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Autore: giascali    24/05/2015    2 recensioni
The Titans' Revenge doveva essere il gioco del secolo, divertente e innovativo, con tecnologia FullDive e chi più ne ha più ne metta. I 1000 beta che lo avevano provato prima del rilascio ne erano rimasti estasiati. Il giorno che iniziò ad essere venduto, tutte le 10000 copie andarono a ruba. Ma qualcosa è andato storto: il logout è impossibile. Per uscire dal gioco, come dice Crono, il suo creatore, ci sono due modi: morire o vincere.
dal testo:
"Un ghigno comparve sul suo volto: quella che Crono aveva appena lanciato a tutti loro era una sfida a sopravvivere e Percy era più che intenzionato a coglierla."
[SAO!AU|Percabeth|Solangelo|Frazel|accenni a Jasper, Sazel eCaleo e ad altre coppie|character death|angst]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I sette della Profezia, Nico di Angelo, Reyna, Will Solace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Promesse e beater.
 
 
23/01/2023 1° piano, Città d’inizio, Locanda di Ebe.
 
Durante il primo mese dentro TTR, morirono circa cinquecento giocatori e non si erano trovate tracce della stanza del boss del piano. O almeno fino a quel giorno. In quell’arco di tempo, Nico, ma così anche le sue sorelle e Sammy, si era ritrovato a dover crescere, forse troppo in fretta. TTR non era più un gioco in cui, se morivano, potevano ritornare e imparare dai loro errori. Lì, ogni errore costava caro. Nico doveva far fronte non solo con la morte, divenuta all’improvviso così vicina, possibile, non più un problema di cui avrebbe dovuto cominciare a preoccuparsi più in là, nella sua vita, ma anche con alcune differenze tra la versione beta e il gioco e i giocatori. Questi tre fattori, lo avevano reso più accorto e cauto, diffidente verso gli sconosciuti che incontrava fuori dalle arie sicure e i dungeon che sembravano troppo semplici.
A differenza di molti, però, non aveva perso la speranza e l’ottimismo: insieme sarebbero riusciti di certo a uscirne vivi, ne era certo.
Per questo nessuno di loro prendeva decisioni affrettate, prima di agire, e si consultava con gli altri tre, analizzando insieme i pro e i contro.
Proprio a causa di questa abitudine, che era diventata così naturale in davvero poco tempo, Nico aveva deciso di comunicare ai suoi tre compagni la decisione che aveva preso quel giorno.
- Cosa avresti intenzione di fare? – la voce di Bianca aveva un tono autoritario a cui il ragazzo non era abituato. Nel mondo reale sua sorella maggiore era una ragazza dolce, che si nascondeva sotto un cappello enorme ma lì dentro Nico aveva assistito alla sua crescita: in poco tempo Bianca si era assunta più responsabilità di quanto se ne rendesse effettivamente conto. Era sempre l’ultima ad addormentarsi, era sempre lei quella che interagiva con gli estranei, era sempre lei quella che li sgridava quando si allontanavano troppo. Nico si chiese se quel ruolo non le pesasse.
- Combattere. – rispose. Quella mattina, si era diffusa la notizia che una gilda formatasi da poco, gli Argonauti, aveva scoperto la stanza del boss di quel piano e che il giorno seguente si sarebbero uniti dei giocatori che avevano intenzione di finire il gioco, per la salvezza di tutti gli altri. Non appena ne era venuto a conoscenza, Nico non aveva esitato, non aveva esaminato i pro e i contro: voleva farlo anche lui. Con la coda dell’occhio vide sua sorella Hazel impallidire. Accanto a lei, Sammy posò una mano sulla sua. Distolse lo sguardo e lo ripose di nuovo su Bianca. – Io sono uno dei 1000 beta, ho già affrontato Polifemo, potrei aiutarli. –
