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Autore: BrokenSmileSmoke    28/05/2015    2 recensioni
Sequel de "L'Amore È Una Lotta".
Dopo l'incidente, Yumi ed Ulrich hanno voglia di tornare ad una vita normale, cercando di dimenticare tutto quello che è successo fino a quel momento.
Ma è solo l'inizio dei loro problemi: il ritorno di una delle maggiori cause delle paure e dei traumi di Yumi mette a dura prova il loro rapporto, assieme ai fantasmi del passato di Ulrich.
"«Cosa significa?»
«Tranquilla, Yumi. Noi staremo sempre insieme, perché il nostro Amore non è destinato a finire.»
"
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Amore è una lotta '
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L'Amore È Per Sempre
Capitolo 4
I know that you're a liar.
«Mamma... Ciao» disse titubante Yumi salutando la donna che era venuta a farle visita nell'appartamento «Prego, entra» continuò per poi spostarsi di lato e farla passare, poi richiudendo la porta.
Erano all'incirca le dieci del mattino, e lei ed Ulrich si erano svegliati meno di mezz'ora prima.
Il ragazzo era uscito per portare fuori il cane, mentre lei avrebbe riordinato l'appartamento.
Difatti quando era suonato il campanello, oltre a chiuedersi chi fosse, era corsa in camera da letto a togliersi il pigiama.
Era felice che Adelaide, sua madre, fosse andata a trovarla, ma non si aspettava che fosse arrivata a Sceaux senza un minimo di preavviso.
«Come hai fatto a sapere che vivevo qui?»
«Ho chiesto alla padrona dell'appartamento precedente, mi ha detto che nell'appartamento di prima era scoppiato un incendio, mi sono spaventata, pensavo ti fosse successo qualcosa.. Poi ti ho chiamato ma ha risposto la segreteria.» raccontò preoccupata la donna.
«Oh, giusto.. Il cellulare» concluse Yumi, ricordandosi improvvisamente del fatto che era dalla sera precedente che aveva il cellulare spento.
Che stupida, e se Ulrich mi avesse chiamata?
Cercò il cellulare fra i cuscini del divano, per poi ritrovarlo. Era pieno di morsi sui lati.
«Vieni in cucina, preparo il caffé»
«Tranquilla tesoro, non ce n'è bisogno, sono passata da un bar vicino e ti ho preso qualcosa per la colazione. So che le domeniche non ti svegli prima delle dieci.» disse Adelaide poggiando sul tavolo una borsa di carta e prendendo un contenitore con tre bicchierini di caffè e tre cornetti dal suo interno.
«Perché.. Tre?» domandò la ragazza.
«Beh, il tuo ragazzo, quello che vive con te»
Yumi restò immobile, perplessa. Non gli aveva mai parlato di Ulrich o comunque del fatto che convivesse con qualcuno.
La donna sospirò.
«Ho parlato con Aelita l'altro giorno» le disse sorridendo.
Yumi osservò.
Nonostante gli anni, i pochi capelli bianchi che facevano da contrasto con quelli corvini e le poche rughe sul volto a causa di tutte le difficoltà che aveva avuto e superato sembrava comunque giovane.
Aveva quasi cinquant'anni, eppure non ne dimostrava più di quaranta.
Molte volte Yumi si domandava come suo padre avesse fatto a lasciarla.
Era una donna dolce, forte e giovane.
Ma certo, era a causa sua.
«Come va al Kadic? E il lavoro al pub?»
«Con l'accademia bene, fra non molto dovrò iniziare a dare gli esami per poter passare al quinto anno, per quanto riguarda il lavoro.. Pochi giorni fa ho ricevuto un piccolo aumento. Non è nulla di che, ma mi aiuta.»
«E dimmi.. Il tuo nuovo ragazzo, lavora anche lui?» domandò curiosa Adelaide. 
Era meravigliata e contenta del fatto che fosse migliorata in quei mesi a Sceaux.
«No mamma, lui no. A causa mia ha avuto un incidente e proprio in questi ultimi giorni ha tolto le stampelle» rispose la ragazza sentendosi in colpa dopo aver rivissuto quello spiacevole ricordo «E.. Ho rivisto Joseph.» sussurrò l'ultima frase.
Il sorriso della madre svanì.
«Come? Quel bastardo è qui?» la ragazza annuì «Io.. Ma come sono i giudici in Svizzera? Avrebbe potuto violentarti, e qui nessuno fa niente!»
«Hanno spostato la sentenza qui in Francia ed ora l'hanno rimandata.»
In quel momento si sentì girare la serratura della porta dall'esterno, poi si sentirono solo la coda di Devil che sbatteva da una parte all'altra del corridoio e il suo zampettare sul pavimento appena lavato. Poi la porta si chiuse.
Il cane prese la rincorsa e si lanciò sul divano ad annusare Adelaide, scodinzolando.
Yumi scattò in piedi andando da Ulrich, il quale teneva un pallone in mano.
«E quello?» domandò la ragazza.
«Devil gliel'ha preso ad un bambino» rispose Ulrich entrando nel soggiorno e vedendo Adelaide che accarezzava il cane.
«Ulrich, lei è Adelaide, mia madre. Mamma, lui è Ulrich.»
Il ragazzo strinse la mano alla donna.
«Sono contenta che voi due stiate insieme, non puoi immaginare quanto io sia fiera del fatto che mia figlia ti abbia conosciuto.»
Il ragazzo le sorrise, per poi sedersi sul divano accanto a Yumi.
«Per quanto rimarrai qui?» domandò la ragazza.
«Stasera alle dieci ho il treno»
«Avresti potuto restare per la notte!» esclamò Yumi.
«Certo tesoro, solo che domani è lunedì ed io devo andare al lavoro la mattina.»
La mora annuì un po' triste.
Non vedeva sua madre da tre mesi, all'incirca da quando era iniziata l'accademia, e quelle poche ore in quella giornata non le sarebbero bastate.
«Beh, se vuoi stasera tu ed Ulrich potete venire al Rainbow Coffee, inaugureranno la nuova ala del locale, hanno aggiunto il ristorante, e stasera ci saranno aperitivi per tutti.»
«Certo, non vedo perché no.» rispose sorridendo la donna.

