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Autore: musa07    24/05/2015    2 recensioni
"Ok, pensò Arthur, c’era qualcosa che non quadrava.
E non era il cerchio alla testa dovuto al quantitativo industriale di alcol ingurgitato la sera prima. A quello c’era abituato. Al cerchio alla testa, non all’alcol! Quello non lo reggeva proprio.
No, quello che non gli quadrava, in primis, era di esser completamente senza vestiti, proprio come mamma l’aveva fatto, sotto le lenzuola. La seconda, che nel letto che si trovava all’interno della sua cabina di Capitano, non era solo [...]"
PIRATE!VERSION
Io adoro la Spamano, giuringiurello, ma la versione PIRATE di Antonio e Iggy mi ha mandato in fissa completa.
Mini-oneshotina ambientata durante la guerra anglo-spagnola del 1585-1604 per l’egemonia sui mari (e che al Liceo non mi ero mai filata di striscio^^’)
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Salve salvino gente!
Approdo anche in questo fandom, e trattandosi di una Pirate!Version, approdare mi sembra proprio il termine giusto. Battutaccia orrenda, ne sono pienamente consapevole lol.
Ora, so che apparire qui per la prima volta con una sorta di crack paring, potrebbe farmi attirare le ire funeste della gente; in mia discolpa posso dire che stradoro la Spamano, è la mia OTP – sì, ok lo ammetto: stradoro Spain - ma quando ho scoperto la versione Pirate! di Antonio e Iggy, son andata in fissa completa.
Gli occhi verdi di ‘sti due, gente. Gli occhi verdi...

Fic ambientata durante la guerra anglo-spagnola del 1585-1604 per l’egemonia sui mari (e che al Liceo non mi ero mai filata di striscio^^’)
Non doveva esser p0rn, lo giuro, ma miseria schifa: quando c’è Antonio di mezzo, aloha! E questi si son messi a far le zozzerie, che avrebbero solo dovuto esser accennate.
 
A Maki (il riferimento al dio Nettuno è puramente casuale. Ahahah see see)
E alla catenina d’argento^^
 
 

 
Di Armate Invincibili e di Capitani dagli occhi verdi
 
 
 