- Nico, sono certa che ci saranno tanti altri beta che parteciperanno all’impresa… -
- E io cosa dovrei fare? Rimanere qui a guardarli mentre combattono per la nostra libertà? Far finta che questo gioco sia la realtà e imparare un mestiere? Io voglio combattere, Bianca. Io voglio uscire di qui. –
Al loro tavolo scese improvvisamente un pesante silenzio, negli altri della locanda in cui aggiornavano, invece, i giocatori non esitavano ad alzare forse un po’ troppo la voce. Si sentivano risate, discussioni e leggeri sussurri. Al ragazzo venne mal di testa al solo pensiero che ognuno di quei suoni fosse un diverso punto di vista dello stesso gioco. Nella sua esperienza da giocatore, non aveva mai fatto troppa attenzione agli altri, ora invece, sottovalutarli o non calcolarli proprio nell’equazione che era la sopravvivenza in quel posto, gli sarebbe potuto essere fatale.
Evitando lo sguardo di Bianca, Nico si chiese quanti delle persone nella stanza avrebbe rivisto il giorno dopo, all’assalto contro il boss.
-    Nico ha ragione. – affermò Hazel, attirando la sua attenzione. Per i primi secondi il ragazzo credete di esserselo immaginato. Da piccola sua sorella era sempre stata la più timida tra loro tre, quella a cui si riempivano gli occhi di lacrime, quando la gente non capiva che fossero fratelli. Però quella che stava guardando ora non era la bambina che aveva imparato a conoscere parlandoci al telefono, la sua migliore amica, sebbene si rendesse conto che avere come migliore amica la propria sorellastra potesse venir definito da sfigati, ma una ragazza fiera e determinata, pronta a combattere per la sua libertà. Nico si sentì orgoglioso di essere suo fratello. Sapeva che non aveva bisogno di dirglielo a parole per farglielo capire e così si limitò a ricambiare il suo sguardo dorato e a sorridere. – Se restiamo qui o ci proviamo, facciamo lo stesso il gioco di Crono. Tanto vale provare che arrendersi. Io voglio uscire di qui. –
Hazel si alzò dalla sua sedia e raggiunse Nico. Gli mise una mano sulla spalla e disse: - Verrò con te. –
Anche Sammy si mise in piedi. – Beh, se vai tu credo sia banale dire che combatterò anch’io. – il sorriso che gli era spuntato in volto non tradiva insicurezze, anche lui era certo che sarebbero usciti tutti e quattro di lì. A Nico si scaldò il cuore, al pensiero che non fosse l’unico a formulare certi pensieri che la gran parte delle persone in quel luogo avrebbe definito “mere utopie”.
Sammy si sgranchì le braccia, come se si stesse svegliando da un lungo sonno, e poi si voltò verso Bianca, ancora seduta.
Anche Nico ed Hazel posero la loro attenzione su di lei, in attesa di una sua reazione. La ragazza stette per un po’ di tempo ad osservarli attentamente. Al contrario di quando si trovava nella realtà, i capelli neri non le coprivano il viso lentigginoso e così Nico poteva osservare senza impedimenti i suoi lineamenti tanto familiari, parte integrante della sua infanzia e da sempre punto di riferimento, capendo anche cosa stesse pensando.
Aveva sempre pensato di conoscere bene sua sorella però in quel momento non avrebbe saputo dire cosa le stesse passando per la testa: voleva abbandonarli e non correre così rischi oppure si sarebbe unita a loro?
Non si accorse di aver trattenuto il fiato fino a che Bianca fece un piccolo cenno d’assenso. Nico si lasciò scappare un sospiro di sollievo, sebbene fosse assai fuori dal contesto: sarebbero rimasti insieme.
 
***
 
24/01/2023 1° Piano, Città d’inizio, Anfiteatro.
 
