Booth era di ritorno
dalla scena del crimine, aveva lasciato Bones in
laboratorio e lui stava andando nel suo ufficio all’FBI per scrivere il
rapporto sul rinvenimento dei cadaveri e cercare di formulare qualche ipotesi,
basandosi sulle foto scattate. Erano stati ritrovati ben otto cadaveri e,
effettivamente, non pareva l’opera di un serial killer, dal momento che ogni
corpo mostrava una morte differente. I primi accertamenti avevano appurato che
il primo cadavere era in quel cinema abbandonato da circa dieci anni, mentre il
più recente si trovava là da meno di una settimana.
Booth era piuttosto
sconcertato: tanti omicidi diversi l’uno dall’altro, ma avvenuti tutti nello
stesso posto. Sì, a quanto pareva, gli omicidi erano stati commessi proprio in
quel luogo; sperava, dunque, che i suoi amici cervelloni potessero trovare
qualche impronta di piede. Forse l’assassino, o uno degli assassini, era stato
abbastanza incauto da pestare del sangue e, quindi, lasciare qualche orma,
allontanandosi dalla scena del delitto.
Booth arrivò finalmente
nel proprio ufficio e cominciò a compilare il rapporto. Non passò molto e sopraggiunse
Sweets a chiedere se potesse essere utile.
“Non
so.” disse Booth “Non abbiamo ancora ricostruzioni
facciali, nomi o qualche indizio da cui partire … tranne i cadaveri,
ovviamente. Pensi di poter fare i tuoi bula-bula
psicologici, guardando le foto scattate dalla scientifica?”
Sweets ignorò il
solito scetticismo rivolto al suo mestiere e disse: “Mi han detto che è una
scena del crimine piuttosto particolare, vorrei proprio dare un’occhiata.”
“Bene.”
Booth ormai si fidava
abbastanza del modo di indagare di Sweets, anche se
poco lo comprendeva e anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente. L’agente
aprì nel computer i file con le foto degli otto cadaveri e girò lo schermo
verso l’amico, dicendogli: “È tutto tuo, accomodati.”
Il
giovane psicologo guardò le immagini e poté constatare a propria volta che il
killer, se era uno solo, era stato molto fantasioso e vario nell’uccidere le vittime.
“Allora?”
lo incalzò Booth, dopo qualche minuto.
“Beh,
è difficile. Il fatto che i corpi siano stati trovati in un unico luogo fa
pensare ad un serial killer che lascia la sua firma non tramite uno stile
uniforme e ricorrente nel modo di uccidere, ma seguendo un altro filo
conduttore. Dev’esserci qualcosa di ricorrente.”
“Cosa?”
“Non
lo so. Potrebbe essere una sorta di marchio che troveranno al Jeffersonian analizzando i resti; oppure potrebbe esserci un
collegamento tra le vittime. Forse il killer si sente una sorta di giustiziere
e uccide persone che, almeno ai suoi occhi, sono colpevoli di qualcosa e i
diversi metodi di uccisione potrebbero essere relativi alla personalità delle
vittime … come una sorta di contrappasso.”
“Quindi
siamo esattamente al punto di partenza: senza l’identificazione o le cause del
decesso, non abbiamo basi da cui far partire le indagini. Il tuo bula-bula non è servito a molto.”
“La
psicologia è una scienza, non inventiamo nulla. Dal momento che non abbiamo
niente a parte le foto, neanch’io posso fare accurate
deduzioni. Almeno del morto più recente, si conosce la causa della morte?”
“Pare
di sì, a meno che non ci sia qualche colpo di scena in laboratorio. Sembra certa
che prima gli sia stato dato fuoco e poi, prima ancora che potesse morire, è
stato fulminato.”
“Prima
le fiamme e poi una scossa? Dimostra una certa furia, un risentimento personale
da parte dell’assassino verso la vittima. Il desiderio di infliggere un castigo
esemplare. Fuoco e fulmine … mi ricorda qualcosa …”
Sweets si soffermò a
ragionare, a cercare qualcosa nei propri ricordi.
“Allora?”
lo incalzò Booth “Che cosa ti ricorda?”
Il
giovane si sentiva un poco incerto: gli era venuta in mente una teoria, ma non
poteva esserne certo, non ancora almeno, aveva bisogno di qualche prova in più per suffragarla. Decise comunque di
esporla: “Molière scrisse varie opere teatrali, una di esse è Il don Giovanni o il convitato di pietra;
alla fine dell’ultimo atto, una statua animata condanna don Giovanni per la sua
condotta e lui, dunque, inizia a bruciare e poi un fulmine lo colpisce. Esattamente
com’è accaduto alla nostra vittima.”
Booth, scettico, lo
guardò storto e borbottò: “Dunque, secondo te, il nostro assassino è una
statua.”
“No.
Non intendevo questo.”
“Ma
è quello che hai detto.”
