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Autore: Chesy    29/05/2015    3 recensioni
[...]"Sullo sfondo di una New York mondana e piena di sotterfugi, di club segreti e demoni impazziti, omicidi e brutali lotte, ci saranno anche i sorrisi e gli amori, il dolore e le storie di questi due protagonisti, e di tutti coloro che li circondano.
Perché, nonostante i ruoli capovolti, la storia cambiata e la linea temporale simile, il loro amore sboccerà ugualmente. E loro resteranno esattamente come sono, perché il passato li ha formati e resi ciò che adesso smuove le fondamenta di New York, ribaltando le Leggi e trasgredendo sempre alle regole che, da tempo, mantengono l’equilibrio dei mondi.
Benvenuti nel Mondo capovolto degli Shadowhunters."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Liquid_sun, le cui pillole sono peggio di una droga.
 
Niente è finito, anzi, ora è il momento per darsi una scrollata e iniziare la vera battaglia: mentre Alicante, l’inespugnabile città dei Cacciatori, viene investita da un’orda di Demoni assetati di sangue.
 
 
FUOCO E SPADA
 
Correva come una furia, Alec, come se fossero molteplici i demoni che gli stavano alle calcagna: forse, uno spettatore esterno, assistendo alla scena nel buio della notte, aiutato a malapena da una falce di luna, avrebbe potuto vedere qualcosa muoversi nel buio.
Ma poche erano le creature che cercavano di afferrare lo Stregone: in tutta la città, anime deformi e grottesche si aggiravano assetate di sangue, riducendo tutto ciò che incontravano in frammenti e ruderi spruzzati di sangue.
Le luci delle torri antidemone emanavano bagliori fiochi, opachi, quasi fossero del tutto scariche: illuminavano malamente ciò che le circondava, e lasciavano ben poco all’immaginazione di chiunque si aggirasse nei dintorni. No, non era un incubo.
Sì, i demoni avevano assaltato la città inespugnabile.

Quasi avrebbe riso, Alec, vista l’assurdità della cosa. Secoli e secoli di orgoglio per una città perfetta e del tutto immune agli attacchi demoniaci e, ora, ecco cosa restava della dimora degli Shadowhunters: miseria e macerie, ovunque si gettasse l’occhio.
Il sibilo di una freccia ruppe il silenzio, quasi uno sparo nella notte tinta di urla e lamenti: non si era neanche reso conto che il suo corpo aveva reagito d’istinto e che una freccia scintillante come acqua pura, era partita dalle sue dita per conficcarsi nella carne di una demone sotto di lui.
Là, in alto sui tetti, Alec si sentiva quasi estraneo alla cosa, ma ora sembrava realizzare di non esserlo del tutto: il mondo sotto di lui combatteva, si agitava e pulsava di battaglia e, nonostante non provasse un amore particolare per i Cacciatori, sua sorella e il fratellino era lì e doveva proteggerli, fare anche lui la sua parte, per quanto impegnativo fosse.
Ma, soprattutto, doveva trovare…..

Sentì un rumore, provenire da destra: tese le orecchie, zittendosi, scartando i gorgoglii e i grugniti che echeggiavano per le mura della città. Pensò di esserselo immaginato, e stava quasi per andarsene, quando lo udì nuovamente: uno schianto, il rumore di una spada che perforava la carne e si abbatteva sul terreno.
E poi un sibilo, certamente un’imprecazione soffocata.
Alec si guardò attorno, la figura slanciata fasciata da abiti stranamente aderenti: jeans e maglia dalle maniche lunghe lo riparavano dal freddo pungente, ma le scaglie che caratterizzavano la sua pelle scintillavano lievemente a contatto con i raggi lunari.
Strinse la presa sull’arco, una faretra sulla schiena ancora piena di tutte le sue frecce: nonostante fosse uno Stregone, la magia come sangue nelle vene, aveva sempre sentito il bisogni di avere un’arma alternativa, in caso di necessità.

Gli occhi blu scrutarono i dintorni, palazzi come testimoni silenti non sembravano vogliosi di rivelargli alcun segreto: eppure lui si fidava del suo istinto, di quello che le sue orecchie avevano sentito, e si avviò nella direzione che gli suggeriva la testa. Agile, le lunghe gambe come ali saltavano di palazzo in palazzo, così veloci da confondersi con la notte stessa.
Si sporse dal palazzo che dava sulla Piazza del Pozzo: una figura solitaria combatteva armato di kukri contro diversi demoni Ibis, simili per aspetto agli esseri umani ma costituiti da fumo nero, gli occhi gialli che scintillavano come pietre nel buio.
Poteva distinguere chiaramente il corpo che arretrava verso il muro: magro e slanciato, i capelli come la notte, i movimenti fluidi delle armi. Il cuore di Alec perse un battito, mentre osservava Magnus arretrare sempre di più, sino a toccare il muro di un palazzo.
I demoni lo contemplavano con bramosia, ma quando uno di loro saltò sul Cacciatore, pensando di sopraffarlo perché oramai in trappola, venne tranciato in due dalle lame affilate dei kukri, scomparendo in un crepitare di scintile. Le altre creature chiusero il buco lasciato dal compagno, per nulla intimoriti: avanzando di un passo per attaccarlo meglio, Magnus non si era reso conto di aver lasciato un lieve spazio alle spalle.
Decisamente limitato per un essere umano, ma per il corpo di un Ibis era perfetto: così, una delle creature scomparve dal gruppo, ma si ripresentò, evanescente, alle spalle del Cacciatore, pronto a colpirlo di sorpresa.

