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Autore: DulceVoz    25/05/2015    7 recensioni
Che ne sarà di noi? Questa non è una vera e propria domanda, è piuttosto una frase vaga che si ripetono tre fratelli, da quando la loro vita è stata sconvolta da una disgrazia più grande di loro, un uragano di sofferenza che ha stravolto duramente le loro giovani esistenze. Che ne sarà di noi? Si chiede una zia amorevole, che potrebbe trovarsi costretta a vivere con loro a causa di un testamento sorprendente, il quale la vedrebbe obbligata sotto lo stesso tetto anche con il suo peggior incubo, ovvero l’uomo che si interrogherà con la medesima questione, nascondendosi dietro ad una maschera di indifferenza. Dal dolore puo’ nascere amore? E, soprattutto… l’amore puo’ aiutare a superare un dramma tale? Questo e molto altro, lo dovranno scoprire i nostri protagonisti… perché a sanare le loro profonde ferite, dovrà pensarci proprio questo potente sentimento.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Diego, Leon, Pablo, Violetta
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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4 anni dopo – Epilogo.
 
“- Auguri, dottoressa!” Nell’enorme atrio della grande Università di Buenos Aires, Violetta e Camilla furono le prime a correre, euforiche, incontro alla loro amica, lasciando Seba, Leon e tutti gli altri qualche passo indietro, tutti intenti a chiacchierare sulla meravigliosa esposizione della tesi di Psicologia di Francesca. “- Grazie! Non potete capire che peso mi sia tolta! Ero così nervosa…” Commentò la bruna, venendo subito abbracciata dal padre che la sollevò quasi di mezzo metro da terra. “- La mia bambina si è laureata! Sono così felice!” Esultò La Fontaine senior, stritolando prima la figlia in un abbraccio dal quale lei tentò di liberarsi, un po’ a disagio, e consegnandole poi una splendida rosa rossa ben confezionata e incartata con lo stesso colore. “- Grazie, papà! E’ meravigliosa!” Sorrise la neo dottoressa, fissandola e inspirandone il profumo forte ma, allo stesso tempo, dolcissimo. “- Bambina? Tu per caso vedi bambini da qualche parte?” Esclamò invece Leon, spostando di lato il padre, divertito del fatto che avesse ottenuto una quasi caduta dell’uomo nel bel mezzo della folla, e stringendo a sua volta la ragazza che sorrise, emozionata. “- Grazie gemellino!” Gli sussurrò la mora, che, senza neppure il tempo di guardarsi intorno, venne subito avvicinata dalla madre. “- Non avevo dubbi che un giorno ti avrei potuto chiamare ‘dottoressa’…” Sorrise Marcela, abbracciandola a sua volta teneramente per poi schioccarle un bacio sulla sommità del capo, gesto che fece ridacchiare Francesca. “- Auguri, piccola mia, sono tanto orgogliosa di te.” Le sussurrò la donna, sciogliendo quell’ennesima stretta che la giovane stava ricevendo. “- Grazie, mamma…”. La ragazza era commossa da tutto quell’affetto, ma era anche perplessa: dov’era finito il suo fidanzato? Fino a pochi minuti prima era sicura di averlo visto nell’Aula Magna dove aveva esposto la sua tesi: si erano scambiati una rapida occhiata prima che lei cominciasse a parlare e, saperlo lì, insieme alle persone che più amava, l’aveva fatta sentire bene, serena, sicura. Se Diego era in quella classe con lei, nulla sarebbe potuto andare male… ma ora? “-Vilu, dov’è tuo fratello?” Francesca non resistette più e, mentre anche Seba le stava facendo i complimenti, si avvicinò all’amica con aria confusa: mancava all’appello il giovane Castillo ma anche Pablo, Angie con la piccola Esmeralda e Ambar che, era sicura, prima o poi, sarebbero arrivati. “- E’ andato a recuperare i miei zii… l’auto ha avuto un guasto a tre isolati da qui!” Rise la ragazza, stringendosi a Leon con aria divertita e facendo sghignazzare anche lui.  “- Eccoci! Scusate il ritardo! Avevo anche detto a quell’impiastro di mio marito di passare dal meccanico una settimana fa ma tanto lui non mi ascolta…!” Angie, riferendosi a Pablo con cui, un anno prima, si era finalmente sposata e con in braccio una splendida bambina di circa tre anni e mezzo, sorrise radiosa avvicinandosi a loro, dirigendosi prontamente verso la festeggiata che subito si intenerì alla vista della piccola Galindo. “- Auguri, Fran!” Mormorò la bimba, dai lunghi capelli che le ricadevano in boccoli dorati  sulle spalle come la madre e con occhioni neri ereditati dal papà che esprimevano dolcezza ma anche una gran furbizia e vivacità. “- Grazie, tesoro! Ma quanto sei bella! E grazie anche a te, Angie!” Esclamò la giovane, notando subito, alle spalle della donna, un trafelato Pablo che parlottava con Ambar e Diego, il quale camminava con fare misterioso, celando qualcosa dietro alla schiena. “- Auguri, principessa…” Il Castillo, schioccandole un bacio sulla fronte, fu il primo ad avvicinarla, per poi mostrare ciò che teneva nascosto: un enorme fascio di rose scarlatte, dovevano essere sicuramente più di una dozzina, fece restare a bocca aperta la laureata che, felicissima e senza neppure prendere il mazzo di fiori che il ragazzo le porgeva, gli allacciò le braccia al collo, entusiasta. “- Sono meravigliose, amore mio!” Esclamò, con le lacrime agli occhi, per poi sfiorargli le labbra in un candido bacio, ricordandosi che, intorno, c’erano le loro famiglie al gran completo. “- La mia era più bella…” Si lagnò piccato Matias all’orecchio della moglie che non poté fare a meno di sorridere a quell’ennesima dimostrazione di gelosia paterna.
“- Allora ci vediamo tutti questa sera al Restò Bar per festeggiare!” Esclamò la Saramego d’un tratto, mentre coloro che mancavano all’appello facevano ancora gli auguri alla bruna. “- Sì, non mancheremo di certo!” Convennero subito i due uomini La Fontaine, più che per la festa in sé pregustando già, al solo sentire nominare il locale della bionda, cibo in abbondanza e bibite.
 
 
“- Le foto sono venute tutte perfettamente, hai visto? Diego mi sta superando in bravura!” Galindo, quella mattina, per fortuna, aveva delegato il figlioccio di occuparsi del servizio fotografico alla giovane laureata, avendo lui un impegno di lavoro che l’aveva anche costretto, con la moglie e la figlia, ad arrivare più tardi all’Università rispetto a tutti gli altri, senza contare il contrattempo aggiuntosi dell’auto, fermatasi nel bel mezzo della città. Pablo era molto fiero del giovane Castillo, si stava laureando come German in ingegneria, ormai gli mancavano pochi esami alla triennale, e si era appassionato, proprio grazie a lui, alla fotografia, divenendo un assistente ottimo per lo studio che, anni prima, la Saramego gli aveva comprato. Se gliel’avessero detto non ci avrebbe mai creduto: insieme con Diego erano divenuti un duo formidabile, sia sul lavoro che in famiglia… erano, in effetti, circondati da donne sotto lo stesso tetto e, oltre ad aver legato tantissimo, trovandosi sempre in minoranza in casa con quella marea di femmine, si alleavano insieme per una sorta di senso di solidarietà maschile. “- Sì, Pablo io sarò anche bravo… ma con un soggetto così meraviglioso era scontato che sarebbero state incredibili!” Commentò il figlio di German, seduto ad un tavolino al quale l’uomo si era avvicinato per verificare che gli scatti del giovane fossero perfetti. “- Beh, vi lascio… piccioncini!” Ammiccò Pablo, facendo passare il suo sguardo astuto prima su Francesca e Diego e poi su Violetta e Leon che erano proprio seduti di fronte a loro. “- E