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Autore: AngelsOnMyHeart    25/05/2015    1 recensioni
Sequel della fanfiction "Cuore di Tenebra"
Due anni sono passati dall'ultimo attacco di Pitch Black ai danni dei Guardiani e dei bambini di tutto il mondo, un massimo sacrificio è stato dato per arrestare la sua avanzata e garantire una pace duratura.
Ma il tempo porta il cambiamento e, con esso, un nuovo nemico sta per emergere, lasciando alle sue spalle delle menti perse nell'oblio.
Joel, un ragazzino sulla soglia dell'adolescenza, sembra essere in qualche modo collegato alla nuova entità, finendo per essere perseguitato da visioni su di essa.
I Guardiani si troveranno nuovamente costretti ad unire le loro forze per affrontare, ancora una volta, chi mette a repentaglio le gioie dell'infanzia, e non solo, dovranno mettere da parte vecchi rancori per il bene dell'impresa.
Riuscirà la purezza di un ricordo a rimettere insieme i pezzi una mente ormai andata in frantumi?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo XII 
Piccoli passi verso il delirio. 




Quando riaprì gli occhi si sentì dolorante dalla testa ai piedi, le gambe erano anchilosate, la gola arida, la fronte pulsava terribilmente e, su di essa, percepiva la presenza di un grumo di sangue secco che scendeva in un piccolo rivolo sino al mento. 
Si portò una mano alla ferita, si era asciugata. 
Ho battuto la testa?” Si chiese intontita, mentre iniziava a mettersi seduta, guardandosi intorno, nel tentativo di capire dove si trovasse ma era tutto buio ed i suoi occhi, ancora stanchi, facevano fatica a distinguere la realtà dalla fantasia. 
Comunque, da quel che le sembrò di vedere, quel posto era completamente rivestito di marmo viola, le cui striature scure pulsavano, come le vene che pompano il sangue al cuore, risalendo sulle colonne che si ergevano dal pavimento, svettando sino ad un soffitto, apparentemente, senza fine. 
Pensa Grace, pensa” Sforzò di ricordarsi la ragazza, estraendo il cellulare dalla borsa. 
:-Niente campo. Mi pare ovvio-. Tentò di dire ma quel che fuoriuscì dalle sue labbra fu più che altro un rauco mormorio, probabilmente dovuto alla disidratazione, infatti le sue labbra erano secche, così come la sua gola. 
Intanto la sua mente stava iniziando a rievocare alcuni ricordi, per quanto questi le parvero confusi e sfocati. 
Stava andando a riprendere suo fratello, nel luogo che avevano concordato ma, di lui, non vi era stata alcuna traccia...doveva aver aspettato per diverso tempo,visto che ricordava il cielo farsi buio all'improvviso, mentre si incamminava verso casa chiamando i suoi genitori, era preoccupata. 
Una volta giunta a casa, aveva sperato di trovarvi suo fratello, per dargli un amorevole cazzotto sulla testa ma, purtroppo, lui non era nemmeno lì. 
Era quindi salita in camera sua, per attendere che i genitori facessero rientro ma, non aveva fatto in tempo a togliersi la borsa a tracolla, per lanciarla sul pavimento che la finestra si era infranta all'improvviso verso l'interno, colpita da una violente ondata di vento gelido che invase l'intera stanza, ululando e facendole fischiare le orecchie. 
Doveva aver urlato, ed anche parecchio forte, mentre si era lanciata verso la porta, tentando di fuggire ma la porta le si era serrata davanti e non era più stata in grado di riaprirla, schiacciata dalla forza del vento. 
Allora, nel girarsi, aveva evitato con un balzo l'enorme lastra di ghiaccio fuoriuscita, inspiegabilmente, dalla parete insieme ad altre che, velocemente, avevano reso la stanza una tagliente e fredda trappola. 
:-Cosa diamine sta succ..oh mio dio!-. Urlò, quando si trovò di fronte quel ragazzo. 
Da quanto si trovasse lì, non ne aveva la minima idea: era albino con gli occhi rossi ed aveva indosso una felpa blu con degli orribili pantaloni marroni. 
