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Autore: Meretrice_Thomisus    27/05/2015    0 recensioni
Ognuno di loro ha provato e causato sofferenze.
Ognuno di loro ha conosciuto la paura.
La storia di alcuni ragazzi si intreccerà, mostrando come la vita può essere sconvolta improvvisamente senza lasciarti la possibilità di cambiare le cose.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Questa storia inizierà come una semplice commedia a tratti romantica ma con l’andare avanti acquisirà un andamento più serio e più adatto al genere drammatico. Si svolgerà in prima persona da vari punti di vista. Il nome di chi al momento parla sarà segnato in alto. A fine pagine spesso saranno presenti note che serviranno a puntualizzare parole o frasi della storia, evidenziati con un *. Buona lettura!

Capitolo XVII
 
Jesus

12 Gennaio 2007

La mia presenza non era di certo più gradita a casa mia. Perciò, per facilitare i rapporti tra me e mia madre presi la decisione che mi sembrava più giusta. Di andare realmente da mio zio non se ne parlava ma l'idea di andarmene non era per nulla male. Questa possibilità mi si mostrò di fronte grazie all'annuncio di una mostra per giovani talenti. Chiunque poteva partecipare pagando una somma, cosa che riuscii a fare tramite i pochi risparmi che possedevo. Poiché minorenne avevo pure bisogno di un permesso dei miei genitori. Essendo per mia madre come un fantasma, la firma la feci fare a mio padre che era talmente passivo che mi avrebbe permesso di subire un eutanasia senza il minimo interesse di impedirmelo. La mostra iniziava a Febbraio e si poteva portare un minimo di sei lavori. Ero un po' in ritardo ma non era un problema: lavorando più ore al giorno, senza neanche mia madre a stressarmi per le preghiere, potevo cavarmela. In oltre avevo già il soggetto perfetto da rappresentare. Odette. Suonava bene come nome. Odette, Odette, Odette. Era un nome francese. La madre era francese, non so se il marito fosse il padre biologico di Odette. Non le assomigliava per niente. Lei era così delicata, lui invece... Ricordo che il giorno in cui l'avevo visto fuori da scuola, per prendere Odette, mi aveva ricordato un gorilla da quanto era peloso e massiccio.
In quel momento stavo cercando di fare i bozzetti preliminari del suo ritratto. Dato che lei era così bella anche il ritratto lo doveva essere. Avrei tanto voluto chiederle di farmi da modella ma di coraggio non ne avevo neanche un po'. Era dal giorno in cui mi aveva parlato che il desiderio di disegnarla mi assaliva, il difficile era ricordarsi i dettagli solo con l'uso della memoria. La osservavo spesso da lontano e ogni volta notavo particolari di lei sempre nuovi. Quando era in compagnia di Elodia non mi rivolgeva mai la parola, tuttavia, quando era da sola, mi sorrideva come un bambino in una foto, con ogni singolo dente in mostra. Il canino destro era leggermente scheggiato e, quando sorrideva, le si formava una fossetta sulla guancia. Sulla sua morbida, o immaginavo lo fosse, guancia rosa. Magari per il quadro avrei dovuto farle qualche foto...No, no, meglio di no.
Tornando alla mostra... se fossi riuscito a vendere almeno qualche quadro avrei ricavato il necessario per pagare il primo mese di affitto. Mi sarebbe andata bene anche una stanzetta con le pulci nel letto. Tutto pur di cambiare vita.

 
Rosy
 
In quei giorni, la sera(mentre Paoletta, ancora scossa, restava a casa con se stessa) aiutavo mia madre con il suo lavoro. La sua era un'attrazione naturale per le vagine e non in campo sessuale. Aveva una brutta reputazione nel quartiere e io non ci ero mai andata tanto d'accordo. Eravamo troppo diverse...e poi da bambina mi lasciava troppo tempo da sola per rincorrere i tanti uomini della sua vita. Nel vederla in quello stato pietoso avevo sviluppato una sorta di avversione verso il genere maschile e le relazioni in generale. Non che mi rifiutassi di averci a che fare ma solo che la cosa accadeva unicamente quando lo decidevo io. Raphael era mio amico da quando, in quarta elementare, aveva tentato di baciarmi con la lingua per una scommessa con un amico. Io lo avevo scaraventato a terra ma senza un perché fu proprio quel gesto a farci socializzare. I maschi ragionano in un modo tutto loro, erano proprio strani.
Quel pomeriggio avevo la possibilità di rilassarmi dato che le mie uniche mansioni furono il portare il caffè e altre cose a mia madre. Avevo il resto del tempo libero prima di ritornare da Paoletta. Mi resi conto che era da un bel po' che non andavo a cercare vestiti e non avrei neppure avuto bisogno di soldi. Per fortuna quel giorno mi ero portata la borsa più grande che avevo. Mi feci la coda, come tutte le volte che andavo a rubare.
Girai tra le strade affollate prima di decidermi ad entrare in un negozio. Cercai tra la roba qualcosa che potesse piacere anche a Raphael. Dopo un'ardua ricerca, viste le cagate che erano esposte, trovai una maglietta bianca con del pizzo sulla spalla. Assicurandomi che nessuno mi stesse guardando, ne presi due modelli identici, nascondendo uno dentro l'altro per far credere di averne solo uno. Andai successivamente nel camerino e, una volta dentro, infilai una delle magliette in borsa staccando prima l'antitaccheggio. Uscii fuori con nonchalance e rimisi a posto la maglietta restante, con un'espressione delusa di chi non è convinto del capo appena provato. Per evitare problemi preferii cambiare negozio. Altri minuti di camminata e varcai la soglia del successivo negozio. Di fronte mi ritrovai, presa alla sprovvista, Odette insieme ad Elodia. La prima, se non fosse stata con Elodia, mi avrebbe salutato agitando la mano. La seconda, invece, mi sorrise.
Quella brutta troia di Elodia alle medie aveva fatto credere a tutti che io fossi lesbica solo perché non facevo la cagnetta con chiunque.
Ricambiai il sorriso e in entrambe si poté avvertire l'odio reciproco. Chissà, magari le stavo sul cazzo anche perché ero amica di Raphael mentre lei si sognava qualsiasi relazione con lui.
La ignorai e ripresi la mia ricerca di vestiti quando sentii qualcuno tirarmi la borsa. Era Elodia con ancora quel fottuto sorriso stampato sul volto. Che cazzo voleva? Cercai di sembrare il più disinvolta possibile e mi diressi verso l'uscita, non era il caso rubare con quella in giro. Sbiancai quando, vicino a me, l'allarme suonò.
«Signorina, si fermi!»
Dicevano a me? Ne ebbi la conferma quando due mani maschili mi afferrarono le braccia. Non riuscivo a reagire, avevo la bocca impastata e le mani mi tremavano. L'uomo prese a perquisirmi la borsa e tirò fuori tutto il mio bottino. Non capivo, avevo strappato l'antifurto dalla maglietta, allora perché? Poi arrivò la risposta: una stupida collanina rosa. Non l'avevo mai presa e mai l'avrei fatto. Elodia. Era sparita ma avevo la certezza fosse sua la colpa. Questa me l'avrebbe pagata.
  
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