Booth guidava la sua
automobile, rilassato: per una volta non doveva andare a dire a qualcuno che un
suo caro era morto; certo avrebbe dovuto dare la notizia a persone che
conoscevano e lavoravano con Fillmore, ma almeno non
erano genitori, figli o fidanzate e questo era un fattore che, emotivamente,
alleggeriva molto quell’ingrato compito.
Temperance sedeva accanto
a lui e, mentre percorrevano le strade, disse: “Non mi hai mai portata a
teatro.”
“Ti
ci sto portando adesso.”
“Per
un’indagine.”
“Così
è più divertente e non è d’obbligo l’abito lungo.”
“Ci
sono molte rassegne teatrali importanti in città, dovremmo andarci qualche
volta.”
“Più
avanti, magari.” Booth cercò di tagliare corto
“Adesso non possiamo di certo, con Christine! Non possiamo lasciarla a casa da
sola.”
“Ma
c’è Sweets, potrebbe tenere lui Christine e noi
andiamo a teatro.”
“Idea!
Vai a teatro con Sweets, sono sicuro che a lui
piacciono queste cose e io resto a casa con Christine a guardare il football.”
“Non
è la stessa cosa, Booth. Che cos’hai contro il
teatro? Il teatro esiste fin dagli albori della civiltà, è provato che
esistesse ancor prima dei tragediografi greci, risponde ad un bisogno
antropologico di vedere rappresentati gli archetipi dell’umanità. Non hai
niente contro il cinema.”
“Il
cinema e il teatro sono due cose diversissime! A teatro non posso vedere Vin Disel che fa saltare in aria un palazzo.”
“Le
opere di Shakespear sono piene di omicidi, intrighi e
azione.”
“Sì,
intervallate da monologhi chilometrici in una lingua incomprensibile. L’ultima
volta che sono stato a teatro, dopo due ore erano passati solo venti minuti.”
“Non
c’è solo Shakespear. Oscar Wilde ha scritto commedie
brillanti, molto ironiche. Oppure ci sono i testi contemporanei di Neil Simon o
di Woody Allen.”
“Sì,
ma perché dovrei andare a teatro a vedere un’opera di Woody Allen, quando posso
vedere i dvd?”
“Non
c’è paragone!”
“Ok,
fine primo round, siamo arrivati.” disse Booth,
parcheggiando “La ripresa, dopo aver fatto un po’ di domande.”
I
due scesero dall’auto e si avviarono verso l’ingresso del teatro, varcarono il
portone e si trovarono nell’atrio vuoto, dove avrebbero dovuto aspettare che li
raggiungesse un responsabile che li avrebbe accompagnati all’interno del
labirintico edificio per incontrare i vari dipendenti. Aspettavano, guardandosi
attorno, già in cerca di indizi. Dopo un paio di minuti arrivò un uomo, ma non
era lì per loro, infatti aprì uno sgabuzzino nascosto, tirò fuori una scopa e
iniziò a spazzare.
Temperance, stanca di
aspettare, andò ugualmente verso quell’uomo e disse: “Scusi, sono la dottoressa
Temperance Brennan e lui è
il mio collega, l’agente speciale Seeley Booth dell’FBI. Lei chi è?”
“Io
sono colui che mi si crede.” rispose l’uomo, continuando a spazzare e senza
degnare di uno sguardo la donna.
L’antropologa
ribatté: “Questa è una citazione da Pirandello, mi pare.”
“Chi?”
chiese Booth.
“Immagina
Sweets che usa le sue teorie da psicologo per creare
testi teatrali.”
“Non
sono sicuro di avere capito.” l’agente, poi, si rivolse all’altro uomo “Allora,
qual è il tuo nome?”
“Che
cos’è un nome? Non è una mano, o un braccio o un viso, né un’altra parte che
appartiene ad un essere umano. Quello che noi chiamiamo col nome di rosa, anche
chiamato con un nome diverso, conserverebbe ugualmente il suo dolce profumo.”
“Mi
prendi in giro?!” Booth si alterò “Non hai capito, io
sono un agente dell’FBI, per cui se non rispondi alle mie domande, ti arresto
per ostacolo alle indagini e per offesa a pubblico ufficiale.”
“Le
carceri non piegheranno il mio cuore, né il mio spirito, né la mia mente. Le
minacce di voi mortali non possono nulla contro un anima salda nel Signore.”
Booth stava per
perdere le staffe, ma intervenne velocemente Bones:
“Sta citando delle opere teatrali, non ti arrabbiare.”
