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Autore: Fiamma Erin Gaunt    29/05/2015    3 recensioni
[I Parte: Prequel de “Il Cavaliere dei Sette Regni"]
[Valarr Targaryen/OC/Aerion Targaryen; Baelor “Lancia Spezzata Targaryen; Grandi Bastardi; Aelora Targaryen/Aelor Targaryen; Daenora Targaryen/Ricarys Martell; Dunk; Egg]
*
Dal testo:
- Qualcuno dovrebbe insegnarti a mostrare il giusto … riguardo, verso un principe Targaryen. –
Le afferrò il mento, tenendolo stretto tra le dita sottili e costringendola a guardarlo negli occhi mentre la osservava con un interesse che aveva del morboso.
- Forse potrei essere io a insegnarti … sei sufficientemente bella per essere in parte una cagna Blackfyre. –
*
- Sto cercando Aegon. –
Flamaerys aggrottò la fronte, fissando Aerion e le Cappe con sconcerto.
- E lo cerchi qui? –
- Lo sto cercando per tutto il castello, nulla di personale. –
- Si nasconde dietro alla tenda... Cosa aspetti? Vai a controllare. Sono certa che tuo padre adorerà sapere che hai passato la giornata a cercare tuo fratello fuggiasco nelle mie stanze. –
- Vuoi che vada così da farmi fare la figura dell’idiota? –
- Per quanto riguarda la mia esperienza so che non ti serve aiuto nel sembrare un idiota. –
Aerion parve trattenere un’imprecazione particolarmente colorita.
- Perché non torni a … spazzolarti i capelli o qualsiasi cosa tu faccia durante il tuo tempo libero? –
Genere: Erotico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bloodraven, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Incest, Non-con, Violenza
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Capitolo 3

 

 

 

 

 

 

Avrebbe pagato decine di dragoni d’oro pur di non essere costretta a portare a termine il compito che le era stato affidato. Mentre Aelora si era unita ad Aelor e lady Olivya, probabilmente desiderosa di rimarcare il suo possesso nei confronti del gemello, Daenora era sgattaiolata via senza fare il minimo cenno sulla sua destinazione. Le lizze, aveva ipotizzato Flamaerys, ma se n’era guardata bene dal farlo presente al principe Aerys quando questi era venuto a cercarle. Quando Dani prendeva in mano una spada c’era sempre qualcosa che non andava e, vista la scena di poco prima, non doveva sforzarsi troppo per comprendere ciò che rendesse la cugina tanto nervosa. Molto meglio che si sfogasse, seppure con metodi decisamente poco ortodossi per una principessa Targaryen, piuttosto che corresse il rischio di urtare la fin troppo rinomata suscettibilità di lady Shiera.

Perciò, quando il principe Aerys aveva decretato che qualcuno avrebbe dovuto recarsi negli alloggi della Grande Bastarda per avvertirla dell’anticipazione del banchetto serale, la scelta era finita inevitabilmente con il ricadere su di lei.

Non che non le facesse piacere passare un po’ di tempo in compagnia di lady Shiera; anzi, al contrario del suo pallido e decisamente inquietante fratello, la trovava una donna intelligente e capace di ottenere tutto ciò che rientrava nei suoi desideri con una determinazione che aveva dell’incredibile. L’aveva osservata a lungo in quegli anni, avvicinandolesi e prendendola a immagine e somiglianza della madre a cui era stata strappata via fin troppo giovane. Non ricordava nulla di Calla Blackfyre, se non i capelli biondo argentati che circondavano un paio di occhi violacei che la fissavano con amore, ma le piaceva pensare che non dovesse essere molto diversa da Shiera.

Tuttavia, in quel particolare frangente, non era troppo desiderosa di recarsi nelle sue stanze private e interrompere qualunque affare amoroso fosse in corso tra la zia e il cugino. Gli appartamenti di Shiera erano spesso frequentati da numeri più o meno elevati di giovani e avvenenti uomini, quasi tutti lord di casate più o meno illustri e più raramente qualche cavaliere di passaggio, che in comune avevano quel naturale terrore nei confronti del di lei fratellastro e amante. Effettivamente solo un uomo molto coraggioso, o molto sciocco, non avrebbe avvertito un sano brivido freddo al pensiero che il Corvo di sangue puntasse su di lui il suo occhio rossastro.

