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Autore: camoeight    26/05/2015    3 recensioni
"Per sempre non significa niente, nemmeno per creature come noi..."\"“Buon compleanno Caroline” si sentì sussurrare all’orecchio e un brivido le attraversò la schiena. Questa è una raccolta di one-shot\drabble di vario genere. La coppia principale è Klaroline, ma non solo!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Enzo, Katherine Pierce, Klaus, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Yet each man kills the thing he loves
 

[The Ballad of Reading Gaol_ Oscar Wilde]
 
 
“Posso portarle altro signora?” chiese il ragazzo posando garbatamente il cocktail sul tavolino in cocco e incrociando timido un paio di acuti occhi azzurri leggermente coperti dagli occhiali da sole.
La donna si aprì in un sorriso zuccherino e abbassando la rivista scrutò il giovane languida “Ti ringrazio, ma per ora non ho bisogno d’altro” mormorò appoggiando la cannuccia alle labbra senza distogliere gli occhi dai suoi.
Il ragazzo schiarendosi la gola annuì e si affrettò a lasciarla sola.
Caroline rise tra sé, con il tempo aveva scoperto di apprezzare questo aspetto del suo carattere, adorava vedere quel misto di fascino e timore che riusciva a suscitare negli altri.
Riprese la rivista e sospirò felice, Capo Verde le piaceva davvero, pensò stiracchiandosi sul lettino lasciando che il sole la scaldasse.
Il suo momento di pace venne interrotto dal ronzio del telefono nella sua borsa. Normalmente non avrebbe risposto, ma quella suoneria era speciale e avrebbe dovuto fare una piccola eccezione.
“A cosa devo questa piacevole telefonata Rebekah?” fece sinceramente felice mentre dall’altro capo del telefono sentì una debole risata “Credimi Caroline, dopo vent’anni che non ci sentiamo vorrei fosse per qualcosa di meglio, ma purtroppo si tratta di mio fratello” la sentì dire e schioccò piccata la lingua “Spero si tratti di Elijah, Kol non può essere perché fino a ieri era ubriaco marcio sul mio tappeto” mormorò la vampira attorcigliandosi nervosamente una ciocca di capelli biondi e sentì l’originaria sospirare “Temo si tratti del fratello meno affascinante Caroline” disse Rebekah titubante.
La bionda si prese qualche secondo per reprimere quella strana sensazione allo stomaco che la coglieva ogni volta in cui si parlava di lui.
“E cosa avrebbe combinato questa volta il mio dolce maritino?” sibilò velenosa, ogni traccia di scherzo scomparsa sia nel tono che nella postura.
Dopo i drammi di Mystic Falls, Caroline aveva deciso di dare all’ibrido una possibilità ritrovandosi così nel mezzo di una guerra per il potere a New Orleans. Niente di nuovo per lei comunque. Anche grazie al suo aiuto avevano messo quel traditore di Marcel al suo posto, rispedendo all’inferno i cari genitori di Klaus e chiunque si fosse messo sulla loro strada.  Aveva persino accettato di crescere la piccola Hope come fosse sua figlia e Klaus inaspettatamente le chiese di sposarlo e passare l’eternità con lui. Un legame trascendente le convenzioni umane, un legame suggellato dal sangue.
Per circa sei secoli erano stati la famiglia che Klaus aveva cercato per così tanto tempo e finalmente tutto sembrava andare per il verso giusto salvo qualche nemico da combattere.
Le cose cambiarono il giorno in cui Hope si innamorò di quell’umano, Timothy, e i Salvatore scelsero quel periodo per renderli partecipi di aver trovato una seconda Cura. Da lì in poi tutto crollò in perfetta sequenza, esattamente come un domino. Hope voleva diventare umana, vivere la sua vita, avere dei figli e lasciarli per sempre. Per anni Klaus sbraitò, minacciò e imprecò, ma alla fine cedette, sacrificando la sua felicità per quella della sua bambina.
Il giorno in cui, all’età di novantadue anni, Hope Mikaelson se ne andò, segnò l’inizio della fine per Klaus e Caroline. Ognuno di loro soffrì a suo modo. Sebbene dall’esterno le cose sembrassero quasi come prima, nella casa la tensione era palpabile. Kol fu il primo ad andarsene dopo una pesante discussione con Klaus 
 
Lo capisco fratello, le volevo bene anch’io, ma dobbiamo andare avanti! Abbiamo bisogno di andare avanti!  
 Un’altra parola Kol e sarà l’ultima
 
