Capitolo
3
Avrebbe
pagato
decine di dragoni d’oro pur di non essere costretta a portare
a termine il
compito che le era stato affidato. Mentre Aelora si era unita ad Aelor
e lady
Olivya, probabilmente desiderosa di rimarcare il suo possesso nei
confronti del
gemello, Daenora era sgattaiolata via senza fare il minimo cenno sulla
sua
destinazione. Le lizze, aveva ipotizzato Flamaerys, ma se
n’era guardata bene
dal farlo presente al principe Aerys quando questi era venuto a
cercarle.
Quando Dani prendeva in mano una spada c’era sempre qualcosa
che non andava e,
vista la scena di poco prima, non doveva sforzarsi troppo per
comprendere ciò
che rendesse la cugina tanto nervosa. Molto meglio che si sfogasse,
seppure con
metodi decisamente poco ortodossi per una principessa Targaryen,
piuttosto che
corresse il rischio di urtare la fin troppo rinomata
suscettibilità di lady
Shiera.
Perciò,
quando il principe Aerys aveva decretato
che qualcuno avrebbe dovuto recarsi negli alloggi della Grande Bastarda
per
avvertirla dell’anticipazione del banchetto serale, la scelta
era finita
inevitabilmente con il ricadere su di lei.
Non
che non le facesse piacere passare un po’ di
tempo in compagnia di lady Shiera; anzi, al contrario del suo pallido e
decisamente inquietante fratello, la trovava una donna intelligente e
capace di
ottenere tutto ciò che rientrava nei suoi desideri con una
determinazione che
aveva dell’incredibile. L’aveva osservata a lungo
in quegli anni,
avvicinandolesi e prendendola a immagine e somiglianza della madre a
cui era
stata strappata via fin troppo giovane. Non ricordava nulla di Calla
Blackfyre,
se non i capelli biondo argentati che circondavano un paio di occhi
violacei
che la fissavano con amore, ma le piaceva pensare che non dovesse
essere molto
diversa da Shiera.
Tuttavia,
in quel particolare frangente, non era
troppo desiderosa di recarsi nelle sue stanze private e interrompere
qualunque
affare amoroso fosse in corso tra la zia e il cugino. Gli appartamenti
di
Shiera erano spesso frequentati da numeri più o meno elevati
di giovani e
avvenenti uomini, quasi tutti lord di casate più o meno
illustri e più
raramente qualche cavaliere di passaggio, che in comune avevano quel
naturale
terrore nei confronti del di lei fratellastro e amante. Effettivamente
solo un
uomo molto coraggioso, o molto sciocco, non avrebbe avvertito un sano
brivido
freddo al pensiero che il Corvo di sangue puntasse su di lui il suo
occhio
rossastro.
A
quanto lei ne sapeva, tra la bella Bastarda e
Bloodraven c’era una specie di accomodamento per quanto
riguardava i loro
intrattenimenti sessuali, ma Flamaerys era abbastanza sicura che, se
mai fosse
stata un uomo, non sarebbe mai arrivata a rischiare tanto neppure per
la
compagnia della donna più bella del mondo.
Persa
nelle sue considerazioni, rischiò quasi di
oltrepassare i quartieri di lady Shiera senza accorgersene.
Sostò
brevemente dietro all’ampia porta
d’accesso, facendosi forza per trovare il coraggio di
interrompere quello che,
a giudicare dai gemiti che le giungevano attutiti, doveva essere un
amplesso
piuttosto soddisfacente.
Prese
un sospiro profondo, posando una mano sulla
maniglia e cercando di cacciare l’imbarazzo per quella
situazione.
Scivolò
nella stanza con lentezza, cercando di
evitare che i suoi occhi si posassero sul grande talamo. Ovviamente i
suoi
sforzi non vennero premiati, perché un fruscio di lenzuola
attirò la sua
attenzione.
Shiera
teneva la testa leggermente indietro,
immersa nei grandi e morbidi cuscini, gli occhi eterocromi apparivano
accesi
dal piacere e il busto pallido era inarcato verso l’alto. Le
rivolse un sorriso
pigro e appagato proprio mentre da sotto il sottile lenzuolo in seta di
Volantis compariva il capo di Ricarys. Gli occhi ambrati apparivano
soddisfatti
di sé, il respiro piacevolmente affaticato e le ciocche
scure scompigliate come
se Shiera vi avesse ripetutamente affondato le lunghe e sottili dita.
