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Autore: bimbabest99    24/05/2015    9 recensioni
La guerra magica è conclusa. Tutti i ragazzi ritornano ad Hogwarts per frequentare l’ultimo anno, ma la guerra magica ha segnato ognuno di loro. Per quanto vogliano negarlo, una parte dei loro cuori rimarrà incatenata in quel passato fatto di morte e paura. Ma c’è sempre uno spiraglio di luce nell’oscurità, così come c’è sempre un po’ di buio nella luce. Draco e Ginny. Due ragazzi agli antipodi, rispettivamente buio e luce. Ma, in fondo, cosa illuminerebbe la luce senza le tenebre? E cosa oscurerebbe il buio senza la luce?
***
Perché tutto in lei gli ricordava un angelo: la sua purezza, la sua ingenuità, i gesti pregni di dolcezza infantile.
Un bellissimo angelo dalle ali candide e i capelli di fuoco: così bello, così puro, così perfetto.
Troppo perfetto.
Un sorriso maligno curvò le labbra del ragazzo, e gli occhi perlati scintillarono macabramente.
Era arrivato il momento che le ali di quell’angelo si sporcassero di sangue, così da impedirgli di volare.
E solo allora quella ragazza che tanto gli ispirava odio, avrebbe capito cosa significava osservare la vita con gli occhi di un cieco.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Ginny
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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                                  My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 10 – Inganni

Gli inganni sono il veleno del serpente, e rimarranno sempre il suo unico modo per farsi accettare ed amare

Cit. Anonimo

                                 

Harry fischiettava allegramente per i corridoi del castello, osservando con espressione soddisfatta il portavivande ovale in acciaio che nascondeva la cena che avrebbe gustato con Ginny.

Osservò l’ora per la quinta volta nel giro di cinque minuti e sbuffò quando si rese conto che era passato poco tempo.

Continuò a camminare per i corridoi con il vassoio della cena preparata dalle sapienti mani degli elfi domestici che si erano gentilmente offerti di aiutarlo.

Carezzò per la centesima volta il tessuto morbido della sua tunica da mago per smorzare l’agitazione che sovrastava il suo cuore come un macigno: aveva la netta impressione che qualcosa sarebbe andato storto.

Era così perso nei suoi pensieri che non si accorse della figurina che gli stava venendo incontro, tremante sotto il peso di un vassoio in argento più grande di lui.

Harry investì in pieno il piccolo elfo che cadde per terra, facendo volare di qualche metro il suo portavivande in argento che probabilmente conteneva gli avanzi della cena che stava riportando nelle cucine.

All’inizio una timida rabbia era sorta nel suo petto quando si rese conto che quel piccolo elfo aveva quasi fatto cadere la sua preziosa cena, ma quella vaga emozione svanì quando posò i suoi grandi occhi verdi sulla figurina che giaceva ai suoi piedi con il capo chino, tremante per la mortificazione e la paura.

Posò il suo vassoio sul pavimento e si affrettò a rincuorare l’elfo domestico che quando lo riconobbe sgranò i suoi occhioni azzurri.

-Sta tranquillo, va tutto bene. Non ho intenzione di farti del male…ma la prossima volta fa’ più attenzione quando cammini…-

Lo rimproverò dolcemente, facendo sollevare lievemente le sue orecchie appuntite, mentre annuiva con vigore prima di prendere il suo vassoio e scomparire dietro l’angolo.

Il moro rimase ad osservare la figurina che si allontanava, prima di riprendere in mano il suo contenitore per raggiungere la Torre D’Astronomia, ragionando su quanto fosse strano trovare un elfo domestico con gli occhi azzurri.

Nel frattempo, la creaturina si stava pulendo con un gesto stizzito il punto dove Harry l’aveva sfiorato con lo sguardo, quasi gli fosse un pensiero insopportabile.

Borbottando tra sé, svoltò l’angolo, e all’istante una grande mano diafana con tanto d’anello in argento lo sollevò per il lembo della veste, nascondendolo dietro una colonna.

-Tutto secondo i piani?-

Chiese Draco Malfoy con la sua voce roca e profonda, mentre Theodore si guardava intorno per appurare l’assenza di altre persone o fantasmi.