Il luogo di raduno con le altre gilde era un piccolo anfiteatro che si riempì abbastanza in fretta, nessuno dei giocatori fece un ritardo particolarmente grave.
Ai piedi delle scalinate, c’erano due giocatori: un uomo sui quarant’anni e una ragazza dai capelli neri raccolti in una treccia.
Nico non aveva idea di quale fosse il suo nome o del motivo per cui affiancasse colui che li aveva convocati ma decise che in quel momento non era importante.
Si sporse ancor di più in avanti, desideroso di non perdere nessun pezzo della tattica che avrebbero progettato da lì a pochi minuti.
Alla sua destra c’era Hazel. In quel mese era riuscita a racimolare abbastanza soldi per potersi comprare abiti più comodi ed ora sfoggiava con orgoglio un’armatura e un elmo lucenti e nuovi di zecca. Il secondo lo portava in grembo e stava giocherellando con il pennacchio rosso.
Al suo fianco, Sammy si rigirava tra le mani una dracma.
Alla sinistra di Nico invece c’era Bianca, seduta composta ed attenta, nessuna particolare espressione in viso.
- Salve! – iniziò a parlare il giocatore ai piedi delle gradinate, allargando le braccia e assumendo così un’espressione accogliente, affabile. Nico pensò subito che doveva essere una di quelle persone di cui era facile fidarsi. – Potete chiamarmi Chirone e credo che sappiate tutti perché siamo qui. – abbassò le braccia. – Due giorni fa la gilda degli Argonauti, - indicò i citati che non persero tempo a gonfiare i petti pieni d’orgoglio e a far comparire nei loro volti espressioni fiere. – hanno trovato la stanza del primo boss, Polifemo. -
Nico si ricordava di quel primo avversario. Era difficile da battere ma non impossibile. Mentre stava giocando la versione beta di TTR, era riuscito ad arrivare fino al dodicesimo piano. La frustrazione di non riuscire ad andare avanti con i livelli era stata disarmante e amara, gli aveva impedito di uscire da camera sua per un intero weekend.
Poi Hazel aveva messo fine a quella sua scenata da moccioso, chiamandolo e dicendogli con voce seria e grave: “Nico, è solo un gioco. Non morirai di certo se non lo finisci”.
Al tempo, quelle parole lo avevano aiutato a rendersi conto che TTR era solo un divertimento, un modo come un altro per passare il tempo. Era ironico pensare che adesso sarebbe morto veramente, se non avesse completato con successo un livello. Però sapere di non essere solo in quell’impresa lo rincuorava: c’erano tante altre persone che come lui volevano solo tornare a casa e continuare le loro vite. Gli venne spontaneo sorridere.
Chirone tirò fuori dalla piccola sacca appena alla cintura un piccolo libricino che Nico riconobbe subito: era la guida che alcuni beta, lui compreso, si erano assicurati di mettere in circolo. Conteneva informazioni utili sulle modalità di attacco dei vari boss, delle locazioni di alcuni item utili, tra cui tre diversi in grado di resuscitare, e avvertimenti sui posti infestati di più da mostri.
Fu felice che qualcuno la tenesse così in considerazione.
-  La guida dice che Polifemo dispone di un solo tipo di arma, un bastone che comincia ad usare quando la barra dei suoi punti hp diventa gialla. Fino a che non succede, lancia delle rocce che si trovano ai lati della caverna. Sono un numero limitato, probabilmente se e quando le finirà, ricorrerà all’uso della sua arma. - Chirone alzò lo sguardo dal libro. – Propongo innanzitutto di dividerci per bene in squadre, per chiunque ancora non faccia parte di una gilda, e poi stabilire il ruolo di ogni gruppo. –
Molti giocatori annuirono, nessuno alzò la voce per obbiettare.
L’uomo fece un lieve sorriso che fece pensare a Nico che forse aveva pensato che organizzare quasi più di cento giocatori sarebbe stato più difficile. Si diede un’occhiata attorno, tra la gilde degli Argonauti, delle Amazzoni, delle Cacciatrici e degli Olympians, dovevano essere minimo un’ottantina, senza contare almeno cinque gilde composte da meno di dieci giocatori e alcuni solitari. Ce la potevano fare.
Nico osservò un ragazzo biondo con un arco in mano e una faretra sulle spalle presentarsi a due giocatori identici. In sua compagnia c’era un altro ragazzo, dalla zazzera castana a dir poco disordinata, e una ragazza bassa che non riusciva a tener ferme le mani.
Un gradino sopra i due gemelli, c’era una brunetta con le braccia incrociate.
In pochi minuti anche gli altri giocatori rimanenti formarono delle squadre e così Chirone poté affidare ad ognuna un compito.
-     Nella caverna di Polifemo, il ciclope non è l’unica minaccia, c’è anche un piccolo gregge composto da sei pecore cannibali di grandi dimensioni. Un morso e metà dei vostri punti hp è andata, due e siete morti. Consiglio che due o più gilde minori se ne occupino, proteggendo così gli altri. Le Cacciatrici potrebbero occuparsi di rendere inoffensive le rocce lanciate da Polifemo con i loro archi. Le rimanenti squadre si divideranno in due: chi attaccherà e chi difenderà dagli attacchi. I soldi guadagnati saranno divisi in egual misura, mentre il bottino e gli item andranno a chi ucciderà effettivamente Polifemo. Obbiezioni? –
Alle sue spalle, la ragazza con la treccia annuì, per poi andare a sedersi accanto alla gilda delle Amazzoni. Era formata per lo più da giovani donne, la maggior parte sulla ventina, armate fino ai denti. Erano tutte alte e formose, dal fisico tonico e muscoloso. Sarebbero state perfette in attacco.
Tra loro, la ragazza sembrava fuori posto, ma nessuna delle giocatrici parve infastidita dalla sua presenza e, anzi, le riservarono il posto accanto al loro capo, una ragazza dalla lunga chioma corvina e l’armatura splendente, decorata con scene mitologiche. Doveva essere costata molte dracme. Quando però i loro sguardi si incontrarono, Nico sentì un brivido attraversargli la schiena ed ebbe la netta sensazione che quella ragazza non era proprio il tipo che spendeva dracme solo perché un’armatura luccicava più di un’altra.
Si sforzò di non deglutire e per un momento ebbe quasi compassione di Polifemo, che avrebbe dovuto confrontarsi con un soggetto simile. Si diede un’altra occhiata intorno, osservando le espressioni sicure e orgogliose dei giocatori che avrebbero combattuto per l’ideale più nobile di tutti, la libertà, e si corresse: che avrebbe dovuto confrontarsi con dei soggetti simili.
 