Elijah e Rebekah seguirono poco tempo dopo, sebbene la bionda originaria tornasse spesso a far loro visita, soprattutto per Caroline.
Klaus tornò quello che la vampira aveva conosciuto a Mystic Falls, calcolatore, spietato, freddo.
E più Klaus diventava distante, più Caroline aveva bisogno di lui. Il loro rapporto divenne quasi malato. Iniziarono a ferirsi pur di sentire la presenza dell’altro, piccole cose all’inizio, qualche frecciatina, per poi degenerare. Fino al giorno in cui Caroline lo trovò nel loro letto con un’altra donna.
La prima di molte negli anni a venire.
La uccise immediatamente spargendo parti di lei per tutta la casa. I sensi di colpa non arrivarono.

Guarda cosa mi hai fatto fare? 
Oh no Caroline, questa è solo opera tua!
 
Litigavano spesso, lei lo colpiva, lui la feriva, lei se ne andava, ma alla fine l’uno tornava sempre dall’altra.
Trascorse altro tempo e lentamente Caroline, stanca di questo circolo vizioso, cominciò ad allontanarsi sempre di più.
 
Dieci anni questa volta? Un nuovo record sembra. Spero almeno tu ti sia data da fare con quel francese love…     
Era belga Klaus! E non c’era bisogno di soggiogarlo a sventrarsi davanti a me!
 
La ragazza che una volta era stata miss Mystic Falls e poi regina di New Orleans era diventata una creatura indurita dalla vita e dagli infiniti secoli che le si prospettavano. Ogni tanto Rebekah la chiamava per aggiornarla sulla situazione a New Orleans ma una parte di Caroline –quella che ancora sperava- sospettava che dietro ci fosse Klaus.
Lo amava ancora. Di questo ne era sicura. Soltanto non capiva se l’amore potesse presentarsi in modi così diversi. Adorazione incondizionata, rabbia, passione, dolore. Non c’era più niente di innocente tra loro, niente di puro.
Era passato mezzo secolo da quando l’aveva visto l’ultima volta, valigia in mano, un mezzo saluto e lui si era voltato dall’altra parte, le sue tele più interessanti di lei.
 
La voce di Rebekah la riportò bruscamente nel presente “C’è questa nuova ragazza, Camille, è già da un po’ che si vedono, sembra essere particolarmente affascinato da lei…” Rebekah le raccontò per i quarantacinque minuti successivi di questa ragazzina e di come avesse messo gli occhi su Klaus, ma soprattutto di come Klaus non respingesse affatto le sue attenzioni. Tutt’altro.
Finita la telefonata Caroline si alzò dal lettino diretta all’hotel. Entrata in camera cominciò a fare i bagagli.
Dopo cinquant’anni era ora di tornare a casa.
 
 
Klaus se ne stava nel suo studio, i piedi comodamente distesi sulla scrivania e le braccia incrociate dietro la testa. Stava valutando la sua ultima creazione.
La tela a qualche metro da lui lo rendeva inquieto. Aveva sempre apprezzato l’arte neoclassica, il modo in cui le linee si intrecciavano, mantenendo comunque il fine ultimo di creare qualcosa di perfetto. Ultimamente però, proprio come lui, i suoi quadri erano caratterizzati da un’assenza di linee. Quest’ultimo gli dava particolare noia.
Tra l’ammasso di colori scuri, uno sopra l’altro a creare un cumulo di caos, spiccavano due punti rossi. E una pennellata di giallo. Non sapeva perché nel trance che la pittura gli procurava avesse scelto quel rosso e quel giallo. E questo non sapere lo infastidiva e lo affascinava allo stesso tempo. Si alzò e proprio mentre era sul punto di appendere la sua ultima creazione, sentì la porta aprirsi.
“Love” disse a mo’ di saluto vedendo la testa della ragazza fare capolino timidamente “entra pure” la invitò.
Camille era diventata speciale. C’era qualcosa in lei che lo incuriosiva, ma ancor di più lo spingeva a non allontanarla sebbene fosse passato qualche mese dalla loro conoscenza.
Istintivamente la ragazza lo abbracciò e l’ibrido non si ritrasse ma non ricambiò neppure.
“Ti piacciono?” chiese indicando i capelli e solo allora Klaus si accorse di quanto avesse scurito il biondo naturale rendendolo quasi nocciola. La cosa sembrò migliorare il suo umore “Ti donano particolarmente Cami” mormorò avvicinandosi e baciandola. Nell’ora successiva, nonostante gli sforzi di Camille, l’ibrido rimase mentalmente assente per tutto l’amplesso, quel quadro lo stava facendo impazzire.
 