“Non
fa differenza, deve rispondere alle nostre domande.” Seeley
si era innervosito.
“Agente
Booth?!” lo chiamò una voce alle sue spalle.
I
due si girarono e videro una signora bionda, sulla cinquantina, in tailleur
beige, truccata pesantemente, venire loro incontro.
“Sì,
sono l’agente Booth
e lei è la mia collega, la dottoressa Brennan.
Lei chi è?”
“Lucy
Stone, gestisco il teatro. Il direttore mi ha incaricato di accompagnarvi e di
farvi avere tutto ciò che vi è necessario per l’indagine.”
“Ottimo,
finalmente una persona collaborativa!” sospirò Booth
“Potrebbe cominciare col dirmi chi è il lavapavimenti che si ostina a non
rispondermi. È uno di quegli attori che non riescono ad accettare l’idea che
esista anche il mondo reale?”
“Timothy
…!” disse Lucy con un vago rimprovero, ma molta commiserazione “Era uno dei
nostri migliori attori.”
“Era?”
“Sì.
Anni fa ha avuto un incidente stradale e i danni che ha subito lo hanno
invalidato parecchio. Lo abbiamo assunto come tutto fare perché gli vogliamo
bene, era uno della nostra grande famiglia.”
“Eravate
parenti?” domandò Bones.
“No.
Grande famiglia teatrale. Abbiamo una nostra piccola compagnia, oltre a
chiamare quelle esterne. Siamo tutti molto uniti.”
“Infatti
pare che le disgrazie capitino solo agli estranei.” osservò Booth.
“Che
cosa intende dire?” si meravigliò Lucy.
“Donald
Fillmore.”
“Ah,
siete qui per lui? Immagino che non lo abbiate trovato, se siete venuti
dall’FBI ad indagare.”
“L’abbiamo
trovato invece. Morto.”
“Oh!”
si sorprese l’amministratrice “Si tratta di un omicidio, quindi?”
“Sì.
E, indovini, non era solo.”
“Non
capisco. C’era anche l’assassino?”
“No,
altri morti.”
“Oh,
ma è orribile! Comunque, io non conoscevo il signor Fillmore,
non socializzo mai con gli attori di altre compagnie, non ce n’è mai il tempo
e, inoltre, gli attori sono in realtà piuttosto chiusi e non amano mescolarsi
con la concorrenza. Sa, poi, questioni energetiche, le compagnie devono avere
una vita quasi comunitaria tra di loro, ma non farsi inquinare dagli esterni.”
“Non
ha senso quello che dice.” replicò Bones “Ma capisco
che gli attori siano, in linea generale, tendenti all’essere superstiziosi, se
è a questo che si riferiva.”
“Andiamo
avanti.” riprese Booth “Fillmore
non è il primo attore che scompare da questo teatro, giusto?”
“No,
purtroppo no. È capitato altre tre, quattro volte …, mi pare.”
“Sette,
per l’esattezza, otto contando anche Fillmore.”
“Otto?
Così tante? Non credevo. Pessima pubblicità, se continua di questo passo, ci
ribattezzeranno: Teatro Emme A Ci Bi E Ti Acca.”
“Cosa?”
chiese Booth.
“Macbeth.”
spiegò Temperance.
“Non
lo dica!” la sgridò Lucy.
“Come?”
l’agente era ancora confuso.
“Gli
attori pensano che pronunciare il nome Macbeth porti sfortuna.” spiegò Bones.
“Ecco,
quindi non lo dica più!” concluse Lucy.
Booth riprese in mano
la situazione: “Concentriamoci sull’indagine. Signora Stone, lei come ha saputo
della scomparsa di Fillmore?”
“Semplice:
ero in ufficio a fare il mio lavoro, supervisionare i conti gestiti dal nostro
ragioniere, contattare compagnie, leggere email e
così via; a un certo punto sento bussare ed entra una delle attrici che mi
chiede se ho visto Fillmore. Io, lì per lì, non avevo neppure associato il nome
alla faccia, ma comunque le risposi di no, perché non avevo visto nessuno della
compagnia.”
“Nessuno?”
“Nessuno.
Ogni mattina arrivo qui alle nove, quel giorno avevo avuto un colloquio col
regista che voleva la scheda tecnica del palcoscenico e mi aveva dato una lista
di alcuni materiali extra che gli servivano. Ho incaricato Timothy e Steve, il
nostro tecnico, di accontentare il regista, poi sono stata nel mio ufficio fino
all’ora di pranzo, dopo sono andata nel pub dall’altro lato della strada e alle
quindici sono rientrata, i miei orari sono sempre gli stessi. Non ho parlato
con nessuno della compagnia, finché non mi hanno chiesto se avessi visto il
loro amico.”