***
 
25/01/2023 1° piano, Stanza del boss.
 
L’inizio gli aveva fatto presupporre che sarebbe andato tutto bene.
 
Non appena erano entrati nella stanza del boss, una caverna enorme, l’unica entrata si era chiusa con un enorme masso.
Al suono della roccia che sbatteva con altra roccia, Nico non aveva potuto impedirsi di deglutire, sapeva bene che non si sarebbe riaperta fino a che non avrebbero vinto o fossero stati uccisi tutti.
Al lato opposto della grotta, c’era Polifemo. Era esattamente come Nico se lo ricordava: alto quasi fino al soffitto, sporco di quello che sperava fosse fango e con l’enorme occhio che lo scrutava come se si stesse chiedendo che sapore avesse.
Per un istante, anche Nico si era fatto la stessa domanda, per poi scuotere la testa e ricordarsi il suo compito: assieme alla sua gilda avrebbe dovuto occuparsi delle pecore cannibali.
Appena Polifemo si era alzato, queste si erano scagliate contro di loro.
Bianca era stata la prima tra loro quattro a correre verso una delle sei e l’aveva dirottata lontana dalla gilda delle Cacciatrici, le cui componenti avevano già scoccato una serie di frecce, frantumando le prime rocce.
Tutto andava secondo i piani.
Nico aveva distolto la sua attenzione dalle ragazze, per riporlo su sua sorella e la sentinella contro cui stava combattendo. Le aveva raggiunte, ai suoi fianchi c’erano Hazel e Sammy, che insieme ne
Avevano allontanato una seconda, dirigendola verso una squadra composta da un giocatore basso e biondo, un ragazzone dalla pelle scura e due ragazzi, una femmina e un maschio, dai capelli mori.
Tutti e quattro avevano messo alle strette la pecora, poi Nico aveva saltato, dandole il colpo finale.
Fino a quel momento, aveva pensato che sarebbe filato tutto liscio: nessuno sarebbe morto.
Non passò neanche un minuto che dovette ricredersi.
Un grido che gli fece scorrere un brivido lungo la schiena e una voce nella sua testa gli sussurrarono con fastidiosa saccenza, ricordandogli quanto fosse stupido sperare che tutti potessero uscire di lì incolumi. Il ragazzo si girò, tentando allo stesso tempo di ignorare entrambi.
Le pecore erano state eliminate tutte: bene.
Tre giocatori erano feriti e una piccola gilda gravita attorno ad un loro compagno la cui barra dei punti hp era un rosso violento e allarmante: male.
La sua mente divenne all’improvviso frenetica, come se fermarsi ad analizzare solo questa situazione fosse troppo poco per le sue capacità, e si voltò, constatando che le Cacciatrici sembravano non contare feriti e continuare a tirare frecce, la Amazzoni non smettevano di sferrare attacchi, veloci e prudenti, affiancate dagli Argonauti, più disorganizzati e avventati. Gli Olympians e qualche altra gilda minore provvedeva a deviare alcuni detriti troppo vicini delle rocce.
Le mani iniziarono a prudergli: cosa avrebbe potuto fare per dare una mano? Unirsi all’attacco o alla difesa?
I suoi pensieri vennero però interrotti da delle altra urla, questa volta appartenenti ad altri due giocatori. Rabbrividì, Polifemo stava lanciando le ultime rocce troppo velocemente  e alcune Cacciatrici non riuscivano a colpirle senza intercettare le frecce delle altre compagne e così mancare il bersaglio. Un altro urlo. Neanche dieci minuti che erano lì e già erano morti tre giocatori.
Nico cercò di scacciarsi dalla mente l’immagine dei loro corpi nel mondo reale, i familiari che scoprono che non c’erano più, per qualcosa accaduto all’interno di una realtà che non avrebbero mai potuto raggiungere.
