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Autore: proudtobea_fangirl    26/05/2015    1 recensioni
Sono passati ormai sei anni dalla fine della guerra contro Sebastian e gli Ottenebrati, e gli Shadowhunters di New York sono tornati alla loro vita precedente. Ma ricordi oscuri riemergono dal passato, una "vecchia conoscenza" (non Sebastian) si farà presto viva, muovendo i fili e tramando nell'ombra per sconvolgere nuovamente la vita dei nostri eroi...
Fanfiction ambientata dopo CoHF.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shadowhunters ~ Past, Present and Future'
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POV: Clary ~ 4 Agosto 2014, ore 10:30


Il salotto esplode in un tripudio di voci. Ognuno blatera le cose più disparate: «Ma il latino l’hai studiato, Simon?»; «Sì che l’ho studiato, secondo te all’Accademia ho pettinato le bambole?»; «Jace, smettila di infierire contro di lui!»
A tutto ciò si aggiunge anche il pianto disperato di Lorianne, che, sentendo questo chiasso, ovviamente si è svegliata.

«SILENZIO!» tuono infuriata. «Guardatevi, sembrate dei marmocchi dell’asilo che litigano per i giocattoli.» Li squadro attentamente e mi passo la lingua sul labbro. «Lo so, è un periodo orrendo per tutti, ma questo non è il modo e momento migliore per sfogare la tensione. E poi, Jace, Simon ha ragione. Malum in latino può significare anche mela, oltre che male. Se non sbaglio, questo me l’hai insegnato tu.»
Li fulmino con lo sguardo e mi avvicino a Lorianne, prendendola in braccio per calmarla.

Osservo Jace e Simon scambiarsi uno sguardo imbarazzato. «Beh, col senno di poi, è sempre più facile valutare come stanno le cose. Scusami, Simon. È che non mi fido di mio padre e ho pensato subito al peggio.»
Simon fa spallucce e accenna un mezzo sorriso. «Fa nulla. Sono successe cose peggiori, di certo non me la prendo per così poco.» Guarda di sottecchi Iz, probabilmente ripensando a quanto accaduto un paio di ore fa.

Alzo gli occhi al cielo e mi siedo sul divano, seguita da Simon e Isabelle. Jace resta in piedi e prende a camminare avanti e indietro per la stanza, passandosi le mani fra i capelli. «Okay. Ammettiamo che la traduzione sia “la mela è aperta”. Cosa diamine potrebbe significare?»
«New York è la Grande Mela» osserva intelligentemente Izzy. «E la Apple è una famosa marca di dispositivi elettronici. Forse vuole... non so, lanciare un attacco informatico?»
«Oppure utilizzare Internet per reclutare adepti» riflette Simon. «Però, ragazzi, c’è qualcosa che non quadra.»
Jace ridacchia sarcasticamente e allarga le braccia. «Solo qualcosa? Tutto non quadra.»
«Andiamo, Simon. Esponici tutti i tuoi dubbi, forse riusciremo a cavarne qualcosa.» Lo esorto a parlare con un cenno della mano.