-
Cugina, vuoi unirti a noi? –
Roteò
gli occhi, ignorando il palese divertimento
sul bel volto di Ricarys. Lo conosceva bene come nessun altro e sapeva
che
aveva fatto del mettere in imbarazzo gli altri la sua fonte di
divertimento
preferita.
-
In realtà Aerys mi ha chiesto di avvertirvi che
la cena verrà servita in anticipo. –
Ricarys
sgusciò via dalle lenzuola, volgendole le
spalle e baciando rapidamente le labbra della Bastarda.
-
Sembra che io debba rivestirmi – considerò,
inarcando un sopracciglio in direzione della zia.
Shiera
gli rivolse uno di quei suoi sorrisi da
gatta. – È un peccato, ma non credo che gli altri
lord apprezzerebbero la vista
quanto me. –
Incerta
su dove guardare, cercò di evitare di
soffermarsi troppo
sulle spalle larghe o
sulla schiena muscolosa e abbronzata di Ricarys.
-
Sarà meglio che vada a prepararmi, rischio di
fare tardi per il banchetto – annunciò,
guadagnando l’uscita proprio nel
momento in cui la zia prorompeva in una di quelle sue meravigliose
risate e
mormorava un rimprovero poco convinto all’indirizzo del
giovane principe
dorniano.
Chiuse
la porta dietro di sé, portandosi una mano
al volto e scoprendo di essere visibilmente arrossita.
E
questo é nulla rispetto a ciò che si dice
facciano a Dorne. Sopravvivere in quel regno sarebbe impossibile per
me,
finirei con il morire di vergogna dopo appena una mezz’ora.
-
Flamaerys. –
Spiò
tra le dita l’identità del suo
interlocutore.
Sorrise
quando trovò davanti a sé Valarr, ancora
con indosso la cotta di maglia e il fazzoletto alla spalla.
-
È successo qualcosa? –
Inarcò
un sopracciglio, perplessa. – Perché me lo
chiedi? –
Il
Giovane Principe sorrise, indicando con un
cenno del capo il suo volto, - Sei dello stesso colore dei pomodori
maturi. –
Gli
rivolse uno sguardo piccato.
-
Che paragone incantevole. Magari sono
semplicemente accaldata –
replicò, calcando un po’ più del
necessario
sull’ultima parola fino a farla sembrare oltremodo ambigua.
Valarr
parve interdetto, ma si riprese in fretta,
avvicinandolesi e allungando una mano ad accarezzarla.
Flamaerys chiuse istintivamente gli occhi,
rilassandosi sotto quel contatto piacevole.
–
Confesso che mi piacerebbe avere l’occasione di
vederti accaldata, ma non credo che un corridoio
sia la scelta più
adatta. –
Riaprì
gli occhi, fingendo una divertita
indignazione. – Vostra Grazia, non credevo che foste in grado
di pronunciare frasi
così sconvenienti. –
Gli
occhi azzurri scintillarono malandrini. –
Vorrà dire che non lo diremo a nessuno, mia signora.
–
Annuì,
voltandosi a sfiorare quella mano grande
con le labbra e lasciandovi un delicato morso all’altezza del
pollice. Il gesto
fece fremere Valarr, che le cinse la vita sottile con entrambe le mani
e la
strinse a sé. Rimasero a fissarsi negli occhi per quelli che
parvero minuti
finchè il principe non si piegò leggermente verso
di lei; i suoi gesti erano
lenti e calcolati, come se avesse paura di vederla tirarsi indietro e
scappare
via. Quando le loro labbra stavano per sfiorarsi, fu Flamaerys a
prendere
l’iniziativa e annullare definitivamente quei pochi
millimetri che li
separavano. Si alzò in punta di piedi, gli passò
le braccia attorno al collo e
lo attirò a sé.
Era
diverso dagli altri che aveva scambiato … era
come tutte le giovani lady sognavano che fosse: dolce, appassionato
… così
terribilmente giusto.
Sembrava
che baciare Valarr fosse la cosa più
naturale che il suo corpo potesse fare.
Gli
morse repentinamente il labbro inferiore,
strappandogli un lieve ansito roco, poco prima che il contatto
s’interrompesse.