I suoi pensieri vennero interrotti e deviati su un giocatore che, veloce come il vento, lo sorpassò e si intromise tra un detrito e due giocatori feriti che a fatica stavano cercando di rialzarsi.
Nico non ci mise molto per riconoscerlo: era Chirone. Sorrise, rassicurato dalla sicurezza che infondeva la sua sola presenza.
Brandì di nuovo la spada e corse nella sua direzione. Avrebbe fornito supporto agli Olympians, li avrebbe aiutati a salvare delle vite, però, ancora una volta, la sua attenzione venne catturata da Chirone.
Aggrottò la fronte, quando lo vide spiccare un balzo particolarmente alto, atterrando sul braccio sinistro di Polifemo e colpirlo proprio all’altezza del gomito, facendogli scendere alcuni punti hp.
Il mostro venne colpito al fianco destro da alcune frecce.
La barra diminuì ancor di più e cambiò colore: ora era ancora verde ma con una sfumatura giallastra.
Polifemo cercò di scrollarsi Chirone di dosso, invano, dato che l’uomo era saldamente aggrappato alla spada, ancora conficcata nelle sue carni. Non appena il mostro parve capire che non avrebbe ottenuto nulla continuando ad agitare convulsamente il braccio, il giocatore estrasse la sua spada e continuò a correre, avvicinandosi sempre più alla spalla.
Un membro degli Argonauti lanciò la sua ascia, colpendo Polifemo alla gamba sinistra.
Altri punti che scendevano. La barra divenne gialla e il ciclope estrasse il suo bastone.
Fu questione di un attimo, che a Nico parve durare secoli: in un momento stava guardando Chirone mirare al volto del mostro, aveva appena preso una lancia dal suo inventario, in quello dopo Polifemo aveva alzato il braccio destro, quello che brandiva la sua vera e propria arma.
Non si accorse di aver chiuso gli occhi finché non sentì un urlo di terrore, che glieli fece aprire.
Chirone giaceva disteso su un fianco, contro la parete della grotta alle spalle del boss.
I punti hp stavano diminuendo troppo in fretta.
Nico corse al suo fianco, evitando di un soffio che il ciclope lo schiacciasse ed ignorando le urla terrorizzate di Hazel che lo richiamavano a sé.
Da vicino, Chirone pareva un uomo abbastanza comune, ordinario. Era sulla quarantina, alcune ciocche dei capelli castani brizzolati uscivano dal suo elmo di bronzo celeste e aveva gli occhi castani, caldi. Il mento e la mascella erano coperti da una barba leggera, anche questa leggermente ingrigita. La pelle era abbronzata, forse nella vita reale passava molto tempo all’aperto, Nico non ne sarebbe stato sorpreso, e attorno agli occhi e alla bocca aveva le tipiche rughe di chi sorride spesso.
Ora nessun altro ne sarebbe più stato il destinatario.
-   Chirone! Resisti, posso guarirti con dell’ambrosia! – esclamò con urgenza un ragazzo accanto a Nico. Lo guardò. Era più grande di lui ma di poco, al massimo due anni. Aveva i capelli neri e occhi verdi come il mare. La mano destra gli tremava un poco, mentre quella sinistra pareva incapace di restare ferma. Che fosse iperattivo?
Chirone gli rivolse un sorriso paterno e alzò una mano, posandola su quella che il ragazzo stava usando per setacciare il suo inventario. Fece un cenno alla sua barra dei punti hp e Nico capì cosa volesse dire: “non ce n’è più bisogno”.
Poi si voltò e rivolse il suo sguardo tra lui e Nico, che intuì che ciò che stava per dire era rivolto a entrambi. – Ce… ce ne sono altri come me. – mormorò a voce bassa, coperta quasi totalmente dai rumori della battaglia che ancora imperversava. – Altri che hanno lavorato alla creazione di TTR. – precisò, notando l’espressione confusa del moro. – Non appena… non appena abbiamo scoperto il piano di Crono, abbiamo deciso di entrare, per aiutarvi. – I suoi occhi marroni si fissarono prima su Nico e poi sull’altro ragazzo. – Salvateli. - spirò prima di chiudere gli occhi e di ridursi a polvere dorata.
