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Autore: _Destiel    25/05/2015    1 recensioni
"C'era una volta, nel centro di New York, lontano pochi isolati da Central Park, un Istituto. Una scuola, possiamo dire, dove i giovani Nephilim, ragazzi che dedicavano la vita alla lotta contro il male e a distruggere ogni forma di demone presente in questo mondo, venivano istruiti, allenati, preparati alla vita lá fuori. Ogni istituto era aperto a tutti i cacciatori che chiedevano ospitalità, ma alcuni di essi ci vivevano stabilmente. 10 ragazzi, maschi e femmine, erano stati assegnati ad esso e potevano quasi definirsi quasi indipendenti. Le loro vite, la loro sopravvivenza, il loro mantenimento erano sotto la responsabilità del Conclave, ovviamente, ma rimanevano abbastanza autonomi. Il Conclave aveva deciso di provare a fare questa sorta di "esperimento", per assicurarsi che, al compimento della maggiore età, questi ragazzi fossero in grado di gestirsi da sé, di essere dei bravi cacciatori. E aveva affidato loro la gestione dell'edificio."
Questa storia non riguarda, non direttamente, i personaggi descritti nei libri di Cassandra Clare, perché riguarda la generazione seguente. Infatti alcuni dei protagonisti sono proprio i loro figli. Coinvolge sia i personaggi di TMI che di TDI, che sono contemporanei.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ONCE UPON A TIME - CAPITOLO OTTO.

Pov Daniel

Daniel, dopo essere uscito dalla cucina e aver sistemato il salotto, come le aveva ordinato la sorella, salì in camera per controllare che Lily dormisse ancora. Ma, quando entrò nella stanza, la ragazza non c'era più. Daniel si bloccò sull'uscio, pensando che magari Lily avesse potuto essersi svegliata e, non avendolo visto al suo fianco, pensare che l'avesse abbandonata, ma per fortuna poco dopo la bionda uscì dal bagno, con indosso una sua maglietta e i capelli raccolti in una coda.

 "Buongiorno, Miss Lewis" Disse Daniel, avvicinandosi a lei e posando il vassoio sul letto "Spero che tu sia affamata".

 "Decisamente affamata" Rispose quella, abbracciandolo e dandogli un piccolo bacio sulla guancia. A Daniel batteva fortissimo il cuore, sembrava quasi che gli stesse per esplodere e uscire dal petto, e tutto quello era solo merito della ragazza. Era passato molto tempo ormai dall'ultima volta che si era sentito così, e quasi aveva dimenticato cosa si provasse. Ma Lily lo aveva risvegliato, più forte che mai.  E lui, come al solito alla fine, era uno che coglieva tutte le occasioni possibili, perché, come diceva sempre, la vita è una sola.

 E quindi i due ragazzi si erano messi a fare colazione sul letto, scherzando e ridendo.

 "Sei un ottimo cuoco, Dan" Disse Lily, con la bocca piena. In effetti, quei pancakes erano davvero deliziosi. "Ma per quale motivo sono blu?" Continuò, ridacchiando incuriosita.

 Daniel le sorrise, ricordando quei tempi in cui era Will a preparare i pancakes ogni mattina, quando lui era un bambino. E le raccontò la storia secondo la quale il blu fosse il loro colore fortunato, anche se onestamente non sapeva da dove arrivasse quell' idea.

 

Essendo domenica, l'allenamento per quel giorno era sospeso, e quindi Daniel e Lily decisero che magari sarebbe stato divertente andare al mare, anche se il tempo non era così favorevole per fare il bagno. Ma per passare una bella giornata sí. I due Nephilim si cambiarono in fretta, mettendosi il costume e dei vestiti più sportivi e scesero in salotto, tenendosi la mano. Ovviamente il gesto suscitò i commentini e le occhiatine fugaci degli altri, ma onestamente a loro non importava l niente. Dopo aver salutato gli altri, uscirono dall'Istituto, diretti alla spiaggia a piedi.