dai, fa’ una foto anche a noi!” Si lagnò la sorella, abbracciando di colpo Leon che era già preso a divorare un muffin al cioccolato. “- Infatti, Castillo!” Sbottò il La Fontaine, inghiottendo l’ultimo pezzo del dolcetto. “- …Abbiamo capito che non hai occhi che per la mia gemella… ma potresti anche immortalare noi, ogni dieci foto a Fran!” Commentò il castano piccato, osservando il bruno sghignazzare. “- E va bene, mettetevi in posa: 3, 2, 1…” Nemmeno il tempo di scattare che, alle spalle dei due, si materializzarono Camilla e Seba, Ludmilla e Federico e persino Andres e Libi che tentavano di entrare nell’immagine, ma Castillo abbassò la fotocamera ultratecnologica di Pablo e li fissò, sconcertato quanto divertito. “- Che c’è? Senza Supernovi che foto sarebbe?” Borbottò la Ferro, facendo scoppiare tutti gli altri, Bianchi compreso, in una fragorosa risata. “- Facciamo così: una foto per coppia… d’accordo?” Cercò di trovare un compromesso il giovane fotografo, vedendoli annuire, tranne la figlia di Priscilla che, un po’ piccata per quella soluzione, storse il naso prima di asserire con il capo. La ragazza era ormai la vice di sua madre nella redazione di Top ma non esitava a fare, ogni tanto, anche da modella, incontrando frequentemente le ire di Federico, il quale, avendo continuato la carriera da pianista, c’era rare volte al suo fianco ma, trovando le sue foto con avvenenti top model in copertina della rivista della suocera, era decisamente gelosissimo. I due non facevano altro che litigare eppure, nonostante l’amore a distanza, erano sempre uniti… niente e nessuno si sarebbe frapposto tra i Supernovi, o sarebbero stati guai!
“- Tocca a noi!” urlò la Torres, saltellando felice come una bambina: la ragazza, non essendo mai stata una cima, non aveva continuato con gli studi ma si era dedicata alla sua passione anima e corpo: Camilla era un’insegnante di nuoto e i piccoli allievi dei corsi che teneva nella piscina di Madeira l’adoravano per la sua allegria e per l’entusiasmo che metteva nel suo lavoro. Seba si mise in posa accanto alla fidanzata, un po’ a disagio nel farsi fotografare, tuttavia molto divertito, come quando le fans lo assalivano, facendo venire attacchi d’ira alla rossa… era diventato il famoso batterista dei “Rock Bones” e, come Bianchi, il suo amore con la giovane era messo a dura prova dal successo, dalla gelosia e, soprattutto, dalla distanza dovuta ai concerti in giro per il mondo ai quali spesso doveva prendere parte con il resto della band.
Diego, esausto dopo quel vero e proprio servizio fotografico, lasciando Francesca a parlottare con le amiche su chissà quale nuova moda riguardante i tacchi dorati, al cui vertice della discussione c’era ovviamente Ludmilla, si andò a sedere vicino a Pablo per mostrargli il suo lavoro e fu felicissimo nel vederlo annuire soddisfatto ad ogni foto che scorreva. “- Sei proprio un talento, ragazzo! Farai strada!” Sorrise Galindo, restituendogli la macchina e notando quanto, a quelle parole, il giovane si fosse emozionato. Per lui Galindo era diventato un maestro, colui che gli aveva fatto amare quell’arte che prima nemmeno considerava, tanto che, adesso, la sua approvazione lo inorgogliva sempre moltissimo. “- Ti consiglierei a Priscilla ma da quando con noi lavora anche la figlia è un incubo! Salvati, tu che sei ancora in tempo!” Rise l’uomo, facendo sghignazzare anche Angie, al suo fianco, che giocherellava con la figlia allegramente. “- Priscilla è una strega!” Balbettò  d’un tratto la bambina, facendo sgranare gli occhi a Pablo. “- No, tesoro! Questo non devi dirlo o la streg… emh, Priscilla mi licenzierà!” Tentò di farle capire l’uomo: era chiaro che la piccola avesse appreso quella frase