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Autore: Marzia1969    05/01/2009    4 recensioni
La storia comincia con una bella o forse dovrei dire una brutta litigata fra i due bellissimi cugini al garage di Cooter. Strada facendo, il racconto diventerà quasi drammatico, anche se, ovviamente, in puro stile Hazzard, non mancherà l'Happy End!!!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14pt;">Atlanta.

L’indomani, Luke si recò all’ “Atlanta on the Road”, il bar di proprietà dei Sigg. Freeman che il Sig. Moore, titolare del piccolo albergo in cui alloggiava, gli aveva suggerito per cercare un lavoro.

A riceverlo, Luke ci trovò i proprietari, i Signori Janet e Robert Freeman.

“Buongiorno, io mi chiamo Lukas Duke. Sono appena arrivato ad Atlanta ed alloggio presso la pensione “Sunshine” a due isolati da qui di proprietà del Sig. Moore. Sto cercando lavoro…”

“Ciao Lukas, io sono Janet Freeman, lui è mio marito Robert. Stiamo cercando un ragazzo che sia in grado di preparare dei cocktails che ci permettano di attirare un sempre maggior numero di clienti e soprattutto di battere la concorrenza. Pensi di riuscirci?”

“Ci posso provare signora. Mio zio ha trattato whisky per molti anni”

“Bene Lukas, allora prova a prepararci qualcosa, ti va?”

“D’accordo, ma, la prego, mi chiami Luke; nessuno mi chiama con il mio nome per esteso!”

“Bene Luke….”

Luke prese una bottiglia di whisky che i proprietari dell’Atlanta on the Road tenevano nel loro mobile bar, la aprì e appena la annusò disse:”Ma questo whisky fa schifo!!! Mai sentito un odoraccio simile. Adesso ve lo preparo io un whisky buono, anzi, ottimo!”

Il Signor Freeman che fino a quel momento era rimasto in silenzio, disse in tono molto contrariato:”Senti ragazzino, svolgo questo mestiere da 25 anni, non si è mai lamentato nessuno del mio whisky e adesso arrivi tu a dirmi che fa schifo?? Dì un po’, ma chi credi di essere?”

“Il nipote di uno che ha sempre contrab….ehm….venduto whisky…”.

Era la seconda volta in due giorni che Luke stava per dire che era il nipote di un contrabbandiere!
Luke si guardò attorno nel bar, aprì la dispensa e, in poco più di tre ore, preparò il whisky secondo la ricetta di zio Jesse.

Lo porse ai suoi titolari e disse:”Assaggiatelo, poi ditemi cosa ne pensate…”

I signori Freeman, soprattutto Robert, rimase incantato:”Ragazzo mio, questo è un vero nettare! Adesso capisco perché il nostro whisky doveva sembrarti una brodaglia! Sei assunto immediatamente. Il tuo stipendio sarà inizialmente di 80,00 dollari la settimana più ovviamente tutte le mance che saranno tue. Ti va bene?”

“Eccome” – rispose Luke “quando posso cominciare?”

“Questa sera stessa. Trovati qui alle 08,00 in punto”.

“Ci sarò. Arrivederci e grazie. Ora torno dal Sig. Moore per dirgli che ho trovato lavoro!”.

Appena Luke si allontanò, Robert disse alla moglie:”Janet, ma hai sentito che sapore aveva il whisky preparato da Luke? Quel ragazzo farà la nostra fortuna, non lasciamocelo scappare!”

Alle 08,00 in punto, Luke era in servizio all’Atlanta on the Road. Oltre al whisky, preparò diversi cocktails molto sfiziosi dettati dalla sua fantasia, fantasia che lo stesso Luke non aveva mai pensato di avere.

Fu un successone!! Il locale, da quando c’era lui, era sempre pieno, inoltre anche molte ragazze avevano cominciato a frequentarlo e, spesso e volentieri, anzi, almeno una volta la settimana, Luke aveva un’amica nuova.

“Alla faccia di Bo che dice sempre che io esco con le ragazze che scarta lui!” – pensò Luke…

Erano passati tre mesi da quando il maggiore dei ragazzi Duke si era allontanato da casa e pareva contentissimo della sua nuova vita: niente più campi da arare, niente più cugini più giovani da accudire, niente più multe da parte di Rosco, niente più prediche di zio Jesse, niente di niente. Da tre mesi a questa parte, il vecchio Luke era morto e sepolto ed insieme a lui, tutti i suoi ricordi. Al suo posto c’era un nuovo Luke, cittadino, capace di preparare dei cocktails che avrebbero fatto invidia ai barman dei migliori hotels, con un sacco di ragazze e, soprattutto, con una bella casa in cui abitare.

Già, perché i Sigg. Freeman, vuoi perché Luke gli stava facendo guadagnare molti soldi, vuoi perché, non avendo figli, consideravano Luke come fosse uno di famiglia, gli avevano innanzitutto aumentato lo stipendio e poi lo avevano pregato di lasciare la pensione “Sunshine” e di abitare presso di loro, naturalmente gratis.

Questo significava che Luke poteva godersi al 100% i suoi guadagni.

I Sigg. Freeman gli avevano dato una bellissima cameretta, con una bella tappezzeria bianca e azzurra, tende dello stesso colore e mobili molto preziosi.

