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Autore: DirceMichelaRivetti    25/05/2015    0 recensioni
Questa storia è ambientata nel corso dell'ottava stagione di Bones, potrebbe considerarsi un missing moment tra l'11 e il 12 episodio, oppure un What If, visto che sarà abbastanza presente anche un personaggio ideato da me.
Cercherò di attenermi allo stile del telefilm e a raccontare una storia come se fosse uno degli episodi.
Benché cercherò di dare spazio a tutti i personaggi principali della serie, probabilmente mi concentrerò spesso su Sweets.
La trama non ce l'ho ben presente neanch'io, per il momento, quel che posso dirvi è che presto il Jeffersonian cercherà di risolvere un delitto del passato.
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Hodgins, Lance Sweets, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Booth guidava la sua automobile, rilassato: per una volta non doveva andare a dire a qualcuno che un suo caro era morto; certo avrebbe dovuto dare la notizia a persone che conoscevano e lavoravano con Fillmore, ma almeno non erano genitori, figli o fidanzate e questo era un fattore che, emotivamente, alleggeriva molto quell’ingrato compito.

Temperance sedeva accanto a lui e, mentre percorrevano le strade, disse: “Non mi hai mai portata a teatro.”

“Ti ci sto portando adesso.”

“Per un’indagine.”

“Così è più divertente e non è d’obbligo l’abito lungo.”

“Ci sono molte rassegne teatrali importanti in città, dovremmo andarci qualche volta.”

“Più avanti, magari.” Booth cercò di tagliare corto “Adesso non possiamo di certo, con Christine! Non possiamo lasciarla a casa da sola.”

“Ma c’è Sweets, potrebbe tenere lui Christine e noi andiamo a teatro.”

“Idea! Vai a teatro con Sweets, sono sicuro che a lui piacciono queste cose e io resto a casa con Christine a guardare il football.”

“Non è la stessa cosa, Booth. Che cos’hai contro il teatro? Il teatro esiste fin dagli albori della civiltà, è provato che esistesse ancor prima dei tragediografi greci, risponde ad un bisogno antropologico di vedere rappresentati gli archetipi dell’umanità. Non hai niente contro il cinema.”

“Il cinema e il teatro sono due cose diversissime! A teatro non posso vedere Vin Disel che fa saltare in aria un palazzo.”

“Le opere di Shakespear sono piene di omicidi, intrighi e azione.”

“Sì, intervallate da monologhi chilometrici in una lingua incomprensibile. L’ultima volta che sono stato a teatro, dopo due ore erano passati solo venti minuti.”

“Non c’è solo Shakespear. Oscar Wilde ha scritto commedie brillanti, molto ironiche. Oppure ci sono i testi contemporanei di Neil Simon o di Woody Allen.”

“Sì, ma perché dovrei andare a teatro a vedere un’opera di Woody Allen, quando posso vedere i dvd?”

“Non c’è paragone!”

“Ok, fine primo round, siamo arrivati.” disse Booth, parcheggiando “La ripresa, dopo aver fatto un po’ di domande.”

I due scesero dall’auto e si avviarono verso l’ingresso del teatro, varcarono il portone e si trovarono nell’atrio vuoto, dove avrebbero dovuto aspettare che li raggiungesse un responsabile che li avrebbe accompagnati all’interno del labirintico edificio per incontrare i vari dipendenti. Aspettavano, guardandosi attorno, già in cerca di indizi. Dopo un paio di minuti arrivò un uomo, ma non era lì per loro, infatti aprì uno sgabuzzino nascosto, tirò fuori una scopa e iniziò a spazzare.

Temperance, stanca di aspettare, andò ugualmente verso quell’uomo e disse: “Scusi, sono la dottoressa Temperance Brennan e lui è il mio collega, l’agente speciale Seeley Booth dell’FBI. Lei chi è?”

“Io sono colui che mi si crede.” rispose l’uomo, continuando a spazzare e senza degnare di uno sguardo la donna.

L’antropologa ribatté: “Questa è una citazione da Pirandello, mi pare.”

“Chi?” chiese Booth.

“Immagina Sweets che usa le sue teorie da psicologo per creare testi teatrali.”

“Non sono sicuro di avere capito.” l’agente, poi, si rivolse all’altro uomo “Allora, qual è il tuo nome?”

“Che cos’è un nome? Non è una mano, o un braccio o un viso, né un’altra parte che appartiene ad un essere umano. Quello che noi chiamiamo col nome di rosa, anche chiamato con un nome diverso, conserverebbe ugualmente il suo dolce profumo.”