Alec non si fermò a pensare. Tese la corda dell’arco, nessuna freccia incoccata, ma quando un borbottio sommesso sfuggì dalle sue labbra, lievi scintille presero vita dalle dita e crearono un dardo mutevole, come se fosse fatto d’acqua.
La magia era misteriosa, e poteva presentarsi nelle forme più insolite: ma quella freccia, che puntò dritta al petto del demone, non fallì nel suo intento.

E il demone esplose alle spalle di Magnus, senza alcun sibilo.

Sia il Cacciatore che le restanti creature, alzarono lo sguardo verso l’oscurità, distogliendo però gli occhi dalla loro reale preda: grave errore, perché il ragazzo dagli occhi di giada si scagliò su alcuni e prese a battersi all’ultimo respiro. Il suo corpo era un giungo smosso dal vento: letale e feroce, una danza di lame affilate che lampeggiavano sotto la luna. Così come, numerose frecce, provenienti da un punto impreciso, lo proteggevano e sembravano concentrate a vegliare su di lui, impendendogli di venire anche solo sfiorato dal fumo dei demoni.
Quando la piazza si svuotò della presenza malata e ripugnante di quelle creature, Magnus volse lo sguardo sul tetto, ove il suo “custode” si nascondeva, come un falco nel nido: non ci mise molto a comparire, la sua figura, saltando giù dal tetto e atterrando come un gatto, agile e vellutato.
Correndogli in contro, si trovarono a metà strada.

-Alec?- potendolo vedere da vicino, lo Stregone si accorse dell’espressione incredula dipinta sul suo viso. -Mi hai… mi hai appena salvato la vita?-

Alec sapeva che rispondere “certo che sì, è un mio dovere” l’avrebbe fatto apparire un vero e proprio eroe: tutti i protagonisti dei fumetti, o i poliziotti, lo facevano, e mantenevano costantemente quell’aria da duri che faceva tanto tremare le gambe alle persone comuni. Bastava anche solo voltarsi e ascoltare Jace: lui trovava sempre le parole giuste, per quei momenti.
Ma lui non era Jace, né uno degli eroi dei film o dei libri: di eroico, Alec, non aveva proprio nulla.                    
Fu così che optò per parole decisamente opposte, e la voce petulante gli fecero venir voglia di pendersi a schiaffi da solo.

-Ti ho chiamato.- disse. –Ti ho chiamato un sacco di volte, e tu non hai mai risposto. Né hai mai richiamato.-

Magnus inarcò un sopracciglio. –La mia città è sotto assedio, le difese sono state abbattute e un pazzo scatenato va in giro a reclamare gli Strumenti Mortali, liberando orde di demoni tra le vie, e tu mi chiedi perché non ti ho chiamato?-

Alec strinse le labbra: vista da quella prospettiva non aveva molto senso, ma ero troppo testardo per ammetterlo. E non riuscì ad impedire che nuove parole, originate dal suo orgoglio, uscissero dalla bocca.

-Io voglio sapere perché tu non mi hai richiamato. Che è una cosa ben diversa.-

Magnus alzò le braccia al cielo, il volto contratto in una smorfia esasperata. Alec notò le dita muoversi, in maniera quasi frenetica, come se volessero accarezzare il vento.

-E’ ufficiale, sei un idiota, Alexander.-

-Non mi hai richiamato perché sono un’idiota?- era sinceramente sorpreso.

-No.- Magnus si avvicinò di più, sino a sfiorare la mano di Alec. –Perché sono stanco di vederti correre da me solo perché ti servono le mie conoscenze e le abilità dei Nephilim: perché tuo fratello è per metà uno di noi, e ha costantemente bisogno di aiuto per capire come sbrogliare questo casino. E, per altro, sono stufo di vederti innamorato di uno che non ti ricambierà mai, non come me, per altro.-

Alec sentì quelle parole colpirlo dritto nello stomaco, una fitta dolorosa raggiunse il cuore.

-Tu….mi ami?-

-Stupido Stregone, non è evidente?- si allontanò, di poco, come se la pelle di Alec bruciasse.