Annuisce e trae un profondo respiro. «Quando Stephen mi ha... rapito, l’ho indotto a spiegarmi perché mi aveva maledetto. E non fate quelle facce, non mi pare abbia avuto il tempo di raccontarvelo! Insomma, mi ha fatto il malocchio perché ho visto e sentito qualcosa di molto importante: era sulla sponda del lago Lyn con i suoi due leccapiedi, Brett – il vampiro dark – e Drake, uno Stregone. Le cose strane sono due: la prima, non pensavamo che a Idris ci fosse uno Stregone, giusto Iz? Evidentemente è stato molto bravo a nascondersi. La seconda, i due credevano che Stephen volesse uccidere gli Shadowhunters, non i Nascosti. E lo ammetto, per un po’ ci ho creduto anch’io.»
Jace si arresta di colpo. «Wo wo wo, fermi tutti. Ha detto loro che voleva sterminare gli Shadowhunters
«Se le orecchie non m’ingannano, sì» risponde Simon, pensieroso.
Isabelle corruga la fronte e prende a giocare con l’elastico che porta al polso. «Scusate, allora perché sta collaborando con i Nascosti? Ormai abbiamo la conferma che vuole ammazzarli tutti, quindi che motivo avrebbe di stringere alleanze e mentire loro dicendo che, al contrario, ha intenzione di far sparire i Nephilim dalla faccia della Terra?»
«È semplice, Iz. In questo modo si assicura la loro fiducia» replico mordicchiandomi il labbro inferiore. «Però è anche vero che, proporzionalmente, aumenta il rischio di essere scoperto. Del resto, non è facile serbare un segreto così grande senza farsi scappare nemmeno una minuscola informazione.»

Tutti e quattro abbiamo la stessa intuizione nel medesimo momento. «Maryse!» esclamiamo in coro.
«Qualcuno ha idea di dove sia?» domanda Jace incrociando le braccia sul petto. Scuotiamo la testa all’unisono. «Potrei provare a chiederlo a Stephen... torno alla Città Silente. Voi intanto cercate di capire qualcosa in più sulla questione del malum.» Ci saluta con un cenno della testa e
si fionda fuori dalla stanza.

«Simon, tu sei quello che ha gli studi più freschi. La frase non ti dice proprio niente?» tenta Iz, confusa. «Andiamo, è impossibile che se la sia inventata di sana pianta! Non credo l’abbia pronunciata in latino solo per farci scervellare!»
«Ah, con me sfondi una porta aperta» replico spossata. «Jace ha provato a insegnarmi il latino per sei anni, ma a quanto pare ci sono allergica. Nemmeno la Storia dei Nephilim mi va giù, non la sopporto.»
Simon si passa una mano fra i capelli e sospira. «Facciamo così: proviamo ad analizzare ogni elemento della frase. Accettiamo entrambe le traduzioni. Nel primo caso si tratta del male che ha inizio, giusto? Nel secondo, di una mela aperta. Ora, la mela è anche simbolo del male, l’esempio di Adamo ed Eva è il più lampante.»
«Vero» annuisco. «Potrebbe esserci la possibilità che questa mela di cui si parla sia qualcosa di maligno? Le due versioni della stessa frase potrebbero essere complementari, significare la stessa cosa.»
«Già, hai perfettamente ragione» conviene Isabelle. «Non a caso il frutto più amato dalle streghe è proprio la mela.» Si illumina e scatta in piedi. «Magnus! Possiamo chiedere a lui! Gli mando subito un messaggio di fuoco.» Afferra una penna e inizia a scribacchiare qualcosa su un foglio di carta, poi lo incendia tracciando una runa.

«Okay, non ci resta altro che aspettare» borbotta Simon passandosi una mano sul viso. «Sai cos’altro c’è di strano? Il fatto che Iz non abbia provato di nuovo a uccidere Jace.»
«Giusto, non ci avevo pensato» ammette lei grattandosi il mento. «Stavolta non ho visto Stephen al suo posto. Sarà che stamattina il ricordo era più recente, o forse perché ho altro a cui pensare, non so.» Scatta in piedi di colpo. «Aspettate! E se queste fossero le conseguenze del fatto che ha cercato di rendermi come mamma? Intendo una sua spia, un burattino da controllare. Del resto, ha detto che ha usato il sesso per arrivare a quel risultato con lei. Non so se ve l’ho già raccontato: ho un vuoto di memoria. Non riesco a capire come siano comparsi tutti questi lividi; me ne sono accorta solo quando sono riuscita a liberarmi. E se non lo ricordassi perché ero in uno stato di trance o sotto ipnosi? Potrebbe aver rivelato qualcosa anche a me?» esulta raggiante.
«Raziel, Iz! E tu ce lo dici solo ora?» ribatte Simon alzando gli occhi al cielo, ma sorridendo. «Avresti potuto evitare che ci scervellassimo!»
«Che vuoi, mi è venuto in mente adesso. Bene... che facciamo?» domanda Izzy eccitata. «Una specie di seduta di ipnosi regressiva o altra roba figa? Potrei arrivare a ricordare qualcosa delle mie vite passate, chissà!»
«Perché, tu credi alle vite passate?» replica lui curioso.
«Certo che ci credo, c’era uno studioso Nephilim che...»

