Capitolo
10 – Inganni
“Gli inganni sono il veleno del serpente, e
rimarranno sempre il suo unico modo per farsi accettare ed amare”
Cit. Anonimo
Harry
fischiettava allegramente per i corridoi del castello, osservando
con espressione soddisfatta il portavivande ovale in acciaio che
nascondeva la
cena che avrebbe gustato con Ginny.
Osservò
l’ora per la quinta volta nel giro di cinque minuti e
sbuffò
quando si rese conto che era passato poco tempo.
Continuò
a camminare per i corridoi con il vassoio della cena
preparata dalle sapienti mani degli elfi domestici che si erano
gentilmente
offerti di aiutarlo.
Carezzò
per la centesima volta il tessuto morbido della sua tunica da
mago per smorzare l’agitazione che sovrastava il suo cuore
come un macigno:
aveva la netta impressione che qualcosa sarebbe andato storto.
Era
così perso nei suoi pensieri che non si accorse della
figurina che
gli stava venendo incontro, tremante sotto il peso di un vassoio in
argento più
grande di lui.
Harry
investì in pieno il piccolo elfo che cadde per terra,
facendo
volare di qualche metro il suo portavivande in argento che
probabilmente
conteneva gli avanzi della cena che stava riportando nelle cucine.
All’inizio
una timida rabbia era sorta nel suo petto quando si rese
conto che quel piccolo elfo aveva quasi fatto cadere la sua preziosa
cena, ma
quella vaga emozione svanì quando posò i suoi
grandi occhi verdi sulla figurina
che giaceva ai suoi piedi con il capo chino, tremante per la
mortificazione e
la paura.
Posò
il suo vassoio sul pavimento e si affrettò a rincuorare
l’elfo
domestico che quando lo riconobbe sgranò i suoi occhioni
azzurri.
-Sta
tranquillo, va tutto bene. Non ho intenzione di farti del
male…ma
la prossima volta fa’ più attenzione quando
cammini…-
Lo
rimproverò dolcemente, facendo sollevare lievemente le sue
orecchie
appuntite, mentre annuiva con vigore prima di prendere il suo vassoio e
scomparire dietro l’angolo.
Il
moro rimase ad osservare la figurina che si allontanava, prima di
riprendere in mano il suo contenitore per raggiungere la Torre
D’Astronomia,
ragionando su quanto fosse strano trovare un elfo domestico con gli
occhi
azzurri.
Nel
frattempo, la creaturina si stava pulendo con un gesto stizzito il
punto dove Harry l’aveva sfiorato con lo sguardo, quasi gli
fosse un pensiero
insopportabile.
Borbottando
tra sé, svoltò l’angolo, e
all’istante una grande mano
diafana con tanto d’anello in argento lo sollevò
per il lembo della veste,
nascondendolo dietro una colonna.
-Tutto
secondo i piani?-
Chiese
Draco Malfoy con la sua voce roca e profonda, mentre Theodore
si guardava intorno per appurare l’assenza di altre persone o
fantasmi.
-Tsk!
Dovevi sentirlo! “Sta tranquillo, va tutto bene. Non ho
intenzione di farti del male”! Certo che non ha intenzione di
farmi del male!
Bastava un mio gesto del polso e l’avrei ridotto in cenere!-
Rispose
piccato il piccolo elfo domestico, alias Blaise Zabini, che si
dimenava nell’aria sotto di lui, mentre Draco gli toglieva il
vassoio dalle
mani, continuando a mantenerlo all’altezza dei suoi occhi.
-Blaise,
concentrati! Hai scambiato i vassoi?-
-…E
guardami! Da nobile rampollo quale sono, mi sono trasformato in un
sudicio elfo domestico che odora di patatine fritte!-
-BLAISE!-
Lo
richiamò Theodore, prendendo il vassoio dalle mani di Draco
e
posandolo su un davanzale, prima di osservare l’elfo con
occhi severi e
impazienti.
-Si!
Si! Ho scambiato il vassoio di Harry-sorriso-dell’anno-Potter
con
quello che mi avete dato, ma la cosa più grave è
che questo straccio è stato
cucito in nero, quando io indosso solo Armani!-
Malfoy
sbuffò spazientito, mollando la presa sul compagno che cadde
col sedere per terra con un sonoro “ahio!”.
-Tu
sei pazzo!-
Disse
Theodore, puntando un indice contro Draco con fare accusatorio,
mentre Malfoy sorrideva malignamente all’idea della figura
che Potter avrebbe
fatto con Ginny.
Mentre
Theo porgeva l’antidoto della pozione polisucco al giovane
elfo/Blaise, il biondino si divertiva ad immaginare come si sarebbe
conclusa la
serata sulla Torre D’Astronomia per i due piccioncini.
Avrebbe
dato tutto l’oro del mondo per assistere alla scena, ma si
sarebbe dovuto accontentare di aspettare l’arrivo di Potter
in infermeria.
Il
ragazzo con la cicatrice non aveva idea del complotto architettato
dalla serpe, e trotterellò vivacemente fino alla Torre
D’Astronomia, seppur
continuasse a sentire una sensazione negativa.
Ginevra
era affacciata al piccolo balconcino dove era caduto il buon
Silente, e fissava con espressione sognante il cielo colmo di stelle.
Aveva
indossato il vestito rosso che aveva già vantato con la cena
del
Luma Club: avendo una famiglia povera non poteva permettersi dei
vestiti nuovi,
ma per lei andava bene così.
Il
venticello le soffiava contro il viso roseo e lentigginoso, e
quando si voltò sorrise al ragazzo moro che lentamente si
avvicinò a lei dopo
aver posato il vassoio sul tavolo.
L’abbracciò
lentamente, chiudendo gli occhi e beandosi dell’odore
della sua pelle, mentre lo sguardo di Ginevra si perdeva sul tavolo
circolare
imbandito con una tovaglia bianca ricamata sui bordi e il candelabro
color oro,
sulla quale splendevano tre ceri fluttuanti del medesimo colore.
Poi
si staccò da lei e la osservò a lungo in viso con
un sorriso a
metà tra il sognante e l’incredulo, quasi non
credesse davvero alla sua
presenza.
La
prese per mano prima di sedersi entrambi a tavola.
-Hai
pensato tu alle decorazioni?-
Domandò
la giovane, prendendo in mano la rosa rossa che era posata sul
suo tovagliolo e portandola al naso per inspirarne il dolce profumo.
-Ehm…sì.
Sì, certo! Volevo curare ogni dettaglio…-
Le
disse, prendendo la rosa che Ginny aveva in mano e incastonandola
morbidamente tra le sue lingue di fuoco, poco sopra
l’orecchio destro.
-Beh,
hai ottimi gusti!-
-E
non solo in fatto di decorazioni! Ho passato tanto tempo a
delineare questa serata, ma ogni mio abbellimento sbiadisce in
confronto alla
tua bellezza-
Ginny
sgranò gli occhi a quelle parole, prima di abbassare il capo
con
un leggero rossore a colorarle le guance e un sorriso incerto: era da
tanto che
Harry non le faceva dei complimenti…eppure…
-E
questo non è ancora niente!-
Esclamò
il giovane con un largo sorriso, prima di sollevare il
coperchio dal vassoio in argento posato sulla tavola, e una marea di
vapore si
levò verso l’alto.
-Ho
chiesto agli elfi di cucinare due piatti differenti perché
so che
tu preferisci le verdure alla carne perché sono
più buone e genuine! Come te…-
Le
disse il moro, porgendole il piatto e sorridendole dolcemente,
mentre Ginny arrossiva per tutte quelle attenzioni.
Era
arrivata sulla Torre nella speranza di passare una bella serata in
compagnia di Harry e di riaccendere l’amore che aveva provato
per lui.
Ma
le cose non stavano andando come aveva immaginato: certo, Harry era
dolcissimo e cortese, ma forse era proprio quel modo di fare che la
faceva
sentire incompleta…
-Vedrai,
ti piacerà! Gli elfi domestici sono dei cuochi unici e
affidabili, infatti hanno promesso di mantenere segrete le portate: non
mi
sarei mai perdonato d’averti rovinato la sorpresa!-
Le
disse, mentre la ragazza posava il tovagliolo immacolato sulle sue
gambe e annuiva con un sorriso di circostanza, meccanico quanto gli
ingranaggi
di un robot.
Il
tovagliolo le carezzò la pelle, e gli occhi di Ginny si
soffermarono su quel pezzo di stoffa che le ricordava tanto la
superficie della
luna…come la pelle di Malfoy.
Il
Serpeverde aveva l’incarnato chiaro come la carnagione degli
angeli, e Ginny si sorprese nel pensare a lui quando stava cenando con
Harry.
Quest’ultimo
iniziò a tagliare la sua porzione di carne, prima di
portarsela alla bocca con espressione soddisfatta.
-E’
bellissima, vero?-
-Cosa?-
-La
luna! Vedo che la stai fissando con espressione
imbambolata…e in
effetti hai ragione a guardarla così: è
bellissima!-
Le
disse Harry, mentre Ginevra arrossiva per l’imbarazzo di aver
paragonato la luna alla pelle di Malfoy, mentre stava cenando con il
suo più
grande nemico.
Fece
per aprir bocca quando notò il colorito di Harry: rosso
acceso
come la rosa che ancora aveva tra i capelli, mentre gli occhi
smeraldini
iniziavano a lacrimare.
-Harry!
Harry, cos’hai? Sei tutto rosso e stai per piangere! Ti senti
poco bene?-
Gli
domandò, apprensiva, e il ragazzo corvino
starnutì rumorosamente
per cinque volte di fila, prima di rialzare il capo con
l’espressione di chi
cerca invano di darsi un certo contegno.
-No,
Ginny, sto bene…la carne era troppo calda, tutto
qui…-
Soffocò,
prendendo una lunga sorsata di acqua fresca dal calice
trasparente.
-Cosa…cosa
stavi per dirmi?-
Le
chiese, tentando ancora una volta di darsi un certo contegno
nonostante la sua voce somigliasse di più ad un soffio di
vento.
Ginny
aprì bocca per iniziare una conversazione, ma Harry
iniziò di
nuovo a starnutire, come se ci fosse del pepe sulla sua pietanza, e
l’attimo
dopo iniziò a ridere sommessamente.
Ginny
lo osservò come se fosse improvvisamente ammattito, e in
effetti
era così: girava la testa come se avesse un improvviso
capogiro e rideva
sommessamente, quasi avesse bevuto del vino al posto
dell’acqua.
-Harry
tu non stai bene! Devo portarti in infermeria!-
Esordì
la giovane, ma non finì nemmeno di dire la frase che Harry
cascò a terra come un peso morto, continuando a ridere e
tentando inutilmente
di rimettersi in piedi.
A
quel punto, Ginny iniziò seriamente a preoccuparsi, e con il
cuore a
mille per l’apprensione si mise un suo braccio sopra la
spalla e lo trascinò
fino all’infermeria.
Lo
fece stendere sul lettino con l’aiuto di
un’arruffata Madama Chips,
e osservò in un angolo la medimaga che iniziava a fargli
degli esami – con grande
difficoltà visto che Harry non la
smetteva di starnutire e ridere -.
-Che
cos’ha, Madama Chips?-
Chiese
la giovane quando la medimaga le si avvicinò con la sua
vestaglia rosa-pesca e un’espressione turbata.
-Temo
che abbia ingerito del distillato sviante. E’ una pozione non
molto elaborata che crea euforismo nel soggetto, inducendolo a ridere
senza un
motivo. Diciamo che lo fa entrare in uno stato di confusione
momentanea. Mi
spiace signorina, ma dovrò trattenerlo per questa notte e
domattina mi
accerterò che l’effetto sia svanito. Lei sa se il
Signor Potter ha ingurgitato
qualche sostanza che poteva contenere questo distillato?-
Ginny
ci pensò un po’ prima di rispondere, ma alla fine
non poté far
altro che ammettere la verità.