Sembrava essere parecchio più alto di lei ma questo perché i suoi piedi, arrossati alla punta delle dita, non toccavano terra. 
:-Puoi vedermi?-. Le aveva chiesto, notando lo stupore nei suoi occhi a mandorla ma era talmente spaventata da non essere riuscita a spiccicare mezza parola, se non qualche balbettio incomprensibile. 
L'albino, comunque, non attese risposte ed alzò il grande bastone ricurvo che impugnava nella destra. 
:-Non era te che cercavo- disse -ma andrai bene comunque-. 
Ricordava poi d'aver visto il bastone avvicinarsi velocemente verso la sua testa, un dolore lancinante, il buio e poi...” 
:-E poi mi sono risvegliata qui-. 
Quel ricordo, talmente assurdo, come poteva essere vero? Forse era stata la botta che aveva preso ad alterarlo. 
Restò seduta ancora per un poco, nel tentativo di far partire almeno una chiamata dal suo cellulare ma, alla fine, si trovò costretta ad alzarsi lentamente, nonostante il capogiro le provocasse un forte senso di nausea, iniziando così a vagare per la stanza, tenendo alto il cellulare. 
:-Solo una tacca, ti prego, solo una tacca-. Supplicò alla terza volta che ripercorreva l'intero perimetro della stanza ma niente, il cellulare era pressoché inutile.
:-MALEDIZIONE!-. Cominciò ad urlare, in preda al panico, prendendo a calci una delle tante colonne presenti nella stanza. 
Dal fondo della camera, il rumore di un chiavistello ed il cigolio di una porta attirarono la sua attenzione. 
Non ho visto porte” pensò mentre la luce finalmente illuminava quel posto, riversandosi lungo le pareti violacee. 
A fare il loro ingresso furono due figure: uno era il ragazzo che l'aveva colpita e l'altra invece era una donna, dall'aspetto ancora più bizzarro di quello dell'albino, la cui intera pelle biancastra sembrava emanare fumo ametista ed i capelli aleggiavano leggeri nell'aria, ignari della forza di gravità. 
Grace si schiacciò quanto poté contro la colonna, quando i due le si avvicinarono. 
La donna la squadrò attentamente con i suoi occhi rossi, da capo a piedi, esaminandola come della merce da acquistare. 
:-Chi diamine siete?-. Domandò la ragazza, terrorizzata. 
:-Aenigma, tanto piacere-. Le rispose con noncuranza la donna, senza prestarle attenzione e continuando ad esaminarla. 
:-Tu sai perché ti trovi qui?-. Le chiese infine guardandola dritta negli occhi. 
:-No-. Rispose Grace, abbassando lo sguardo, intimorita da quelle iridi. 
:-E' la stessa cosa che mi sto chiedendo io!-. Disse Aenigma, irata, rivolgendosi al ragazzo dietro di lei. 
:-Ti avevo chiesto il ragazzino- sibilò a denti stretti, vagando avanti ed indietro, il ticchettio dei suoi tacchi riecheggiava sino a perdersi nel vuoto -cosa diamine vuoi che me ne faccia di questa?-. 
Ragazzino? Che stia parlando di Joel?” Era per questo che non si era fatto vivo? 
:-Lui non era in casa, ho pensato che lei fosse meglio di niente-. Rispose il ragazzo, tenendo il capo chino, tentando di evitare anche lui lo sguardo furioso della donna. 
:-Hai pensato?-. 
Grace tentò di alzare appena la testa scorgendo, alle spalle dei due interlocutori, la porta da cui erano entrati, ancora aperta. 
Non era vicina ma nemmeno troppo lontana. 
Avrebbe potuto raggiungerla, forse, ma prima sarebbe dovuta passare davanti ai suoi due rapitori e la cosa era pressoché impossibile. 
:-Ti ho forse ordinato di pensare?- mentre urlava, Grace notò che il fumo alterava colore, tingendosi di porpora -Se avessi bisogno di qualcuno che pensi al posto mio, di certo non avrei fatto conto su di te!-. 