«Okay, basta. Non è questo il momento adatto per parlare di ciò.» Sprofondo nei comodi cuscini del divano e abbasso lo sguardo su Lorianne, notando che è ancora sveglia. Ha seguito tutta la conversazione, la piccola.
«Riflettiamo: stamattina la visione di Jace ha innescato in te una reazione. Piuttosto violenta, a dirla tutta, ma non è questo il punto. Credi che se andassimo sulla “scena del crimine” riusciresti a ricordare qualcosa?» le chiedo giocherellando distrattamente con la catenella del ciuccio di Lori.
Annuisce. «Sì, credo di sì. Tentar non nuoce, giusto?»
«Beh, allora cosa aspettiamo! March, ragazzi, su!» Afferro lo stilo e inizio a tracciare una runa.

***

Veniamo scaraventati fuori dal Portale quasi sopra un’incredula vecchietta che, poverina, non ha alcun torto se non quello di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ignorando i suoi insulti in spagnolo (mio Raziel, è possibile per lei usare epiteti così pesanti? Non le cade la dentiera?), ci alziamo scrollandoci la polvere dai vestiti e ci incamminiamo a passo sostenuto verso il palazzo dove abita Stephen.

I ragazzi, durante l’ispezione, hanno scoperto che l’edificio è quasi completamente disabitato, eccezion fatta per Stephen – il quale possiede tutto il palazzo – e un tizio che abita in un loft al primo piano; a quanto riferisce la sua donna delle pulizie, è in vacanza alle Canarie.
Ah, bella vita!

Abbasso lo sguardo su Lorianne, temendo di trovarla verde di nausea. È troppo piccola per attraversare un Portale, ma eravamo gli unici nell’Istituto e non potevamo concederci il lusso di perdere tempo chiedendo a qualcuno di farle da babysitter. Stranamente, però, è rosea come una pesca e tranquillissima, il Portale non le ha dato affatto fastidio.
Dovevo immaginarlo; è normale che, con tutto quel sangue d’Angelo che aveva in corpo, le sue reazioni alla magia angelica siano diverse.

Arrivati di fronte al portone, lancio lo stilo a Iz, che lo afferra e traccia una runa per far scattare la serratura. Simon spinge i pesanti battenti. «Prima le signore.»
Saliamo le scale fino al secondo piano, occupato interamente dallo studio di Stephen. Scavalchiamo la porta scardinata e gettata a terra senza troppi complimenti ed entriamo.
«Allora, la stanza dovrebbe essere la seconda sulla sinistra... dannazione, ma quanto è grande quest’appartamento?» mormora Iz; la sua voce riecheggia nell’ingresso perlopiù spoglio.
«Simon, va’ con lei. Io intanto do un’occhiata in giro, può darsi che ci sia qualche altro indizio» sussurro. Qualcosa mi dice che, se parlassi a voce alta, me ne pentirei.

Imbocco il corridoio sulla destra, camminando cautamente e allungando il collo per sbirciare al di là delle porte socchiuse. Una sola delle tante è aperta, e dà su una grandissima stanza da letto, con tanto di bagno in camera. Incuriosita, varco la soglia.
Uno scricchiolio mi avverte dell’entrata – o dell’uscita – di qualcuno.
Ti prego, non dirmi che sono caduta nel trucco più vecchio al mondo e che c’era qualcuno nascosto nell’armadio!