“Sta cambiando il tempo” disse Camille rivestendosi e avvicinandosi alla finestra. Klaus annuì assente. Un temporale era in arrivo.
Qualcosa sembrò attirare l’attenzione della ragazza “Quel quadro è nuovo?” fece indicando la sua ultima creazione e l’ibrido sorrise “Ti piace?” domandò, ma Camille scosse la testa avvicinandosi ad esso “C’è qualcosa in quegli occhi che mi dà i brividi” sussurrò e Klaus alzò un sopracciglio “Occhi?” chiese interessato raggiungendola.
La giovane annuì “Sì, sembra quasi il viso sfigurato di una donna, un mostro” fece accigliata, poi indicò un punto “Vedi quel giallo, sembrano proprio capelli? Per fortuna non sono più bionda!” esclamò ridendo “Vado al lavoro! Ci vediamo stasera Klaus, fossi in te toglierei quella donna-mostro dalla parete” cinguettò prima di dirigersi al bar.
L’ibrido era completamente rapito dal quadro. Camille lo riteneva un mostro.
Per Klaus invece era un incubo.
 
 
Camille aveva finito il turno al bar ed era esausta. Sul punto di chiudere però vide una ragazza correre verso di lei sotto la pioggia agitando una mano “Aspetta!Oh no!” esclamò col fiatone spostando il cappuccio e stringendosi nella giacca blu “Arrivo tardi per uno scotch?” chiese facendo una smorfia speranzosa e Camille ridacchiò facendole cenno di entrare “Sembri averne bisogno” disse tornando dietro il bancone e girandosi per cercare un bicchiere.
“Non immagini neppure quanto” rispose l’altra cupa. Camille aggrottò la fronte percependo il cambiamento di voce e si voltò guardando la nuova arrivata negli occhi incrociando invece un sorriso zuccherino che le diede i brividi.
Si schiarì la gola sorridendo tirata, una strana sensazione fece capolino “Non ti ho mai vista in giro, come ti chiami?” domandò sentendo il primo tuono in lontananza.
“Mi chiamo Caroline” disse la bionda facendo cenno di riempire un altro bicchiere.
“Molto piacere Caroline io sono-” fece, ma la bionda alzò gli occhi dal bicchiere verso di lei inchiodandola con lo sguardo “Lo so chi sei” sibilò la vampira alzandosi dallo sgabello e cominciando a guardarsi intorno, storcendo il naso ogni tanto davanti alla tappezzeria o ad alcune foto appese.
Camille incrociò le braccia irritata cercando di nascondere quella morsa gelata alla bocca dello stomaco “Adesso dovrei davvero chiudere, mi vedo con il mio ragazzo e sono già in ritardo” esclamò facendo per prendere la borsa.
Dandole le spalle Caroline si chinò sul jukebox sorridendo tra sé, la tecnologia era cambiata ma lo stile rimaneva lo stesso “Oh non preoccuparti sono sicura che Klaus non se la prenderà” esclamò annoiata e Camille sussultò “Chi diavolo sei? Come fai a sap-” chiese ma ci fu un improvviso blackout e in quell’attimo un fulmine illuminò il locale. Camille notò nella penombra la sagoma di Caroline e le gelò il sangue nelle vene. Due occhi rosso sangue la fissavano spietati, mentre il riflesso dorato dei suoi capelli la illuminava.
Il quadro! Era lei!
Durò pochi secondi, poi la luce tornò e la ragazza vide Caroline vicino alla porta “È stato un piacere conoscerti Camille” e il suo tono pacato sembrò accarezzare la barista “…e quando più tardi vedrai Klaus sentiti pure libera di dirgli che sua moglie è in città” finì aprendosi in un sorriso sadico, prima di chiudersi la porta alle spalle.
 
 
Caroline guardò i due capi di abbigliamento sul letto, indecisa.
Cos’è più appropriato per affrontare un marito ibrido, psicotico e sanguinario?
Sentì la porta d’ingresso della suite spalancarsi in un boato, seguito da una serie di grida.
“Caroline! Dove sei maledizione?!” sentì ruggire dalla stanza accanto.
Sorrise tra sé, improvvisamente un’idea la stava stuzzicando, e togliendosi la vestaglia rimase soltanto con la sottoveste in raso bianca. Aveva avuto la sua risposta.
 