 "Non ho la minima idea di dove stiamo andando, lo sai vero?" Disse Daniel, guardandosi intorno. Lily lo guardò con un'espressione come stare a dire 'meno male che ci sono io' e gli fece strada, fino alla spiaggia. Ovviamente, dopo nove anni passati lontano da quella città, Daniel non si ricordava più le strade, ma l'atmosfera gli era rimasta comunque famigliare. Perché New York era una città molto affollata, ma era proprio per questo che all'Herondale piaceva.   E anche se quella non poteva essere definita un bella giornata, con la compagnia di Lily diventava semplicemente perfetta.

 "Siamo quasi arrivati" Disse la ragazza, sorridendogli e continuando a camminare.  Daniel annuì, prendendole per il mento e facendola voltare, per poi lasciarle un dolce bacio sulle labbra. Ma ben presto un urlo attirò la loro attenzione. Lily si staccò, cercando di capire da dove provenisse ed esclamando: "Cosa è stato?" Daniel iniziò a camminare velocemente, senza lasciarle la mano, cercando di seguire quel suono che li condusse direttamente in un vicolo lì vicino, dove i due ragazzi si trovarono di fronte uno spettacolo agghiacciante. Una ragazzo,  che dimostrava circa vent' anni o forse poco più, era a terra, coperto di sangue.... e il suo cuore era di fianco a lui. Lily si portò le mani alla bocca, cercando a sua volta di non urlare, mentre Daniel si piegava di fianco a lui per vedere se fosse un Nephilim o una semplice mondano. Ma non era nessuno dei due. Era un vampiro.

"Daniel..." Iniziò Lily, cercando di rallentare il respiro e affrontare la situazione. "Dobbiamo avvertire il Conclave". Daniel annuì, riprendendole la mano e iniziando a corriere verso l'Istituto. Tra i Nephilim e Nascosti ormai c'era un tregua.... chi mai avrebbe potuto fare una cosa del genere? Forse era stata semplicemente una vendetta personale o qualcosa del genere, ma maglio considerare tutte le opzioni possibile, In ogni caso, quel ragazzo ci aveva rimesso la pelle.

 

Pov Damon

" Sbaglio o quella ragazza nasconde qualcosa?" Disse Sam, indicando Ella, non appena uscì dalla stanza. In effetti anche Damon aveva notato qualcosa di strano nei suoi occhi, ma ancora non sapeva definire esattamente cosa esso fosse. Probabilmente, era ancora la stanchezza del giorno precedente e lui non ci diede molto peso.

"Che cosa le hai fatto?" Esclamò minaccioso Adam, avvicinandosi al giovane Morgenstern. Anche se non aveva nessun motivo per accusarlo, Damon vedeva che quel ragazzo aveva un odio incondizionato verso di lui, ma non capiva proprio il motivo. Ella era sua amica, certo, ma perché doveva attribuire la colpa proprio a lui?
Tuttavia, prima che potesse rispondergli,  Lily e Daniel, che si tenevano ancora per mano, interruppero in cucina, con il fiatone. Ovviamente, tutti furono loro subito addosso, per sapere cosa fosse successo. E non appena riprese fiato, Daniel iniziò a raccontare tutta la storia, tutto quello che avevano visto. Il ragazzo morto, il suo cuore strappato, la sua espressione terrorizzata.