In quella casa, non c’era nulla della semplicità che aveva caratterizzato la vita di Luke fino a tre mesi prima.

Robert e Janet, avrebbero speso qualsiasi cifra per soddisfare i desideri del ragazzo; il suo armadio infatti era pieno di pantaloni, camicie e giacche nuove.

Mentre Luke si godeva il suo esilio dorato, alla fattoria, da tre mesi, da quando cioè il maggiore dei cugini se n’era andato, erano cominciati i guai.

Purtroppo, la mancanza di due braccia maschili si facevano sentire; zio Jesse era troppo vecchio per svolgere certi lavori e Bo da solo, per quanto si spezzasse la schiena, non poteva fare tutto. Di prendere un aiuto non se ne parlava neppure, dato che i Duke non potevano permettersi di pagare un’altra persona, così, a turno, Cooter ed Enos, al termine del loro lavoro, cominciavano il “secondo lavoro” a casa Duke.

Zio Jesse era molto contrariato:”Ragazzi, io non posso pagarvi, quindi non voglio che veniate qui a lavorare nei campi.

“Non preoccuparti zio Jesse” – disse Enos – “in cambio del mio lavoro, voglio solo un piatto della tua leggendaria zuppa di pesce. Per me vale più di 100,00 dollari.”

“Idem!!” – fu la risposta di Cooter – “e poi siamo tutti della stessa famiglia, vero zio Jesse?”
Zio Jesse si girò dall’altra parte per nascondere le lacrime di commozione che gli stavano scendendo. Era felice della prova di affetto dimostratagli da Enos e Cooter.

Ogni giorno, quando Daisy apparecchiava, preparava anche le posate ed il piatto per Luke e, quando Enos e Cooter erano loro ospiti, non permetteva che si sedessero al posto che era di Luke.

“Non si sa mai dovesse tornare….” – ripeteva continuamente Daisy.

Ma i giorni, i mesi passavano e Luke non si faceva né vedere né sentire.

Zio Jesse era sempre più triste di aver perso uno dei suoi cuccioli e Bo, che fino a quel momento non aveva detto nulla, un giorno sbottò:”LUKE E’ UN DEFICIENTE!!” – cominciò ad urlare –“che diritto aveva di piantarci in asso tutti quanti? Lui ha litigato con me e solo con me, perché dunque non si è chiarito invece di andarsene? E’ solo un vigliacco, uno che aggira l’ostacolo invece di affrontarlo!” – furono le amare e GIUSTISSIME! riflessioni di Bo.

Zio Jesse che, in un altro momento, avrebbe azzittito Bo in malo modo per quanto aveva detto, questa volta non obbiettò: effettivamente, il modo di comportarsi di Luke, non era stato dei più corretti. Certo, per quanto capiva che Luke volesse starsene un po’ solo, non si spiegava il fatto che dopo oltre tre mesi, non avesse fatto una telefonata, non avesse scritto due righe anche solo per dire dov’era (se a Savannah o ad Atlanta) e se stava bene!

“Ci ha dimenticati….” Disse tristemente zio Jesse ai suoi due nipoti a Enos e Cooter.

“Probabilmente, la sua nuova vita deve appagarlo molto. Sono felice per lui, anche se mi manca. Spero solo che un giorno potrà perdonarmi per non averlo seguito da bambino, insieme a zia Martha, come avrebbe voluto lui!”

“Zio, scusa, ma per quanto tu e zia Martha possiate essere stati in debito nei suoi confronti, credo che, se c’è uno che in questo momento debba chiedere scusa, quello sia Luke!” disse Daisy che, ultimamente, al pari di Bo, era altrettanto arrabbiata con il cugino maggiore! “Che razza di uomo è uno che, dopo 3 mesi, non si fa vivo neppure per dire “Ciao, sto bene, non preoccupatevi di niente”….”

Enos, Cooter, Bo e zio Jesse annuirono con la testa; nessuno di loro si sarebbe aspettato un comportamento simile da parte del più grande dei nipoti.

Il quale, nel frattempo, se la spassava eccome nella metropoli della Georgia: ragazze, abiti, nuovi amici, un lavoro ben retribuito….

Fino a quando, un giorno (erano circa sei mesi che si era allontanato da casa), si rese conto che qualcosa non andava…

L’Atlanta on the Road era sempre pieno di gente o meglio, sembrava che tutti i fumatori più incalliti del sud-est degli States, si fossero dati appuntamento in quel luogo. Luke non era abituato a stare nei locali pieni di fumo dato che, l’unico fumatore che aveva conosciuto prima di allora, era Boss Hogg; certo fumava, ma era comunque una persona sola. Lì invece c’era un raduno di ciminiere umane….

All’inizio, il fatto di respirare continuamente fumo, aveva procurato a Luke delle fortissime emicranie, la conseguenza delle quali, era una leggera perdita dell’appetito..”Poco male” – pensò Luke “farò un po’ di dieta….”, ma con l’andare del tempo, il leggero calo dell’appetito, si trasformò in un rifiuto del cibo, perciò Luke cominciò a dimagrire in maniera paurosa a vista d’occhio…

To be continued… Grazie come al solito alle mie super amiche e a chi vorrà leggere e recensire…..

  
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