-Tsk! Dovevi sentirlo! “Sta tranquillo, va tutto bene. Non ho intenzione di farti del male”! Certo che non ha intenzione di farmi del male! Bastava un mio gesto del polso e l’avrei ridotto in cenere!-

Rispose piccato il piccolo elfo domestico, alias Blaise Zabini, che si dimenava nell’aria sotto di lui, mentre Draco gli toglieva il vassoio dalle mani, continuando a mantenerlo all’altezza dei suoi occhi.

-Blaise, concentrati! Hai scambiato i vassoi?-

-…E guardami! Da nobile rampollo quale sono, mi sono trasformato in un sudicio elfo domestico che odora di patatine fritte!-

-BLAISE!-

Lo richiamò Theodore, prendendo il vassoio dalle mani di Draco e posandolo su un davanzale, prima di osservare l’elfo con occhi severi e impazienti.

-Si! Si! Ho scambiato il vassoio di Harry-sorriso-dell’anno-Potter con quello che mi avete dato, ma la cosa più grave è che questo straccio è stato cucito in nero, quando io indosso solo Armani!-

Malfoy sbuffò spazientito, mollando la presa sul compagno che cadde col sedere per terra con un sonoro “ahio!”.

-Tu sei pazzo!-

Disse Theodore, puntando un indice contro Draco con fare accusatorio, mentre Malfoy sorrideva malignamente all’idea della figura che Potter avrebbe fatto con Ginny.

Mentre Theo porgeva l’antidoto della pozione polisucco al giovane elfo/Blaise, il biondino si divertiva ad immaginare come si sarebbe conclusa la serata sulla Torre D’Astronomia per i due piccioncini.

Avrebbe dato tutto l’oro del mondo per assistere alla scena, ma si sarebbe dovuto accontentare di aspettare l’arrivo di Potter in infermeria.

Il ragazzo con la cicatrice non aveva idea del complotto architettato dalla serpe, e trotterellò vivacemente fino alla Torre D’Astronomia, seppur continuasse a sentire una sensazione negativa.

Ginevra era affacciata al piccolo balconcino dove era caduto il buon Silente, e fissava con espressione sognante il cielo colmo di stelle.

Aveva indossato il vestito rosso che aveva già vantato con la cena del Luma Club: avendo una famiglia povera non poteva permettersi dei vestiti nuovi, ma per lei andava bene così.

Il venticello le soffiava contro il viso roseo e lentigginoso, e quando si voltò sorrise al ragazzo moro che lentamente si avvicinò a lei dopo aver posato il vassoio sul tavolo.

L’abbracciò lentamente, chiudendo gli occhi e beandosi dell’odore della sua pelle, mentre lo sguardo di Ginevra si perdeva sul tavolo circolare imbandito con una tovaglia bianca ricamata sui bordi e il candelabro color oro, sulla quale splendevano tre ceri fluttuanti del medesimo colore.

Poi si staccò da lei e la osservò a lungo in viso con un sorriso a metà tra il sognante e l’incredulo, quasi non credesse davvero alla sua presenza.

La prese per mano prima di sedersi entrambi a tavola.

-Hai pensato tu alle decorazioni?-

Domandò la giovane, prendendo in mano la rosa rossa che era posata sul suo tovagliolo e portandola al naso per inspirarne il dolce profumo.

-Ehm…sì. Sì, certo! Volevo curare ogni dettaglio…-

Le disse, prendendo la rosa che Ginny aveva in mano e incastonandola morbidamente tra le sue lingue di fuoco, poco sopra l’orecchio destro.

-Beh, hai ottimi gusti!-

-E non solo in fatto di decorazioni! Ho passato tanto tempo a delineare questa serata, ma ogni mio abbellimento sbiadisce in confronto alla tua bellezza-

Ginny sgranò gli occhi a quelle parole, prima di abbassare il capo con un leggero rossore a colorarle le guance e un sorriso incerto: era da tanto che Harry non le faceva dei complimenti…eppure…

-E questo non è ancora niente!-

Esclamò il giovane con un largo sorriso, prima di sollevare il coperchio dal vassoio in argento posato sulla tavola, e una marea di vapore si levò verso l’alto.

