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Autore: DilettaMaselli    27/05/2015    1 recensioni
Un secondo e tutto può cambiare. Tutto può diventare più difficile e insopportabile.
La felicità si spezza, si commettono errori e la quotidianità diventa insopportabile. Ma la vita va avanti e sarà l'amore, l'amore più puro, a rendere tutto più luminoso anche se la luce non la si vede più.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prima di tornare all'ospedale, fece una tappa a casa per un veloce spuntino ed un cambio d'abito. 
I genitori e la sorella di Giorgia lo stavano aspettato all'aeroporto. Insieme sarebbero tornati da Giorgia ed Ian cercò di fare tutto il  più in fretta possibile perché non voleva lasciarla sola. Anche se non poteva vederlo o sentirlo, era sicuro che lei in qualche modo potesse percepirlo accanto. Vicino a lei, al posto che gli spettava.
Ian guidò fino all'aeroporto in una specie di trans profonda. Adesso che aveva pianto e sfogato la rabbia che si teneva dentro da ore, si sentiva semplicemente vuoto e spompato come un palloncino sgonfio d'aria. Era talmente preso da ciò che sentiva dentro di lui - niente - che i rumori attorno sembravano quasi ovattati. Gli insulti di un'autista, una donna che attraversa senza guardare, un taxi che gli taglia la strada. Nulla poteva interferire con il suo stato d'animo. 
Giovanni, Annalisa e Giulia lo aspettavano alla fermata dell'autobus. Quando Ian accostò erano zuppi di pioggia, ma a nessuno di loro sembrava importare. 
Oltre ad un << Grazie Ian >> detto da Annalisa, la madre di Giorgia, mentre il ragazzo caricava i bagagli, non ci fu più nessuno scambio di battute fino al Roosvelt Hospital ed Ian ne fu grato. Voleva soffrire in silenzio, solo lui, il suo dolore e il senso di colpa che lo soffocava. 
Posteggiò l'auto in un parcheggio a pagamento poco distante dall'ospedale e sempre in silenzio, si avviarono tutti verso l'edificio. 
Appena superata la soglia d'ingresso, Giulia prese Ian per un braccio e lo costrinse a voltarsi e a guardarla negli occhi, mentre Annalisa e Giovanni si guardavano attorno un po' spaesati. 
Ian la guardò con uno sguardo addolorato: assomigliava così tanto a Giorgia che quasi scoppiò a piangere di nuovo. Stessi capelli color miele, stessi lineamenti, solo gli occhi erano diversi: marroni e un po' più allungati rispetto a quelli di Giorgia.
<< Io... non voglio avere brutte sorprese. Dimmi se è molto grave. >>
<< Probabilmente sì. >> rispose Ian abbassando lo sguardo. 
Madre, padre e figlia lo seguirono fino al quarto piano, dove si trovava la stanza di Giorgia. Ad Ian batteva forte il cuore perché di lì a pochi minuti avrebbe ricevuto qualche brutta notizia. Quando il Dottor Robson li vide arrivare, infatti, venne loro in contro con un'espressione molto dispiaciuta. La conferma di ciò che presumeva.
Ian si sentì morire. 
<< Buongiorno. Immagino che siate parenti della signorina Barbieri. >> Ian annuì. << Bene, qualcuno di voi parla inglese? >>
<< Io. Me la cavo. >> Rispose Giulia.
<< Cosa state dicendo? Dov'è mia figlia? >> intervenne Annalisa che si stringeva le mani al petto. 
<< Tranquilla Annalisa. Adesso il dottore spiegherà la situazione a me e a Giulia e poi noi vi tradurremo ciò che ci ha detto. >> 
Ian fissò per un istante Annalisa. Aveva cercato di tranquillizzarla, ma nemmeno lui era molto calmo. Quella donna che aveva dato gli occhi e la carnagione pallida a Giorgia, era sua madre. Quanto poteva soffrire una madre per un figlio, in un momento come quello? 
Il Dottor Robson prese a parlare interrompendo i suoi pensieri.
Si rivolse a Giulia: << Prima di tutto voglio comunicarvi che l'abbiamo stabilizzata e che non è più in pericolo di vita. >> Entrambi sospirarono di sollievo ed Ian si affrettò a comunicare la notizia a Giovanni ed Annalisa, agitati e preoccupati alle loro spalle. << Devo aggiungere, però, che ha subito molti danni. >> Il suo sguardo si fece più grave. << Alcuni permanenti. >>
<< Cosa intende dire? >> domandò tempestivamente Giulia.
<< La signorina è attualmente paralizzata dalla vita in giù e si trova in uno stato di cecità. Permanente, a quanto pare. Dobbiamo ancora fare alcuni accertamenti. Mi dispiace. >> sospirò. << Ha riportato anche alcune fratture ossee, ma quelle guariranno. >>
<< Mi sta dicendo che... >> Giulia fissava il vuoto e non trovava le parole.
<< Cecità permanente? >> domandò Ian, sconvolto.
Nel suo profondo aveva immaginato che Giorgia non avrebbe più potuto camminare, era una sensazione che lo perseguitava da ore. Ma non lo aveva mai sfiorato l'idea che potesse perdere la vista. Poi ricordò quella fascia che le bendava gli occhi e la testa. << Come è successo? >> domandò.
<< L'impatto con il furgone è stato così violento che ha mandato in frantumi il parabrezza. In pratica il vetro le è esploso in faccia e un sacco di frammenti di vetro minuscoli sono finiti negli occhi. Hanno completamente rovinato la cornea. >> Nessuno dei due disse niente e il dottore proseguì. << Devo anche dirvi che mi è stato comunicato che al pronto soccorso, hanno iniziato a prendere provvedimenti per il volto e in particolare gli occhi, un po' in ritardo. Non ne sono sicuro, ma forse avremo potuto intervenire diversamente. >>
Ma che cosa conta, ormai?
Non importava più. La vita di Giorgia era stata sconvolta per sempre  e lui non aveva idea di che cosa fare. 
<< Adesso vi lascio confrontarvi con gli altri. Se avete bisogno di  qualche chiarimento fatemi chiamare da un'infermiera. >> detto questo si allontanò. 
Ian e Giulia si voltarono contemporaneamente, esasperati. Ian guardò i volti speranzosi dei genitori di Giorgia e comprese che la parte difficile doveva ancora arrivare. Capì quanto dura doveva essere per il Dottor Robson, affrontare sguardi del genere ogni giorno. 
Tradussero tutto per filo e per segno ad Annalisa e Giovanni che mentre ascoltavano attentamente quasi gridavano per il dolore che li stava affliggendo dalla testa ai piedi. Lo stesso dolore insopportabile che stava prendendo a schiaffi Ian e, probabilmente, anche Giulia. 
E adesso? Cosa rimaneva da fare?
Ian tornò a chiudersi in sé stesso e a pensare che una soluzione Giorgia l'aveva sempre trovata. Gli aveva insegnato lei che si poteva risolvere tutto, in un modo o nell'altro. Solo che questa volta la soluzione spettava a lui trovarla, ma ne avrebbe avuto la forza?
  
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