da Galindo che spesso, stremato dal lavoro, la ripeteva in casa. “- Esme, vieni andiamo a fare una passeggiata!” Ambar, con aria furba, tentò di sottrarre la piccola dalle braccia della madre che, con un cenno della mano, le frenò l’entusiasmo. “- Dove credi di andare tu? Non è che usi mia figlia come pretesto per andare di nuovo da quel David?” Sbottò Angie, riferendosi ad un ragazzino di tredici anni, uno in più della rossa, che le piaceva da matti e che era in classe con lei. “- Ma no! Cosa vai a pensare?! Zia, tu mi offendi!” Esclamò con tono piccato la Castillo, scatenando le ire di Diego. “- Chi è questo David ora?” Chiese, gelosissimo, incrociando le braccia al petto con stizza. “- Che noia che siete!” Si lamentò la ragazzina, risedendosi e sbuffando sonoramente, essendo chiaramente stata beccata e rincollando lo sguardo al suo tablet con il quale già prima stava armeggiando. “- Zia, vado a prendere delle aranciate sul retro… dietro al bancone sono finite!” Sorrise Violetta, mano nella mano con Leon avvicinandosi al loro tavolino. “- D’accordo! Non… ci mettete troppo…” Sentenziò la Saramego con aria furba, facendo divenire paonazza la giovane e ridacchiare La Fontaine sotto i baffi, alla stessa maniera in cui stava sghignazzando, a quelle parole, anche Pablo. “- Perché lei puo’ avere un fidanzato e io no?” Si lamentò di colpo Ambar, sollevando di poco lo sguardo dal suo schermo. “- Perché tu sei ancora una bimba e lei no!” La prese in giro il fratello, beccandosi per tutta risposta una linguaccia. “- Ecco, vedi? Appunto!” Rise, guardandosi poi intorno, distrattamente. Erano tutti al gran completo, la sua Fran era finalmente riuscita a tagliare quel traguardo che tanto anelava e lui era felicissimo per lei, la sua principessa, la ragazza che amava con tutta l’anima e che, era sicuro, un giorno avrebbe portato all’altare.
 
 
“- Eccole!” Violetta, sentendo Leon raggiungerla alle sue spalle, indicò le bibite da recuperare ma lui, ignorandola, le circondò la vita con un braccio, appoggiando la testa sulla sua spalla e baciandole delicatamente il collo. “- Ehi…” Sorrise la giovane, voltandosi e ritrovandosi a specchiarsi negli occhi del ragazzo che ghignò furbescamente quando lei gli intrecciò le mani dietro alla testa. “- Abbiamo un minuto, no?” Soffiò il ragazzo al suo orecchio, facendola annuire, socchiudendo gli occhi: lei e Leon erano una solidissima coppia che stava insieme da tanto, eppure, ogni volta che si ritrovava accanto al suo amato fidanzato era come se fosse la prima e allo stesso modo, arrossiva come una bambina. “. Anche due…” Si ritrovò a sussurrare la castana, sfiorandogli piano le labbra dopo avergli preso il volto tra le mani. “- Ho una cosa per te…”  Quando si staccarono da quel profondo e appassionato bacio, il ragazzo frugò qualcosa in una tasca dei jeans lasciandola perplessa: quell’aria astuta di Leon l’aveva già vista molte volte, la conosceva bene… ma era più furbetta del solito e la cosa la incuriosiva moltissimo. Il La Fontaine estrasse un foglio spiegazzato e glielo mostrò, osservando la sua aria confusa. “- …Visto che sto lavorando da un bel po’ al Supermercato di mio padre ho messo dei soldi da parte e… beh… quella casa sarebbe perfetta per noi due.” Il giovane, infatti, stava già da circa un anno aiutando frequentemente Matias nel suo negozio e Violetta non sapeva, fino a quel momento, che avesse risparmiato parecchio per riuscire a realizzare il suo sogno: un appartamento in centro per lui e la sua amata. “- …E’ a qualche isolato da qui, nella zona centrale della città, così tu sarai vicino all’Università e al Restò Bar ed io con la moto potrò comunque raggiungere Madeira nel giro di poco tempo per andare al