A quanto lei ne sapeva, tra la bella Bastarda e Bloodraven c’era una specie di accomodamento per quanto riguardava i loro intrattenimenti sessuali, ma Flamaerys era abbastanza sicura che, se mai fosse stata un uomo, non sarebbe mai arrivata a rischiare tanto neppure per la compagnia della donna più bella del mondo.

Persa nelle sue considerazioni, rischiò quasi di oltrepassare i quartieri di lady Shiera senza accorgersene.

Sostò brevemente dietro all’ampia porta d’accesso, facendosi forza per trovare il coraggio di interrompere quello che, a giudicare dai gemiti che le giungevano attutiti, doveva essere un amplesso piuttosto soddisfacente.

Prese un sospiro profondo, posando una mano sulla maniglia e cercando di cacciare l’imbarazzo per quella situazione.

Scivolò nella stanza con lentezza, cercando di evitare che i suoi occhi si posassero sul grande talamo. Ovviamente i suoi sforzi non vennero premiati, perché un fruscio di lenzuola attirò la sua attenzione.

Shiera teneva la testa leggermente indietro, immersa nei grandi e morbidi cuscini, gli occhi eterocromi apparivano accesi dal piacere e il busto pallido era inarcato verso l’alto. Le rivolse un sorriso pigro e appagato proprio mentre da sotto il sottile lenzuolo in seta di Volantis compariva il capo di Ricarys. Gli occhi ambrati apparivano soddisfatti di sé, il respiro piacevolmente affaticato e le ciocche scure scompigliate come se Shiera vi avesse ripetutamente affondato le lunghe e sottili dita.

- Cugina, vuoi unirti a noi? –

Roteò gli occhi, ignorando il palese divertimento sul bel volto di Ricarys. Lo conosceva bene come nessun altro e sapeva che aveva fatto del mettere in imbarazzo gli altri la sua fonte di divertimento preferita.

- In realtà Aerys mi ha chiesto di avvertirvi che la cena verrà servita in anticipo. –

Ricarys sgusciò via dalle lenzuola, volgendole le spalle e baciando rapidamente le labbra della Bastarda.

- Sembra che io debba rivestirmi – considerò, inarcando un sopracciglio in direzione della zia.

Shiera gli rivolse uno di quei suoi sorrisi da gatta. – È un peccato, ma non credo che gli altri lord apprezzerebbero la vista quanto me. –

Incerta su dove guardare, cercò di evitare di soffermarsi  troppo sulle spalle larghe o sulla schiena muscolosa e abbronzata di Ricarys.

- Sarà meglio che vada a prepararmi, rischio di fare tardi per il banchetto – annunciò, guadagnando l’uscita proprio nel momento in cui la zia prorompeva in una di quelle sue meravigliose risate e mormorava un rimprovero poco convinto all’indirizzo del giovane principe dorniano.

Chiuse la porta dietro di sé, portandosi una mano al volto e scoprendo di essere visibilmente arrossita.

E questo é nulla rispetto a ciò che si dice facciano a Dorne. Sopravvivere in quel regno sarebbe impossibile per me, finirei con il morire di vergogna dopo appena una mezz’ora.

- Flamaerys. –

Spiò tra le dita l’identità del suo interlocutore.

Sorrise quando trovò davanti a sé Valarr, ancora con indosso la cotta di maglia e il fazzoletto alla spalla.

- È successo qualcosa? –

Inarcò un sopracciglio, perplessa. – Perché me lo chiedi? –

Il Giovane Principe sorrise, indicando con un cenno del capo il suo volto, - Sei dello stesso colore dei pomodori maturi. –

Gli rivolse uno sguardo piccato.

- Che paragone incantevole. Magari sono semplicemente accaldata – replicò, calcando un po’ più del necessario sull’ultima parola fino a farla sembrare oltremodo ambigua.

Valarr parve interdetto, ma si riprese in fretta, avvicinandolesi e allungando una mano ad accarezzarla.  Flamaerys chiuse istintivamente gli occhi, rilassandosi sotto quel contatto piacevole.