"Vado a chiamare Lydia e Robert" Disse Sam che, appena sentito ciò, era subito sgusciata fuori dalla cucina per andare ad avvisare i due istruttori, che ben presto furono lì a dare comunicazioni su quanto da farsi e ad interrogare, per capire meglio la situazione, i due ragazzi che, per quel giorno, avevano in mente ben altro.
Lydia disse a tutti di tornare nelle proprie stanze e di rimanerci, affinché loro, gli adulti, potessero risolvere la situazione senza intoppi. E così tutti fecero, senza discutere, e iniziando a parlare tra loro di varie ipotesi. Ma quando Damon sentì Adam borbottare qualcosa come 'Sarà colpa di Sebastian Morgenstern, come al solito' non si trattenne e lo spinse al muro. E dopo averlo afferrato forte per le spalle ed essersi avvicinato a lui minaccioso, scandì le parole: "Non parlare così di mio padre." E in fretta si allontanò da lui, lasciandolo con gli altri, che subito avevano cominciato ad assicurarsi che stesse bene e fare vari commenti su Damon. Ma a lui, come al solito, non importava. Improvvisamente il pensiero di Ella si fece strada nella sua mente e decise di informarla,  non essendo a conoscenza di niente, nè dell'omicidio, nè delle istruzioni degli insegnanti. E la trovò sul tetto, seduta sul cornicione, con i capelli al vento. Si avvicinò e, dopo averle posato una mano sulla spalla, si sedette di fianco a lei, con le gambe penzoloni. E rimasero così per alcuni minuti, fino a quando Damon prese la parola e le comunicò la situazione, dicendo che, per il bene di tutti, sarebbe stato meglio se fossero rientrati. Ella annuì leggermente e, girandosi, posò i piedi sul pavimento, aspettando che Damon facesse lo stesso e iniziando a camminare verso la sua stanza. O almeno, così Damon pensava. Perché, dopo averlo guardato con aria maliziosa, la ragazza scese le scale di soppiatto, scendendo al piano di sotto per origliare la conversazione tra Lydia, Robert e i membri del Conclave appena giunti. E Damon non ci pensò due volte a seguirla. I due ragazzi, senza farsi sentire, giunsero presso il salotto, e si misero dietro alla porta per udire la conversazione.

"Lo avete identificato?" La voce di Lydia era da una parte molto preoccupata, ma Damon riusciva lo stesso a percepire una punta di curiosità maliziosa.
E poco dopo si sentì un'altra voce, che Damon mai aveva sentito: "Sì. Caleb Smith. Vampiro. 23 anni." E anche quella voce rivelava preoccupazione, mista a tormento e stanchezza. "Ed è già il quarto caso in tre settimane." Questa gli era nuova. Non aveva saputo niente di tutto ciò, nonostante nel mondo Nascosto le voci girassero molto velocemente.

"Avete trovato dei collegamenti tra le vittime?" Interruppe la voce di Robert, sconsolata. E per alcuni secondi, Damon percepì solo il suono dei loro respiri, suo e di Ella, prima che la voce sconosciuta riprendesse. "Uno solo. Sui i petti di ognuno delle quattro vittime sono state incise delle lettere, con un pugnale. Ma sono diverse l'una dall'altra e ancora non siamo riusciti a capirne il significato. E a tutte è stato strappato il cuore. Quindi sappiamo per certo che si tratti dello stesso assassino." Qualcuno sospirò ma, proprio in quel momento, Ella starnutì, e quindi i due furono costretti ad allontanarsi in fretta. Giunti ormai al piano di sopra, senza essere scoperti, Ella si rivolse a lui.

"Cosa ne pensi?" Gli chiese la ragazza, tenendosi le mani, mentre saliva le scale.

"Non so cosa pensare. Magari un killer psicopatico che si era stancato di girarsi il pollici" Damon cercò di buttarla sul ridere, ma in fondo in fondo nel suo cuore c'era una minima traccia di preoccupazione. E le parole di Adam lo avevano davvero turbato, perché, se davvero in tutto quello ci fosse stato dietro il padre, ciò avrebbe significato che Sebastian si sarebbe trovato a New York. E lui non voleva per nessuna cosa al mondo rivederlo.

"Sono seria, Damon" Ella gli diede un leggero colpo sulla spalle, per ammonirlo e lui cercò di rassicurarla, dicendole che lì, all'Istituto, non aveva niente da temere e che le era garantita protezione. La ragazza annuì, prima di salutarlo e dirigersi in fretta verso la propria camera.
Non avendo sentito la fine della conversazione, Damon era davvero molto incuriosito da quella situazione. Alla fine, era da tanto tempo che non si caccia va nei guai. Non era forse quello il momento adatto per rimediare?