“No,
ascoltami. Guarda quest’altro cadavere e leggi le osservazioni fatte dopo l’esame
sul campo: è una donna, presumibilmente soffocata, siccome ha lo ioide rotto. Vedi
il fazzoletto attorno al collo? Io scommetto che è stata strangolata con
quello, proprio come avviene a Desdemona nella maggior parte delle rappresentazioni
dell’Otello di Shakespeare. Passa all’immagine
del penultimo morto in ordine cronologico. Ecco, vedi? La causa della morte non
è ancora accertata, ma hanno già potuto affermare con certezza che è un uomo i
cui occhi sono stati schiacciati con forza coi pollici, causando l’accecamento.
Scommetto che l’esame delle ossa accerterà che è stato pugnalato come il conte
di Glouchester nel Re Lear.”
Booth si accigliò e
chiese: “Un serial killer amante del teatro, quindi?”
“Sembrerebbe.
Ecco, mi è venuto in mente un altro collegamento: vedi quest’altro scheletro?”
“Sì,
sembra uno dei più vecchi, per ora hanno potuto solo constatare che era un uomo
sui trent’anni.”
“Sì,
ma guarda i simboli strani tracciati per terra. Sono riconducibili al satanismo
e, quindi, questo mi fa pensare che il morto sia stato ucciso con una lama da
duello, proprio come Valentino è stato ucciso da Faust.”
“Faust
quello che ha venduto l’anima al diavolo? Wow, Sweets,
se hai indovinato, ti faccio un regalo! Riesci a collegare anche gli altri
morti con delle opere teatrali?”
“Beh,
senza sapere le esatte cause del decesso, è difficile stabilirlo. Il tizio
decapitato potrebbe essere ricollegato al Riccardo
III, ma potrebbe anche riferirsi a qualche altra opera.”
“Su
Sweets, sei a cinque su otto: battiamo i cervelloni,
dimostriamogli che anche l’intuito può competere con i loro macchinari.”
“Booth, ti ricordo che anch’io ho un quoziente intellettivo
superiore a 150, a 22 anni avevo già il
mio dottorato; semplicemente applico la mia intelligenza in un settore
diverso.”
“Grazie
di avermi ricordato di essere il più normale del gruppo. Allora riesci a
dedurre qualcos’altro sì o no?”
“Non
mi pare ci siano elementi significativi, visibili anche a noi. Sono piuttosto
sicuro, però, che almeno uno sia stato avvelenato.”
“Cosa
te lo fa pensare?”
“Ci
sono parecchi avvelenati nelle opere teatrali.”
Squillò
il telefono e l’agente rispose: “Booth! Ciao Bones, dimmi tutto. Davvero? Ottimo! … Come? … Sì, credo ci
sia molto utile, mandami i dati sul computer, ho qui Sweets
con una splendida teoria che, forse, tu ci hai appena confermato. … Te ne
parlerò dopo, se è esatta. Grazie, a dopo!”
Booth chiuse la
chiamata, appoggiò il telefono sulla scrivania, guardò l’amico con un sorriso
entusiasta ed esclamò: “Sweets, a quanto pare, il tuo
bula-bula ci ha azzeccato.”
“Non
è che servisse la psicologia per cogliere i riferimenti teatrali.”
“Allora
le psicoballe sono davvero inutili … Comunque, Angela
ha fatto la ricostruzione facciale e ha identificato la nostra vittima più
recente, quella fulminata: si chiamava Donald Fillmore
ed era un attore. È scomparso da tre giorni e l’ultima volta è stato visto al
Round House Theatre. Andiamo a fare qualche domanda?”
“Vuoi
andare sul campo con me, spontaneamente?”
“Bones ha otto cadaveri da analizzare, anche con l’aiuto di
un tirocinante, ha bisogno di tempo per esaminarli tutti e non può lasciare il
laboratorio, al momento, quindi devi venire tu.”
“Comunque,
prima di andare, voglio verificare una cosa. Collegati a internet e cerca il
sito del Round House.”
Booth lo accontentò e
si accigliò, vedendo l’homepage del sito, mentre Sweets
annuì, soddisfatto di aver avuto l’intuizione giusta.
“Don Giovanni o il commensale di pietra di
Molière.” Booth lesse il titolo sulla locandina
digitale “A quanto pare non si sono sforzati molto a cercare l’ispirazione per
l’omicidio.”
“La
nostra vittima era tra gli interpreti, vero?”
“Sì,
a quanto pare era proprio Don Giovanni. Beh, se non altro aveva provato
parecchie volte la propria morte, prima della messa in scena definitiva. Che dici,
uno spettatore che non ha gradito lo spettacolo?”
“No,
ma mi è venuto un dubbio. Possiamo controllare, negli archivi, se ci sono altre
scomparse di attori, connessi con il Round House?”
“Un
teatro un po’ sfortunato, se tutte le vittime venissero da lì, non credi?”
“Beh,
dato che le vittime sono sia maschi che femmine e di differenti età, penso che
il luogo da cui provengono, per così dire, possa essere una costante utile per
il serial killer.”