“Mi prendi in giro?!” Booth si alterò “Non hai capito, io sono un agente dell’FBI, per cui se non rispondi alle mie domande, ti arresto per ostacolo alle indagini e per offesa a pubblico ufficiale.”

“Le carceri non piegheranno il mio cuore, né il mio spirito, né la mia mente. Le minacce di voi mortali non possono nulla contro un anima salda nel Signore.”

Booth stava per perdere le staffe, ma intervenne velocemente Bones: “Sta citando delle opere teatrali, non ti arrabbiare.”

“Non fa differenza, deve rispondere alle nostre domande.” Seeley si era innervosito.

“Agente Booth?!” lo chiamò una voce alle sue spalle.

I due si girarono e videro una signora bionda, sulla cinquantina, in tailleur beige, truccata pesantemente, venire loro incontro.

“Sì, sono l’agente Booth  e lei è la mia collega, la dottoressa Brennan. Lei chi è?”

“Lucy Stone, gestisco il teatro. Il direttore mi ha incaricato di accompagnarvi e di farvi avere tutto ciò che vi è necessario per l’indagine.”

“Ottimo, finalmente una persona collaborativa!” sospirò Booth “Potrebbe cominciare col dirmi chi è il lavapavimenti che si ostina a non rispondermi. È uno di quegli attori che non riescono ad accettare l’idea che esista anche il mondo reale?”

“Timothy …!” disse Lucy con un vago rimprovero, ma molta commiserazione “Era uno dei nostri migliori attori.”

“Era?”

“Sì. Anni fa ha avuto un incidente stradale e i danni che ha subito lo hanno invalidato parecchio. Lo abbiamo assunto come tutto fare perché gli vogliamo bene, era uno della nostra grande famiglia.”

“Eravate parenti?” domandò Bones.

“No. Grande famiglia teatrale. Abbiamo una nostra piccola compagnia, oltre a chiamare quelle esterne. Siamo tutti molto uniti.”

“Infatti pare che le disgrazie capitino solo agli estranei.” osservò Booth.

“Che cosa intende dire?” si meravigliò Lucy.

“Donald Fillmore.”

“Ah, siete qui per lui? Immagino che non lo abbiate trovato, se siete venuti dall’FBI ad indagare.”

“L’abbiamo trovato invece. Morto.”

“Oh!” si sorprese l’amministratrice “Si tratta di un omicidio, quindi?”

“Sì. E, indovini, non era solo.”

“Non capisco. C’era anche l’assassino?”

“No, altri morti.”

“Oh, ma è orribile! Comunque, io non conoscevo il signor Fillmore, non socializzo mai con gli attori di altre compagnie, non ce n’è mai il tempo e, inoltre, gli attori sono in realtà piuttosto chiusi e non amano mescolarsi con la concorrenza. Sa, poi, questioni energetiche, le compagnie devono avere una vita quasi comunitaria tra di loro, ma non farsi inquinare dagli esterni.”

“Non ha senso quello che dice.” replicò Bones “Ma capisco che gli attori siano, in linea generale, tendenti all’essere superstiziosi, se è a questo che si riferiva.”

“Andiamo avanti.” riprese BoothFillmore non è il primo attore che scompare da questo teatro, giusto?”

“No, purtroppo no. È capitato altre tre, quattro volte …, mi pare.”

“Sette, per l’esattezza, otto contando anche Fillmore.”

“Otto? Così tante? Non credevo. Pessima pubblicità, se continua di questo passo, ci ribattezzeranno: Teatro Emme A Ci Bi E Ti Acca.”

“Cosa?” chiese Booth.

“Macbeth.” spiegò Temperance.

“Non lo dica!” la sgridò Lucy.

“Come?” l’agente era ancora confuso.

“Gli attori pensano che pronunciare il nome Macbeth porti sfortuna.” spiegò Bones.

“Ecco, quindi non lo dica più!” concluse Lucy.

Booth riprese in mano la situazione: “Concentriamoci sull’indagine. Signora Stone, lei come ha saputo della scomparsa di Fillmore?”

“Semplice: ero in ufficio a fare il mio lavoro, supervisionare i conti gestiti dal nostro ragioniere, contattare compagnie, leggere email e così via; a un certo punto sento bussare ed entra una delle attrici che mi chiede se ho visto Fillmore. Io, lì  per lì, non avevo neppure associato il nome alla faccia, ma comunque le risposi di no, perché non avevo visto nessuno della compagnia.”

