spalle.
La mia stanza con quella di Ash non è lontana, ci separa solo un piccolo corridoio di pochi metri, ma per me sono i metri più lunghi di una vita intera.
Non appena sono dinanzi la porta, mi schiarisco la gola, e picchietto su di essa.
« Chi è? »
E la voce di Ashton è tornata quella di sempre. Distaccata, gelida, priva di sentimento. Quella che odiavo e che cercavo di scaldare, senza però esserci riuscita.
« Ash, sono io, Al – »
« Vattene. » Tuona minaccioso, senza nemmeno farmi continuare.
E mi chiedo come farò, adesso, a riprendermi quello che c'è stato.
Quello che siamo stati.
I baci che ci hanno sanato, sostenuto.
Ed allora come farò, adesso, senza i suoi occhi su di me? Che per un attimo ho toccato il Paradiso, insieme a lui, e mi sono sentita bene.
« Ti prego, io ho bisogno di spiegar – »
« Forse non sono stato abbastanza chiaro, Alice, vattene. Non voglio vederti. »
« Ti prego... »
Ed è finita ancor prima di cominciare, tra me ed Ashton. Ho sempre creduto di meritarmi un'amore da favola, capace di scaldarmi il cuore e sanare quelle ferite che l'amicizia mi aveva procurato.
Ho sempre desiderato un ragazzo capace di amarmi, sebbene non abbia mai chiesto un principe, e per un solo istante, nel momento in cui ho sfiorato le sue labbra, osservato quei occhi, assaporato il suo sorriso, ho pensato che lui fosse quello giusto.
Perché i principi li lascio alle favole io, che non ho mai creduto a racconti e leggende.
E mentre ormai perdo tutte le speranze, le uniche rimaste, la porta si apre piano. Ashton è al centro di essa, con lo sguardo di chi non vuole saper più nulla ma che desidera miliardi di risposte.
Risposte che io dovrò dargli, risposte che io non so di avere.
« Ash... »
« Ho da fare, solo cinque minuti. »
Annuisco, oltrepassandolo ritrovandomi nella sua stanza.
E' parecchio disordinata, con il letto ancora sfatto e con varie pigne di libri sparsi ovunque. Se solo potessi, pagherei oro per svegliarmi nel letto che sa di lui, guardare le sue stesse pareti, leggere gli stessi libri.
E quanto sarei felice, se solo potessi vivere con lui. Che sia gioia, paura, dolore, angosce, emozioni, quanto vorrei poterle condividere insieme, se solo non fosse così difficile.
E mi ricordo di quando mio nonno mi diceva che, se un sogno ha così tanti ostacoli, vuol dire che è quello giusto.
«Forza, cosa vuoi Alice? » Ashton s'accomoda nel letto sfatto, i suoi occhi accesi che sprizzano odio. Un odio scaturito da me, da qualcosa che ho fatto.
« Posso sedermi vicino a te ? » Invano, cerco di instaurare un contatto.
« No. »
« Perché sei sparito l'altra sera? Al ristorante, intendo. Io ti ho vist – »
« Lo so che mi hai visto, Alice, cazzo! Lo so che mi hai visto. E ti ho visto anch'io, ridere con quello stupido. Ti ho visto felice, e non sono stato io a donarti quella felicità. E tu sembravi tranquilla, spensierata, quella pace che cerchi da tanto ma che, ancora, non avevi trovato. Ed allora dimmelo, Alice, dimmi che io non sarò all'altezza di quel pinguino in giacca e cravatta e ti giuro che smetterò di tenerti il muso. »
Il mio mondo crolla.
Sento il pavimento sotto di me che cerca di sgretolarsi. E giuro, potrebbe crollare il mondo intero in questo preciso istante ma non sarebbe così doloroso a confronto.
Perché il rumore del mio cuore che torna a spezzarsi è qualcosa di sleale, come fiele, come la cosa più crudele.
Gli occhi prendono a pizzicare, ma questa volta non riesco ad obbiettare. Lascio scendere le lacrime, e l'immagine di Ashton davanti a me comincia a sfocarsi. Non so cosa mi faccia nascere il desiderio di piangere, ma l'unica cosa di cui sono certa è che io lo amo.
Amo Ashton, lo amo per quello che è.
Per le stupide paranoie che s'impone, i complessi d'inferiorità, la voglia malsana di spaccare il muso a qualcuno come Derek senza però farlo.
E lo amo, perché potrei trovare quello giusto, magari un giorno, qualcuno che mi dia famiglia e figli; ma giuro, non potrebbe arrivare a lui. Che forse quello giusto, io, nemmeno lo voglio.
E' lui il mio giusto, è lui il mio meglio. E' lui la mia vita, adesso e per sempre.
E lo amo, per quel muso lungo che mai sparirà dal suo viso, lo amo per i suoi occhi verde smeraldo che richiamano il Paradiso, lo amo per la sua voce, calda e roca. Ed io lo amo, Ashton, che mi somiglia più di ogni altra cosa.
E l'amore resiste a qualsiasi tempesta o burrasca. E l'ho letto da qualche parte che l’amore è un po’ come i bicchieri.
Cadono, vanno in frantumi.
Ti rompi anche le palle di buttare via i residui e a volte facendolo ti tagli.
Ma hai smesso mai di bere per un bicchiere rotto?
Non si smette d’amare per un amore andato a male.