Ok, pensò Arthur, c’era qualcosa che non quadrava.
E non era il cerchio alla testa dovuto al quantitativo industriale di alcol ingurgitato la sera prima. A quello c’era abituato. Al cerchio alla testa, non all’alcol! Quello non lo reggeva proprio.
No, quello che non gli quadrava, in primis, era di esser completamente senza vestiti, proprio come mamma l’aveva fatto, sotto le lenzuola. La seconda, che nel letto che si trovava
 all’interno della sua cabina di Capitano, non era solo.
Così come non poteva ignorare quelle fitte al fondoschiena quando si muoveva.
Come in quel preciso istante, nel momento in cui si mise disteso di lato, ad osservare l’altro occupante del letto, altrettanto, e meravigliosamente, nudo, con il solo lenzuolo svogliatamente gettato addosso - che lui gli aveva gettato addosso, giusto per coprirlo.
Sospirò piano, portando un braccio sotto il cuscino.
Il Capitano dell’Invencible Armada, beatamente e serenamente ancora addormentato, poteva tranquillamente esser scambiato per il figlio del dio dei mari Nettuno, tanto era bello. E perfetto.
Il lieve e delizioso sorriso, che non lo abbandonava mai, impreziosiva il suo volto anche in quel preciso istante, regalando un’espressione serena anche agli occhi. Quegli occhi belli anche da chiusi …
Impossibile poi, non far guizzare l’attenzione al color ambrato della pelle, facendo scivolare gli occhi lungo il collo per soffermarsi sulla collanina d’argento che lui gli aveva sempre visto addosso.
Ecco, quella catenina d’argento, con la piccola croce pendente, creava ad Arthur dei seri problemi di attenzione. E di concentrazione. O di ricordarsi come si faceva a respirare, anche.
Sarà stato perché, quella notte, l’aveva osservata oscillare ritmicamente sopra i suoi occhi, sfiorandogli le labbra - quando non erano impegnate e occupate da quelle dell’altro - mentre lo spagnolo si faceva gentilmente spazio dentro di lui con spinte e movenze aggraziate e feline che sempre lo contraddistinguevano.
Ecco, questo non gli quadrava proprio per niente!
Cioè, aveva vinto lui questa volta, no? E allora perché era stato l’altro a dominarlo? A comandare, a tenere le redini del gioco?
Ok, Antonio ci sapeva fare, e tanto anche, e in maniera a dir poco adorabile e sensuale, ma non era propriamente così che sarebbero dovute andare le cose! 
L’Invencible Armada aveva perso.
Il suo coraggioso e temerario Capitano era stato sconfitto e lui, Arthur, per la stima e l’ammirazione che da sempre comunque provava per questi nelle infinite volte in cui si erano scontrati o avevano combattuto insieme contro un nemico comune, per il fatto che ne apprezzasse il carattere gioviale e il sagace umorismo, l’aveva trattato con il dovuto rispetto che gli si confaceva, invitandolo a prender posto nella sua cabina per scambiar due chiacchiere e, magari, farsi un goccio insieme.
Antonio non l’aveva mai trattato come un nemico e nemmeno lui.
Oggi a me, domani a te, era sempre stata l’inevitabile filosofia dei loro scontri. Non c’era mai astio, quindi, ognuno trattava sempre l’altro con estremo riguardo quando questi si trovava nella posizione di esser stato sconfitto. Era sempre con estremo piacere che si (scon)travano.
Naturale, quindi, che Antonio non si fosse trovato scaraventato in un'umida cella in cambusa del galeone inglese. 
Non era un prigioniero di guerra. Era un ospite. Com’era sempre stato trattato lui a sua volta dal Capitano spagnolo, nelle innumerevoli volte in cui la flotta inglese aveva perso contro quella spagnola.
Ormai, dopo tanti anni di conoscenza e reciproca stima, si potevano quasi considerare amici; tanto che ognuno conosceva e comprendeva perfettamente la lingua dell'altro.
Solo che in quel momento, Arthur non si ricordava proprio per niente come avessero comunicato quella notte. In che lingua. O come ci fossero arrivati in quella situazione.
Erano ben altri i particolari che tornavano a farsi largo nella sua memoria.
Come per esempio il fatto che, nel momento in cui si trovava deliziosamente sotto di lui, una sua mano fosse corsa fino alla nuca di Antonio, a sciogliergli la piccola coda, permettendo alle dita di intrufolarsi tra quelle morbide ciocche castane, mentre l’altra scivolava lungo la schiena per approdare a quel sedere da urlo e invitarlo ad affondare ancora di più dentro di lui.
Lo spagnolo l’aveva fatto guaire e gemere come un cagnolino. In calore.
“Proprio un comportamento da vincitore, non c’è che dire, complimenti Arthur!” pensò dentro di sé, stizzito, tirandosi su il lenzuolo fino al naso, per nascondere il rossore.
Sperava solo che il resto della ciurma fosse stato sufficientemente ubriaco e in vaneggio totale, da non averlo udito.
Lui ci aveva provato, davvero!, a soffocare il più possibile i suoi gemiti – d’altra parte, non era nel suo carattere esser uno rumoroso - ma quel infingardo di spagnolo, beh: non c’era neanche bisogno di commentare! Non gli aveva dato tregua, né tantomeno respiro. Sempre con la sua adorabile carineria e la sua spietata sensualità. Mica era colpa sua, quindi, se ad un certo punto, i suoi ansiti avevano superato quelli di Antonio, e di molto anche, in quello che non era propriamente un comportamento e un contegno che si addiceva al Capitano di una flotta vittoriosa.
Sbuffò rumorosamente, contrariato, prendendo seriamente in esame l’idea di assestare una testata da Guinness al muro, giusto per sfogare la propria frustrazione e riprender pieno possesso delle sue facoltà.
Il suo proposito fu sedato sul nascere, nel momento in cui Arthur sentì Antonio mugugnare flebilmente nel sonno, mentre questi cercava disperatamente di tenersi ancora ancorato alle braccia di Morfeo.
Infine, reprimendo uno sbadiglio, lo vide aprire gli occhi. Quegli occhi verdi così simili ai suoi. Ma quelli di Antonio erano molto più caldi, più luminosi. Proprio come il sole che baciava sempre la sua terra, si trovò a pensare.
Ed eccolo, eccolo! Lo vide aprirsi sulle labbra dell’altro. Il suo sorriso da piega-ginocchia immediato.
Quel sorriso sì che era davvero il Terrore dei 7 Mari, in grado di mieter più vittime – per continui e ripetuti attacchi di cuore, nonché abbandonati e consistenti emorragie nasali – del trovarsi in mezzo ad un fuoco incrociato tra cannoni di corsarerie nemiche.
- Buenos días – sussurrò adorabilmente Antonio, con sguardo ancora assonnato, allungando una mano a scompigliargli i capelli biondi.
- Oh! Shut up, stupid dog! – fu la sua replica imbronciata, mentre si voltava grugnendo. E con l’inevitabile, e ulteriore, fitta al fondoschiena.
Molto più fastidioso però, era stato sentir le guance andare irrimediabilmente a fuoco di fronte a quel sorriso. A quegli occhi. Al suo tocco, ancora una volta leggero e gentile …
 
Sì, c’era decisamente qualcosa che non quadrava!
 
 
FINE^^
 

Ok, vi ho tediato sufficientemente all’inizio, quindi mi limito solo a ringraziarvi <3 e salutarvi, sperando di vederci ancora in futuro.
Ah! Godetevi la song che mi ha fatto da OST nella stesura (e la causa di tutto questo) https://www.youtube.com/watch?v=XTa2PMmgZ5g
 
Bc bc
   
 
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