-
Divina misericordia – mormorò Valarr. Il fiato
corto, un sorriso appagato sulle labbra sottili, e
un’espressione che non gli
aveva mai visto sul bel volto.
Stava
per aggiungere qualcos’altro quando il
rumore di qualcuno che correva verso di loro preannunciò di
poco l’arrivo di
Aegon. Il bambino portava i capelli biondo argentati più
corti rispetto a
quanto facessero i suoi fratelli e le iridi viola saettavano da una
parte
all’altra del corridoio come se fosse alla ricerca di
qualcosa.
-
Egg, stai cercando qualcosa? – gli chiese
gentilmente Flamaerys, chinandosi quanto bastava per portarla alla
stessa
altezza del figlio più giovane di Maekar.
Il
principino scosse risolutamente il capo. –
Cercando? Assolutamente no, mia lady, stavo scappando da quelle due
streghe. –
-
Due streghe? –
-
Sì, le mie sorelle. Rhae vuole farmi un
incantesimo per convincermi a sposare lei invece di Daena. –
Valarr
nascose con un lieve colpo di tosse una
risata divertita. – Sei certo che ti vogliano fare un
incantesimo, Egg? –
-
Assolutamente sì, cugino. Le donne fanno sempre
incantesimi agli uomini per convincerli a sposarle. –
Il
tono deciso era quello di chi non vedeva altre
motivazioni possibili al fatto che un uomo decidesse spontaneamente di
passare
il resto della propria vita incastrato in una relazione con una donna.
Flamaerys
gli scompigliò i corti capelli
argentati. Era incredibile come dai lombi di Maekar Targaryen fosse
potuto
nascere un giovane come quello.
-
Potresti andare nelle tue stanze, Egg, e
chiuderti lì finchè non avrà inizio il
banchetto. –
Aegon
parve soppesare per un po’ la sua proposta,
poi annuì.
-
Mi sembra un’ottima idea; ti ringrazio, lady
Flame. – Poi, prima di correre via, si voltò
nuovamente verso di loro: - Voi
non mi avete visto, posso farci affidamento? –
Con
una risata, assicurarono il loro silenzio.
-
Allora, anche tu credi che le donne facciano
incantesimi sugli uomini che desiderano? –
-
Anche se così fosse non me ne lamenterei
affatto – assicurò il principe, baciandola a fior
di labbra.
Si
separarono giusto in tempo.
La
porta alle loro spalle venne aperta e lady
Shiera apparve al braccio di Ricarys. Entrambi erano composti e
profumati come
se in quella stanza non fosse avvenuto nulla più che una
gradevole
conversazione tra parenti.
-
Cugino, temi forse che Aerion possa provare a
infilzarti durante il banchetto? Lo so che ha dei modi da selvaggio, ma
un’uccisione nel bel mezzo di una cena credo che sia troppo
anche per lui –
ironizzò il dorniano.
-
Fossi in te mi preoccuperei più dei corvi che
dei draghi – ribattè per tutta risposta.
-
Non ho mai creduto che le Zanne di un corvo
possano fare molto contro gli Artigli di una tigre. –
Il
divertito spirito dei due si sciolse in un
abbraccio virile.
-
È bello rivederti, cugino. –
-
Lo é anche per me, ma la domanda resta valida:
hai intenzione di banchettare in armatura? Perché
ciò potrebbe voler dire che
Aerion abbia finalmente imparato a sputare fuoco, del resto sono
diciassette
anni che si professa un drago e io comincio a essere deluso dal non
averlo
ancora visto spiccare il volo e andarsene lontano. –
La
risata sorse spontanea e contagiò tutti i
presenti.
-
Aerion ha le sue fisime, ma l’armatura
significa solo che sono terribilmente in ritardo. –
-
Fisime é un modo molto garbato per affermare
che é completamente fuori di testa. Dunque non ti
tratteniamo oltre, cugino –
concluse. Passò un braccio intorno all’abito di
Shiera e riprese a camminare
verso la sala dei banchetti.
La
Grande Bastarda si voltò a rivolgere uno
sguardo complice alla nipote, per poi proseguire come se nulla fosse.
Valarr
ruppe il silenzio che era sceso tra loro.
– Ti chiederei di aiutarmi a smontare l’armatura,
ma credo che finiremo con il
distrarci. –
Flamaerys
fece tintinnare le unghie sulla cotta,
mordendosi il labbro inferiore con aria fintamente innocente.