“Nessuno?”

“Nessuno. Ogni mattina arrivo qui alle nove, quel giorno avevo avuto un colloquio col regista che voleva la scheda tecnica del palcoscenico e mi aveva dato una lista di alcuni materiali extra che gli servivano. Ho incaricato Timothy e Steve, il nostro tecnico, di accontentare il regista, poi sono stata nel mio ufficio fino all’ora di pranzo, dopo sono andata nel pub dall’altro lato della strada e alle quindici sono rientrata, i miei orari sono sempre gli stessi. Non ho parlato con nessuno della compagnia, finché non mi hanno chiesto se avessi visto il loro amico.”

“In pausa pranzo non ha notato nulla di strano?”

“No.”

“Non ha visto nessuno degli attori?”

“Non so, può essere che abbia incrociato qualcuno mentre uscivo, ma non ci ho fatto caso.”

“Gli attori dove mangiano?”

“Non lo so, non è un mio problema. Alcune compagnie si fanno portare il pranzo nei camerini, altre eleggono un locale dove andare sempre. Loro non so cosa facciano.”

“Sono qui da almeno una settimana.” osservò Temperance “Possibile che non abbia idea delle loro abitudini?”

“Non me ne devo occupare io. Potete però chiedere a Kathy, lei è addetta sia alla pubblicità, sia agli aspetti, per così dire, mondani delle compagnie. Io mi occupo di ciò che riguarda il teatro, lei del loro soggiorno.”

“Sentiremo tutti quanti fossero presenti il giorno della scomparsa.” disse Booth “Può farci un elenco, mentre noi poniamo qualche domanda a questa Kathy?”

“Sì, certo, ma a parte i membri della compagnia, che io sappia, oltre a me qua c’erano solamente Kathy, Timothy e Alehandro, che è il tecnico.”

“Nessun’altro?”

“No, era un giorno di prove e non di spettacolo, quindi il personale è al minimo.”

“Non c’era neppure il Direttore?”

“No, perché la settimana scorsa era in viaggio per vedere alcune compagnie in Alabama e valutare se scritturarle, oppure no.”

“Capisco. Se le venisse in mente altro, ce lo comunichi.”

“Certamente. Ah, ecco, ogni tanto Charlie, il regista della nostra compagnia, viene a vedere come lavorino gli altri. Non so se quel giorno ci fosse o meno.”

“Mi faccia un favore: gli telefoni e glielo chieda. Prima, però, ci porti da Kathy e avvisi il tecnico che lo sentiremo subito dopo.” Booth diede istruzioni “Poi convochi la compagnia, se non è già in teatro e, ultima cosa, mi trovi un modo per comunicare con Timothy.”

“Sarà difficile, non si fida degli estranei. L’incidente lo ha distrutto, poverino.”

“Ha mai avuto comportamenti aggressivi? Ci sono mai state lamentele circa la sua condotta?”

“Per Timothy? No, assolutamente! Forse avrà corteggiato qualche attrice, ma in maniera giocosa. Non si fida degli estranei, ma ogni tanto riesce ad entrare in sintonia con alcune compagnie e, allora, quasi lo adottano finché rimangono in teatro. Ecco, l’unica lamentela che ci è arrivata è stata di un attore noto per la sua altezzosità, che si era arrabbiato perché Timothy aveva detto alcune delle sue battute, durante le prove generali.”

“Per caso, questo attore, è tra quelli scomparsi?”

“No.”

Booth e Bones si prepararono ad ascoltare gli altri, dunque Lucy li accompagnò all’ufficio di Kathy che si trovava al primo piano. I due investigatori notarono che nell’edificio c’erano parecchie scale, corridoi e stanze e stanzini. Lucy spiegò loro che originariamente quello non era un semplice teatro, ma un luogo di aggregazione e ritrovo in cui c’erano un bar, un circolo e altre attività; ora era rimasta in uso solamente l’arte drammatica e quindi molte parti dell’edificio erano vuote.

Fillmore è stato ucciso?!” si meravigliò Kathy “Com’è possibile? La compagnia viene dall’Oklaoma, non può avere nemici che lo abbiano seguito fin qui.”

“Non crediamo sia stato un fatto personale.” specificò Booth.

“Una rapina?!” la donna cercava di comprendere.

“Nemmeno. Preferirei darle qualche dettaglio più tardi, prima mi dica quali sono le abitudini di questa compagnia. Ci è stato detto che gli attori tendono ad essere molto abitudinari …”

“Sì, a meno che qualcosa non vada male. Ad esempio, dopo che Fillmore è scomparso, hanno preteso di cambiare albergo e ristorante.”