«Ulrich, potresti allontanare Devil dalla cucina? Credo che abbia intenzione di mangiarsi il ripieno della pasta al forno!»
Yumi si destreggiava dentro la piccola cucina, spostando di tanto in tanto la pentola dalla bocca del cane.
Ulrich entrò in cucina per poi rincorrere Devil attorno al tavolo.
«Ti ho preso finalmente!» esclamò dopo aver afferrato il cane dal collare «lo rinchiudo in bagno» continuò portandolo fuori dalla cucina.


«Signora, io..» iniziò Ulrich, ma la donna lo interruppe.
«Chiamami pure Adelaide, e dammi del tu» disse sorridendo.
«Non voglio sembrare affrettato, ma.. Io ho intenzione serie con Yumi.»
Alla donna le si illuminarono gli occhi.
«So che è da poco tempo che la conosco, ma sento che è quella giusta. Non ho mai provato qualcosa di così forte per nessun'altra ragazza. Yumi.. Mi riempie le giornate. Io la Amo.»
«Sono molto felice che tu e mia figlia vi siate trovati, ma credo che la tua decisione sia piuttosto avventata» Adelaide sospirò «Yumi è una ragazza fragile, e non so se te ne abbia mai parlato, ma mesi fa era successo che..»
«Joseph, sì, lo so.» la interruppe Ulrich.
«Ecco, vedi? Lascia passare del tempo, aspetta che Joe sparisca completamente dalla sua vita. Lei è felice con te, ma non ne è ancora completamente convinta.»
Il ragazzo restò completamente spiazzato dalle parole di Adelaide.
Com'era possibile che Yumi avesse ancora dubbi nello stare con lui?
«Certamente» sospirò, per poi lasciare la sala ed uscire dal pub.

Afferrò un pacchetto di Marlboro dalla giacca e ne prese una sigaretta, dopo vari tentativi e con le mani che tremavano riuscì ad accenderla, poi fece un tiro.
Nella mente continuavano a ripetersi le parole di Adelaide.

Lei è felice con te, ma non ne è ancora completamente convinta.

Cosa voleva dire? Yumi non era pienamente convinta di Amarlo?
«Dannazione!» esclamò dando un calcio al bidone dei rifiuti che aveva davanti.
«L'hai visto?» domandò una vocina stridula a pochi metri da lui.
«Ma quant'è figo!» esclamò un'altra.
Ulrich si voltò per sapere da chi provenissero le voci, erano due ragazze sedute ad un tavolino fuori dal locale.
«Ehi ragazzo, qualcosa non va?» domandò la ragazza con la carnagione scura mostrandogli una bottiglia di vodka, ma venne interrotta dall'amica con i capelli rossi.
«E' Ulrich Stern, del quarto anno, uno di quelli che entrano sempre nei dormitori delle ragazze!»
Il moro le guardò disgustato, allontanandosi e attraversando la strada.
Fino a pochi mesi prima non avrebbe sprecato l'occasione di avvicinarsi a quelle due oche e provarci con loro, ma ora aveva Yumi.
Ma le cose sarebbero probabilmente cambiate.
Prese il cellulare e compose un numero.
«Samantha, sto arrivando da te. Prepara gli spinelli e l'alcol» terminò velocemente la chiamata continuando a camminare verso l'appartamento, prendendo la sua auto.