Il giovane indietreggiò di qualche passo, evitando i lunghi capelli della donna, i quali sembravano bruciare come le fiamme ardenti. 
:-Perdonami, mia signora-. Cadde lui sulle ginocchia, poggiandosi al suo bastone. 
Era quello il momento! 
Grace scattò in avanti, correndo in direzione dell'albino, chino a terra. 
In tutte le scuole che aveva frequentato, era sempre stata una delle prime della classe in educazione fisica e, si dava il caso, che la corsa ad ostacoli fosse uno dei suoi punti forti. 
Le bastò un semplice balzo, le gambe erano stanche ma doveva farsi forza. La testa bianca del ragazzo, il quale aveva ripreso ad alzarsi, allarmato, sfiorò la suola delle scarpe ma ormai lo aveva superato. 
Ce l'ho fatta!” 
Le punte dei piedi toccarono terra, adesso le sarebbe solo bastato un ultimo sprint verso la porta per poi chiudersela alle spalle, al resto avrebbe provveduto una volta uscita da lì dentro ma, senza nemmeno essersi resa conto di come fosse successo, si ritrovò sospesa in aria, la mano della donna stretta in una morsa soffocante attorno alla sua gola. 
:-Vuoi già lasciarci?-. 
Grace scalciò ma aveva bruciato le uniche forze che le erano rimaste anche se, probabilmente, non sarebbe stata in grado di contrastarla nemmeno se ne fosse stata al pieno. 
:-Cosa..- tentò di dire con grande fatica -cosa volete da mio fratello?-. 
Aenigma le mostrò un sorriso inquietante :-E così Joel è tuo fratello?-. 
Grace annuì appena, gli occhi stavano iniziando a lacrimarle per la mancanza di ossigeno. 
:-Bene, bene. Com'è che si dice? Se la vita ti da dei limoni- allentò la presa dalla gola della ragazza -tu fanne una limonata-. Detto ciò scaraventò, senza la minima fatica, la ragazza contro la parete al suo fianco, lasciandola cadere a terra in un forte tonfo secco. 
Grace perse nuovamente i sensi. L'impatto fu talmente forte che anche l'intero contenuto della borsa schizzò fuori riversandosi sul pavimento. Tra le varie cose, rotolò fuori un oggetto sferico di vetro, che viaggiò sulla superficie di marmo sino ai piedi di Jack Frost che lo colse, scrutandolo attentamente. Sapeva di cosa si trattava. 
:-Cosa diamine stai facendo?-. 
:-Mia signora- disse lui avvicinando il Globo di Neve ad Aenigma -credo tu abbia trovato il modo di far giungere loro il tuo messaggio-. 
La donna osservò l'oggetto per un istante, infine comprese e sogghignò. 
:-Miei cari Guardiani..-. 

 
* * * *
 
...credo che oramai abbiate notato che all'appello manca un vostro amico e, suppongo, avrete anche un'idea abbastanza chiara di come io sia entrata in possesso di questo delizioso oggetto ma permettetemi comunque di farvi il punto della situazione, specie per coloro, l'ombra strisciante che vi portate dietro per esempio, che potrebbero non avere intelletto a sufficienza da esserci arrivati. 
Il caro Frost ha capito che, per lui, era giunto il momento di unirsi al più forte, motivo per cui è venuto da me. 
Ovviamente non poteva presentarsi mani vuote, ha così deciso di portare con se un piccolo dono per la sottoscritta. 
Vedete lì? La giovane e bella addormentata? 
Ecco, mi duole dirlo ma non era esattamente ciò che desideravo e, visto che non so proprio cosa farmene di lei, vorrei proporvi un piccolo affare. 
Io vi lascerò libero accesso al mio dominio, vi concedo di trovarmi e, se sarete tanto stupidi, anche di affrontarmi. 
A due piccole, quanto insignificanti condizioni. 
La prima: 
dovrete portarmi il ragazzino, cosicché io possa scambiarlo con questa bella giovane. 
