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Autore: Gennai86    28/05/2015    2 recensioni
Quanto un ragazzo comune di nome Joe esprime un desiderio la notte di San Lorenzo di certo non avrebbe mai immaginato che la ruota del destino si sarebbe messa in moto in maniera così veloce. La vicenda si districa sullo sfondo dell'eterna lotta tra bene e male, un delicato gioco equilibri che vede contrapposti due gruppi: da una parte i Guardian Angel, baluardo di un'umanità apparentemente senza speranza, dall'altra una figura misteriosa pronta a sfruttare qualsiasi cosa e persona, sottoposti compresi, per raggiungere il suo scopo. E così, tra nuovi incontri, scontri e colpi di scena i vari personaggi dovranno mettere in gioco sè stessi e i loro sentimenti, più volte messi alla prova, fino a capire che a volte il nemico più ostico siamo proprio noi stessi. Mistero, incantesimi e sentimenti si mescolano dando vita a una leggenda che ha inizio quasi per caso in una tranquilla notte stellata.
Genere: Azione, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3: Rocky

Verso le otto meno un quarto una station wagon rossa si fermò davanti a casa Benson.

« Mi raccomando, non stressate troppo gli zii e comportatevi bene con vostro cugino. Intesi? »  Michelle si stava raccomandando a Marie e Nicholas che la sera prima non avevano fatto altro che parlare della bellissima storia che zia Julia aveva iniziato a raccontare.

« Per chi ci hai presi mamma, ormai siamo grandi. Ti ricordo che ormai abbiamo otto anni, otto! »

« Appunto! » esclamò la madre con un aspetto divertito « Ci vediamo questa … ehi! Dove state andando? Non dimenticate niente? » I due bambini che nel frattempo stavano già percorrendo il vialetto si fermarono di scatto e corsero verso la macchina schioccando velocemente un bacio ciascuno sulla guancia di Michelle, poi schizzarono come saette verso la porta. « Ah, beata gioventù! Spero che Julia e Henry resistano al ciclone Marie! ». Nel frattempo comparve sull’uscio Julia che ebbe a malapena il tempo di accennare un saluto alla cognata prima che i gemelli la trascinassero in tutta fretta dentro casa.


Zio Henry aveva già predisposto tutto l’occorrente per fare colazione sul tavolo del giardino sul retro e stava aspettando il resto della truppa: le tazze, il latte, il succo di frutta, i biscotti e la cheese-cake che era avanzata. I primi ad arrivare furono Nicholas che teneva per mano zia Julia spinta dalla nipotina tuto pepe; dopo qualche minuto fece capolino anche Gabriel che stropicciandosi gli occhi ciondolò fino alla sedia sbadigliando e facendo cenni che dovevano essere dei saluti.

Dopo aver servito i bimbi e bevuto una tazza di caffè americano assieme alla moglie Henry salutò tutti e prese la macchina per recaesi in ufficio lasciando Julia con tre piccole scimmiette curiose di sapere come andava avanti la storia. Dopo aver aspettato più o meno pazientemente che Gabriel si fosse vestito si recarono tutti e quattro nello studiolo in modo che la donna potesse continuare a lavorare al suo quadro mentre intratteneva il suo giovane pubblico con il racconto.


***


Grazie al passaggio dato suo padre Joe riuscì senza problemi a raggiungere la sede del polo universitario nella periferia di Middle Town, una città ad una trentina di chilometri da casa sua. Sfruttò tutto il tempo del viaggio per riflettere bene sulla sua scelta, totalmente indifferente all’autoradio e al chiasso del traffico mattutino. Giunto a destinazione si recò a parlare coi responsabili dei due corsi di laurea oggetto della sua scelta, soppesando ogni loro parola e chiedendo tutte le informazioni possibili. Le sue elucubrazioni continuarono anche durante il pranzo, giusto un panino mangiato a fatica perché nei momenti di stress a Joe si chiudeva lo stomaco. Entro un paio d’ore avrebbe dovuto prendere una delle decisioni più importanti della sua vita, ma al momento si sentiva più che mai incerto sul da farsi.

Decise allora di fare una passeggiata nella speranza di schiarirsi le idee e si incamminò verso il suo posto preferito. Percorse un lungo viale alberato che costeggiava la mensa universitaria e dopo una decina di minuti arrivò in un bellissimo prato, una tavolozza naturale con macchie variopinte che si perdevano all’orizzonte situato su una collina poco distante dall’università. Pochi anni prima quel luogo non era che una radura incolta, ma grazie all’opera degli studenti di agraria e botanica era diventato un enorme giardino fiorito, un vanto per l’intera Middle Town.

Joe amava stendersi sull’erba, farsi inebriare dai profumi della natura che lo circondava e perdersi nell’osservare il cielo: non conosceva modo migliore per scacciare i pensieri negativi e a ritrovare la giusta serenità. Portando il braccio sinistro all’altezza del viso per ripararsi dal riflesso del sole la sua attenzione venne catturata dalla gemma incastonata sul suo orologio la quale scintillava in maniera insolita.