 

Pov Ella

Il resto di quella giornata trascorse abbastanza monotonamente. In teoria, nessuno aveva il permesso di uscire dalla propria camera, anche se lei stessa lo aveva violato, ma il casino che si sentiva dalla sua stanza indicava che anche gli altri non avevano rispettato le indicazioni degli istruttori. Ella, tuttavia, era rimasta da sola nella sua camera, sdraiata sul letto a leggere il Codice dei Nephilim, per provare a capirne qualcosa in più di quella storia. Ma era stato tutto inutile, perché tutto quello che lesse già lo sapeva. Verso le otto di sera, tutti i ragazzi si riunirono per cena e, in teoria, sarebbe stato compito suo sparecchiare, ma Alaska prese stranamente il suo posto. Lei si offrì comunque di aiutarla, invito che l'altra ragazza accettò volentieri.

"Tu vieni da Londra, giusto?" Le chiese Alaska, mentre lavava i piatti, per poi passarli alla stessa che li asciugava. Ella annuì, continuando il lavoro e chiedendo a sua volta da dove la ragazza provenisse. Da lì scoprì che la mora veniva dal Giappone. O meglio, aveva passato molto tempo lì, nella sua vita. Ma era originaria dal Canada. Tuttavia, Ella non le fece ulteriori domande, vedendo la sua espressione incupirsi leggermente. Essendo in due, le ragazze finirono in poco tempo, continuando a parlare, principalmente della nuova vita all'Istituto. Entrambe erano molto soddisfatte di quella opportunità, nonché leggermente preoccupate della nuova notizia. Per questo, Ella decise di tacere quanto scoperto nel pomeriggio. Alle nove e mezza, la piccola Herondale era già sotto le coperte, benché fosse ancora molto presto per i suoi standard, ma la stanchezza era troppo pesante per poter resistere un momento di più. E la giornata seguente sarebbe stata impegnativa, dato le quattro ore di allenamento e lei doveva essere più carica che mai. E quindi, quando Morfeo la chiamò, lei non lo fece attendere oltre.

Quella maledetta campanella l'avrebbe uccisa prima o poi. Cioè, okay che gli orari era ben definiti, ma c'era proprio bisogno di svegliarli con una cavolo di campana? Non erano mica a scuola. E a Ella quel rumore infastidiva terribilmente, tanto che, appena la sentì, mise la testa sotto il cuscino. Erano le otto e lei aveva esattamente trenta minuti per lavarsi, mettersi la divisa e scendere in cucina per fare colazione, prima di iniziare la prima di tante giornate simili. Ma lei, alle otto e venti era già preparata e scendeva le scale. E, arrivata in cucina, ci trovò nuovamente solo Alaska.

"Ma tu sei sempre qua?" La ragazza stava preparando la colazione, ed Ella ancora non aveva capito perché toccasse  sempre a lei.

"Questa è la mia penitenza per non aver mangiato uno scarafaggio" Rispose quella, ridacchiando. "E ti assicuro che se potessi tornare indietro, farei lo stesso. Odio gli insetti. "      Ella sorrise, sistemandosi la giacca, e si sedette al tavolo, per poi rubare una fetta biscostetta dal proprio piatto. Alaska era perfettamente ordinata. Ovviamente, tutti i loro cibi erano stati decisi in precedenza, almeno nei giorni feriali, e quella mattina la colazione si limitava a fette biscottate e caffè. Tre fette e una tazza, per ognuno. Ma lei le disponeva sopra ogni piatto in maniera così precisa, che ad Ella venne voglia di scombinare la composizione del suo, non essendo un'amante dell'ordine o della banalità. Ben presto anche tutti gli altri scesero e, dopo aver mangiato, alle nove precise, senza un minuto di ritardo, tutti si trovarono in palestra, disposti come al solito.
Lydia e Robert li raggiunsero pochi secondi dopo, soddisfatti della loro puntualità. Entrambi indossavano la divisa.