Ed ho sempre amato io, che sia andata bene o male. Ho amato Joseph, ho amato anche prima di lui, ma non è stato così.
Ora tutto è diverso. Perché l'amore, quello che provo per Ashton, è un'amore grande: è l'Amore.
« Ashton... »
« Lo so che è sbagliato il mio ragionamento. So che dovrei starmene al posto mio perché non è giusto. Chi sono io per farti star male? Nessuno.
Ma non sopporto tutto questo. Non sopporto i nostri baci, i nostri occhi fugaci che si guardavano, non sopporto Calum e la sua voglia di tenerci lontani. Alice io non posso sopportare, non dopo quello che ho passato. Per piacere esci dalla mia stanza. »
« Per favore Ashton, fammi parlare! »
« Senti, sono stato il più gentile possibile – per la prima volta vedo gli occhi di Ashton luccicare, e non è felicità la sua. E' più un residuo di tristezza che si è incastonato nelle sue iridi smeraldine – ma adesso ti prego di rispettare la mia idea. Alice ho bisogno di rimanere da solo, lo capisci? »
« Tu stai fraintendendo tutto Ashton, diamine lasciami parlare! » Le lacrime continuano a rigarmi il viso.
E lui, frettolosamente, si alza. Mi prende da un polso e mi porta fuori, non curandosi del dolore che potrebbe infliggermi.
« No, te ne devi andare Alice. Vattene! » E quando chiude la porta, con un sonoro tonfo, mi accascio a terra liberandomi con un pianto che fa male.
Credo che non sia giusto piangere, credo sia scorretto mostrarsi così debole. Questa non sono io, non è l'Alice che era partita per trovare la sua vita, per trovare la persona che aveva perso.
E mi rendo conto di esser cambiata, di essermi rammollita con il tempo, di aver provato ad amare, di nuovo, ma di aver fallito miseramente.
Il pianto dell'amore è quello più doloroso, lo capisco da come bruciano gli occhi. E sono consapevole che non riuscirò a smettere, perché, davvero, di Ashton mi sono fottutamente innamorata.
E forse potrei dimenticarlo per sempre, Joseph, quella persona ch'è partita senza salutarmi. Quella che ho amato così tanto fino a star male, ma il dolore che sto provando adesso lo supera il doppio. Ed io mi chiedo quanto sia grande il mio amore per Ashton, allora, 'ché vedo la mia vita andare in frantumi ancora una volta ed ora è lui l'artefice del mio male.

« Alice? Ehi, ma che ci fai qui? »
Quando apro gli occhi Michael è davanti a me.
Mi guardo intorno, e non ho fatto un passo: mi trovo ancora accasciata per terra, la testa poggiata sulla porta di Ashton, le ginocchia strette tra le mie braccia.
« Michael... »
« Non hai una bella cera, ma ti sei addormentata per terra? »
« Io non – »
« Vieni, dai, andiamo a berci qualcosa di caldo. »
Annuisco. Michael mi aiuta a sollevarmi, poi andiamo via, non prima di essermi voltata per guardare nuovamente la porta della camera di Ashton.
Quella porta che, forse come il suo cuore, non si aprirà più per me.





Nda: Hola bimbi miei belli! ç___ç Come ve la spassate? Spero bene!
Allora, diciamo che qualcosa si è rotta, tra Ashton ed Alice, quel filo che
li univa sembra essersi spezzato. Però, del resto, come dargli torto al
bel batterista? D'altro canto, però, nemmeno Alice ha colpe! Insomma
la colpa è solo di uno: Joseph! Voi, invece, cosa ne pensate? Qualcuno
ha colpa oppure è solo così, che devono andare le cose? Senza contare che,
la presenza di Michael, a fine capitolo, forse ha un po' smosso Alice. Magari
ha bisogno di sfogarsi, voi che dite?
Ritaglio un altro piccolo pezzetto di note autore per dirvi che ho pensato a lungo
su cosa fare di questa storia. Sarò onesta, la storia l'ho finita da tempo ed ho letto
il finale per ben dieci volte, e più lo leggo più mi ricredo che, sì, va bene così. Dunque
credo che non ci sarà il sequel, so di averlo accennato, ma capirete da voi perché non lo
farò. Senza contare che ho tante storie su cui lavorare.
Insomma, l'ultima bomba che sgancio è che al ventesimo capitolo, la storia giungerà al termine.
Siamo al sedicesimo, purtroppo, si comincia il conto alla rovescia, e spero sempre di non
deludervi mai. ç__ç
Come sempre confido nelle vostre più fidate recensioni, per me sono troppo fondamentali.
Oggi vi lascio con Alice, che purtroppo non se la passa tanto bene.
Un bacione grande, ed alla prossima!

 
   
 
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