negozio di papà…” Leon parlava e la Castillo, estasiata, continuava a far passare il suo sguardo da quella piantina al suo fidanzato. Quanto poteva essere perfetto il suo Leon? “- E’… è un regalo meraviglioso!” Balbettò, gettandosi tra le sue braccia e inspirando a pieni polmoni quel profumo muschiato che indossava e che lei tanto amava. “- Tu sei meravigliosa…” Le sorrise lui, vedendola sollevare il capo e depositandole un lieve bacio sul naso che la fece ridacchiare dolcemente. “- Andremo a vivere insieme… sono sicura che i miei zii saranno d’accordo!” Sorrise, battendo allegramente le mani, euforica al solo pensiero di condividere il tetto con il suo ragazzo. “- …Ormai sono grande e vaccinata: lavoro al Restò Bar come direttrice sostituendo Angie, studio per diventare una maestra come mia madre e… e non possono non concedermi questa libertà!” Sentenziò seria, incrociando le braccia al petto con aria sicura e determinata che fece ghignare l’altro. “- Wow, che caratterino la mia donna…” Ammiccò Leon, attirandola ancora a sé e coinvolgendola in un altro bacio appassionato. “- Sono davvero felice! Sarà fantastico!” Esclamò ancora lei, indicandogli le bottiglie da prendere per portarle sul bancone del locale. “- Devo dirlo subito a zia Angie!” Esultò, correndo fuori e lasciando lì Leon, confuso ma divertito dalla gioia della fidanzata: quella forza della natura sorrideva e se lo faceva lei, non poteva evitare di farlo anche lui. Uscendo, sotto l’uscio della saletta sul retro, vide la ragazza mostrare la piantina agli zii e i due, dai volti, erano rimasti parecchio allegri e l’abbracciarono, entusiasti: era fatta. Il suo sogno e quello di Violetta si sarebbe avverato… con i suoi aveva già parlato ed erano d’accordo, ora anche i coniugi Galindo sembravano favorevoli… sarebbero stati sereni e innamorati, si sarebbero sicuramente sposati e quella casa sarebbe stato solo l’inizio di una vita felice, insieme.
 
 
“- Hai capito i ragazzi? Rapidissimi, eh?” Pablo, dopo essere stato al tavolo con Marcela e Matias, parlava con Angie di ciò che Leon e Violetta avevano appena annunciato, ovvero il loro trasferirsi in un appartamento da soli, mentre la donna, con la piccola Esme tra le braccia, canticchiava sottovoce una dolce ninna nanna per farla addormentare, avendo notato come la bimba fosse stanca dalla lunga giornata e che si fosse già appisolata al tavolo, poco prima. “- Sono felice per loro, si vede che si amano molto ed è giusto che siano liberi… ormai sono grandi, quindi non mi sorprende che vogliano vivere la propria vita a modo loro!” Sussurrò piano la Saramego, sedendosi su una poltroncina in un angolo della sala con la piccola stretta a sé dolcemente, la quale era già crollata tra le braccia di Morfeo. “- …Violetta ha sofferto tanto in passato… e la capisco. Ora voglio che trovi la sua strada e, accanto a Leon, sono certa che sarà amata e serena come merita.” Mormorò ancora la donna, vedendo annuire il marito che poi si sporse a fissare la loro bimba: da quando Esmeralda era nata lui era impazzito. Del tutto. La coccolava dalla mattina alla sera, ci giocava, cantava canzoncine stupide solo per vederla ridere, le faceva fotografie in continuazione… insomma, era ammattito, ma per amore… come era, in passato, accaduto per quello di colei che, ora, era sua moglie. Adesso Pablo capiva appieno German e le sue perenni ansie da papà apprensivo che, in passato, aveva invece reputato come i primi sintomi perfetti per farlo rinchiudere alla neuro: ora era padre anche lui e non si era mai sentito così felice, ma, allo stesso tempo, preoccupato per volere a tutti i costi proteggere quella creaturina così fragile e delicata che gli occupava il cuore. “- Dorme?” Sussurrò alla donna che annuì, accarezzando lievemente il capo della piccola, “- Com’è bella…” Sorrise Pablo, sentendo di aver assunto un’espressione inebetita nel fissare la bambina, per poi sfiorarle piano la fronte in un tenero bacio. “- Vuoi che la tenga io? Sei stanca?” Domandò premuroso alla Saramego che scosse il capo, mentre un lampo le attraversò al contempo lo sguardo: ora o mai più. Erano settimane che doveva parlare a Galindo ma c’era sempre qualche intoppo che le impediva di affrontarlo. “- Devo dirti una cosa…” Balbettò d’un tratto la bionda, mordendosi il labbro inferiore e notando il fatto che l’uomo la fissasse, confuso. “- Mi devo preoccupare…?” Le chiese lui, accigliandosi e facendole agitare ancora la testa in segno di dissenso. “- No… cioè, non credo…” Iniziò a farneticare lei, agitata, mentre Pablo si sporse dal divanetto verso di lei, ancora più perplesso e stringendole una mano con la sua, dolcemente. “- Io… beh… non so come dirtelo…” Mormorò ancora a disagio la bionda, abbassando gli occhi sulla bimba che aveva preso a ciucciarsi il pollice, profondamente addormentata. “- Parla, Angie! Qualunque cosa sia l’affronteremo insieme, come sempre!” Le sussurrò rassicurante il fotografo, con sguardo incoraggiante. “- Sono… incinta. Di nuovo.” La Saramego disse quelle parole quasi in un unico fiato, temendo lo shock del marito che, invece, dopo l’iniziale sorpresa, si aprì in un sorriso dolce, di quelli che la facevano stare bene e che tanto amava. “- Sul… sul serio? Oh amore mio, sono così felice!”. La reazione quando aveva saputo di Esmeralda era stata più fredda, seppure poi le avesse rivelato che la sua era stata solo paura: ora invece, forte di un’esperienza già da papà, accolse quella notizia manifestando tutta la sua gioia e il suo stupore. L’uomo, euforico, le si avvicinò per stamparle un dolce bacio sulle labbra e, tutto quel movimento, svegliò la figlia che aprì un occhietto per volta, piccata, osservando i genitori ancora intenti a scambiarsi quel dolce gesto. “- Mamma…” La bimba riscosse la Saramego che si staccò di colpo da Pablo e le sorrise teneramente: “- Va tutto bene, tesoro… torna a dormire…” Le sussurrò piano, cullandola tra le braccia, vedendola annuire, poco convinta. “- Presto avrai un fratellino o una sorellina! Non è uno sballo?!” Le rivelò subito il papà, prendendosela sulle ginocchia e improvvisando un ballo con Esmeralda che strabuzzò gli occhi corvini, sicura di aver capito male. “- Ma io ho già Vilu e Ambar… e poi c’è Diego…” Elencò la piccola, evidentemente ancora con le idee confuse: i Castillo erano dei cugini ma, avendo da sempre vissuto con lei, chiaramente la piccola li considerava qualcosa in più. “- Troppo tardi, la cicogna è già in viaggio!” Sorrise l’uomo, sollevandola sopra la sua testa per simulare il librarsi del volatile e facendola sghignazzare, felice. “- Non fa niente! Sono contenta se siamo tanti!” Disse tra le risate la piccola, ancora a mezz’aria, il tutto sotto lo sguardo dolce di Angie che, afferrando la macchina fotografica del marito, scattò una foto ai due: ok, non era brava come lui o il nipote… ma di solito Pablo immortalava lei e la figlia, “Le sue principesse…” come le chiamava sempre lui… ora, la donna, voleva una foto dei suoi tesori… e anche se non fosse venuta perfetta, inoltre perché i due continuavano a giocare felici e a muoversi di continuo, l’ avrebbe fatta stampare e incorniciare, aggiungendovi poi, in futuro, quella del marito con entrambi i suoi bambini. Amava da morire quell’uomo, anni fa mai l’avrebbe immaginato… e mai sarebbe riuscita nemmeno ad ipotizzare di poter essere felice e, invece, la vita l’aveva sorpresa ancora: ora lo era. Angeles Saramego era felice.
 
 
“- Non posso credere che siate venuti fin qui per la mia laurea! Zio Nico, zia Jade sono davvero felice di vedervi!” Francesca, sconvolta dalla sorpresa fattale dai parenti francesi, li accolse abbracciandoli forte, notando solo dopo che, alle spalle dei due, ci fosse Clement che stringeva per le manine due bambini della stessa età ma molto diversi tra loro: il maschietto aveva occhi di un intenso colore azzurro come il cielo e folti capelli corvini, mentre la piccolina era la fotocopia del cugino più grande, con capelli castani sino alle spalle e occhi nocciola. La famiglia La Fontaine si riunì vicino all’ingresso e tutti si congratulavano con i coniugi Galán per i loro gemelli, nati da due anni. Persino Leon, tenendo stretta per la vita la sua Vilu, andò a salutare i parenti, soprattutto gli zii, mentre rivolse appena un cenno a Clement che sorrise, rimanendo a distanza, con i fratellini che continuavano a lagnarsi tirandogli le maniche della giacca. “- Ma… ma… ho dei nipotini bellissimi!” Commentò subito Matias, fiero, posizionandoseli uno sull’arto destro e l’altro sul sinistro: ci era abituato. Quando Leon e Francesca erano piccoli volevano sempre saltargli contemporaneamente in braccio tutti e due insieme, quindi ormai aveva, seppur fossero passati tanti anni, una certa esperienza con i gemelli. “- Sono meravigliosi, Anne somiglia a Clement e al papà! Mentre Damien è davvero uguale a te, Jade!” Sorrise Marcela, schioccando un bacio sulla guancia alla cognata che ricambiò al sorriso, soddisfatta e felice. “- Abbiamo approfittato della laurea del genietto di famiglia per venirvi a trovare!” Sentenziò Nicolas, sorridente, riabbracciando Francesca che stava salutando il cugino più grande, prima di venire stretta di nuovo dallo zio con entusiasmo. “- Fran… posso parlarti un secondo?” Diego le soffiò piano all’orecchio quella frase facendola quasi sobbalzare, tutta presa com’era a dialogare con Galán su chissà quali traguardi universitari del suo rampollo maggiore e lei, annuendo, si scusò con l’uomo e seguì il fidanzato che la prese per mano, guidandola dolcemente verso l’uscita del locale.
Il parco a pochi metri dal Restò Bar era quasi vuoto essendo già buio e Francesca non capiva proprio cosa avesse bisogno di dirle il ragazzo per averla portata lì, sottraendola alla festa così, d’improvviso. La luce dei numerosi lampioni li illuminava e, in alto, una grande luna piena, circondata da molte stelle, irradiava la sua luce in quella notte di giugno. “- Si puo’ sapere dove stiamo andando?” Ridacchiò la bruna, quando, finalmente, lui la condusse ad una panchina, alle spalle della quale vi erano alcune siepi di rose di un candido color pesca che rendevano il posto magico. “- Qui è perfetto.” Concluse Castillo, invitandola a sedersi e restando in piedi di fronte a lei, lasciandola ancor più confusa. Cosa aveva in mente, adesso? Perché la fissava con quell’aria malandrina e con quel ghigno furbo che lei, però, tanto amava? “- Ma perfetto per cosa?!” Domandò ancora Francesca, vedendolo ruotare gli occhi al cielo, rassegnato: la sua ragazza era sempre troppo curiosa ma doveva aspettarselo. In effetti l’aveva allontanata dal locale senza spiegarle neppure ancora il perché… doveva riconoscere che chiunque si sarebbe spazientito. “- Non ti ho ancora dato il mio regalo…” Le sussurrò Diego, estraendo una piccola scatolina di velluto rosso dalla tasca della sua giacca grigia e, di colpo, inginocchiandosi, sotto lo sguardo sconvolto della La Fontaine che restò immobile, seguendo ogni suo minimo gesto. Il moro le prese una mano e, con l’altra libera, aprì il cofanetto nel quale un anello d’oro bianco, sul quale