-
Mi credi capace di distrarti? –
Un
bacio rapido e imprevisto fu la replica, che
la spinse ad addossarsi contro la parete e la rese prigioniera tra
mattoni e
metallo.
-
Ti prego, va’ prima che decida che presenziare
al banchetto non é poi così importante
– la scongiurò, intervallando ogni
parola con un lieve bacio.
Sorridendo
in un misto di compiacimento e
dolcezza, annuì. Lo baciò per l’ultima
volta e si diresse verso l’ala che
conduceva alle sue stanze.
Una
volta rimasta sola lasciò che i sentimenti
emergessero trasfigurandole il viso in un’espressione di
felicità allo stato
puro.
Per
la prima
volta sento di avere un posto da chiamare casa. Non lo é mai
stato Essos né Approdo
del Re fino ad oggi, luoghi in cui la mia esistenza era a malapena
tollerata,
ma finalmente sento che possa esistere un luogo adatto a me.
Si
cambiò in fretta, indossando una veste di
pallido oro bianco che ben si sposava con la sua carnagione chiara e
creava l’illusione
di trovarsi al cospetto di una creatura assolutamente pura ed eterea.
Lasciò
ricadere le onde scure lungo la schiena e dipinse le labbra di un bel
rosso
vermiglio.
La
strada che separava le sue stanze dalla sala
dei banchetti le parve insolitamente breve mentre percorreva i
corridoio a
passo svelto.
Voltando
l’angolo finì con lo scontrarsi contro
la sagoma asciutta di un cavaliere.
-
Chiedo perdono, ser, non vi avevo visto. –
-
Non é accaduto nulla di male, nipote. –
Gli
occhi violacei saettarono verso l’alto
incontrando l’unica iride rossastra sul volto
dell’albino. Certa di essere
impallidita, abbassò nuovamente il capo. – Lord
Bloodraven. –
-
Sono lieto di constatare di non essere l’unico
in ritardo per il banchetto. Mi faresti l’onore, nipote, di
permettermi di
scortarti? –
Annuì
appena, dipingendosi un sorriso tirato
sulle labbra.
-
L’onore é mio, milord. –
Non
lo
toccherei nemmeno con una lancia, ma non voglio dargli la soddisfazione
di
vedermi spaventata. Non lascerò che rovini quella che ha
tutti i presupposti di
divenire una bella serata.
Passò
il braccio sotto quello dell’albino,
sorprendendosi nel trovare una muscolatura sottile ma decisamente
tonica.
Braccia
da
arciere.
-
Sembri raggiante, mia cara nipote, c’è forse
qualche motivo in particolare? –
-
Non direi, milord, semplice buonumore. –
Avvertì
l’intensità dell’unico occhio su di lei,
ma si sforzò d’ignorarlo.
I
suoi mille
occhi più uno devono aver visto ciò che
é accaduto e se, per un qualche
fortuito caso, così non fosse non sarò certo io a
rivelargli alcunché. Bloodraven
é temuto perché ha fatto dei segreti le frecce
del suo arco; che giochi pure con
quelli della corte, ma non con i miei.
-
Sono lieto che finalmente ci sia qualcosa in
grado di rallegrare la tua permanenza a corte. –
Allarmata
da quel commento, s’irrigidì come
avrebbe fatto un animale selvatico pronto all’attacco.
-
Non capisco a cosa ti riferisci. –
-
Ma come, non hai forse detto di essere di
buonumore? – chiese, un sorrisetto divertito sulle labbra, -
Quale che sia la
causa risiede sicuramente ad Approdo del Re. –
-
Magari potrei essere di buon umore perché il
torneo mi permette di incontrare persone che non risiedano a corte
– rilanciò.
-
Io non credo e sono certo che neppure tu lo
pensi. Ma ora, nipote, accantoniamo questi discorsi. –
Davanti
all’ingresso della sala dei banchetti,
Flamaerys non potè fare altro che continuare a tenere
serrate le labbra e
interrompere quell’inquietante scambio di parole.
Abbandonò
il braccio di Bloodraven e raggiunse lo
scranno che le era stato riservato, tra Valarr e Matarys.
