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Autore: Lyter    27/05/2015    1 recensioni
Quando hai un gemello la tua vita è legata alla sua, inevitabilmente.
Ma cosa succederebbe se il destino decidesse di separare la vita di due gemelli, cosa succederebbe se le loro strade si separassero per poi incontrarsi quando ormai tutto è cambiato?
Questa è la storia di Diana e Oscar Anderson, due orfani costretti a vivere in una Londra molto crudele
Genere: Malinconico, Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
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1817





Le ciocche rosse dei capelli crespi ricadevano con passiva eleganza lungo il lavabo de lavandino. Una lunga macchia vermiglia lo percorreva fino alla bocca del tubo per poi scomparire in esso.
Diana ne aveva visti tanti di lavandini così nell’Orfanotrofio e sapeva alla perfezione che ve ne era solo uno bianco e pulito come nei racconti della balia: quello del ‘Signore’ E ricordava anche la punizione che le avevano inflitto quando l’avevano scoperta in ambienti non consoni ad una ragazzina ospitata dalla struttura. Ne portava ancora i segni sulle braccia.
Un singhiozzo lo scappò dalle labbra e la balia, che le stava accuratamente tagliando i capelli, la strinse con remota delicatezza le spalle. “Ricresceranno” la rassicurò con la sua solita voce sbrigativa “Questione di anni”
La bambina si concentrò per qualche secondo sui boccoli che cadevano, con una lentezza quasi studiata, nel lavabo "Quando?” richiese con la voce tremante
“Due anni, probabilmente” la voce della donna le giunse lontana, quasi strascicata.
S’irritò, Diana, s’irritò per quell’abuso alla quale la stavano sottoponendo. “Sono una ragazza” dichiarò con ostentata solennità.
La balia alzò le sopracciglia e la guardò come se notasse per la prima volta quel dettaglio “Lo sei” disse annuendo.
Diana, lo sconforto giunto quasi alle stelle, si irritò ancora di più. Le ragazze avrebbero dovuto portare i capelli lunghi, ben acconciati e morbidi sul capo. Perché le stavano infliggendo quella pena? Perché proprio a lei? Era stata buona negli ultimi giorni, aveva abbassato il capo a tutti gli inservienti dell’orfanotrofio eppure, nonostante questo, le stavano togliendo ciò che reputava più bello nel suo corpo. “Ci sono i pidocchi” continuò la balia ignorando le sue lacrime “dobbiamo evitare che vengano pure a te, se abbastanza grande per capirlo”.
E lo era! Diana credeva fermamente di essere abbastanza grande per comprendere qualcosa ma proprio quell’atto, quell’azione impura, proprio quella non riusciva a comprenderla! Sapeva qualche lettera dell’alfabeto, a soli cinque e, forse, un giorno, avrebbe imparato a leggere!
Era grande sì, non lo metteva in dubbio, ma non capiva la motivazione per la quale i suoi capelli si stavano sacrificando “Non posso mettermi quella cosa?” chiese allora fissando, attraverso lo specchio rotto, la cuffia che la balia portava sempre.
“Il Signore non ha soldi per dare a tutti le cuffiette”
Diana sbuffò.
 
 
Si vociferava di rivoluzione. Non che la rivoluzione non fosse già presente nelle industrie ma il tipo di rivoluzione di cui si parlava era, più che altro, una… insurrezione. O almeno così l’avevano chiamata.
Oscar non sapeva bene che cosa significasse quel termine così altolocato per un bimbo di soli cinque anni e questo lo spaventava ancora di più. Se ne stava appollaiato sotto tutti i cappotti che il Signore teneva in quell’armadio, con il fetore dolceamaro di sudore che gli invadeva le narici e gli occhi che faticavano a vedere nell’oscurità di quell’armadio.
Aveva fatto in tempo a nascondersi lì dentro prima che il Signore entrasse con altri due aristocratici e discutesse di… rivoluzioni e insurrezioni.
E se l’avessero scoperto…
Le voci si quietarono per un attimo ed il secondo dopo Oscar tentò di spiare da uno spiraglio, notando che ora lo studio era vuoto.
Qualche secondo dopo, mentre l’adrenalina gli scorreva veloce nelle vene, si ritrovava sul tetto a correre fra le tegole smussate. Arrivò in un punto nel quale si apriva una piccola concavità e fu lì che si fermò mentre un pianto gli giungeva alle orecchie. Conosceva quel pianto. Dannazione se conosceva quel pianto. Non aveva bisogno di vedere per sapere chi era. “Diana?” il pianto si arrestò immediatamente e, dall’ombra, una piccola figura emerse. “Dove sono i tuoi capelli?” le chiese Oscar quando capì la motivazione di quel pianto.
“Me li hanno tagliati” rispose con la sua piccola vocina Diana “La balia mi ha detto che è per i… per i …”
“Pidocchi?” completò Oscar per lei sapendo perfettamente di cosa sua sorella parlasse.
Fu nel momento in cui Diana annuì che il sole scomparve del tutto e l’ombra primeggiò sulla luce. I due bambini rimasero immobili e, dopo qualche minuto, piccole luci andarono a delineare i profili delle case e dei vari edifici.
Oscar abbracciò sua sorella e le pose un bacio delicato sulla nuca “Non piangere”
Londra si mostrò loro in tutto il suo splendore notturno ed entrambi videro una promessa in quella visione.
Erano a Londra, dopo tutto.
Ed era il 1817

   
 
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