faceva bella mostra di sé una piccola pietra verde smeraldo di forma circolare, incantò la ragazza che non poté far altro che sgranare gli occhi alla sua vista, impossibilitata a dire qualunque cosa. “- Diego…” Riuscì a balbettare dopo parecchi minuti di silenzio, durante i quali lui, restandosene fisso a specchiarsi nel suo sguardo, studiava la sua reazione emozionata, compiacendosene. “- Questa è la copia esatta dell’anello di fidanzamento che mio padre… ecco, che lui regalò a mia madre, poco prima che si sposassero.” Iniziò il giovane, teso, mentre la sua mente era già invasa di ricordi di quando la sua famiglia era al gran completo, prima della tragedia che li aveva colpiti. “- …Mi ricordo che quando ero appena un ragazzino, lui mi prendeva sulle ginocchia mentre eravamo a tavola,  e, mostrandomi fiero la mano di mamma, mi diceva che, un giorno, ne avrei regalato uno identico al grande amore della mia vita…” Spiegò con un filo di voce il giovane, mordendosi un labbro a disagio nel dover nominare i genitori senza provare un profondo senso di vuoto, anche a distanza di anni dalla loro scomparsa. Era sicuro che, per quanto ormai avesse superato il trauma, quell’immenso dolore non l’avrebbe mai abbandonato del tutto e avrebbe sempre ricordato German ed Esmeralda nel profondo della sua anima. “- …Io so che entrambi siamo molto giovani, che… che tu ti sei appena laureata e abbiamo tutta la vita davanti. Non voglio affrettare le cose però…” Il ragazzo prese una pausa e la bruna credé seriamente di svenire per l’emozione: era sempre stata una persona fragile, sensibile… quel momento era troppo per lei e, mentre lo pensava, avvertì subito una lacrima percorrerle rapida una guancia non facendo nulla per fermarla: non poteva e non voleva. “- …Fran, io voglio fare come mi aveva detto il mio papà: tu sei l’amore della mia vita e… e quando vorrai, anche tra qualche anno, io ti aspetterò all’altare per aggiungere a quest’anello, la fede nuziale.” Concluse il ragazzo, la cui voce si spezzò anche a lui in un singhiozzo, cosa che lo spiazzò: non se lo aspettava ma quella dichiarazione lo aveva commosso. “- Diego io… io non ho bisogno di aspettare anni! Io ti sposerei anche ora, subito, qui!” Rispose Francesca, alzandosi e invitandolo a fare lo stesso, accarezzandogli dolcemente il viso con entrambe le mani, catturando le sue lacrime con i pollici, mentre anche lui fece lo stesso identico gesto con lei. “- …Ti amo da impazzire…” Disse semplicemente la mora, rendendosi conto che stesse piangendo ancora di più, allacciandogli le braccia al collo e stringendolo forte a sé. “- Io di più, piccola. Sempre di più.” Sussurrò al suo orecchio lui, prima che, sciogliendo quell’abbraccio, i due si scambiassero un dolce bacio che, se iniziò come delicato, divenne poi sempre più travolgente e profondo. Una lieve brezza sferzava i loro visi che, ancora incantati l’uno dall’altra, rimasero a pochi centimetri, fronte contro fronte, gli sguardi incatenati. Quello era un nuovo inizio per loro e, come quella sera, si sarebbero guardati, innamorati follemente lui di lei e lei di lui, per tutto il resto della vita.
 
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E’ finita! :3 Ehi, qui tra Leonetta che vanno a vivere insieme. Pangie con la bimba e Angie che rivela di essere nuovamente incinta, i Diecesca e l’anello… insomma, sto sclerando come una folle, capitemi! XD Che ve ne pare? Spero vi sia piaciuta questa storia! :3 Approfitto per ringraziare davvero tutti coloro che l’hanno seguita! Siete stati super gentili! :3 Grazie, grazie, GRAZIE! :3 Alla prossima, ciao! :) DulceVoz. :)
  
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