La seconda: 
non voglio vedere, nemmeno da lontano, quella viscida macchia nera di Pitch Black vagare per la mia dimora. E che non vi venga in mente di farmela sotto il naso, perché se sarà con voi, io lo saprò. 
Avrete tempo sino all'alba per decidere, scaduto questo termine, mi troverò costretta a disfarmi di questo bel faccino. Sarebbe un vero peccato. Non vi pare?” 
North poggiò il Globo sulla scrivania, massaggiandosi le tempie, stanco, dopo aver rivisto quel video per l'ennesima volta. 
Avevano passato diversi momenti bui, durante la loro missione di protettori dell'infanzia, ma non si erano mai ritrovati ad un simile punto morto, così facili da colpire e costretti a contrattare con un'entità che aveva reso un loro amico, un Guardiano Corrotto. 
Volse un'altra occhiata al viso pallido che lo stava fissando con i grandi occhi sanguigni ed un sorriso talmente folle da fare inquietudine persino a lui. 
:-Come può essere...-. Mormorò tra se e se. 
:-Non le somiglia per niente, vero?-. 
Santa Clause sbalzò dalla sua poltrona, volgendo uno sguardo furtivo verso l'angolo alla sua destra dove un'ombra dagli occhi gialli emerse lentamente. 
Non lo aveva sentito entrare ma, d'altronde, era proprio quello uno dei suoi doni. 
North studiò il volto della donna nel fermo immagine. 
Effettivamente Aenigma aveva un aspetto molto più maturo e dei tratti più pronunciati al contrario di quelli morbidi ed un poco infantili di Scarlett. E forse anche un poco più alta. 
Tant'è che i Guardiani non avrebbero mai immaginato chi si nascondesse dietro lo Spirito della Follia. 
:-Sono molto diverse-. Concordò infine con Pitch. 
Ma le differenze che riscontrava non erano solamente sul piano fisico, vi erano enormi discrepanze anche sul piano caratteriale. 
Se da un lato c'era Scarlett, una ragazza timida ed insicura, dall'altra vi era Aenigma che mostrava una totale mancanza di controllo da renderla pericolosamente dannosa, sfacciata e maliziosa. 
:-Scarlett era ragazza dolce e innocua, non avrebbe fatto del male a mosca-. 
:-Oh beh! Su questo non ci metterei la mano sul fuoco-. Disse Pitch, accomodandosi su di una sedia dinanzi a North. 
:-Ci terrei a farti notare che quell'innocua ragazzina, mi ha già aggredito, non una ma ben due volte. 
Alla prima ha tentato ripetutamente di colpirmi con una spranga di legno, lanciandomi insulti irripetibili, dalla quale sono, fortunatamente, uscito incolume. 
:-Ma è alla seconda che è riuscita a fare centro- allungò il braccio sinistro, scostando la manica nera che lo copriva e mostrando una cicatrice circolare -stampandomi la sua bella dentatura con un bel morso-. 
Santa Clause si alzò e prese il braccio ossuto dell'uomo tra le sue grandi mani, esaminandone la cicatrice attentamente. Infine tornò a sedersi, mantenendo il silenzio, poggiandosi contro lo schienale ed incrociando le braccia contro il petto, nel tentativo di mantenere un'espressione impassibile che venne ben presto tradita dalle sue labbra che si incresparono per un momento, sotto la folta barba bianca. 
:-Ridi pure se vuoi-. Gli concesse Pitch con rassegnazione, ritirando il braccio, così che North potesse far riecheggiare la sua sonora risata per tutta la stanza e, forse, per tutto il Polo. 
Rise talmente tanto da doversi tenere la pancia, in alcuni momenti, addirittura, quasi non gli mancò il respiro e, alla fine, anche Pitch si trovò a ridacchiare tra se e se all'affiorare di quei ricordi, scuotendo appena il capo. 
Ad ogni modo, me le sono meritate” si disse e, per un istante, gli parve di vederla con la coda dell'occhio, come spesso gli capitava ogni qual volta che ne rievocava il ricordo. 