“In
pausa pranzo non ha notato nulla di strano?”
“No.”
“Non
ha visto nessuno degli attori?”
“Non
so, può essere che abbia incrociato qualcuno mentre uscivo, ma non ci ho fatto
caso.”
“Gli
attori dove mangiano?”
“Non
lo so, non è un mio problema. Alcune compagnie si fanno portare il pranzo nei
camerini, altre eleggono un locale dove andare sempre. Loro non so cosa
facciano.”
“Sono
qui da almeno una settimana.” osservò Temperance
“Possibile che non abbia idea delle loro abitudini?”
“Non
me ne devo occupare io. Potete però chiedere a Kathy,
lei è addetta sia alla pubblicità, sia agli aspetti, per così dire, mondani
delle compagnie. Io mi occupo di ciò che riguarda il teatro, lei del loro soggiorno.”
“Sentiremo
tutti quanti fossero presenti il giorno della scomparsa.” disse Booth “Può farci un elenco, mentre noi poniamo qualche
domanda a questa Kathy?”
“Sì,
certo, ma a parte i membri della compagnia, che io sappia, oltre a me qua
c’erano solamente Kathy, Timothy e Alehandro, che è il tecnico.”
“Nessun’altro?”
“No,
era un giorno di prove e non di spettacolo, quindi il personale è al minimo.”
“Non
c’era neppure il Direttore?”
“No,
perché la settimana scorsa era in viaggio per vedere alcune compagnie in
Alabama e valutare se scritturarle, oppure no.”
“Capisco.
Se le venisse in mente altro, ce lo comunichi.”
“Certamente.
Ah, ecco, ogni tanto Charlie, il regista della nostra compagnia, viene a vedere
come lavorino gli altri. Non so se quel giorno ci fosse o meno.”
“Mi
faccia un favore: gli telefoni e glielo chieda. Prima, però, ci porti da Kathy e avvisi il tecnico che lo sentiremo subito dopo.” Booth diede istruzioni “Poi convochi la compagnia, se non è
già in teatro e, ultima cosa, mi trovi un modo per comunicare con Timothy.”
“Sarà
difficile, non si fida degli estranei. L’incidente lo ha distrutto, poverino.”
“Ha
mai avuto comportamenti aggressivi? Ci sono mai state lamentele circa la sua
condotta?”
“Per
Timothy? No, assolutamente! Forse avrà corteggiato qualche attrice, ma in
maniera giocosa. Non si fida degli estranei, ma ogni tanto riesce ad entrare in
sintonia con alcune compagnie e, allora, quasi lo adottano finché rimangono in
teatro. Ecco, l’unica lamentela che ci è arrivata è stata di un attore noto per
la sua altezzosità, che si era arrabbiato perché Timothy aveva detto alcune
delle sue battute, durante le prove generali.”
“Per
caso, questo attore, è tra quelli scomparsi?”
“No.”
Booth e Bones si prepararono ad ascoltare gli altri, dunque Lucy li
accompagnò all’ufficio di Kathy che si trovava al
primo piano. I due investigatori notarono che nell’edificio c’erano parecchie
scale, corridoi e stanze e stanzini. Lucy spiegò loro che originariamente quello
non era un semplice teatro, ma un luogo di aggregazione e ritrovo in cui
c’erano un bar, un circolo e altre attività; ora era rimasta in uso solamente
l’arte drammatica e quindi molte parti dell’edificio erano vuote.
“Fillmore è stato ucciso?!” si meravigliò Kathy “Com’è possibile? La compagnia viene dall’Oklaoma, non può avere nemici che lo abbiano seguito fin
qui.”
“Non
crediamo sia stato un fatto personale.” specificò Booth.
“Una
rapina?!” la donna cercava di comprendere.
“Nemmeno.
Preferirei darle qualche dettaglio più tardi, prima mi dica quali sono le
abitudini di questa compagnia. Ci è stato detto che gli attori tendono ad
essere molto abitudinari …”
“Sì,
a meno che qualcosa non vada male. Ad esempio, dopo che Fillmore
è scomparso, hanno preteso di cambiare albergo e ristorante.”
“Temevano
che qualcuno dei dipendenti avesse fatto del male al loro compagno?” chiese Bones.
“No,
semplicemente ritenevano che quei posti portassero loro sfortuna.”