"Siamo consapevoli che tutti sappiate dell'accaduto di ieri." Iniziò Lydia, posizionatosi al centro della palestra. "E dato che vi riteniamo abbastanza responsabili, e speriamo di non sbagliarci, vi informeremo della situazione."

A quel punto, Robert prese la parola. "Fino ad ora sono stati uccisi tre Nascosti, due vampiri e un lupo mannaro. E anche uno dei nostri. Non sappiamo che ci sia dietro questi omicidi, ma state ben sicuri che lo prenderemo. Non avete motivo di preoccuparvi. A risolvere la situazione ci penseremo noi adulti." Ella notò come l'istruttore rimarcava la parola "adulti" e sapeva bene il motivo. Fino al compimento dei diciotto anni, nella loro società, venivi considerato un bambino. Incapace di confrontarti con il male. E questa era una cosa che infastidiva terribilmente Ella, perché era convinta del fatto che loro, giovani, fossero la vera forza. Con una grande forza d'animo, una grande abilità e un grande coraggio, pronti a qualsiasi cosa. Per quanto riguardava lei, almeno, era così. Non avrebbe mai perso l'occasione di mettersi in gioco.

Ma i suoi pensieri furono nuovamente interrotti dalla voce di Lydia. "Ed è proprio per questo che vi alleniamo." Ella era sicura di aver perso una parte di discorso, ma cercò comunque di prestare attenzione. "Per farvi diventare dei bravi combattenti, capaci di affrontare il mondo là fuori, che vi assicurò non essere tutto rose e fiori. E ora, cinque kilometri di corsa, per iniziare". I ragazzi si tolsero le giacche e, uscendo dalla porta che collegava la palestra all'esterno, iniziarono a correre intorno all'Istituto, per circa una mezz'oretta. Prima fase, completata. Ora pensiamo alle altre quattro.

 

Nei giorni seguenti, la situazione rimase abbastanza stabile. L'allenamento procedette regolarmente, ogni giorno. E le preoccupazioni per gli omicidi iniziarono ad alleviarsi leggermente, anche se qualche volta Lydia e Robert si assentavano, giungendo dei membri del Conclave a fare loro visita. Ella aveva finalmente recuperato la sua valigia e quindi tutti i suoi vestiti, e poté quindi smettere di prendere in prestito quelli di Lily, con la quale aveva instaurato una relazione abbastanza buona, dovuta al suo rapporto con il fratello. E così trascorse tutta la settimana, fino a giungere al sabato, il cui allenamento era limitato al mattino. Quel giorno, Lydia e Robert avevano organizzato un'attività, un duello possiamo dire, da svolgere in coppia.

I ragazzi vennero divisi a due a due, e ad Ella toccò stare con Max Lewis, che le si avvicinò e le sorrise, pronunciando un "Ehy bambola". Quel ragazzo non le sembrava male ma, non conoscendolo ancora bene,  non si fidava del tutto. Guardandosi intorno, Ella vide le altre coppie: Lily e Lorax, Daniel e Alaska, Sam e Damon, Adam e Travis. Armati di spade, tutti iniziarono a combattere, mentre gli istruttori passavano a controllarli e dare loro dei suggerimenti, ma ben presto la situazione si incupì. Ella sentì improvvisamente un terribile dolore al fianco e, quando ci guardò, un proiettile l' aveva colpita. Max impallidì e subito diresse l'occhio dove era prevenuto lo sparo. Oltre la porta della palestra. C'era qualcuno all'Istituto.