:-Ragazza ha colpito te molto più di quanto sia riuscito Sandman-. Tentò di dire North, col volto ormai paonazzo, asciugandosi i grandi occhi azzurri. 
:-Già-. Rispose Pitch distratto, osservando nella direzione in cui l'aveva appena vista, era stato solo un battito di ciglia ma ne era sicuro... 
Oh! Quindi ora sei preoccupato per me?” 
S', lo aveva colpito, molto più profondamente di quanto l'omone intendesse e, forse, molto più di quanto lui avrebbe mai ammesso, persino a se stesso :-Quella ragazza è una spina nel fianco-. Commentò infine, convincendosi ancora una volta di averla immaginata. 
:-Però tu tieni a lei-. 
L'Uomo Nero ignorò l'affermazione, forse anche po' colto di sorpresa, cambiando l'argomento della conversazione-. 
:-Cosa avete deciso di fare, riguardo lo scambio?-. 
Il tempo delle chiacchiere frivolo era finito e, per un attimo, North si sorprese di stare dialogando con Pitch, quasi come stesse parlando con un vecchio amico. 
:-Abbiamo pensato tanto- rispose pensoso -ma nessuno è riuscito a trovare idea buona per salvare ragazza-. 
Il Globo di Neve si era illuminato nella notte e North aveva immediatamente chiamato a raccolta gli altri Guardiani che, nel loro piccolo, specialmente Sandman e Dentolina, tentavano di tornare alle loro mansioni quotidiane. Non potevano permettere che altre luci sul Globo iniziassero a spegnersi. 
Aveva chiesto le loro opinioni, discutendo solo fino a poche ore prima sul da farsi ma non erano riusciti a trovare alcuna soluzione senza che questa comportasse delle perdite. 
Se avessero ceduto, la vita del ragazzo sarebbe stata in pericolo. 
Se l'avessero ignorata, allora sarebbe stata la vita di sua sorella ad esserlo. 
Fu solo in quel momento che North si rese conto di aver chiesto l'opinione di tutti, forse pure a qualche Yeti, ma di aver dimenticato una persona. 
:-Tu hai idee?-. Gli chiese, rimediando alla sua mancanza. Se solo Calmoniglio lo avesse sentito pronunciare quelle parole, specie in quel momento, specie dopo tutto quel che era venuto a galla, gli sarebbe presa una sincope all'istante ma, per sua fortuna, il Pooka non era con loro in quel momento. 
Pitch finse un'espressione di stupore, inclinando il capo su di un lato :-Stai realmente chiedendo a me, il vostro più arcigno ed inaffidabile nemico, se ho un piano che vi possa salvare l'osso del collo?-. 
:-Non tirare troppo per lunghe- lo ammonì North -voglio solo provare a credere che, questa volta, noi possiamo fidarci di te-. 
L'Uomo Nero si alzò in modo brusco, al punto tale che la sedia cadde sul pavimento :-Non ho bisogno di dimostrarvi niente-. E, senza aggiungere altro, si diresse alla porta. 
Afferrò il pomello. 
:-Ma c'è qualcuno a cui vuoi dimostrare qualcosa, non è forse così?-. 
Colpito nel vivo, l'uomo rimase fermo, dando le spalle a North, tenendo la mano sul pomello mentre una domanda tornava a tormentare la sua mente. 
Cosa desidero?” 
Un leggero movimento percepito con la coda dell'occhio. Si volse e, stavolta, la vide. 
In piedi accanto a lui, avvolta in uno sgargiante vestito rosso che metteva in risalto le guance rosee, lunghi capelli neri che le scendevano giù, scivolandole lungo le spalle. 
Sembrava trovarsi sul punto di muoversi ma restava ferma a fissarlo con i grandi occhi neri, in attesa, forse, che fosse lui a fare qualcosa 
Tu puoi cambiare” 
Con un sospiro lasciò andare il pomello, arrendendosi a quell'evidenza. 
Mi hai messo di nuovo sotto scacco, piccola Scarlett” 
:-Avrei un'idea-. 

 
* * * *
 
:-Tesoro, è tutto a posto?-. 