Booth proseguì: “Ci
dica quali erano le abitudini della compagnia, prima del fattaccio.”
“Alloggiavano
al Golden Lion,
ogni mattina si svegliavano alle sei e andavano sul tetto a fare non so quali
esercizi. Alle sette e mezza facevano colazione e per le nove arrivavano in teatro.
Facevano le prove o quel che dovevano fino alla mezza, poi cominciava la pausa
pranzo. Io andavo a prendere le ordinazioni dei loro panini, poi le comunicavo
al North Ice
che glieli consegnava. Mangiavano assieme, ma prima e dopo del pranzo, generalmente,
si dividevano e poi riprendevano a lavorare verso le quindici e trenta. Adesso,
però, stanno tutti assieme. Vi occorrono anche le informazioni sulla cena e la
sera, oppure no, visto che Fillmore è scomparso nel
primo pomeriggio?”
“Per
ora può bastare. Mi dica, chi faceva le consegne dei panini? Intendo, come
persona; gli attori avranno voluto sempre lo stesso addetto alle consegne,
suppongo.”
“Sì,
infatti. Veniva sempre Sandy.”
“Dovremo
parlare anche con lei.” osservò Booth “Mi dica, ci
sono state altre compagnie che erano rifornite da questa Sandy, che lei si
ricordi?”
“Non
lo ricordo, ma controllo subito al computer. Prendo nota di tutte le abitudini
delle varie compagnie, per poter garantire sempre il medesimo servizio ogni
volta che tornano. Glielo dico subito.” Kathy fece
una rapida ricerca e disse: “Sì, altre tre compagnie chiedono sempre,
espressamente, di lei.”
“Solo
tre?”
“Beh,
i locali e i camerieri sono numerosi.”
“Ci
dica i nomi delle compagnie, per favore.”
“Sì,
dunque: I Corsari, Calendimaggio, Gli
stantuffi.”
“No,
nessuna di quelle che ci interessano.”
Booth continuò con le
domande e si fece raccontare di tutti i possibili contatti che avevano avuto
gli attori con gente esterna al teatro. Dopo aver ascoltato tutto quello che Kathy aveva da dire, i due interrogarono il tecnico luci,
che non poté dire nulla di particolare, se non riferire qualcosa dei rapporti
tra gli attori, ma nulla di particolare, poiché tutto ciò che aveva visto era
connesso strettamente allo spettacolo.
“Ci
dica in particolare, però, del giorno in cui Fillmore
è scomparso; la signora Stone ci ha detto che quel giorno lei aveva avuto l’incarico
di procurare alcuni materiali tecnici.”
“Sì,
alcune gelatine colorate e dei faretti aggiuntivi, li ho montati nella mattinata.”
“Ha
notato nulla di strano?”
“Non
mi pare, erano tutti normali, cioè come al solito.”
Bones domandò, per
avere conferma: “Quindi nessuno di voi ha avuto contatti con gli attori durante
la pausa pranzo?”
“Io
no. Ho lavorato solo al mattino, al pomeriggio avevo una visita medica.”
“Immagino
potrà dimostrarlo.” disse Booth.
“Sì,
il medico e l’infermiera si ricorderanno di certo.” il tecnico era molto
tranquillo e disponibile al dialogo, un po’ come tutti gli altri dipendenti “Adesso
che ci penso, quel giorno, Timothy ha fatto avanti e indietro dal palco a
fuori, perché doveva recuperare alcuni oggetti di scena. Non so a che ora abbia
finito, ma forse può aiutarvi.”
“Aiutarci?!”
reagì Booth, ironico e un poco irritato “Se ci può fare
da interprete, molto volentieri.”
“Oh!
È in uno di quei periodi in cui parla solo per citazioni teatrali.”
“Gli
capita spesso?”
“Ogni
tanto. Si estranea un po’ dal mondo, però fa lo stesso il suo lavoro. Gli
tornano in mente i tempi in cui recitava, immagino.”
“Gli
volete tutti molto bene.” osservò Booth.
“Sì,
ha perso qualche venerdì, ma è uno di noi e gli siamo affezionati.”
“Allora
la domanda che sto per farle non le piacerà, ma capisce bene che è la
procedura. Timothy ha mai avuto atteggiamenti aggressivi?”
“No,
è sempre stato buono, disponibile, nonostante le sue difficoltà. Gli piace
stare in compagnia e, quando si fida di qualcuno, diventa molto amichevole. È buono
e generoso!”