“Caro-” gridò di nuovo ma la voce gli morì in gola vedendola entrare.
Un angelo, pensò immediatamente vedendo come il bianco e il colore dei capelli le dessero un’aura ultraterrena. Ma vedendo il ghigno stampato sul suo viso si ricredette. Quella donna era il diavolo in persona.
“Ciao tesoro” fece lei andandogli incontro con movenze feline e quasi d’istinto Klaus fece un passo indietro, odiando lo sguardo vittorioso che lei gli riservò cambiando improvvisamente traiettoria e dirigendosi verso l’armadietto dei liquori.
“Tre dita di bourbon senza ghiaccio” fece e non era una domanda, né un invito. Klaus annuì sovrappensiero accettando il drink, poi ricordandosi il motivo per cui era lì digrignò i denti stritolando il bicchiere fino a farlo scoppiare in tanti pezzettini “Che diavolo. ci fai. qui?” sibilò infuriato e Caroline, appoggiandosi sul piano in marmo rosa della cucina e incrociando le gambe, non riuscì a togliersi quel sorrisetto dalla faccia “Sapevo quanto ti mancasse la tua adorata mogliettina e ho deciso di fare un salto, non sei felice di vedermi?” mormorò intensamente e Klaus non riuscendo a sostenere lo sguardo cominciò a camminare nella stanza come un animale in gabbia “E immagino che questo non abbia nulla a che vedere con Camille?” chiese sarcasticamente e Caroline roteò gli occhi annoiata “La ragazzina umana laureata in psicologia? Come sei banale Klaus, basta che qualcuna blateri un sacco di sciocchezze sul buono che c’è in te, sulla tua redenzione e sul perdono ed eccoti diventare un bambolotto d’argilla senza spina dorsale!” sputò le ultime parole quasi disgustata e stavolta fu Klaus a sorridere “Attenzione tesoro, potrebbe quasi sembrare che ti importi” la canzonò e Caroline scoppiò in una fragorosa risata “La ragazzina umana in cerca di attenzioni e di una figura protettiva e l’ibrido millenario all’apparenza così invincibile, ma in realtà spaventato persino dalla sua stessa ombra, patetico!” sussurrò con un sorriso tirato e Klaus ringhiò minaccioso “Ti consiglio di non superare il limite Caroline oppure-” qualcosa cambiò nello sguardo della vampira, un lampo di rabbia le accese gli occhi rendendoli di un rosso intenso “Oppure cosa Klaus?” tuonò facendo vibrare le pareti “Devo ricordarti che l’ultimo paletto di quercia bianca è nelle mie mani?” domandò, ma vedendolo al limite della sopportazione decise di cambiare discorso.
“Nessuna bionda” mormorò ricomponendosi, il tono di nuovo pacato.
Klaus alzò lo sguardo di scatto “Come?” chiese ancora sulla difensiva. Caroline girò la testa verso sinistra volendo mettere della distanza tra loro “Tutte loro, tutte quelle donne, anche Camille ha cambiato colore ed è castana. Perché nessuna bionda?” domandò scendendo dal piano e avvicinandosi a lui, fino a trovarsi a pochi centimetri dall’ibrido. Non erano stati così vicini da oltre cinquant’anni e Klaus si sorprese nel vedere per la prima volta dopo secoli uno spiraglio dell’altra Caroline. Non ce la faceva a guardarla, c’era troppo dolore dietro a quegli occhi.
La bionda inclinò la testa, sorpresa nel trovare questa reticenza e istintivamente gli incorniciò il viso con le mani costringendolo a guardarla “Klaus” sussurrò avvicinandosi. L’ibrido deglutì “Immagino mi ricordassero troppo l’errore più grande della mia vita” mormorò e vide Caroline sussultare e allontanarsi come scottata.
La vampira gli diede le spalle e l’ibrido si perse nell’ammirare quanto il tempo l’avesse resa impossibilmente bella.
“La ami?” si sentì chiedere e non percepì traccia di scherno nella sua voce, fu lui a ridere “Amare” ripeté divertito e Caroline si girò nuovamente verso di lui “…non essere ridicola” fece prima di avviarsi all’uscita.
Caroline cercò di analizzare la sua espressione e il suo tono di voce. No, non amava quell’umana e sembrava che il solo pensiero lo divertisse.
“Sta’ lontana da Camille, capito?” fece alzando un sopracciglio, ma sembrava un padre che benevolmente rimprovera un figlio.
Caroline sorrise amabile “Volevo solo fare amicizia” si giustificò, poi qualcosa appeso al collo dell’ibrido attirò la sua attenzione, Klaus seguì lo sguardo di lei.
“L’hai tenuta” sussurrò la vampira. La loro fede nuziale.
 