« Che succede? » Una tiepida luce arancione brillava a intermittenza in sincronia coi battiti accelerati del ragazzo preoccupato per l’ennesima stranezza di quei giorni.


« Presto allontanati! » gli parve di sentire una voce familiare in testa, anzi era certo fosse quella di quello strano animale sognato la notte prima. Ma non fece in tempo a porsi altre domande poiché scorse con la coda dell’occhio una scia rossa nel cielo che sembrava puntare proprio nella direzione in cui era lui. Joe allora preso dal panico cominciò a correre nel tentativo di trovare riparo nel boschetto che si trovava qualche metro più in là quanto all’improvviso il suo braccio sinistro si alzò da solo e dalla gemma sull’orologio si materializzò una sagoma arancione: subito cominciò a mutare forma definendo quelle che sembravano due grandi ali su di un corpo tozzo che non raggiungeva il metro di altezza. La luce a mano a mano si dissolse rivelando finalmente la strana creatura. Quelle che sembravano ali erano in verità due lunghe orecchie che quasi toccavano terra, il muso era effettivamente quello di un coniglio però l’essere poggiava sulle zampe posteriori mantenendo al contempo una postura eretta.

« Perdona la fretta, speravo avrei avuto modo di spiegarti con calma come stanno le cose, ma il nemico ha già fatto la prima mossa. » La creatura si voltò per guardare Joe che nel frattempo stava seduto incerto sul da farsi e incredulo non riusciva a fare altro se non ascoltare e osservare. « Corri nel boschetto Joe, qui ci penso io! »

« Ma allora non era un sogno!? Tu … sei Shiny!? »

« Sì, ma ti spiego tutto dopo. Adesso sbrigati prima che arrivi! »

« Cosa deve arrivare? »

Ormai il punto luminoso era proprio sopra di loro tingendo il cielo di un rosso innaturale e cominciò a scendere in picchiata proprio sopra le loro teste. Shiny con uno scatto repentino afferrò Joe e con un balzo prodigioso schizzò verso il boschetto mentre nel punto dove si trovavano qualche secondo prima ci fu un violento schianto. L’impatto col suolo provocò un’onda d’urto tale che Shiny dovette aggiustare la traiettoria di volo per evitare di finire zampe all’aria e atterrare in sicurezza.

« Ma guarda un po’ chi ho trovato », esclamò una voce maschile proveniente dall’enorme polverone che si era alzato in seguito allo schianto, « tu devi essere un Famiglio, sì ne sono dannatamente certo. E se tu sei qui significa che nei paraggi dovrebbe esserci anche quello sfortunato angelo che dovresti … proteggere ahahah »

Caduta al suolo la polvere Shiny potè finalmente vedere in faccia il suo avversario. Un ragazzo pressappoco dell’età di Joe, forse con qualche anno in più, slanciato e dall’atteggiamento spocchioso; capelli neri, pettinatura punk con una cresta rossa, un paio di orecchini al lobo sinistro e occhi neri come la pece. Completavano il look uno strano mantello posato sulla nuda pelle, pantaloni attillati scuri, cintura e stivali borchiati. « Mi chiamo Rocky, ricordalo bene sgorbietto perché sarà l‘ultimo nome che sentirai! »

« Certo che la lingua non ti manca! Vediamo sei sei altrettanto bravo a combattere!»

« Zitto microbo! » e così dicendo si scagliò all’attacco.

Intanto Joe osservava la scena nascosto fra i cespugli. Rocky mostrò subito il suo temperamento sanguigno sferrando pugni e calci in rapida successione, però la sua azione risultava piuttosto imprecisa. Dal canto suo Shiny schivava ogni colpo con grande agilità servendosi anche delle lunghe orecchie come fossero vere e proprie braccia per parare i colpi. Il modo in cui stava evolvendo lo scontro fece infuriare il misterioso aggressore convinto a priori di poter chiudere la questione senza troppi sforzi

e che invece aveva trovato una inaspettata quanto tenace resistenza.

Preso dai suoi agitati pensieri e provato del ritmo con il quale stava attaccando da qualche minuto Rocky iniziò a perdere smalto: i suoi movimenti cominciarono ad appesantirsi e subito Shiny se ne accorse approfittandone per passare al contrattacco: dopo un balzo verso l’alto per non essere più a portata di tiro iniziò a roteare su sè stesso e scese in picchiata colpendo con le sue grandi orecchie in pieno volto il nemico che accusò il colpo arretrando di qualche passo. Il famiglio tornò subito in posizione di guardia aspettandosi una mossa di risposta la quale però fu più veloce e potente del previsto: infatti Rocky seppur sbilanciato riuscì a tirare un calcio che colpì in pieno stomaco il malcapitato scaraventandolo lontano verso il boschetto dove Joe si stava nascondendo. Nonostante fosse riuscito a raddrizzarsi in volo Shiny era in ginocchio e si teneva la parte dove aveva ricevuto il colpo.