– Confesso che mi piacerebbe avere l’occasione di vederti accaldata, ma non credo che un corridoio sia la scelta più adatta. –

Riaprì gli occhi, fingendo una divertita indignazione. – Vostra Grazia, non credevo che foste in grado di pronunciare frasi così sconvenienti. –

Gli occhi azzurri scintillarono malandrini. – Vorrà dire che non lo diremo a nessuno, mia signora. –

Annuì, voltandosi a sfiorare quella mano grande con le labbra e lasciandovi un delicato morso all’altezza del pollice. Il gesto fece fremere Valarr, che le cinse la vita sottile con entrambe le mani e la strinse a sé. Rimasero a fissarsi negli occhi per quelli che parvero minuti finchè il principe non si piegò leggermente verso di lei; i suoi gesti erano lenti e calcolati, come se avesse paura di vederla tirarsi indietro e scappare via. Quando le loro labbra stavano per sfiorarsi, fu Flamaerys a prendere l’iniziativa e annullare definitivamente quei pochi millimetri che li separavano. Si alzò in punta di piedi, gli passò le braccia attorno al collo e lo attirò a sé.

Era diverso dagli altri che aveva scambiato … era come tutte le giovani lady sognavano che fosse: dolce, appassionato … così terribilmente giusto.

Sembrava che baciare Valarr fosse la cosa più naturale che il suo corpo potesse fare.

Gli morse repentinamente il labbro inferiore, strappandogli un lieve ansito roco, poco prima che il contatto s’interrompesse.

- Divina misericordia – mormorò Valarr. Il fiato corto, un sorriso appagato sulle labbra sottili, e un’espressione che non gli aveva mai visto sul bel volto.

Stava per aggiungere qualcos’altro quando il rumore di qualcuno che correva verso di loro preannunciò di poco l’arrivo di Aegon. Il bambino portava i capelli biondo argentati più corti rispetto a quanto facessero i suoi fratelli e le iridi viola saettavano da una parte all’altra del corridoio come se fosse alla ricerca di qualcosa.

- Egg, stai cercando qualcosa? – gli chiese gentilmente Flamaerys, chinandosi quanto bastava per portarla alla stessa altezza del figlio più giovane di Maekar.

Il principino scosse risolutamente il capo. – Cercando? Assolutamente no, mia lady, stavo scappando da quelle due streghe. –

- Due streghe? –

- Sì, le mie sorelle. Rhae vuole farmi un incantesimo per convincermi a sposare lei invece di Daena. –

Valarr nascose con un lieve colpo di tosse una risata divertita. – Sei certo che ti vogliano fare un incantesimo, Egg? –

- Assolutamente sì, cugino. Le donne fanno sempre incantesimi agli uomini per convincerli a sposarle. –

Il tono deciso era quello di chi non vedeva altre motivazioni possibili al fatto che un uomo decidesse spontaneamente di passare il resto della propria vita incastrato in una relazione con una donna.

Flamaerys gli scompigliò i corti capelli argentati. Era incredibile come dai lombi di Maekar Targaryen fosse potuto nascere un giovane come quello.

- Potresti andare nelle tue stanze, Egg, e chiuderti lì finchè non avrà inizio il banchetto. –

Aegon parve soppesare per un po’ la sua proposta, poi annuì.

- Mi sembra un’ottima idea; ti ringrazio, lady Flame. – Poi, prima di correre via, si voltò nuovamente verso di loro: - Voi non mi avete visto, posso farci affidamento? –

Con una risata, assicurarono il loro silenzio.

- Allora, anche tu credi che le donne facciano incantesimi sugli uomini che desiderano? –

- Anche se così fosse non me ne lamenterei affatto – assicurò il principe, baciandola a fior di labbra.

Si separarono giusto in tempo.

La porta alle loro spalle venne aperta e lady Shiera apparve al braccio di Ricarys. Entrambi erano composti e profumati come se in quella stanza non fosse avvenuto nulla più che una gradevole conversazione tra parenti.

- Cugino, temi forse che Aerion possa provare a infilzarti durante il banchetto? Lo so che ha dei modi da selvaggio, ma un’uccisione nel bel mezzo di una cena credo che sia troppo anche per lui – ironizzò il dorniano.

- Fossi in te mi preoccuperei più dei corvi che dei draghi – ribattè per tutta risposta.

- Non ho mai creduto che le Zanne di un corvo possano fare molto contro gli Artigli di una tigre. –

Il divertito spirito dei due si sciolse in un abbraccio virile.

- È bello rivederti, cugino. –

- Lo é anche per me, ma la domanda resta valida: hai intenzione di banchettare in armatura? Perché ciò potrebbe voler dire che Aerion abbia finalmente imparato a sputare fuoco, del resto sono diciassette anni che si professa un drago e io comincio a essere deluso dal non averlo ancora visto spiccare il volo e andarsene lontano. –

La risata sorse spontanea e contagiò tutti i presenti.

