Genesi della storia… scritta,
credo, uhmmm… un paio di
anni fa? Forse anche di più. Poi, semplicemente, è rimasta a decantare.
Potrei modificare la
premessa, ma mi sembra di tradire il motivo per cui questa fic
è nata.
Ho partecipato ad una cena con i miei vecchi compagni di scuola e alcuni vecchi prof. (quelli che non si sono mummificati XD).
Accantonando il sapore agrodolce dei ricordi condivisi, e di certe figure di cacca rievocate bastardamente, dei miei amori impossibili per uomini sempre troppo vecchi, è stato dissotterrato anche un evento che è un vero e proprio cliché.
E quindi, beh… questa storia è autobiografica (ad esclusione della parte implicitamente slash), scontata e senza pretese.
È solo un ricordo
riesumato.
Ah, sì. Mi sono informata sul sistema scolastico inglese con la dovuta pignoleria, ma questo è ambientato come fanta!brit, quindi non è proprio conforme, e se qualcosa non torna… prendetela come licenza personale. ^^
Modern!AU, Merthur, High School, teacher-student relationship (hints). Niente scandali. E, anche se è superfluo dirlo, tutti i personaggi sono maggiorenni.
Because of a coffee
A te, prof.
Per l’unica volta in cui
non ho odiato la mate.
Era solo il secondo giorno di scuola, ma Merlin era già in ritardo.
La campanella del cambio dell’ora era suonata da un po’, e
lui doveva sbrigarsi per raggiungere la classe di matematica. E Merlin odiava la matematica.
Stringendo la spallina dello zainetto, uscì dal bagno e mugugnò
tra sé. Ci mancava solo che il nuovo
insegnante lo prendesse di punta perché era stato l’ultimo ad arrivare in aula.
Oh, Dio. No, per carità!
Aumentò il passo, anche se questo avrebbe amplificato esponenzialmente il pericolo di qualche disgrazia imminente: la sua goffaggine era cosa universalmente nota all’interno della Camelot High School, ma non era certo colpa sua se si era ritrovato provvisto di arti eccessivamente dinoccolati, uno scarso senso dell’equilibrio e l’insana capacità di far amicizia con le più disparate pavimentazioni del mondo. Accidenti a Madre Natura!
Scansando all’ultimo minuto uno studente che correva contromano, Merlin imprecò mentalmente rischiando di sfracellarsi su una sporgenza del muro.
A lui bastava solo
arrivare in fondo a quell’ultimo anno sano e salvo, e poi avrebbe fatto un
bell’aereo di carta del suo diploma A-Level GCE, o
forse vi avrebbe dato fuoco, oppure… oppure lo avrebbe consegnato a sua madre,
a metà tra l’orgoglio e l’imbarazzo, e Hunith – santa
donna – si sarebbe asciugata gli occhi lucidi di commozione, prima di tirar
fuori quella cornice nascosta in cucina, che aveva comprato, appositamente
per questo, almeno un anno fa.
C’era solo una cosa
che si frapponeva tra la fine del suo supplizio scolastico e la libertà: il
corso di matematica.
Merlin pregò ogni essenza divina (conosciuta e non) che il nuovo prof non fosse bastardo come quel sadico di Mr. Agravaine, ma Dio non era mai stato buono con il giovane Emrys e a lui rimaneva ben poco da sperare, quando si accorse di colpo che aleggiava ovunque un silenzio tombale e che le prime porte del corridoio erano già state chiuse e quindi le lezioni ormai iniziate. Merda, merda, merda!
Accelerò con uno scatto da centometrista – o con la forza della disperazione – sbandando, una volta arrivato nella zona ricreativa delle macchinette dei distributori, quando vide all’ultimo istante un ostacolo insormontabile: il culo di un tale che occupava tutto l’angusto spazio transitabile, mentre il suo possessore, chinato in avanti, colpiva becero, imprecando, il Mangiasoldi del caffè.
Tutti alla Camelot High School
sapevano che quella era una fogna a fondo perduto.