“Temevano che qualcuno dei dipendenti avesse fatto del male al loro compagno?” chiese Bones.

“No, semplicemente ritenevano che quei posti portassero loro sfortuna.”

Booth proseguì: “Ci dica quali erano le abitudini della compagnia, prima del fattaccio.”

“Alloggiavano al Golden Lion, ogni mattina si svegliavano alle sei e andavano sul tetto a fare non so quali esercizi. Alle sette e mezza facevano colazione e per le nove arrivavano in teatro. Facevano le prove o quel che dovevano fino alla mezza, poi cominciava la pausa pranzo. Io andavo a prendere le ordinazioni dei loro panini, poi le comunicavo al North Ice che glieli consegnava. Mangiavano assieme, ma prima e dopo del pranzo, generalmente, si dividevano e poi riprendevano a lavorare verso le quindici e trenta. Adesso, però, stanno tutti assieme. Vi occorrono anche le informazioni sulla cena e la sera, oppure no, visto che Fillmore è scomparso nel primo pomeriggio?”

“Per ora può bastare. Mi dica, chi faceva le consegne dei panini? Intendo, come persona; gli attori avranno voluto sempre lo stesso addetto alle consegne, suppongo.”

“Sì, infatti. Veniva sempre Sandy.”

“Dovremo parlare anche con lei.” osservò Booth “Mi dica, ci sono state altre compagnie che erano rifornite da questa Sandy, che lei si ricordi?”

“Non lo ricordo, ma controllo subito al computer. Prendo nota di tutte le abitudini delle varie compagnie, per poter garantire sempre il medesimo servizio ogni volta che tornano. Glielo dico subito.” Kathy fece una rapida ricerca e disse: “Sì, altre tre compagnie chiedono sempre, espressamente, di lei.”

“Solo tre?”

“Beh, i locali e i camerieri sono numerosi.”

“Ci dica i nomi delle compagnie, per favore.”

“Sì, dunque: I Corsari, Calendimaggio, Gli stantuffi.”

“No, nessuna di quelle che ci interessano.”

Booth continuò con le domande e si fece raccontare di tutti i possibili contatti che avevano avuto gli attori con gente esterna al teatro. Dopo aver ascoltato tutto quello che Kathy aveva da dire, i due interrogarono il tecnico luci, che non poté dire nulla di particolare, se non riferire qualcosa dei rapporti tra gli attori, ma nulla di particolare, poiché tutto ciò che aveva visto era connesso strettamente allo spettacolo.

“Ci dica in particolare, però, del giorno in cui Fillmore è scomparso; la signora Stone ci ha detto che quel giorno lei aveva avuto l’incarico di procurare alcuni materiali tecnici.”

“Sì, alcune gelatine colorate e dei faretti aggiuntivi, li  ho montati nella mattinata.”

“Ha notato nulla di strano?”

“Non mi pare, erano tutti normali, cioè come al solito.”

Bones domandò, per avere conferma: “Quindi nessuno di voi ha avuto contatti con gli attori durante la pausa pranzo?”

“Io no. Ho lavorato solo al mattino, al pomeriggio avevo una visita medica.”

“Immagino potrà dimostrarlo.” disse Booth.

“Sì, il medico e l’infermiera si ricorderanno di certo.” il tecnico era molto tranquillo e disponibile al dialogo, un po’ come tutti gli altri dipendenti “Adesso che ci penso, quel giorno, Timothy ha fatto avanti e indietro dal palco a fuori, perché doveva recuperare alcuni oggetti di scena. Non so a che ora abbia finito, ma forse può aiutarvi.”

“Aiutarci?!” reagì Booth, ironico e un poco irritato “Se ci può fare da interprete, molto volentieri.”

“Oh! È in uno di quei periodi in cui parla solo per citazioni teatrali.”

“Gli capita spesso?”

“Ogni tanto. Si estranea un po’ dal mondo, però fa lo stesso il suo lavoro. Gli tornano in mente i tempi in cui recitava, immagino.”

“Gli volete tutti molto bene.” osservò Booth.

“Sì, ha perso qualche venerdì, ma è uno di noi e gli siamo affezionati.”

“Allora la domanda che sto per farle non le piacerà, ma capisce bene che è la procedura. Timothy ha mai avuto atteggiamenti aggressivi?”