Booth si accontentò
di quella risposta, per il momento, quindi andò con Bones
a parlare con gli attori della compagnia.
Il
regista era piuttosto scocciato del fatto che le prove fossero state
interrotte, ma come vide il distintivo dell’FBI si diede una calmata. Booth diede la notizia della morte di Fillmore
e tutti e venti i membri della compagnia rimasero sorpresi e rattristati.
“Da
quanto tempo conoscevate Fillmore?” chiese l’agente
federale.
“Sei
anni, io, quando ha fatto il provino per entrare nella compagnia.” rispose il
regista, poi fece un elenco degli attori che c’erano già al suo ingresso e chi
si era unito dopo.
“I
vostri rapporti, come erano? C’erano invidie? Dissapori?”
Tutti
quanti i presenti, giurarono e stragiurarono che non
c’erano problemi all’interno della compagnia e che tutti quanti andavano d’amore
e d’accordo.
Sia
Booth che Bones dubitavano
che così tanta gente potesse convivere tanto a lungo senza screzi e cercarono
di porre qualche domanda provocatoria, sperando che qualcuno cedesse, eppure
tutti rimasero uniti.
Temperance, allora, tentò:
“Chi è il sostituto di Fillmore?”
“Nessuno.”
disse il regista.
“Impossibile.”
replicò l’antropologa “Avete continuato ad andare in scena in queste sere,
qualcuno deve averlo sostituito.”
“Giusto!”
incalzò Booth “Forse qualcuno era stufo di stare in
panchina e ha trovato la maniera di diventare titolare.”
“Come
osa?! Si vergogni!” fu l’indignazione che si levò da quasi tutti i presenti.
Il
regista, allora, spiegò: “Per non affaticare eccessivamente gli attori
principali, attribuisco due attori ad ogni personaggio protagonista e, quindi,
vanno in scena a sere alterne. Non c’era ragione di competere per la parte. Anzi,
il povero Peter adesso ha il doppio del lavoro e non può quasi riposarsi.”
“D’accordo,
d’accordo.” li calmò Bones “Chi di voi è stato l’ultimo
a vedere Fillmore?”
“L’abbiamo
visto tutti. Lui era sempre il primo a finire
di mangiare e andava via subito.”
“Per
far cosa?” chiese l’agente federale “Vedeva qualcuno?”
“No.
Provava la parte con una metodologia tutta sua e che voleva tenere segreta. Non
ci diceva nemmeno dove andasse.”
Tutte
quelle risposte erano inconcludenti e non davano informazioni utili.
Booth, allora, decise
di cambiare strategia e domandò: “Qualcuno di voi, per caso, conosceva di
persona, e non solo di fama, qualcuno degli attori che nominerò?” prese un
foglietto in cui si era appuntato i nomi delle altre vittime “Eveline Green. Samuel Wind. Arcibald
Fitzz. Amy Barrie. Frida Hank. Ernesto Gonzales. Friedrich Caspar.”
Una
delle attrici alzò la mano e disse: “Io ho fatto l’accademia di arte drammatica
a Denver con Samuel. Perché?”
“Un
momento. Altri?” chiese Booth, guardandosi attorno e
notò che uno dei presenti aveva abbassato lo sguardo.
Il
regista rispose: “Io, otto anni fa, avevo partecipato ad un progetto con Eveline, ma non la conoscevo granché.”
“Ehi,
Mark!” saltò su un’altra delle attrici “Tu non ci avevi parlato, una volta, di Fidra?”
Mark,
che era quello che aveva distorto lo sguardo, replicò: “Sì, ho lavorato con lei
ad uno spettacolo.”
“E
te lo ha dovuto ricordare la tua collega?” Booth
cercò di metterlo in difficoltà, trovando il suo atteggiamento sospetto.
“Beh
è un pensiero difficile!” si arrabbiò Mark “Lo so perché ci ha chiesto se
conosciamo questi attori: sono tutti scomparsi e voi volete incolpare qualcuno
di noi.”
“No,
vogliamo trovare il responsabile. E sì, sono tutti scomparsi e morti.” ribatté
seccamente Booth.
“Come
fa a sapere che sono scomparsi tutti e otto?” chiese Temperance.
“Mi
informo.” si difese Mark “Questo posto è maledetto! Giuro che non ci metterò
mai più piede!”
Booth e Bones continuarono ancora un poco con le domande, infine si
congedarono, raccomandandosi con tutti quanti di non lasciare la città. Si rimisero
in auto e partirono, con la testa piena di interrogativi.