“Non
sarebbe più cauto se prendesse attori, ammesso e non concesso che siano tutti
attori, da posti diversi?”
“Non
sappiamo ancora quale sia la causa che fa scattare nell’assassino il bisogno di
uccidere. Gli omicidi sono connessi con opere che non hanno molto in comune,
nemmeno l’autore. Proviamo a vedere se possono essere collegate tutte e quante
al teatro, altrimenti formulerò altre ipotesi, non appena conosceremo le loro
identità.”
“D’accordo,
verifico nel database, ma se troviamo qualcosa, occorrerà recuperare i
fascicoli cartacei.”
Booth digitò le
parole chiave: Round House e persone scomparse e attese qualche
momento che il computer individuasse i file al riguardo.
Strabuzzando
gli occhi, l’agente annunciò: “Forse hai fatto bingo, Sweets.
A quanto pare, compreso il signor Fillmore, sono
scomparse otto persone. Fammi controllare qual è la loro connessione col teatro
… Sono stati tutti visti per l’ultima volta all’interno del Round House. Va a
prendere i loro fascicoli, io, intanto, segnalo ad Angela queste persone
scomparse, forse potrà velocizzare i tempi della ricostruzione facciale.”
Lo
psicologo impiegò almeno una mezz’ora per recuperare tutti e sette gli altri
fascicoli, poi tornò da Booth per esaminarli assieme
a lui. L’agente, intanto, aveva avuto la conferma che i crani dei cadaveri
corrispondevano ai volti delle persone scomparse: confrontare un teschio con
una foto era molto più semplice che ricostruire l’intero volto.
“Allora,
dobbiamo cercare un qualche collegamento tra le vittime, oltre al luogo della
scomparsa.” disse Booth “Il fatto che siano tutte
sparite dal teatro ci indica che l’assassino probabilmente lavora all’interno
del Round House o, per lo meno, che abita lì vicino, tuttavia non ci spiega
perché, tra tutti gli attori che sono passati da lì in dieci anni, ne abbia
uccisi solo otto. Dobbiamo capire che cosa avessero in comune queste persone,
quindi voglio sapere tutto sulle loro vite: scuole frequentate, accademie,
premi vinti, competizioni, casting … tutto! Su, al lavoro Sweets.”
“Certamente.
Prima, però, possiamo verificare un’altra cosa, forse un po’ più semplice?”
“Quale?”
“Fillmore è stato ucciso nella stessa maniera in cui è stato
assassinato il personaggio che interpretava in questo periodo, potremmo
controllare se anche per gli altri è avvenuta la stessa cosa. Per esempio,
prova a cercare su google Amy Barrie e Desdemona.”
Booth eseguì e trovò
alcuni articoli e recensioni su blog che parlavano del successo che aveva avuto
l’attrice con la sua interpretazione nell’Otello,
proprio appena prima di scomparire. Verificarono, allora, anche gli altri due
attori i cui personaggi erano riusciti ad intuire tramite la morte ed ebbero
conferma che anch’essi erano stati uccisi nel medesimo modo in cui i loro
personaggi venivano assassinati in scena.
“Interessante
…” osservò Sweets “È come se, anziché gli attori, il
killer volesse uccidere i personaggi.”
“Questo
è assurdo.”
“No,
da un punto di vista psicologico potrebbe avere senso, certo in un soggetto
altamente disturbato e che viva momenti di alienazione della realtà … è strano,
però, che un individuo simile in dieci anni sia rimasto libero.”
“Lasciamo
le psicoballe come riserva, prima prova a trovare un
movente e un nemico più credibile e reale. Magari l’omicida è un attore che
aveva fatto l’audizioni per delle parti che hanno poi avuto le vittime.”
“Dubito
che la stessa persona potesse concorrere per il ruolo di un’attrice di ventitré
anni e quello di uno di oltre sessanta.”
“Dev’esserci una connessione e tu devi trovarla. Hai tutti i
fascicoli che ti occorrono, hai internet per approfondire le loro vite e,
sicuramente, Angela e l’Angelatron ti aiuteranno a
saperne di più.”
“Giusto,
erano attori, dunque avevano tendenze narcisistiche, più o meno latenti, o
comunque desiderio di rivalsa, di mostrare il proprio successo, per cui avranno
sicuramente riempito i social network di foto, performance e altre
informazioni.”
“Bravo,
hai un bel po’ di lavoro da fare. Io, intanto, vado a prendere Bones e andiamo in teatro a fare qualche domanda.”
“Ehi,
mi avevi detto che ti avrei accompagnato io!”
“Ho
cambiato idea. Bones ha a disposizione tre o quattro
dei tirocinanti, per cui può prendersi una pausa. Ci vediamo più tardi, tu
fammi trovare qualche pista concreta e basata su fatti e non sulle tue teorie
astratte!”
Sweets sbuffò e si
rassegnò alle scartoffie.