- Aerion ha le sue fisime, ma l’armatura significa solo che sono terribilmente in ritardo. –

- Fisime é un modo molto garbato per affermare che é completamente fuori di testa. Dunque non ti tratteniamo oltre, cugino – concluse. Passò un braccio intorno all’abito di Shiera e riprese a camminare verso la sala dei banchetti.

La Grande Bastarda si voltò a rivolgere uno sguardo complice alla nipote, per poi proseguire come se nulla fosse.

Valarr ruppe il silenzio che era sceso tra loro. – Ti chiederei di aiutarmi a smontare l’armatura, ma credo che finiremo con il distrarci. –

Flamaerys fece tintinnare le unghie sulla cotta, mordendosi il labbro inferiore con aria fintamente innocente.

- Mi credi capace di distrarti? –

Un bacio rapido e imprevisto fu la replica, che la spinse ad addossarsi contro la parete e la rese prigioniera tra mattoni e metallo.

- Ti prego, va’ prima che decida che presenziare al banchetto non é poi così importante – la scongiurò, intervallando ogni parola con un lieve bacio.

Sorridendo in un misto di compiacimento e dolcezza, annuì. Lo baciò per l’ultima volta e si diresse verso l’ala che conduceva alle sue stanze.

Una volta rimasta sola lasciò che i sentimenti emergessero trasfigurandole il viso in un’espressione di felicità allo stato puro.

Per la prima volta sento di avere un posto da chiamare casa. Non lo é mai stato Essos né Approdo del Re fino ad oggi, luoghi in cui la mia esistenza era a malapena tollerata, ma finalmente sento che possa esistere un luogo adatto a me.

Si cambiò in fretta, indossando una veste di pallido oro bianco che ben si sposava con la sua carnagione chiara e creava l’illusione di trovarsi al cospetto di una creatura assolutamente pura ed eterea. Lasciò ricadere le onde scure lungo la schiena e dipinse le labbra di un bel rosso vermiglio.

La strada che separava le sue stanze dalla sala dei banchetti le parve insolitamente breve mentre percorreva i corridoio a passo svelto.

Voltando l’angolo finì con lo scontrarsi contro la sagoma asciutta di un cavaliere.

- Chiedo perdono, ser, non vi avevo visto. –

- Non é accaduto nulla di male, nipote. –

Gli occhi violacei saettarono verso l’alto incontrando l’unica iride rossastra sul volto dell’albino. Certa di essere impallidita, abbassò nuovamente il capo. – Lord Bloodraven. –

- Sono lieto di constatare di non essere l’unico in ritardo per il banchetto. Mi faresti l’onore, nipote, di permettermi di scortarti? –

Annuì appena, dipingendosi un sorriso tirato sulle labbra.

- L’onore é mio, milord. –

Non lo toccherei nemmeno con una lancia, ma non voglio dargli la soddisfazione di vedermi spaventata. Non lascerò che rovini quella che ha tutti i presupposti di divenire una bella serata.

Passò il braccio sotto quello dell’albino, sorprendendosi nel trovare una muscolatura sottile ma decisamente tonica.

Braccia da arciere.

- Sembri raggiante, mia cara nipote, c’è forse qualche motivo in particolare? –

- Non direi, milord, semplice buonumore. –

Avvertì l’intensità dell’unico occhio su di lei, ma si sforzò d’ignorarlo.

I suoi mille occhi più uno devono aver visto ciò che é accaduto e se, per un qualche fortuito caso, così non fosse non sarò certo io a rivelargli alcunché. Bloodraven é temuto perché ha fatto dei segreti le frecce del suo arco; che giochi pure con quelli della corte, ma non con i miei.

- Sono lieto che finalmente ci sia qualcosa in grado di rallegrare la tua permanenza a corte. –

Allarmata da quel commento, s’irrigidì come avrebbe fatto un animale selvatico pronto all’attacco.

- Non capisco a cosa ti riferisci. –

- Ma come, non hai forse detto di essere di buonumore? – chiese, un sorrisetto divertito sulle labbra, - Quale che sia la causa risiede sicuramente ad Approdo del Re. –

- Magari potrei essere di buon umore perché il torneo mi permette di incontrare persone che non risiedano a corte – rilanciò.

- Io non credo e sono certo che neppure tu lo pensi. Ma ora, nipote, accantoniamo questi discorsi. –

Davanti all’ingresso della sala dei banchetti, Flamaerys non potè fare altro che continuare a tenere serrate le labbra e interrompere quell’inquietante scambio di parole.

Abbandonò il braccio di Bloodraven e raggiunse lo scranno che le era stato riservato, tra Valarr e Matarys.

Il più giovane dei figli di Baelor sembrava particolarmente preso da una conversazione con Daenora, ma la principessa concedeva al cugino solo un lieve rimasuglio della sua attenzione ed era evidentemente concentrata nel cercare di carpire ciò di cui Ricarys discuteva con il primogenito di Maekar, Daeron.

Si accomodò con grazia, rivolgendo un’occhiata in direzione del re e del festeggiato.

- Le mie scuse per il ritardo, vostra grazia. –

Baelor le rivolse un sorriso affettuoso da dietro la coppa di vino che stava sorseggiando e mosse lievemente il capo a significare che il suo arrivo tardivo non fosse stato affatto interpretato come una mancanza di rispetto.

Ancora tesa per l’incontro di poco prima, sorseggiò una coppa di vino di Arbor e fece cenno al servitore più vicino di riempirgliela nuovamente.

Quasi sussultò quando avvertì la mano di Valarr posarsi sulla sua coscia, attirandone l’attenzione.

- Sembri preoccupata – le sussurrò.

- Ho incontrato Bloodraven e sai che effetto ha su di me quell’uomo – replicò per tutta risposta.

Si sforzò d’ignorare lo sguardo di rimprovero che per un attimo era passato nelle iridi cerulee del principe.

Diversamente dalla maggior parte dei membri della famiglia reale, Valarr apprezzava lo zio o, quantomeno, non sembrava temerlo.

- Ti ha detto qualcosa che ti ha spaventata? –

- Le sue solite frasi enigmatiche, nulla di davvero minaccioso. –

La carezza si spostò verso l’alto fino a sfiorarle i fianchi, nel punto in cui il merletto era tanto sottile da sembrare quasi un tutt’uno con la pelle. Rabbrividì e, nel momento in cui Valarr stava per allontanarsi, posò la mano sulla sua e la trattenne lì.

Rimasero così finchè Matarys non le diede leggermente di gomito.

- Mio padre ti ha fatto una domanda – mormorò.

Avvampando, sciolse la presa sulla mano di Valarr e abbozzò un’espressione mortificata.

- Le mie scuse, vostra grazia. Stavi dicendo? –

Il principe Maekar emise uno sbuffo infastidito, ma non commentò.

- Lord Kyran di Tyrosh ci ha gentilmente offerto la sua figlia maggiore come tua dama di compagnia. Desideravo sapere se era tua intenzione accettare l’offerta – ripetè con cortesia.

Lanciò un’occhiata in direzione di Lord Kyran. La carnagione era poco più scura degli abitanti di Dorne ed era avvolto in tessuti impreziositi e piuttosto colorati come tutti i tyroshi. La figlia, dedusse, doveva essere la giovane lady che sedeva compostamente al suo fianco e guardava verso di lei con espressione trepidante.

Dovevano essere all’incirca coetanee, ma la lady di Tyrosh aveva un volto espressivo che creava l’illusione che fosse molto più matura. Ed era bella, nel modo più esotico possibile, per essere una tyroshi.

- Sarà un onore avere l’occasione di avere una dama di compagnia illustre come lady … - tacque per dar modo a Lord Kyran di presentare sua figlia.

- Lady Kiera, mia signora. –

Annuì. – Come Lady Kiera di Tyrosh. –

La tyroshi si aprì in un sorriso che mise in mostra una dentatura candida e perfetta ed ebbe come valore aggiunto quello di farla sembrare più giovane.

- L’onore é mio, mia signora. –

Sorrise di rimando. Dopotutto quella giovane sembrava abbastanza estranea agli intrighi di corte per assicurarle la sua discrezione.

Quando però voltò lo sguardo verso re Daeron, che aveva appena annunciato l’inizio del pasto, finì con l’osservare Bloodraven.

Il maestro dei sussurri sorrideva come se tutto stesse rientrando perfettamente nei suoi piani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Avrei dovuto pubblicare un paio di giorni fa, ma cause di forza maggiore (leggasi come estrazione del dente del giudizio >.<) mi hanno costretta a rimandare la pubblicazione del capitolo. Comunque finalmente ce l’abbiamo fatta, quindi passo la parola a voi e alle vostre eventuali recensioni. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

  
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