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Autore: Caramel Macchiato    24/05/2015    1 recensioni
La routine tranquilla e invariata di quattro coinquilini viene d'un tratto squarciata da una bambina, una vecchia asiatica che sembra dotata di poteri paranormali e la vaga e inquietante consapevolezza che la loro vita subirà una svolta drastica...
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- C’è Castiel?- La voce della concierge rimbomba gracchiante nella cornetta.
Lancio un’occhiata al mio coinquilino, ma quello, manco mi avesse letto nel pensiero, scrolla la testa con una smorfia e trona a leggere la sua rivista svaccato sul divano, Allegra sulle gambe che sonnecchia.
- No mi spiace, è uscito stamattina presto…- Invento sul momento, ben sapendo che quella donna tiene d’occhio ogni movimento nel condominio a partire dalle otto di mattina spaccate.
- Ah, ho capito. Beh, se torna digli che lo ha cercato una certa signorina Li. Buona giornata tesoro-
Mi appende in faccia, lasciandomi perplesso con la cornetta in mano per qualche secondo.
- Castiel, è arrivata Li-
Il rosso si tira su di scatto, rischiando di far ruzzolare Allegra per terra come un sacco di patate.
- È arrivata Li- Ripete, e io annuisco.
- C’è la mamma?- Chiede Allegra, illuminandosi di gioia.
- Tornerà, ora è andata- Le spiego, sedendomi accanto ai due sul divano.
Allegra annuisce un po’ delusa, ma poi torna sprizzante di felicità.
- La mamma! Non la vedo da così tanto! La mamma, che bello!-
- Allegra- La richiama Castiel, con una voce indefinita.
Gli lancio un’occhiata perplessa mentre la bambina continua a scorrazzare per il soggiorno, ritrovandomi un Castiel piuttosto surreale davanti: la mascella contratta, una linea profonda tra le sopracciglia, le mani avvinghiate una sull’altra e la linea mascellare tesa.
- Allegra- La richiama di nuovo, con una voce più autoritaria che, effettivamente, fa fermare la bambina.
Lei si avvicina e mette le manine sulle ginocchia del ragazzo, guardandolo preoccupato. Castiel alza lo sguardo e le sorride dolcemente. Dal canto mio sento la pelle d’oca su tutte le braccia e ho la netta sensazione che dovrei andarmene e lasciarli in pace, eppure non ci riesco.
- Sai, se la mamma torna, vuol dire che non ci vedremo più per un bel po’. Lo sai questo, vero?-
Vedo Allegra sgranare gli occhi e cercare di afferrare il concetto, storcendo la boccuccia e roteando i grandi occhi grigi dal soffitto alle ginocchia di Castiel e viceversa.
- Non vivremo tutti e tre assieme?-
- No, Allegra-
- Ma le famiglie vivono assieme! Perché noi no?-
Castiel mi lancia un’occhiata significativa e finalmente esco dal mio gelo temporaneo e annuisco, capendo che è decisamente ora di levare le tende. Mi alzo e mi dirigo verso la porta dell’appartamento. Mentre mi richiudo la porta alle spalle, sento la voce bassa di Castiel che parla alla bambina, che già tira su con il naso.
Faccio qualche passo, poi mi fermo. Eccoci infine giunti alla fine. Proprio quando ci eravamo abituati e avevamo cominciato a destreggiarci con la piccola presenza, ecco che lei deve tornare alla normalità. Alla sua normalità, la nostra non sarà mai più tale.
L’intensità di quel pensiero mi coglie di sorpresa e per qualche secondo resto perfettamente immobile, alla ricerca delle gioie che mi dava la mia vita prima di Allegra. Paragonate alla vitalità con cui ho trascorso questo mese, quello che vivevo prima sembra quasi immobile.
Possibile che il mio istinto paterno si stia facendo sentire? Possibile che alla fine mi ero affezionato così tanto a quella piccolina che dormiva nel mio letto?
Mi scappa una risatina soffiata, lancio un’occhiata al tramonto sospeso tra i grattacieli, poi mi decido e ricomincio a muovere una gamba dopo l’altra, passo dopo passo. Qualcosa di estremamente semplice e scontato.
 