Adelaide era accanto al buffet.
Dopo la chiacchierata che aveva avuto con Ulrich il ragazzo si era allontanato e Yumi si occupava di rimpiazzare gli aperitivi mancanti, in fin dei conti lei era lì a lavorare.
Nonostante gli spintoni e la confusione che normalmente ci sarebbero stati ad un buffet gratuito lì era tutto stranamente calmo.
Ad eccezione della musica.
Il nastro di inaugurazione che divideva la nuova ala del pub dal resto era stato tagliato del proprietario poco più di mezz'ora prima, seguito da un brindisi e dall'inizio del buffet.
La madre di Yumi era immersa nei suoi pensieri mentre osservava la ragazza lavorare, fin quando non le cadde addosso un analcolico.
«Mi scusi signora, mi è scivolato dalle mani, mi spiace» disse un uomo prendendo dei tovagliolini e porgendoglieli, fin quando non la guardò in faccia «Adelaide? Sei proprio tu? Saranno passati anni da quando non ci vediamo, che ci fai a Sceaux?» domandò.
La donna lo guardò negli occhi, poi le mancò l'aria e cadde a terra, svenuta.
Ulrich non era ancora tornato e Yumi era dovuta andare nella cucina.
Un gruppo di persone le si avvicinò, poi qualcuno la sollevò da terra portandola su un divanetto vicino l'entrata.

«Ora è fuori pericolo, può entrare.» le disse un medico prima di aprire la porta della stanza.
Yumi entrò cautamente e osservò con le lacrime agli occhi la madre stesa sul lettino e collegata ad un macchinario che le controllava i battiti cardiaci.
«Cos'è successo?»
«Non sappiamo quale sia stata la causa, ma avuto uno sbalzo di pressione. Avete chiamato il pronto soccorso in tempo, era a rischio d'infarto.» spiegò l'uomo.
La ragazza deglutì. Possibile che la felicità durasse così poco per lei? 
Aveva fatto conoscere Ulrich ed Adelaide, e per la prima volta aveva le persone che più amava insieme a lei.
Ulrich!
Estrasse il cellulare dalla tasca e cercò il suo nome nella rubrica, per poi selezionarlo e chiamare.
Uno squillo, due squilli.. ne susseguirono altri tre.
Yumi iniziò a preoccuparsi, e quando ormai stava per chiudere il ragazzo rispose.
Dall'altro capo del telefono provenivano risate femminili e canzoni di Bob Marley.
«Ulrich, dove sei?» domandò la ragazza.
«Ho avuto un.. un.. un contrattempo.» rispose Ulrich soffermandosi a lungo sulle parole.
«Sei ubriaco?»
«Non lo so, mamma. Lo sono?»
La frase del ragazzo continuava a rimbombare nella testa di Yumi.
Era evidente che era ubriaco, ma perché?
Perché l'aveva fatto? Per divertimento? Per colpa sua? Aveva fatto qualcosa di sbagliato?
Tutte queste domande le facevano male, molto male.
E lei non aveva fatto nulla per meritarselo, no.
Era in ospedale con Adelaide e lui non l'aveva degnata di un messaggio o una chiamata per sapere che fine avesse fatto.
Forse qualcuno del Rainbow Coffee glielo avrà detto, si rispose mentalmente.
Sì, ma allora perché era ubriaco e non era lì con lei?
«Dove sei adesso?» domandò.
«Sono.. Sam, dov'è che siamo?» chiese Ulrich a qualcuno che probabilmente era insieme a lui.
Yumi si aspettava fosse un altro ragazzo, magari uno dei suoi amici del Kadic.
«A casa mia, non ricordi?»
No, era una ragazza.
«Ecco, sono a casa di Sam. Avevi bisogno di qualcosa?»
Yumi ebbe le lacrime agli occhi. 
Quella risposta proprio non se la aspettava.
Ma davvero credeva che solo perché conviveva con lei il ragazzo sarebbe cambiato? 
Certo, erano successe molte cose da quando si conoscevano, e il ragazzo non aveva fatto che ripeterle di Amarla.
Ma in fin dei conti era facile capire cosa piacesse a lui.
Sopravvivere ad una relazione stabile era faticoso, certo, eppure lei aveva creduto che potesse funzionare.
Come se stando con lei Ulrich non avrebbe guardato o pensato ad altre ragazze.
Oh, Yumi, si disse mentalmente, ci credevi davvero?
Chissà cosa aveva fatto con quella Sam. 
Ma di una cosa era sicura: lei e Ulrich avrebbero finito in quel modo quella loro piccola storia d'Amore.
«No, Ulrich, mi serve solo che domani tu vada nel mio appartamento a prenderti tutte le tue cose.» disse freddamente prima di chiudere la chiamata.