“Ehi, tu!” si sentì apostrofare dal tizio che, risollevandosi, lo aveva afferrato con uno gesto fulmineo per la manica della giacca. “Hai da cambiare? Mi ha fregato-”
Merlin smise semplicemente di ascoltare, rimanendo imbambolato a guardare quella specie di divinità greca di fronte a lui, scannerizzandolo senza pudore: capelli d’oro, occhi di topazio, mento scolpito, pettorali evidenziati dalla camicia indecentemente attillata… Non sbavare, cazzo, non sbavare!
“Allora?!” insisté lo sconosciuto dalla bellezza sovrumana, con tono impaziente. “Me li cambi?”
“E-eh?!” balbettò allora il povero Emrys, uscendo dalla sua trance autoindotta, osservando una mano abbronzata, allungata verso di lui, e le monetine sul palmo.
“Guarda che non ho mica tutto il giorno!” ironizzò il tizio oscenamente incantevole, con una punta di superbia.
“È tardi! Cavolo!” imprecò allora lui, rovistando nelle tasche della divisa e sbattendogli di malagrazia una chiavetta ricaricabile sulle dita. “Usa questa!” gli consigliò, riprendendo a correre verso la sua aula e la morte imminente che lo attendeva al varco.
“Ehi!” si sentì richiamare. “Prendi almeno i soldi!”
Ma Merlin non rallentò, intanto che faceva un gesto vago sopra la spalla: “Offro io!” e scomparve a malincuore, abbandonando il suo sogno ad occhi aperti al proprio destino, senza smettere però di rimuginare.
Sicuramente quel tipo
era una faccia nuova… Uno così, mica te lo potevi
scordare, no?
Che fosse un nuovo
assistente di laboratorio? Un tirocinante? Sicuramente non un professore,
perché sembrava davvero troppo giovane… sì, probabilmente loro due erano
coetanei, o al massimo poteva regalargli un paio d’anni in aggiunta e il biondo
dio poteva essere un ripetente… Un nuovo allievo trasferito da un’altra scuola?
Certo, non portava la divisa… ma all’ultimo anno, ormai, non era più
obbligatoria e nessuno la indossava ancora… tranne i secchioni
squattrinati come Merlin, ma quello era un altro discorso.
Merlin affrontò l’ennesima curva del corridoio, e gli ultimi metri prima della destinazione, in completa apnea.
Riprese a respirare solo quando – miracolo dei miracoli! – realizzò che la porta no, non era chiusa e i suoi compagni di sventura stavano ancora chiacchierando beatamente fra loro, perché il vociare arrivava fin lì.
Inspirando a fondo per sembrare meno cianotico e per calmarsi, varcò l’antro dei dannati e si accomodò accanto a Will – il suo migliore amico – all’ultimo posto libero in fondo all’aula, ringraziandolo con un sorriso per la provvidenziale posizione strategica, ricevendo in cambio il solito ghigno di comprensione.
Merlin seguiva puntualmente ogni lezione in prima fila e veniva considerato un mago in tutte le altre discipline, ma
odiava visceralmente la matematica, e
l’odio era ferocemente reciproco, a detta sua.
I numeri arabi erano
davvero arabo per lui.
E postulati e assiomi
avevano un inquietante non-sense che lo tenevano sveglio anche di notte, a
scervellarsi, senza giungere a risultati apprezzabili.
Equazioni e
disequazioni erano un’entità aliena.
L’unico seno che
conosceva (per sentito dire) era quello del ‘Magicbra push-up’ di Gwen e il coseno non sapeva neppure dove stesse di casa…
Oppure x, y, z non
sarebbero mai stati riferimenti cartesiani, al massimo la parte finale di
qualche nickname per qualcuno con scarsa fantasia.
Sì, a volte il suo
cervello prendeva la tangente… ma quello era l’unico
modo che conosceva per venire a patti con le funzioni trigonometriche. E questo
era quanto.
“Ehi, tu, lassù… Chiunque verrà… Fa’ che non sia uno stronzo, fa’ che non sia uno stronzo”, si mise a borbottare come un mantra, intanto che sfilava dallo zainetto il libro immacolato, il blocco per gli inutili appunti (che tanto non avrebbe capito), e l’astuccio decennale che aveva francamente visto tempi migliori. “Fa’ che non sia- merda!” la sua sfiga leggendaria aveva colpito ancora: la custodia delle sue penne, con la cerniera difettosa, gli era scivolata di mano sparpagliando ovunque, sotto ai suoi piedi, le penne, le matite, le gomme, l’evidenziatore, delle graffette, il temperino che era rotolato verso il compagno del banco davanti.