È solo metallo Caroline! Ciò che ci unisce è molto più forte
È un simbolo Klaus! La terrò con me per sempre…
 
Dopo i loro litigi più pesanti era sparita dal suo dito e lei aveva pensato che se ne fosse liberato.
In un attimo Klaus si ritrovò contro il muro, la bocca di Caroline sulla sua. Per un secondo non seppe cosa fare, ma non appena lei gli morse il labbro inferiore tutto diventò rosso. E nero. E giallo.
Nella frenesia del bacio l’afferrò per le cosce nude alzandola e immediatamente Caroline gli circondò la vita con le gambe. L’ibrido soppresse a malapena un ringhio animalesco sentendola tracciare una serie di baci lungo la mascella, fino al collo.
“Klaus” la sentì gemere subito prima di percepire un dolore pungente proprio vicino all’arteria principale. Era qualcosa di inevitabile, di inarrestabile. Si amavano, si odiavano, si ferivano, ma il legame che li univa era sangue e sempre li avrebbe riportati l’uno tra le braccia dell’altra.
“Caroline” grugnì lui prima di lasciare che le sue vere fattezze prendessero il sopravvento, unendosi a lei per l’ennesima volta.
 
“Partirai di nuovo?” sentì Klaus chiederle mentre si rivestivano e Caroline ghignò “Dipende, vuoi che me ne vada?” chiese e lo sentì sospirare “Non credo che funzionerebbe adesso Caroline” mormorò serio e la vampira continuò a sorridere tirata, i denti quasi a stridere “Non deve funzionare per forza sai? Comunque non importa, non ho ancora deciso cosa farò ma posso assicurarti che tu e la tua piccola amichetta non rientrate nei miei interessi per ora. Andrò a salutare Bekah” disse con tono neutro, poi continuò in un sussurro “E Hope” lo vide saltare come una molla prima di dirigersi veloce alla porta “Non parlare di mia figlia” sibilò e Caroline per un attimo sentì tutti quei secoli scivolarle addosso lasciandola nuda di fronte alle sue emozioni “Era anche mia figlia!” gridò alzandosi, il volto segnato dal dolore “E non parlarne ci ha portati a questo” disse stancamente indicando lo spazio tra loro. Fece un passo verso di lui “Klaus, ti prego, parliamone. Possiamo ancora stare bene” e in quelle parole c’era tanto di più, una speranza per loro, la possibilità di lasciarsi alle spalle la rabbia.
Klaus la guardò e per un attimo Caroline ci credette, con tutta se stessa.
“Hope se ne è andata e con lei la speranza” fece lui scuotendo la testa e vide i lineamenti di lei indurirsi, la postura inflessibile.
Lo sguardo di fredda delusione che gli riservò fu come un paletto di quercia bianca dritto nel cuore “Ma guardati” disse disgustata “l’invincibile Niklaus Mikaelson” scosse la testa “…sei solo un patetico piccolo uomo” esclamò prima di voltarsi e chiudersi nella sua stanza.
Quando sentì la porta d’ingresso sbattere si permise di piangere.
 