-Ho chiesto agli elfi di cucinare due piatti differenti perché so che tu preferisci le verdure alla carne perché sono più buone e genuine! Come te…-

Le disse il moro, porgendole il piatto e sorridendole dolcemente, mentre Ginny arrossiva per tutte quelle attenzioni.

Era arrivata sulla Torre nella speranza di passare una bella serata in compagnia di Harry e di riaccendere l’amore che aveva provato per lui.

Ma le cose non stavano andando come aveva immaginato: certo, Harry era dolcissimo e cortese, ma forse era proprio quel modo di fare che la faceva sentire incompleta…

-Vedrai, ti piacerà! Gli elfi domestici sono dei cuochi unici e affidabili, infatti hanno promesso di mantenere segrete le portate: non mi sarei mai perdonato d’averti rovinato la sorpresa!-

Le disse, mentre la ragazza posava il tovagliolo immacolato sulle sue gambe e annuiva con un sorriso di circostanza, meccanico quanto gli ingranaggi di un robot.

Il tovagliolo le carezzò la pelle, e gli occhi di Ginny si soffermarono su quel pezzo di stoffa che le ricordava tanto la superficie della luna…come la pelle di Malfoy.

Il Serpeverde aveva l’incarnato chiaro come la carnagione degli angeli, e Ginny si sorprese nel pensare a lui quando stava cenando con Harry.

Quest’ultimo iniziò a tagliare la sua porzione di carne, prima di portarsela alla bocca con espressione soddisfatta.

-E’ bellissima, vero?-

-Cosa?-

-La luna! Vedo che la stai fissando con espressione imbambolata…e in effetti hai ragione a guardarla così: è bellissima!-

Le disse Harry, mentre Ginevra arrossiva per l’imbarazzo di aver paragonato la luna alla pelle di Malfoy, mentre stava cenando con il suo più grande nemico.

Fece per aprir bocca quando notò il colorito di Harry: rosso acceso come la rosa che ancora aveva tra i capelli, mentre gli occhi smeraldini iniziavano a lacrimare.

-Harry! Harry, cos’hai? Sei tutto rosso e stai per piangere! Ti senti poco bene?-

Gli domandò, apprensiva, e il ragazzo corvino starnutì rumorosamente per cinque volte di fila, prima di rialzare il capo con l’espressione di chi cerca invano di darsi un certo contegno.

-No, Ginny, sto bene…la carne era troppo calda, tutto qui…-

Soffocò, prendendo una lunga sorsata di acqua fresca dal calice trasparente.

-Cosa…cosa stavi per dirmi?-

Le chiese, tentando ancora una volta di darsi un certo contegno nonostante la sua voce somigliasse di più ad un soffio di vento.

Ginny aprì bocca per iniziare una conversazione, ma Harry iniziò di nuovo a starnutire, come se ci fosse del pepe sulla sua pietanza, e l’attimo dopo iniziò a ridere sommessamente.

Ginny lo osservò come se fosse improvvisamente ammattito, e in effetti era così: girava la testa come se avesse un improvviso capogiro e rideva sommessamente, quasi avesse bevuto del vino al posto dell’acqua.

-Harry tu non stai bene! Devo portarti in infermeria!-

Esordì la giovane, ma non finì nemmeno di dire la frase che Harry cascò a terra come un peso morto, continuando a ridere e tentando inutilmente di rimettersi in piedi.

A quel punto, Ginny iniziò seriamente a preoccuparsi, e con il cuore a mille per l’apprensione si mise un suo braccio sopra la spalla e lo trascinò fino all’infermeria.

Lo fece stendere sul lettino con l’aiuto di un’arruffata Madama Chips, e osservò in un angolo la medimaga che iniziava a fargli degli esami – con grande difficoltà visto che Harry non la smetteva di starnutire e ridere -.

-Che cos’ha, Madama Chips?-

Chiese la giovane quando la medimaga le si avvicinò con la sua vestaglia rosa-pesca e un’espressione turbata.