-La
pozione poteva essere contenuta in un pezzo di carne? Perché
Harry
ha iniziato a dare di matto dopo averla mangiata…-
-Sì,
il distillato sviante poteva trovarsi sulla sua cena sotto forma
di polvere invisibile, ma qualcuno deve avercelo messo, e dubito che
gli elfi
domestici siano capaci di una cosa del genere! Questo è
proprio un bel
mistero…-
Quelle
parole turbarono molto Ginny che ripensò milioni di volte
alla
scena che aveva vissuto e all’apprensione che aveva provato
quando Harry aveva
mostrato le prime stranezze.
Chi
poteva essere così meschino da fare un torto al Grifondoro?
Quei
pensieri le stavano ancora affollando la mente quando uscì
dall’infermeria, portandosi le braccia al corpo a causa del
freddo.
Le
parve di sentire delle voci in lontananza, e quando si mise
all’erta capì che quelle non erano voci,
bensì risate sguainate che provenivano
da un’aula in disuso.
Si
avvicinò alla porta verdastra che era socchiusa, e
appoggiò l’orecchio
contro la superficie in legno per capire cosa avevano tanto da ridere
dei
ragazzi che a quell’ora avrebbero dovuto trovarsi nei loro
rispettivi
dormitori.
-Avete
visto la faccia di Potter quando è arrivato in infermeria?-
Domandò
Blaise, scoppiando in una sonora risata che lo fece diventare
rosso in volto, con le lacrime agli occhi.
-Era
ora che si mostrasse come il pagliaccio che è!-
Rispose
subito Malfoy, accavallando le gambe con un sorriso malefico,
minimamente paragonabile all’ilarità di Blaise.
-Toglimi
una curiosità, Draco: come facevi a sapere che il piatto su
cui avevi messo il Distillato Sviante in polvere era quello di Potter?-
Chiese
Theodore, che fino ad allora non aveva riso neanche un po’,
preferendo chiudersi in un silenzio tombale.
-Ho
costretto uno di quei pusillanimi elfi. Una volta cacciata la
bacchetta non è stato difficile convincerlo a rivelarmi qual
era il piatto di
Sfregiato-
E
detto questo una risata sommessa ma sadicamente soddisfatta
sgorgò
dalle sue labbra: era un riso malefico, puramente gutturale.
In
quel momento la porta dell’aula si spalancò,
facendo trasalire
Theodore e Blaise che guardarono in quella direzione con occhi sgranati.
Draco
– di spalle alla porta
– non si scompose quando udì quel rumore e
tantomeno quando vide i suoi
compagni impallidire.
Voltò
la testa con aria annoiata, pronto a far fuggire con velenoso
sarcasmo chiunque avesse osato interromperlo, ma si congelò
sul posto quando
comprese l’identità della persona.
Era
in piedi vicino l’uscio della porta, avvolta morbidamente da
un
vestito che rifletteva i colori dei suoi capelli, le mani strette a
pugno e gli
occhi dorati severi e rigidi come pietre: erano rossi e colmi di
lacrime che
erano in precario equilibrio sulle ciglia, ma tutta la sua figura
emanava
un’ondata di rabbia e odio che lo stordì.
-Ginevra…-
To
be continued…
Ben
ritrovate a
voi, gente!
Ta
ta ta taaaan!
Il finale in sospeso è una vera tortura, lo so, esperienza
personale, ma devo
ammettere che mi attirava molto di più rispetto alla solita
fine. E così Ginny
ha scoperto il nostro Malfoy…cosa succederà ora?
Riuscirà a perdonarlo o quello
che si era creato tra di loro rimarrà solo un lontano
ricordo? Fatemi sapere
quali sono le vostre idee, gente! Sono curiosa di vedere se
collimeranno con la
mia idea ;) E credo sia arrivato il momento di fare qualche riflessione
anche
sul nostro Theo. Perché non vuole che Draco porti a termine
la sua vendetta?
Belle domande, eh? Che storia sarebbe se non ci fossero, no? ;) Spero
di avervi
incuriosito, mie cari! Vi mando un grande bacio telepatico! La vostra
Bimba