32.
Violet, in punta di piedi contro il muro, cercava di lanciare uno sguardo al di là dell’alto vetro. Tentò con un salto e per qualche secondo le sembrò di vedere qualcosa. Poi, sentì due braccia cingerle la vita e, finalmente, venne issata oltre il suo ostacolo. Avvicinò il viso al vetro mentre il nasino, spiaccicato sulla superficie, assumeva una buffa forma.
– Perché il mio fratellino è marrone? -, chiese cantilenante osservando un bambino di colore proprio davanti a se. Shade ridacchiò.
– Lui è il figlio della signora che sta accanto alla mamma. Gabriel è questo. -, e spostò leggermente la piccola verso destra.
Violet osservava incuriosita il fagottino, riposto in un piccolo letto. Le gambine, sottili e agili, si muovevano, insieme alle braccia, scatenandosi in tutte le direzioni. La voce stridula arrivava attutita alle orecchie degli osservatori.
– Sta piangendo. -, commentò la rossa non ricevendo risposta dal padre. Si voltò appena verso di lui. – E’ proprio bruttino, sembra una ranocchia. -, decise.
I capelli blu, sparati per aria, contornavano un viso raggrinzito, e la bocca spalancata in un urlo non alleviava l’immagine.
– Hai ragione, Violet. E’ proprio brutto. -, annuì convinto Shade mentre entrambi tornavano a posare gli occhi, curiosi e ipnotizzati, sulla creatura.