Mi infilo il più velocemente possibile nel bagno e richiudo la porta alle mie spalle, girando la chiave nella serratura senza fare il minimo rumore. Tiro un sospiro di sollievo e accosto l’orecchio al legno: sento chiaramente due persone che litigano in modo abbastanza acceso.

«Tu, brutto Stregone! La colpa è solo tua! Se tu avessi acconsentito a fare quell’incantesimo a Stephen ora non saremmo nella merda fino al collo!»
«Da che pulpito, Figlio della Notte! Ti ricordo che sei stato tu a metterci “nella merda fino al collo”, citandoti testualmente! Mi dici come diavolo ti è saltato in testa di affidare il malum a quella donna? È sempre una Shadowhunter e potrebbe averlo distrutto, per quanto ne sappiamo! Per Lilith, ti ucciderei all’istante se non fossi un protetto di Stephen!»

Un momento. Sbaglio o quel tipo ha detto malum?
Allora avevamo ragione, è un oggetto maligno!
E, a quanto pare, ce l’ha Maryse.

Porto una mano alla cintura e mi rendo conto di aver lasciato lo stilo a Isabelle. Davvero meraviglioso! Mi avrebbe fatto comodo poter sbirciare attraverso la porta, ma dovrò fare affidamento solo sul mio udito.
Sento uno scatto violento, come quello di un elastico che si è spezzato dopo essere stato teso al massimo.
Oppure come quello di una zanzariera automatica che viene aperta.
I due tipi erano fuori, sul balcone. Riuscivo a sentirli solo perché la finestra del bagno è spalancata.

Dei passi attraversano la stanza calpestando rumorosamente il pavimento. Oh, sia lodato Raziel, se ne stanno andando.

Una manina di Lori mi colpisce il braccio, facendomi abbassare lo sguardo. Noto che ha socchiuso gli occhi e arricciato il naso: sta per piangere. Perché mai? È stata buona fino ad ora...

Dannazione, il ciuccio! In un bagno tanto grande, dove poteva andare a finire se non nel water? Se fosse caduto a terra, l’avrei sciacquato con l’acqua bollente e Lori avrebbe potuto riaverlo, ma ha scelto di farsi un tuffo proprio nel posto peggiore.

Grazie mille, fottuto ciuccio! Sarai la causa della mia condanna!

Chiudo gli occhi e inizio a cullare Lori, misurando il pavimento a grandi passi. «Dai, tesoro, non metterti a piangere proprio ora, aspetta qualche secondo... poi potrai iniziare a urlare a piani polmoni...» sussurro a denti stretti, pregando che i due ceffi non decidano di espletare le loro funzioni organiche esattamente in questo momento.
Fortunatamente sento le loro voci allontanarsi dopo meno di dieci secondi. Tiro un sospiro di sollievo e accarezzo la guancia di Lorianne, che, dopo avermi fatto passare il mezzo minuto peggiore della mia vita, ha deciso di acquietarsi e usare come ciuccio temporaneo il suo pugnetto.
Lancio un occhiata al ciuccio nel water e decido di lasciarlo dov’è: io le mani lì dentro non le infilo. A casa ne abbiamo uno di riserva, grazie alla previdenza di mamma.

Socchiudo leggermente la porta e controllo di essere sola, poi esco dal bagno e mi lancio nella più straordinaria attività investigativa di tutta la mia vita. Svuoto cassetti, apro armadi, ribalto lenzuola e materasso, controllo persino nelle abatjour e dietro i quadri, ma niente. Nemmeno un banalissimo pezzo di carta.
D’altronde, cosa mi aspettavo? Di trovare un quaderno con su scritto “Il mio piano malvagio”? No, la mente di Stephen è più calcolatrice.

In tutto ciò, Lorianne si sta divertendo come se fosse al luna park. Ridacchia, mugola di soddisfazione e sfodera sorrisetti sdentati. La più vasta gamma di espressioni facciali che una bimba di due giorni abbia mai posseduto.
Rettifico: che una normale bimba di due giorni abbia mai posseduto.

Lei non è normale. Nonostante le sia stato prelevato tutto il sangue d’Angelo in eccesso, è ovvio che qualche particella angelica in più sia rimasta, come dimostrato dal fatto che ha attraversato tranquillamente un Portale senza subire alcuna conseguenza. E poi, è impossibile che il sangue rigeneratosi dopo il prelievo sia normale sangue umano o Shadowhunter.

Ripensando a ciò, mi rendo conto di aver compiuto un incredibile errore acconsentendo che le venisse prelevato. C’era innanzitutto il rischio che andasse tutto a monte e che morisse, ma, motivata dal fatto di poter restituire i ricordi a Simon, non ci ho pensato troppo su.
Come seconda cosa, non ho considerato l’opzione che, prima o poi, nel suo corpo si ricreerà la stessa situazione di prima, con circa il trenta percento di sangue angelico in più rispetto a un normale Shadowhunter, secondo le stime di Tessa.

Una visita di Raziel è inevitabile. Dovremo escogitare un altro piano per impedire agli Angeli di reclamarla, dato che il primo si è rivelato un flop totale. Dovrà essere tutto calcolato nei minimi dettagli e sarà obbligatorio esaminare tutte le possibili conseguenze, i pro e i contro.
Chissà se esiste un modo permanente per rendere Lorianne una normale Shadowhunter.
Forse Raziel ci ha messi alla prova per vedere fin quanto in là ci saremmo spinti, e in ogni caso Lori verrà reclamata dal Paradiso. Oppure sarà misericordioso, come Dio è stato con Abramo impedendogli di uccidere suo figlio Isacco?

Non ci resta altro che sperare.

Un grido mi riporta alla realtà: «Eureka!»
Corro verso la voce, decisamente quella di Simon, attraversando un corridoio di almeno dieci metri in tempo record. Lui e Isabelle sono chini sulla scrivania di Stephen e osservano incuriositi un vecchio libro dalle pagine ingiallite.
«Ehi, cos’avete scoperto? C’era il bisogno di urlare così forte?»
Simon prende in mano il libro e indica un minuscolo disegno sulla pagina destra. «Guarda la didascalia. Sotto c’è scritto malum. Ed è un oggetto a forma di mela» annuncia raggiante, con un sorriso che va da orecchio a orecchio.
Resto sbigottita. «Cavolo... wow. Non riesco a credere di aver avuto ragione.»
«Già, è davvero incredibile» conviene Iz. «Per caso hai incontrato anche tu Brett e Drake? I due tizi che litigavano.»
«Ovvio. A causa di un ciuccio ho temuto di essere scoperta, ma è andato tutto bene. Non mi guardate così, la storia è lunga e coinvolge anche un water con il coperchio alzato.»

Un messaggio di fuoco compare a mezz’aria, poggiandosi sulla mano di Simon. «È Magnus. Scrive che ora non può aiutarci, ma sarà libero al massimo tra tre quarti d’ora. Raccomanda inoltre di non disturbarlo né mandargli altri messaggi, perché, citandolo testualmente, è “a contatto con mondani e una magia palese ai loro occhi potrebbe turbare l’equilibrio”. Chiaro?»
Annuisco.

«Direi di tornare all’Istituto. Ormai abbiamo messo a soqquadro la casa, non c’è altro da rivelare» propone Iz, sbadigliando.
«Sì.» Lascio Lorianne a Simon e afferro il libro, facendo attenzione a non rovinarlo. «Torniamo.»

E niente, tra un paio di giorni (se non domani... o addirittura stasera, sul tardi) avrete il prossimo capitolo. Totalmente a tema Malec.
Cià.

  
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