Subito la voce di Lydia si fate sentire: "Tutti qua, non vi muovete! Robert con me, Herondale resisti, non morirai per uno stupido proiettile!". E, seguita da Robert e dopo aver preso le armi, uscì dalla palestra, mentre gli altri ragazzi venivano verso di lei. Daniel la sollevò, guardando la ferita che, per fortuna, non sembrava essere avvelenata.

"Dobbiamo subito portarla in infermeria" Disse il ragazzo, sostenendo la sorella, ma fu interrotto da Damon, che gli passò il suo stilo, intimandogli di disegnarle un iratze, che Daniel rifiutò, non avendo ancora estratto il proiettile.

"Prendete le armi" Disse Travis, determinato. " Se dovesse tornare, saremmo armati." E tutti lo seguirono, mentre Dan rimaneva con Ella e la faceva stendere sul pavimento, appoggiata alla parete. "Sei forte, Ella. La persona più forte che io abbia mai conosciuto." E la fece accostare a sé, premendo con la mano sulla ferita e impedendo al sangue di uscire. Damon presto li raggiunse, impugnando l'elsa di una spada, e si affiancò a loro.

"Come sta?" Chiese rivolgendosi a Daniel, che si limitò ad annuire e a stringere ancora di più la sorella.
Ella sentiva un dolore atroce su tutto il fianco, ma cercò di resistere il più possibile.

"Damon, dobbiamo estrarre il proiettile." Disse il fratello, alzandosi e riprendendo in braccio Ella. Il giovane Morgenstern si dichiarò d'accordo e, uscendo dalla palestra e quindi violando gli ordini, fece strada per l'Infermeria dove, sopra un lettino, Daniel vi poggiò la ragazza.

"Ella, mi senti?" Chiese Dan alla sorella, ricevendo poi un segno del capo positivo. "Ora lo tolgo, ma tu devi aiutarmi, Ella. So che sai cosa fare" E la ragazza, che per tutto quel tempo, era rimasta cosciente, aiutò il fratello passo a passo, avendo osservato per anni la madre curare i feriti, mentre Damon le stringeva la mano, per cercare di farla resistere al dolore dell'operazione. In un primo momento Daniel era molto insicuro, ma dopo che la sorella confermò di avere la piena fiducia in lui, iniziò ad estrarre il proiettile. Non essendo nemmeno stata sedata, per Ella il dolore era fortissimo e cacciò un urlo. Poco dopo, Lydia e Robert, avendo sentito tutto quel chiasso, vi entrarono, pronti a sgridarli per aver disobbedito, ma quando videro la situazione, cercarono di aiutare il più possibile. Tutto si risolse, quando Daniel riuscì ad estrarre il proiettile e tracciate un iratze sul fianco della sorella.

"Potevate almeno anestetizzarla" Iniziò Lydia, guardando Ella riposare, per ricevere in cambio un "Non ci ho pensato" del fratello. Ma per fortuna, tutto si era risolto, grazie alla forza di Ella e alla determinazione di Daniel, che si era rivelato essere anche un ottimo dottore.

"Tornate in palestra" Continuò l'istruttrice "Ci penso io a lei." Lydia vide il proiettile insanguinato, rimasto sul tavolo, dopo che Daniel lo ebbe estratto, lì vicino al lettino e, una volta preso in mano, la donna riuscì a scorgere un simbolo sopra di esso. Un simbolo che onestamente non aveva mai visto, ma forse poteva essere un indizio per aiutarli a scoprire chi ci fosse dietro a tutto quello. Sul proiettile, in modo molto preciso e raffinato, era incisa una "H".

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

 

Sì, lo so. Di soliyo sono più veloce a pubblicare, ma adesso con la scuola sono davvero sommersa di verifiche e non so quanto spesso ci riuscirò. Spero comunque che questo capitolo vi piaccia e che sia valsa la pena l'attesa. Fatemi come sempre sapere che cosa ne pensate, e un'altra volta vi dico mille grazie per le recensioni che mi lasciate.

 

Al prossimo capitolo :")

_ Destiel

 

  
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