-Temo che abbia ingerito del distillato sviante. E’ una pozione non molto elaborata che crea euforismo nel soggetto, inducendolo a ridere senza un motivo. Diciamo che lo fa entrare in uno stato di confusione momentanea. Mi spiace signorina, ma dovrò trattenerlo per questa notte e domattina mi accerterò che l’effetto sia svanito. Lei sa se il Signor Potter ha ingurgitato qualche sostanza che poteva contenere questo distillato?-

Ginny ci pensò un po’ prima di rispondere, ma alla fine non poté far altro che ammettere la verità.

-La pozione poteva essere contenuta in un pezzo di carne? Perché Harry ha iniziato a dare di matto dopo averla mangiata…-

-Sì, il distillato sviante poteva trovarsi sulla sua cena sotto forma di polvere invisibile, ma qualcuno deve avercelo messo, e dubito che gli elfi domestici siano capaci di una cosa del genere! Questo è proprio un bel mistero…-

Quelle parole turbarono molto Ginny che ripensò milioni di volte alla scena che aveva vissuto e all’apprensione che aveva provato quando Harry aveva mostrato le prime stranezze.

Chi poteva essere così meschino da fare un torto al Grifondoro?

Quei pensieri le stavano ancora affollando la mente quando uscì dall’infermeria, portandosi le braccia al corpo a causa del freddo.

Le parve di sentire delle voci in lontananza, e quando si mise all’erta capì che quelle non erano voci, bensì risate sguainate che provenivano da un’aula in disuso.

Si avvicinò alla porta verdastra che era socchiusa, e appoggiò l’orecchio contro la superficie in legno per capire cosa avevano tanto da ridere dei ragazzi che a quell’ora avrebbero dovuto trovarsi nei loro rispettivi dormitori.

-Avete visto la faccia di Potter quando è arrivato in infermeria?-

Domandò Blaise, scoppiando in una sonora risata che lo fece diventare rosso in volto, con le lacrime agli occhi.

-Era ora che si mostrasse come il pagliaccio che è!-

Rispose subito Malfoy, accavallando le gambe con un sorriso malefico, minimamente paragonabile all’ilarità di Blaise.

-Toglimi una curiosità, Draco: come facevi a sapere che il piatto su cui avevi messo il Distillato Sviante in polvere era quello di Potter?-

Chiese Theodore, che fino ad allora non aveva riso neanche un po’, preferendo chiudersi in un silenzio tombale.

-Ho costretto uno di quei pusillanimi elfi. Una volta cacciata la bacchetta non è stato difficile convincerlo a rivelarmi qual era il piatto di Sfregiato-

E detto questo una risata sommessa ma sadicamente soddisfatta sgorgò dalle sue labbra: era un riso malefico, puramente gutturale.

In quel momento la porta dell’aula si spalancò, facendo trasalire Theodore e Blaise che guardarono in quella direzione con occhi sgranati.

Draco – di spalle alla porta – non si scompose quando udì quel rumore e tantomeno quando vide i suoi compagni impallidire.

Voltò la testa con aria annoiata, pronto a far fuggire con velenoso sarcasmo chiunque avesse osato interromperlo, ma si congelò sul posto quando comprese l’identità della persona.

Era in piedi vicino l’uscio della porta, avvolta morbidamente da un vestito che rifletteva i colori dei suoi capelli, le mani strette a pugno e gli occhi dorati severi e rigidi come pietre: erano rossi e colmi di lacrime che erano in precario equilibrio sulle ciglia, ma tutta la sua figura emanava un’ondata di rabbia e odio che lo stordì.

-Ginevra…-

To be continued…

Ben ritrovate a voi, gente!

Ta ta ta taaaan! Il finale in sospeso è una vera tortura, lo so, esperienza personale, ma devo ammettere che mi attirava molto di più rispetto alla solita fine. E così Ginny ha scoperto il nostro Malfoy…cosa succederà ora? Riuscirà a perdonarlo o quello che si era creato tra di loro rimarrà solo un lontano ricordo? Fatemi sapere quali sono le vostre idee, gente! Sono curiosa di vedere se collimeranno con la mia idea ;) E credo sia arrivato il momento di fare qualche riflessione anche sul nostro Theo. Perché non vuole che Draco porti a termine la sua vendetta? Belle domande, eh? Che storia sarebbe se non ci fossero, no? ;) Spero di avervi incuriosito, mie cari! Vi mando un grande bacio telepatico! La vostra

Bimba

  
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