 
Nei giorni successivi Caroline si tenne alla larga da Klaus e di conseguenza anche da Camille.
Era intenta a fare i bagagli per l’ennesima volta, scappare come l’accusava di fare Rebekah, quando sentì l’ascensore avvisarla dell’arrivo di qualcuno.
Chiudendosi la porta della camera alle spalle si diresse nella sala principale dove si trovò di fronte una Camille dall’aria battagliera e sicura di sé.
A tradirla però era il battito frenetico del suo cuoricino umano che lasciava trasparire la giustificata paura di trovarsi di fronte a una creatura come lei.
“A cosa devo il piacere?” chiese Caroline e un gesto della mano dell’altra le fece alzare un sopracciglio “Risparmia i convenevoli Caroline” esclamò imprudente l’umana.
La vampira fece un mezzo sorriso “Immagino che Klaus ti abbia parlato di me” mormorò e la sentì grugnire qualcosa “Senti, ho capito che tu e Klaus avete questo legame morboso che vi ha uniti per tanto tempo, ma non è forse il caso di lasciar andare? Sarebbe meglio per tutti se te ne andassi, sarebbe meglio per lui se te ne andassi! L’altra sera è tornato a casa e sembrava distrutto, non l’ho mai visto così-” Caroline fece schioccare la lingua, segno che si stava irritando “Certo che non l’hai mai visto così tesoro, perché tu non lo conosci affatto. Pensi che le cose siano diverse ora che ci sei tu nella sua vita?” disse con aria di sfida alla quale l’altra non si sottrasse “Le cose erano diverse quando tu non eri nelle nostre vite!” ribadì l’altra.
Ouch, pensò la vampira.
“Perché sei così convinta di essere migliore di me? Che differenza c’è tra noi? Perché credi che io non possa renderlo felice?” gridò l’umana e Caroline avrebbe voluto prenderla a schiaffi perché, seriamente!, non c’era motivo di essere maleducati e sentirla urlare in quel modo le stava facendo perdere la pazienza.
“La differenza tra me e te?” chiese quasi fosse una bestemmia “Tesoro, ci sono secoli di differenza. Insieme abbiamo superato rotture, incomprensioni, interferenze. La passione che c’è tra me e Klaus- beh non scenderò nel dettaglio- ma è qualcosa che va oltre la tua comprensione e forse hai ragione, forse il suo cuore è altrove adesso, lo riconosco” fece lasciando una piccola parte di sé uscire “…ma è già successo in passato, ho visto centinaia di passatempi come te entrare e uscire dal suo letto nel tempo in cui il mio smalto impiega ad asciugarsi…” disse concedendole un piccolo sguardo di pietà vedendola impallidire “ e finché non sarò convinta del suo amore per te ti considererò soltanto un altro incidente di percorso, niente di più” terminò pacata.
Camille assottigliò lo sguardo e Caroline sentì l’odore pungente delle lacrime “Così cercherai di riprenderti Klaus? Anche se ti ha respinta?” chiese sconcertata dalla tenacia di quella donna.
Caroline rise “Respinta? È questo che ti ha detto?” le chiese e non fu difficile per Camille leggere tra le righe, strinse i pugni e Caroline le diede le spalle. La conversazione era finita. O quasi.
“Come ti ho detto, Camille, è un libro che ho letto almeno cento volte e lascia che ti dica che il finale resta lo stesso, io e Klaus ci apparteniamo…quindi goditi il tempo che lui ti concede e non preoccuparti di me” le consigliò andando verso la camera. Non si aspettava una risposta. “Lo farò sicuramente, nel frattempo tu stai lontana da lui” la sentì ribattere.
Si fermò. La mano immobile a mezz’aria sul punto di afferrare la maniglia “Mi stai dicendo cosa devo o non devo fare?” chiese con un tono così innaturalmente calmo che Camille fece automaticamente un passo verso l’uscita “Sto dicendo che combatterò per quello che è mio e tu dovrai rispettarlo, o te ne pentirai” rispose con voce tremante, sapeva di essersi spinta oltre, ma Klaus non avrebbe permesso che la vampira le torcesse un singolo capello.
“Buona fortuna allora” disse soltanto Caroline e fu come se il tempo avesse ricominciato a scorrere.
Camille sospirò sollevata e si affrettò ad andarsene mentre la vampira entrò nella camera da letto.
Canticchiando una vecchia canzoncina, aprì la valigia e cominciò a rimettere in ordine i suoi vestiti. Prese il telefono e sentì rispondere “Allora? Dove sei? Indonesia? Tibet? Russia?” fece Rebekah e Caroline sorrise divertita “Sono a casa. E intendo rimanerci” rispose la bionda versandosi del vino e godendosi la sorpresa dell’altra “Per quanto tempo?” chiese estasiata l’originaria e portandosi il calice alle labbra Caroline mormorò “Il tempo necessario”.
 
 


Ciao a tutti! In attesa del nuovo capitolo di In All Your Shades Of Blue, vi lascio con questa piccola idea che mi è balenata stamattina davanti al libro di penale…fatemi sapere che ne pensate ma soprattutto se volete una Part II! Un bacio, Cami.
 
  
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