Il
più giovane dei figli di Baelor sembrava
particolarmente preso da una conversazione con Daenora, ma la
principessa
concedeva al cugino solo un lieve rimasuglio della sua attenzione ed
era
evidentemente concentrata nel cercare di carpire ciò di cui
Ricarys discuteva
con il primogenito di Maekar, Daeron.
Si
accomodò con grazia, rivolgendo un’occhiata in
direzione del re e del festeggiato.
-
Le mie scuse per il ritardo, vostra grazia. –
Baelor
le rivolse un sorriso affettuoso da dietro
la coppa di vino che stava sorseggiando e mosse lievemente il capo a
significare che il suo arrivo tardivo non fosse stato affatto
interpretato come
una mancanza di rispetto.
Ancora
tesa per l’incontro di poco prima,
sorseggiò una coppa di vino di Arbor e fece cenno al
servitore più vicino di
riempirgliela nuovamente.
Quasi
sussultò quando avvertì la mano di Valarr
posarsi sulla sua coscia, attirandone l’attenzione.
-
Sembri preoccupata – le sussurrò.
-
Ho incontrato Bloodraven e sai che effetto ha
su di me quell’uomo – replicò per tutta
risposta.
Si
sforzò d’ignorare lo sguardo di rimprovero che
per un attimo era passato nelle iridi cerulee del principe.
Diversamente
dalla maggior parte dei membri della
famiglia reale, Valarr apprezzava lo zio o, quantomeno, non sembrava
temerlo.
-
Ti ha detto qualcosa che ti ha spaventata? –
-
Le sue solite frasi enigmatiche, nulla di
davvero minaccioso. –
La
carezza si spostò verso l’alto fino a
sfiorarle i fianchi, nel punto in cui il merletto era tanto sottile da
sembrare
quasi un tutt’uno con la pelle. Rabbrividì e, nel
momento in cui Valarr stava
per allontanarsi, posò la mano sulla sua e la trattenne
lì.
Rimasero
così finchè Matarys non le diede
leggermente di gomito.
-
Mio padre ti ha fatto una domanda – mormorò.
Avvampando,
sciolse la presa sulla mano di Valarr
e abbozzò un’espressione mortificata.
-
Le mie scuse, vostra grazia. Stavi dicendo? –
Il
principe Maekar emise uno sbuffo infastidito,
ma non commentò.
-
Lord Kyran di Tyrosh ci ha gentilmente offerto
la sua figlia maggiore come tua dama di compagnia. Desideravo sapere se
era tua
intenzione accettare l’offerta – ripetè
con cortesia.
Lanciò
un’occhiata in direzione di Lord Kyran. La
carnagione era poco più scura degli abitanti di Dorne ed era
avvolto in tessuti
impreziositi e piuttosto colorati come tutti i tyroshi. La figlia,
dedusse,
doveva essere la giovane lady che sedeva compostamente al suo fianco e
guardava
verso di lei con espressione trepidante.
Dovevano
essere all’incirca coetanee, ma la lady
di Tyrosh aveva un volto espressivo che creava l’illusione
che fosse molto più
matura. Ed era bella, nel modo più esotico possibile, per
essere una tyroshi.
-
Sarà un onore avere l’occasione di avere una
dama di compagnia illustre come lady … - tacque per dar modo
a Lord Kyran di
presentare sua figlia.
-
Lady Kiera, mia signora. –
Annuì.
– Come Lady Kiera di Tyrosh. –
La
tyroshi si aprì in un sorriso che mise in
mostra una dentatura candida e perfetta ed ebbe come valore aggiunto
quello di
farla sembrare più giovane.
-
L’onore é mio, mia signora. –
Sorrise
di rimando. Dopotutto quella giovane
sembrava abbastanza estranea agli intrighi di corte per assicurarle la
sua
discrezione.
Quando
però voltò lo sguardo verso re Daeron, che
aveva appena annunciato l’inizio del pasto, finì
con l’osservare Bloodraven.
Il
maestro dei sussurri sorrideva come se tutto
stesse rientrando perfettamente nei suoi piani.
Spazio
autrice:
Avrei
dovuto
pubblicare un paio di giorni fa, ma cause di forza maggiore (leggasi
come
estrazione del dente del giudizio >.<) mi hanno costretta
a rimandare la
pubblicazione del capitolo. Comunque finalmente ce l’abbiamo
fatta, quindi
passo la parola a voi e alle vostre eventuali recensioni. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt