2 Capitolo

“Alex! Ti aspettano al tavolo tre!”Urla un gigante dietro la cassa del Big Ice’s restaurant-bar.

“Ma Capo! Sto già servendo tutti gli altri tavoli, non ce la faccio! Non può mandare Sammie?!”

“No! Vogliono te, lo sai!” Faccio un lungo sospiro e mi avvio al tavolo indicato.

Questa non è vita. E poi si chiedono il motivo per cui io non esco mai di casa se non per andare in questo buco di ristorante!

Ho ventidue anni, sono alta, snella, la mia pelle è candita, i miei capelli boccolosi hanno delle sfumature bronzee, sono aggraziata, la mia voce è delicata, dolce e, per finire, i miei occhi sono di un marrone color cioccolata calda. Si, proprio quella cioccolata che mi hanno rovesciato sulla camicetta bianca per vedere il mio corpo. Ecco perché non esco! Perché il mondo è fatto di maniaci, ecco perché!

“Desidera?”

“Buonsera Alexis!” Una voce da soprano mi giunge alle orecchie, la riconosco e alzo il volto per guardare.

“Oh, buonasera anche a te Mary. Cosa ti porto?”

“Una cioccolata calda, grazie” Dice trattenendo un risolino.

“Spiritosa” Rispondo acida avviandomi dietro il bancone per prepararle la bevanda.

Mary è una ragazza che su per giù ha la mia età. E' bassa (sembra un folletto di quelli di Babbo Natale), bella, pallida più di me, ha un viso perfetto, capelli corvini, nasino leggermente alla francese e, se non fosse per il suo ragazzo, Whick, avrebbe, come me, una marea di pervertiti a farle la corte.

Scuoto la testa pensando a tutto ciò.

Adoro letteralmente quella ragazza, anche perché, tra tutte e due, non siamo molto normali.

Ogni tanto, infatti, lei sembra avere uno sguardo assente, mentre io ho il terrore di sfiorare qualcuno con le mani.   Perché?

Oh, è una storia lunga da spiegare. In poche parole posso far vedere alle persone quello che mi passa nella mente con un semplice tocco.

Da bambina le suore mi avevano perfino castigato per quello che dicevo. Parlavo di cose strane, creature bianche e forti. Non so proprio a cosa mi riferissi ma, sicuramente, per questa cosa avevo preso una marea di punizioni. La mia era pura fantasia, dicevano. In effetti erano poco plausibili le mie parole.

Quindi, con il tempo, mi scordai tutto per merito loro: per merito delle suore.

Perché io sono stata trovata abbandonata davanti alla porta di un convento di Selfoss, una piccola cittadina, con pochissimi abitanti caratterizzata dalla variabilità del clima.

Da quanto diceva Suor Eliz avevo almeno un anno, ed ero incredibilmente bella e dall'aria intelligente.

Lei mi voleva bene. Passava molto tempo con me, diceva che io ero diversa da tutte le altre, sapeva di quello che potevo fare e, per tutte queste cose, dopo poco tempo venne trasferita in un altro istituto..

“ALEX! SVEGLIATI! E' PRONTO DA 10 MINUTI, LE PERSONE STANNO ATTENDENDO!”

Guardo il mio Capo storta per poi sbuffare e riimmergermi nel lavoro.