Joel alzò gli occhi azzurri dai compiti, girandosi in direzione della madre, in piedi sulla soglia della porta: gli occhi, che non si preoccupavano di lasciar trapelare la preoccupazione, erano cerchiati da occhiaie scure e profonde, i capelli erano in disordine ed i vestiti, a cui aveva sempre prestato un'attenzione quasi maniacale, erano sciattati. 
:-Tranquilla mamma, tutto sotto controllo-. Le rispose lui, sforzando un triste sorriso. 
La donna annuì ma, non del tutto sicura, vagò per la stanza, come alla ricerca dei famosi mostri che vivono negli armadi, o di qualsiasi altra cosa che potesse ferire suo figlio. 
:-Ti serve qualcosa?-. Chiese ancora, avvolgendosi la vita nelle proprie braccia, aveva un aspetto talmente insicuro, lei che non aveva mai mostrato una debolezza, che sentì piangergli il cuore. 
:-No mamma. Finisco i compiti e poi mi metto a letto-. 
La madre non aggiunse altro ed uscì, socchiudendosi la porta alle spalle, senza chiuderla, come aveva sempre fatto. 
Dopo quel che era accaduto, quello era un rituale che la donna aveva ripetuto almeno una decina di volte. 
Joel tentò di tornare a concentrarsi sui capitoli da studiare ma gli era impossibile concentrarsi nello studio, quando sapeva che qualcuno che amava stava soffrendo. 
Chiuse il libro e si diresse pigramente verso il letto. 
Erano passati due giorni da quando Grace era sparita e, da allora, dai Guardiani non aveva saputo nulla, solo che c'era sempre uno di loro intento a fare la guardia, nel caso Aenigma o, per meglio dire, Jack avesse deciso di tornare di nuovo e trovare chi erano venuti a cercare. 
Si buttò sul letto, affondando la testa nel cuscino. 
Era colpa sua. 
Grace era stata rapita e questo perché Aenigma era lui che voleva. 
I suoi genitori si stavano struggendo dal dolore, ignari di dove la loro piccola si trovasse. 
Il trasferimento in un luogo dove nessuno voleva andare, lontano dalle amicizie a cui erano abituati. 
E le gambe della sua compagna di classe, paralizzate per sempre. 
Tutto, era accaduto tutto a causa sua e del ricordo che ancora serbava di una ragazza che gli era sembrata tanto gentile. 
Se non mi avessero mai adottato, forse nessuno adesso starebbe soffrendo a causa mia” pensò e per la prima volta, da quando quel putiferio aveva avuto inizio, pianse, bagnando il cuscino morbido di tutte le sue amare lacrime. 
Più volte aveva tentato di essere forte, affrontando i problemi che gli si paravano davanti a testa alta e, spesso, con lo scudo della sua ironia, ci riusciva ma stavolta era troppo da sopportare. 
Sono solo un bambino, diamine” iniziava realmente ad avere paura. 
E se quel che stava accadendo fosse al di fuori delle possibilità dei Guardiani? Se anche loro non fossero in grado di riportare sua sorella a casa, sana e salva? 
:-Oh tesoro-. La voce femminile che udì non era quella di sua madre ma, per lui, fu comunque un piacere ascoltarla. 
Alzò appena lo sguardo, incontrando i grandi occhi viola di Dentolina, contornati da lunghe ciglia magenta. 
Dietro di lei stavano gli altri Guardiani e Pitch, il qualche avrebbe preferito non vedere, a dire il vero. 
Joel si mise a sedere, cercando di asciugarsi le lacrime ma quelle non facevano altro che aumentare e, nel giro di pochi attimi, si ritrovò a singhiozzare come mai gli era capitato in tutta la sua vita. 
:-Voi andate fuori, ci penso io-. Disse dolcemente la fata agli altri, andando a prendere il piccolo tra le proprie braccia piumate e poggiandogli la fronte contro la spalla, lasciando che si sfogasse 
:-Risolveremo tutto, stai tranquillo-. Gli sussurrò in un orecchio mente gli altri uscivano.
   
 
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