Il ragazzo alla sua destra soffocò un singhiozzo e si asciugò una lacrima, sembrava non essersi reso conto della presenza di Nico.
Il ragazzo decise di non darvi peso e si alzò, strinse così tanto la presa che le nocche impallidirono.
Poi, si lanciò contro Polifemo. Superò le schiere delle Cacciatrici e delle Amazzoni, non curandosi delle loro urla. Gli parve di sentire anche quelle delle sue sorelle ma non si fermò. Intercettò con la spada il bastone del mostro, con l’intento di deviarlo e magari anche fargli perdere l’equilibrio, come aveva fatto nella versione beta, ma le cose erano cambiate e il ciclope non vacillò, quando le loro armi si scontrarono. Al contrario, Nico barcollò.
-    NICO! – sentì, questa volta chiaramente, Hazel e Bianca gridare. Le Cacciatrici lanciarono altre frecce ma oltre questo, il ragazzo non ottenne altri aiuti. Emise un verso strozzato, la mente impegnata a cercare una via di fuga, quando, all’improvviso, il peso dell’arma avversaria parve alleggerirsi. Nico aprì gli occhi, non si era neanche reso conto di averli chiusi ancora, e notò che alla sua sinistra un giocatore stava trattenendo Polifemo con lui.
- Piacere, The son of Poseidon. Ma saltiamo i convenevoli, che non mi sembra il caso, eh? –
- Ghost King. Buon’idea. – rispose Nico con un ghigno non appena lo riconobbe.
- Lascia qui il lavoro a me, allora, e vendica Chirone e tutti gli altri. Questo bastardo ne ha fatti fuori fin troppi. – il ragazzo gli lanciò una breve occhiata, prima di riposare lo sguardo verde mare sul mostro.
Nico annuì e saltò all’indietro, allontanandosi dal giocatore e il braccio destro di Polifemo. Perse un attimo per elaborare una strategia abbastanza veloce per uccidere il mostro.
Nel mito, Odisseo lo aveva accecato con un palo arroventato, colpirlo allo stesso punto con una spada lo avrebbe ucciso?
Si ricordò che prima di essere colpito Chirone stava mirando al suo volto.
Sì, avrebbe funzionato.
Nico fece un balzo e atterrò sul braccio che brandiva il bastone, imitando i movimenti che fino a poco prima avevano sancito la morte di un altro giocatore. Questa volta, però, avrebbero avuto un esito diverso: non era da solo. Mentre oltrepassava il gomito del ciclope, Nico lanciò una veloce occhiata ai piedi di Polifemo e sorrise quando scorse le sue sorelle e Sammy tenere occupati l’altro braccio del mostro, assieme a qualche altra gilda minore, mentre le Amazzoni attaccavano ai fianchi e le Cacciatrici continuavano a lanciare le loro frecce.
Una giocatrice con la treccia, che riconobbe come quella che era al fianco di Chirone l’altro giorno, sferrò un colpo particolarmente forte al ventre del mostro, facendogli abbassare di molto i punti hp, senza però ucciderlo.
Pochi secondi dopo, il mostro li aveva già recuperati.
Era esattamente come pensava: se qualcuno non lo avesse colpito in un punto specifico, Polifemo non sarebbe morto così facilmente. In cima alla spalla, Nico prese una piccola rincorsa, per poi saltare ancora, senza che se ne accorgesse lanciò un grido, la spada alzata davanti a lui, in linea d’aria con l’occhio dall’iride castana del boss.
Quando la spada entrò fino all’elsa nel bulbo, Nico non lasciò la presa, aggrappandovisi per non cadere, con i piedi che scivolavano lungo la superficie vischiosa. Poi, sopra le loro teste apparve una scritta bianca e, anche senza leggerla, Nico sapeva che tutto era finito.
 