“No, è sempre stato buono, disponibile, nonostante le sue difficoltà. Gli piace stare in compagnia e, quando si fida di qualcuno, diventa molto amichevole. È buono e generoso!”

Booth si accontentò di quella risposta, per il momento, quindi andò con Bones a parlare con gli attori della compagnia.

Il regista era piuttosto scocciato del fatto che le prove fossero state interrotte, ma come vide il distintivo dell’FBI si diede una calmata. Booth diede la notizia della morte di Fillmore e tutti e venti i membri della compagnia rimasero sorpresi e rattristati.

“Da quanto tempo conoscevate Fillmore?” chiese l’agente federale.

“Sei anni, io, quando ha fatto il provino per entrare nella compagnia.” rispose il regista, poi fece un elenco degli attori che c’erano già al suo ingresso e chi si era unito dopo.

“I vostri rapporti, come erano? C’erano invidie? Dissapori?”

Tutti quanti i presenti, giurarono e stragiurarono che non c’erano problemi all’interno della compagnia e che tutti quanti andavano d’amore e d’accordo.

Sia Booth che Bones dubitavano che così tanta gente potesse convivere tanto a lungo senza screzi e cercarono di porre qualche domanda provocatoria, sperando che qualcuno cedesse, eppure tutti rimasero uniti.

Temperance, allora, tentò: “Chi è il sostituto di Fillmore?”

“Nessuno.” disse il regista.

“Impossibile.” replicò l’antropologa “Avete continuato ad andare in scena in queste sere, qualcuno deve averlo sostituito.”

“Giusto!” incalzò Booth “Forse qualcuno era stufo di stare in panchina e ha trovato la maniera di diventare titolare.”

“Come osa?! Si vergogni!” fu l’indignazione che si levò da quasi tutti i presenti.

Il regista, allora, spiegò: “Per non affaticare eccessivamente gli attori principali, attribuisco due attori ad ogni personaggio protagonista e, quindi, vanno in scena a sere alterne. Non c’era ragione di competere per la parte. Anzi, il povero Peter adesso ha il doppio del lavoro e non può quasi riposarsi.”

“D’accordo, d’accordo.” li calmò Bones “Chi di voi è stato l’ultimo a vedere Fillmore?”

“L’abbiamo visto  tutti. Lui era sempre il primo a finire di mangiare e andava via subito.”

“Per far cosa?” chiese l’agente federale “Vedeva qualcuno?”

“No. Provava la parte con una metodologia tutta sua e che voleva tenere segreta. Non ci diceva nemmeno dove andasse.”

Tutte quelle risposte erano inconcludenti e non davano informazioni utili.

Booth, allora, decise di cambiare strategia e domandò: “Qualcuno di voi, per caso, conosceva di persona, e non solo di fama, qualcuno degli attori che nominerò?” prese un foglietto in cui si era appuntato i nomi delle altre vittime “Eveline Green. Samuel Wind. Arcibald Fitzz. Amy Barrie. Frida Hank. Ernesto Gonzales. Friedrich Caspar.”

Una delle attrici alzò la mano e disse: “Io ho fatto l’accademia di arte drammatica a Denver con Samuel. Perché?”

“Un momento. Altri?” chiese Booth, guardandosi attorno e notò che uno dei presenti aveva abbassato lo sguardo.

Il regista rispose: “Io, otto anni fa, avevo partecipato ad un progetto con Eveline, ma non la conoscevo granché.”

“Ehi, Mark!” saltò su un’altra delle attrici “Tu non ci avevi parlato, una volta, di Fidra?”

Mark, che era quello che aveva distorto lo sguardo, replicò: “Sì, ho lavorato con lei ad uno spettacolo.”

“E te lo ha dovuto ricordare la tua collega?” Booth cercò di metterlo in difficoltà, trovando il suo atteggiamento sospetto.

“Beh è un pensiero difficile!” si arrabbiò Mark “Lo so perché ci ha chiesto se conosciamo questi attori: sono tutti scomparsi e voi volete incolpare qualcuno di noi.”

“No, vogliamo trovare il responsabile. E sì, sono tutti scomparsi e morti.” ribatté seccamente Booth.

“Come fa a sapere che sono scomparsi tutti e otto?” chiese Temperance.

“Mi informo.” si difese Mark “Questo posto è maledetto! Giuro che non ci metterò mai più piede!”

Booth e Bones continuarono ancora un poco con le domande, infine si congedarono, raccomandandosi con tutti quanti di non lasciare la città. Si rimisero in auto e partirono, con la testa piena di interrogativi.

   
 
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