Merlin si chinò, imprecando contro le congiure universali, e cercò di raccattare il tutto, giusto nel momento in cui la porta della classe fu chiusa e il gruppo, in coro, cessò il brusio e salutò il nuovo docente che, scritto il proprio nome alla lavagna come presentazione e l’orario di ricevimento d’ufficio, non perse altro tempo, iniziando immediatamente a chiamare l’appello.
Mancavano solo tre penne e due graffette – infidamente spinte oltre la sua portata –, quando fu il suo turno.
“Emrys!” – Si sentì chiamare, mentre era ancora incastrato sotto al banco a raccogliere il suo disastro personale. – “Merlin Emrys”, ripeté la voce, meno paziente. “È forse assente?”
William ebbe il buon cuore di indicare la sua presenza per lui, puntando un dito verso l’infausta scomparsa.
“Signor Emrys, ci vuole onorare della sua attenzione?” domandò retorico l’insegnante, con una punta di arroganza e dei risolini d’accompagnamento delle oche della classe.
Asino borioso!, inveì
mentalmente Merlin, intanto che, a malincuore, sollevava lo sguardo da terra e
la testa da sotto il tavolo e…
Oh, cazzo.
“Emrys! Benvenuto fra noi!” lo prese in giro il prof, scendendo dalla pedana dov’era la cattedra per venirgli incontro.
Ad una distanza ragionevole, si fermò, dondolando a mezz’aria qualcosa d’indefinito.
“Hanno ritrovato quest’oggetto davanti ai distributori e il custode, Mr. Gaius, sostiene che solamente lei possa girare con un portachiavi a forma di cappello da mago a punta, con tanto di stelline su sfondo blu! Quindi credo che sia suo”, desunse e gli lanciò la chiavetta che lui afferrò al volo, per miracolo, con il portafortuna annesso.
“Ehmm…” si ritrovò a dire, sbirciando in fretta il nome scritto alla lavagna. “Grazie, professor Pendragon”.
L’uomo gli sorrise, ammiccando, e Merlin non poté fare a meno di arrossire, mentre ricambiava il sorriso.
Ok. Forse quest’anno
la matematica avrebbe fatto un po’ meno schifo del solito.
E forse avrebbe anche
smesso di odiarla e l’orrida materia avrebbe anche potuto finire per piacergli…
Uhmm… No,
decisamente no. Quello era pretendere un po’ troppo.
Ma quest’ultimo anno, almeno, era iniziato meravigliosamente
bene… e lui prevedeva di chiedere un sacco di recupero aggiuntivo e ripetizioni
private.
-
Fine -
Disclaimers: I personaggi, citati in questo racconto, non
sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro da parte mia.
Ringraziamenti: Alla mia kohai che subisce le mie paranoie. X°D
A Laura, per il suo entusiasmo! <3
Note: Il rating è giallo per
il linguaggio colorito.
Il diploma finale pre-universitario si chiama “A-Level GCE” (General Certificate of Education - Advanced Level) e corrisponde alla nostra Maturità di Quinta Superiore.
Nella maggior parte dei licei inglesi, il penultimo e ultimo
anno la divisa non è più obbligatoria.
Siccome, però, in molte scuole si fa a gara per vestirsi all’ultima moda, per
evitare umilianti confronti, molti stupendi meno abbienti continuano a portare
la divisa fino alla fine.
Nella Scuola Superiore britannica, ci sono dei corsi obbligatori, che bisogna frequentare e superare per diplomarsi, e altri facoltativi.
La matematica, con sommo dolore di molti, è uno dei corsi obbligatori.
Avviso di servizio
(per chi segue le altre mie storie):
L’ultima storia postata è una one-shot merthur, Camelot!AU, soulmate: “Dragon!Dragonlord!Merlin”
Non so quando avrò tempo ed energia per aggiornare con cose vecchie o nuove, ma volevo rassicurarvi: leggo ogni parere che mi lasciate con viva gratitudine!
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elyxyz