Congratulations!
The Ghost King wins!
 
Il mostro si ridusse in polvere dorata e il ragazzo cadde a terra, senza fiato. Si mise seduto.
Avevano vinto, aveva ucciso il boss del primo piano. Chirone e tutti gli altri erano stati vendicati. Non poté trattenere un sorriso.
-NICO! – spezzò il silenzio una voce a lui più che familiare. Questa volta non la ignorò e si voltò in direzione della sua proprietaria, che lo travolse con un abbraccio. Nico ricadde a terra e sbatté la testa. – Ahia. – si lamentò.
  Non ti azzardare a lamentarti, Nico, mi… ci hai fatto morire di paura! – Hazel tirò su con il naso e vedendo la sua espressione, a metà strada tra il rabbioso e il sollevato, Nico ebbe per un momento davvero paura che lo avrebbe picchiato.
Ridacchiò e le mise una ciocca di capelli castana dietro l’orecchio. – Scusa, ma sto bene, vedi? –
La ragazza annuì e si alzò, per poi porgergli una mano.
Appena fu in piedi, Bianca e Sammy gli corsero incontro. Sua sorella lo prese tra le braccia e, sebbene fosse più alta di lui e dovesse quindi chinarsi, posò il mento sulla sua spalla per sussurrargli all’orecchio: - Stupido, - era raro che parlasse in italiano, succedeva soltanto quando le emozioni la travolgevano e sconvolgevano la sua abituale calma. – Non farlo mai più, okay? –
Nico annuì e ricambiò l’abbraccio, beandosi della sensazione di calore che gli donavano le braccia di sua sorella.
Quando si staccarono, il ragazzo notò un avviso nel suo account. Non appena lo riconobbe, si lasciò sfuggire un altro sorriso, ma non fece neanche in tempo ad aprirlo che l’idillio venne interrotto da una voce leggermente stridula.
- Lo sapevi, vero?! - Nico si voltò e vide che un giocatore alto e smilzo, che doveva avere al massimo diciotto anni, stava camminando verso di lui, il volto a dir poco furioso.
- Sapevo cosa? – domandò confuso
- Che colpendolo all’occhio sarebbe morto subito! Ce lo hai tenuto nascosto per avere il bottino! – gli altri giocatori iniziarono a mormorare. Se prima Nico aveva scorto alcune occhiate piene d’ammirazione per lui, ora ne vedeva molte di più che non nascondevano sospetto e rabbia. Tutta la felicità che aveva provato fino a quel momento, si sgonfiò come un palloncino. Aveva sconfitto Polifemo, evitando che altri morissero, perché reagivano così?
- No… no-non è così! Chirone… - 
Ma l’altro non gli fece finire la frase. – Non nominarlo! Ci ha riuniti per combattere insieme! Non usarlo per proteggerti! Cheater! Devi essere anche un beta tester, non è vero? – l’espressione stupita di Nico parve bastargli come risposta. – Non sei altro che un beater. – aggiunse con sprezzo, in volto gli comparve un ghigno che rese tutto chiaro al ragazzo.
Ci sapeva fare con le parole, guardando il suo armamentario, piuttosto esiguo e inadatto al suo fisico, Nico dedusse che erano l’unica arma di cui poteva avvalersi in un posto del genere.
Strinse la mascella. Lo stava usando come capro espiatorio per tutte quelle morti non calcolate, sperando che in questo modo gli altri lo avrebbero costretto a cedere il bottino.
Sfoderò la spada e fece finta di non aver sentito quelle accuse. Aprì l’avviso e incassò parte dei soldi, per poi far uscire il resto dal suo inventario, con tanto di bottino.
Lanciò la sacca di dracme ai piedi del giocatore. – Se era questo che vuoi, non c’era bisogno di fare tante storie. – mormorò senza neanche guardarlo, troppo occupato a rivolgere la sua attenzione sulla spada che si era appena guadagnato.
Ferro dello Stige.
La maneggiò, provando qualche affondo nella direzione del biondo e sorrise quando lo vide impallidire. Era perfetta.
La scambiò con la sua vecchia spada e si voltò verso i suoi compagni. – Andiamo. –
 