-Li è venuta qui oggi. Però ho fatto finta di non esserci-
In un primo momento la notizia mi coglie alla sprovvista e un attimo di panico s’impossessa del mio volere, poi mi rendo conto dell’espressione abbattuta del mio migliore amico e il panico si trasforma in confusione.
- È venuta a prendere la bambina?- La prima domanda che pongo, totalmente stupida.
- Immagino. Ce l’ha lasciata per un bel lasso di tempo, eh?-
Il sorriso amaro che gli increspa un angolo della bocca mi fa provare un moto di tenerezza nei suoi confronti. Si stava abituando piano piano all’idea di essere padre e stava cominciando a comportarsi da tale, ed ora poteva pure smettere perché la sua figlia se ne andava.
Mi dirigo verso il frigo e ne prendo due birre in lattina, le più economiche sul mercato, sicuramente spesa di un apprensivo ma pur sempre calcolatore Nathaniel.
Passo una lattina a Castiel e mi siedo vicino a lui. Apriamo, beviamo e restiamo in silenzio nella luce del tramonto, ognuno perso nelle sue riflessioni.
- L’hai detto alla bambina?-
- Sì. Pensava che, quando Li fosse tornata, noi tre avremmo preso a vivere assieme come una normale famiglia. Dire che era in lacrime quando le ho spiegato come stavano le cose è dir poco. Nathaniel si è spaventato quando è tornato, pensava l’avessi malmenata. Ora l’ha portata a fare un giro per calmarla-
Un'altra sorsata, le bollicine che mi pizzicano la lingua e tutta la trachea fino allo stomaco.
- Poverina, è ancora troppo piccola per capire queste situazioni complicate. Il suo ideale di famiglia è stato spaccato-.
- Le ho solo detto la verità. Almeno a quella ci farà l’abitudine-
Fissa il pacco di sigarette sul davanzale della finestra, sembra indeciso, poi si alza e ne estrae una, fissandola intensamente, indeciso se accendersela o meno.
-Beh, ora che non ci sarà più sarà più facile: niente più regime anti fumo e regime anti alcool-
- E niente regime anti parolacce- Aggiungo ridacchiando.
Lui mi punta la sigaretta contro con un’espressione folgorata.
- E niente storie della buonanotte! Quelle mi uccidevano il cervello-
- Oh, immagino. Eh dimmi, erano storielle adatte ai minori?-
Lui si gratta il mento, la sigaretta spenta sempre tra le dita.
- Mha, non me lo ricordo, ero troppo stanco per pensare a cosa mi usciva dalla bocca-
- Chissà quante domande si è fatta-
- Vivendo con quattro uomini si sarà fatta un sacco di domande. Soprattutto anatomiche- Ribatte lui con un sorriso furbesco, decidendo infine di accendersi la sigaretta e aprendo di uno spiraglio la finestra.
Rido scuotendo la testa.
- Ormai era già destinata ad essere una bimba precoce, essendo figlia tua-
- Mia e di quella svitata asiatica-
Il silenzio cala di nuovo e l’unico movimento resta quello del fumo che fluttua fuori dalla finestra.
- Sarà strano senza di lei. L’appartamento sembrerà più stretto e scuro- Mormoro infine, perso nei colori caldi del cielo.
- Il che è piuttosto strano, dal momento che saremo di meno- Boccata di fumo- Però è vero-
Ci scambiamo uno sguardo che dice più di quello che fanno le parole, uno sguardo che, da che ci conosciamo, è sempre stato semplice ed esaustivo. Proprio allora il cellulare di Castiel prende a strillare a tutto volume My Friend of Misery dei Metallica. Lui lo sfila dalla tasca del pantaloni svogliatamente e posa la lattina sul davanzale.
- Pronto?-
 
Non posso farci niente, ma questa situazione m’imbarazza. Camminare per le strade della città calma e rilassata, con una bambina di quattro anni che piange come una fontana, con versi simili al canto delle balene… Beh, m’imbarazza. Soprattutto perché attira gli sguardi sdegnati di tutte le donne di mezza età che incrocio per strada. Ho fatto la cosa giusta, però non riesco a farla finire. Stiamo camminando da almeno quindici minuti, il nostro condominio non s’intravede più, però le lacrime di Allegra sono tali e quali a prima.
In questo momento vorrei solo fermare i tempo, prendere un grande respiro di aria ferma e silenziosa, e poi far ripartire il tutto, magari con un’idea geniale su come consolare una bambina di quattro anni che ha appena ricevuto la prima stangata della sua vita. O magari la seconda. Vabbè, il numero non ha importanza.
Lancio un’occhiata alla situazione e mi rendo conto che, con la massa di muco che le cola dal naso, ci si potrebbe costruire un ripugnante modellino di un elefantino appena nato.
Mi fermo e pesco il fazzoletto dai meandri della mia giacca, m’inginocchio e prendo a pulirle la faccia, un bel primo piano dell’interno della sua bocca davanti. E capisco: tutto ciò che ci vorrebbe sarebbe un semplice abbraccio. Caldo, rassicurante, protettivo. Qualcosa di estrematamene affettuoso e rassicurante. Qualcosa di incredibilmente difficile per qualcuno a cui si è ghiacciato il cuore come a me.
Le scosto titubante una ciocca di capelli scuri e zuppi dagli occhi, ormai rossi e gonfi. Il suo visino è completamente paonazzo, i suoi muggiti stanno diventando sempre più rochi, ma non per questo meno disperati. Si passa le manine chiuse a pugno sugli occhi ed infrange i ruscelli di lacrime disegnati sulle guance. Le spalle le tremano, così come le gambe.
La mia mano è ancora dietro il suo minuscolo orecchio, rosso anche quello. Sento il braccio pesare tonnellate, vorrei provarci ma non ci riesco, la parte razionale del mio cervello mi grida “ non ce la farai! Non sei fatto per quello! Sei goffo e incapace!”.
- Allegra- Sento la mia voce uscirmi innaturale.
Lei singhiozza e tira su a scatti con il nasino.
- Abbracciamoci- Sento di nuovo quella voce che dovrebbe essere mia, e la mia parte razionale inorridisce.
Eppure, d’un tratto il piccolo corpicino tremante della bambina mi è tra le braccia e osservo affascinato come quest’ultime le si avvolgono contro con naturalezza. Sento tutto il tremito che la percorre, ascolto affascinato i suoi singhiozzi attutiti contro la mia giacca. Guardo la mia mano carezzarle la testa, mi stupisco alla totale indifferenza che provo al pensiero del suo muco sui miei vestiti. Non m’importa più di nulla, se non di questa sensazione meravigliosa, calda e incredibile che sto provando per la prima volta.
Continuo a carezzarle la testa, lì, in mezzo a un marciapiede qualunque, totalmente estraneo alle occhiate perplesse di chi ci passa vicino. Solo io e Allegra.
 
C.M
Sniff, sniff… È stato più forte di me D,: e di certo la musica triste in sottofondo non aiuta… Or dunque, posso annunciarvi con precisione matematica che il prossimo sarà l’ultimo capitolo ufficioso della fiction, seguita poi da quattro sottocapitolini/pacco regalo( per me stessa, perché non voglio finire di scriverla, in verità :P)
Quiiiiiindi, non vi libererete di questa storia pazzerella molto in fretta!
 
 
   
 
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