« Oh no! Come va? Aspetta che ti aiuto a rialzarti » disse il ragazzo uscendo istintivamente dal suo nascondiglio per soccorrere la creatura ferita.

« Sciocco! Perché non sei rimasto nascosto? »

« Ma io ero … sono preoccupato per te! Fammi vedere »

Intanto il nemico tenendosi la testa scrutò con occhi torvi l’area circostante per individuare il suo avversario; l’espressione del viso cambiò istantaneamente alla vista di quella scena tramutandosi in un ghigno compiaciuto.

« Cosa vedono i miei occhi? Tu devi essere quello che sto cercando! »

« Non pensarci neanche Rochy! » la creatura tentò di rialzarsi ma non sembrava molto stabile per via delle conseguenze del colpo subito.

« Cosa fai? Lo vedi che non puoi combattere. Vieni, scappiamo! »

« Devo darti una pessima notizia, voi due non andrete da nessuna parte! » e così sentenziando iniziò ad avvicinarsi senza fretta sapendo bene di trovarsi di fronte a dei facili bersagli: si stava gustando a ogni passo il piacere che avrebbe provato nell’uccidere chi aveva osato colpirlo ferendo il suo orgoglio. « Nulla di personale, ma a quanto pare sei sulla lista nera e dunque dopò aver fatto fuori il piccoletto mi occuperò anche di te ahahah »

 

Joe si sentì perso. Mai prima di allora si era sentito così spaventato, sentiva che la sua vita era davvero in pericolo e che la cosa più naturale era scappare. Nessuno avrebbe potuto biasimarlo: correndo veloce avrebbe potuto tornare in città e chiedere aiuto alla polizia. Forse un gruppo di poliziotti sarebbe riuscito a fermare la furia cieca di quel pazzo. Però come avrebbe fatto con Shiny? Per quanta paura avesse non poteva abbandonare al suo destino quella creatura coraggiosa che stava rischiando la vita per difenderlo; per di più lasciarlo solo in quelle condizioni significava condannarlo a … non osava nemmeno pensarlo.

E mentre il ragazzo cercava disperatamente una soluzione Rocky si avvicinava lento e inesorabile schioccando le nocche e il collo con uno sguardo privo di qualsiasi sentimento di compassione. Il terrore cominciò a impadronirsi anche del corpo di Joe che iniziò a tremare. Avrebbe tanto voluto reagire ed essere forte come il suo amico Caco, se solo avesse avuto un briciolo del suo coraggio…

« Non ti preoccupare Joe, finché sarò qui non ti torcerà neanche un capello » la voce di Shiny seppure debole mostrava una sicurezza e una determinazione tale da stupire nuovamente il giovane il quale non riuscì più a trattenere le lacrime. Si sentiva così debole e si vergognava di sè stesso: avrebbe davvero potuto lasciare che il famiglio venisse ucciso senza nemmeno provare a fare qualcosa? Nossignore, non poteva accettarlo, non dopo tutto quello che lui aveva fatto senza nemmeno conoscerlo, senza nemmeno ricevere un “grazie”.

« Vi state dicendo addio perdenti? » Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Joe si alzò in piedi ancora tremante, le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi azzurri che così lucidi sembravano vetro. Rochy si fermò di scatto evidentemente sorpreso da questa reazione. L’ennesimo imprevisto del suo piano.

« Shiny … Shiny non è … un perdente! » la voce rotta dal pianto e dalla paura era un sussuro che si perse nel vento.

« No ti sento smidollato. Sta al tuo posto e non crearmi problemi »

« Tu … » riprese Joe, stavolta con un tono di voce più forte « insultami pure se vuoi, ma Shiny non lo devi toccare ». All’udire queste parole il nemico si morsicò il labbro inferiore e riprese ad avanzare, stavolta con il preciso obiettivo di colpire il giovane che fece un passo indietro e si chinò a protezione del suo partner.

Rocky allora perse definitivamente le staffe e cominciò a correre verso i suoi obiettivi intenzionato più che mai ad uccederli colpendoli con tutta la forza che aveva in corpo.

A quel punto Joe strinse forte a se Shiny e chiuse gli occhi aspettando il momento in cui sarebbe stato colpito, ma a pochi istanti da …


***


DRIIIIIIIIIIN.

« Noooooooooo! » un coro di disappunto si levò nel silenzio dello studiolo all’udire il telefono squillare.

« Mi spiace bambini, devo rispondere. Appena metto giù continuiamo la storia »

« Maledetto telefono! Dopo però lo stacchi zia » e mentre Marie esprimeva tutto il suo disappunto zia Julia corse nel soggiorno per prendere la telefonata.



                               Continua ...
   
 
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