***
 
Incominciò a singhiozzare quando furono abbastanza lontani affinché nessun giocatore che si trovava nella grotta lo sentisse.
Le spalle si alzavano e abbassavano, la gola gli raschiava.
Accanto a lui, Sammy gli posò una mano sulla spalla. – È tutto finito, Nico, siamo con te. Non crediamo a neanche una parola che ha detto quel farabutto.  – Nico incontrò il suo sguardo e lo vide sorridere.
Era carino quando lo faceva, gli comparivano delle fossette sulle guance e i suoi occhi scuri brillavano. Poteva capire perché Hazel avesse passato un intero anno ad annoiarlo su quanto le piacesse. Ricambiò, meno sicuro rispetto a lui. Non credeva che lo conoscesse abbastanza bene da riuscir a capire il motivo del suo turbamento. Vedere quanto un paio di frasi ben dette potessero avere quel potere, lo aveva sconvolto. Sommato poi a tutta la paura che aveva provato e alla frustrazione per non aver fatto di più, era inevitabile che stesse piangendo. Tirò su con il naso, producendo un rumore poco elegante.
Hazel e Bianca lo guardavano con fare materno, ricordandogli che era un mese che non vedeva la sua. Si lasciò scappare un altro singhiozzo.
In trenta giorni si era illuso di aver cominciato ad abituarsi a tutta quella follia ma era più che evidente che si fosse sbagliato. Aveva ancora tanta strada da fare per diventare abbastanza forte da non lasciarsi più toccare dalla crudeltà di quel mondo. Le morti e la cattiveria degli altri giocatori presto non sarebbero diventate così inusuali e doveva farci l’abitudine.
Ma non l’avrebbe fatto per poi morire lì dentro. No, Nico sarebbe uscito.
Guardò Hazel, sulla guancia aveva un taglio che prima non aveva notato, Bianca, il cui sguardo ancora non riusciva a decifrare, e Sammy, tuttora sorridente, e ritrovò la forza.
Fino a quel momento nessuno di loro lo aveva detto esplicitamente ma Nico pensò che quello fosse il momento giusto per farlo: - Usciremo di qui e tutto questo sarà solo un brutto ricordo. – promise, con voce tremante.
 
Presto avrebbe imparato ad essere avvezzo anche al dolore causato dalla morte di un suo caro ma questo non poteva ancora saperlo.
 
 
Note dell'autrice: Innanzitutto mi scuso per il silenzio di due settimane ma in questi giorni sono stata sommersa di verfiche e interrogazioni ç_ç
E non ho ancora finito... Mi viene da piangere al solo pensiero. Comunque, spero che, per i recensori che pensavano che questo sarebbe stato un capitolo dalla parte di Jason o Piper o compagnia bella non ne sia deluso. Segue molto la trama del secondo episodio dell'anime (aka: l'inizio dei feels) e proprio per questo ho fatto coincidere parecchio Nico con il personaggio del protagonista, Kirito. A proposito, la storia prenderà alcuni spunti dall'anime ma se ne distaccherà per altri, più che altro per la presenza dei fantomatici "collaboratori" di Crono... 
Un ultimo appunto per il termine che utilizza il giocatore che accusa Nico (anche se credo che sia ovvio di chi si tratta, come della ragazza con la treccia e il biondino con l'arco... :3): "beater" è usato anche nell'anime, è l'unione delle parole "beta" e "cheater", traditore.
Al prossimo aggiornamento!

 
   
 
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