Poche ore prima

«Allora Ulrich, come va la vita all'accademia?» aveva domandato Sam sedendosi sul vecchio e sgualcito divano di pelle che teneva nel salotto, se così si poteva definire.
C'erano mozziconi di sigarette e bottiglie d'alcol vuote un po' ovunque, anche sul parquet rovinato dal passare degli anni.
Tutta la casa era combinata malamente, ed Ulrich si domandò per l'ennesima volta come facesse la sua amica a vivere lì.
«Al Kadic tutto bene, ho conosciuto una ragazza.»
«Ah, immagino una delle tante che ti corrono dietro.» sorrise Samantha portandosi una bottiglia di Whisky alla bocca.
«No, questa è diversa... Era lei a correre via da me.»
Sam lo guardò confusa.
«Non sapevo che le cose fossero cambiate, chiamalo karma» sospirò «Invece qui hai ancora Brinja che ti corre dietro, se ti vuoi fare una sana scopata con lei sappi che torna fra meno di mezz'ora.»
Ulrich scosse la testa sorridendo.
«Sei sempre la solita.»
La ragazza era sempre più stupita dal comportamento del ragazzo.
«Vuoi davvero dire che la vita che facevamo una volta non ti interessa più? Ma ti ricordi quanto ci divertivamo?» disse cercando di far cambiare idea ad Ulrich.
Per tutta risposta il ragazzo aveva preso una bottiglia di vodka dal tavolino davanti al divano e se la bevve tutta d'un sorso, rischiando di soffocare non appena si staccò dalla bottiglia.
Anche se non aveva bevuto molto dato che in quella bottiglia ne era rimasto meno di un bicchiere e mezzo per pochi secondi gli girò la testa.
«Eccome se ricordo, io, tu, Odd, William, che gruppo che eravamo..»
«A proposito di Odd» interruppe Sam «come se la passa?»
Il moro sorrise.
Odd aveva avuto una cotta per Sam sin dalle medie, e avevano iniziato a frequentarsi quando il ragazzo andò all'accademia, mentre lei aveva interrotto gli studi.
Non poteva permettersi nulla, tantomeno la retta del Kadic, ma quel poco che guadagnava da barista lo spendeva in fumo e alcol.
Per non parlare del periodo di droga da cui era uscita poco più di cinque mesi prima.
«Funo a sei mesi fa era messo male. Sai, la faccenda della gravidanza» a quella parola Sam s'incupì «e tutto il resto.»
«Io non.. Non volevo immettervi nel mondo della droga. Era un brutto periodo per me, lo sai. E il fatto di aver perso il bambino è stata la botta finale. Amavo Odd.» terminò osservando il Whisky che si agitava nella bottiglia, continuando a bere.
«Ma vuoi sapere che ti dico? Non pensiamoci più, andiamo avanti» propose prendendo uno spinello da tavolino ed accendendolo, iniziando a fumare.

Circa due ore dopo in quella stanza non si capiva più nulla.
Il fumo e l'odore dell'alcol inondavano la stanza, mentre Ulrich e Sam continuavano a ricordare alcuni avvenimenti che gli avevano più segnato.
Brinja era lì con loro, e nessuno dei due si era accorto di quando lei fosse tornata a casa, tantomeno chi avesse messo la musica di Bob Marley come sottofondo.
Solo una cosa era certa: anche lei era ubriaca.
Ulrich non si era permesso a cercare Yumi. Non sapeva che ore fossero, e lei poteva essere ancora al Rainbow Coffee.
Inoltre voleva riflettere sulle parole dette da Adelaide.
Poi insieme a Sam erano arrivati al secondo o terzo spinello, ormai aveva perso il conto, e ad ogni tiro corrispondeva un bicchierino di Jack Daniel's.
Quindi l'idea di chiamare Yumi era letteralmente andata a farsi fottere.

Stava scherzando con Sam e Brinja, la quale era seduta sulle sue gambe, quando il cellulare squillò.
«Ma chi cazzo è?» domandò Brinja prima che il moro prendesse il cellulare.
«Pronto?» rispose Ulrich in un modo che solo un ubriaco poteva fare.
«Sei ubriaco?» chiese la voce al telefono, che lui non riconobbe.
Avrebbe potuto leggere sul display il nome, ma non ci riusciva.
Ormai vedeva doppio, o triplo del tutto.
Disse la prima cosa che gli passò per la mente, poi fece qualche domanda a Sam.
La voce al telefono aveva detto qualcos'altro prima che Ulrich sentisse solo il tu.. tu.. tu..


***
 
Le cose si stanno mettendo male, lo so. Ma è la cosa che mi riesce meglio.
Ulrich e Yumi chiariranno oppure succederà qualcos'altro?
Spero di riuscire ad aggiornare il più presto possibile, ma sto avendo problemi con il computer.
Se trovate qualche errore nel testo ve ne sarei grata se me lo segnalereste. Così potrò correggerlo.
Un abbraccio,
Broken Smile Smoke.
   
 
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