Come se volesse mostrargli chi e cos’era davvero, quali erano i suoi sentimenti.

-Perché avrei accettato di aiutarvi, rischiando la vita della mia Parabatai e dei miei amici? Perché continuerei a sostenervi, nonostante il Conclave mi abbia già imposto di ignorarvi e prendere distanza da te e dalla tua famiglia? Io rischio tutto, Alec, e lo faccio solo per te. Se non ci fossi stato tu, avrei liquidato questa storia già da parecchio tempo.-

Il cuore di Alec mancò un battito, facendogli sentire l’egoismo che si tendeva sotto la pelle: era stato stupido, si era comportato da idiota con quel ragazzo dagli occhi mozzafiato, aveva bellamente ignorato i suoi sentimenti, concentrandosi solo sul bene dei suoi fratelli.
Come aveva sempre fatto, anteponendo i suoi bisogni e la sua felicità a quelli della sua famiglia, che per anni aveva occupato il primo posto: ma ora, dopo 400 anni, aveva trovato qualcuno disposto a rischiare tutto per lui e non aveva capito come avrebbe dovuto reagire.
Fossilizzato com’era sulla sua famiglia, non era riuscito ad alzare il capo dalla routine per guardarsi attorno e decidere, una volta per tutte, di guardare Magnus negli occhi e dirgli: “sì, scelgo te, scelgo noi, io ti voglio”.

-Non l’avevo mai vista in questo modo.- il tono di voce era così contrito, da far buttare la Magnus sua maschera di rabbia ed esasperazione.

-Tu non la vedi mai in nessun modo.- il volto era teso, ora, gli occhi brillavano. –Io non ho l’eternità, Alexander, e non ho mai trovato qualcuno come te. Ma se tu, a 400 anni, non vuoi ammettere che esisto e che mi desideri, allora è meglio chiuderla qui. Anche se non è quello che voglio.-

-E allora non farlo.-

-Il punto non è che voglio farlo, è che…..-

Ma Alec non poté scoprire il punto in questione, perché una nuova ondata di demoni Ibis si riversò nella piazza: fumo nero alla luce della luna, occhi ardenti come braci. Fissarono le loro iridi sulle uniche due creature non demoniache – beh, una lo era per metà, a dire il vero -, concedendo ad un gorgoglio ricco di rabbia e sete di vendetta di prorompere dalle loro labbra inesistenti.

Alec batté le palpebre, osservandoli mentre si avvicinavano: Magnus riprese in mano i suoi kukri senza distogliere lo sguardo dal gruppo che cercava di accerchiarli.

-Dannazione.- sibilò Alec, tendendo l’arco ancora privo di freccia.

-Bel modo di cambiare discorso, Lightwood.- borbottò il Cacciatore, ponendosi al suo fianco.

-Sai che ti dico?- disse, dopo un attimo di silenzio. –Se usciamo vivi di qui, ti presento ufficialmente alla mia famiglia. Ah, e farò lo stesso con la tua, stringendo la mano a tua madre.-

Magnus lo fissò con la coda dell’occhio: un lieve sorriso si era dipinto sul volto pallido di Alec, ma i suoi occhi scintillavano per l’emozione di quella promessa, il Cacciatore ne era certo.
Non poté evitare di sorridere anche lui, sicuro che, questa volta, lo Stregone non si sarebbe tirato indietro.

-Ci sto.-
 


*Kukri sono simili ai coltelli, con una lama ricurva. Non sono armi tipicamente indonesiane, ma restano comunque usate negli stati orientali (da quel poco che so). Per chi l’ha notato, sono una citazione di “C/0” una one-shot che ho scritto tempo fa, ispirata a “Gangsta”.
So che Magnus usa la magia, ma mi piace l’idea che maneggi questi due coltelli per lottare…..


Lo Stregatto Parla.
E ce l’ho fatta! Biscottino per me *sgranocchia*: no, veramente non me lo merito, non aggiorno da Febbraio e siamo MAGGIO! Beh, quasi giugno, a dire il vero. Spero di poter postare un nuovo capitolo per il giorno del mio compleanno, così vi faccio un regalo, splendori.
Non ho scusanti, diciamo che non sentivo ispirata: concluso il capitolo solo venendo a lavoro da mia madre, lontana da internet e dai Gdr (che venere di continuo). In compenso, sono stata brava a rimanere attiva con le recensioni, per quanto scialbe siano, no?
*le tirano addosso i pomodori*
Spero di non essere andata tanto OC, ma in caso ditemelo che cambio la storia e metto un’avvisaglia con su scritto “super-OOC”.
Beh, che dire, non sono come ringraziare le ragazze che recensiscono e che hanno una grande pazienza con me e il mio carattere capriccioso, nonché volubile: vi sto abbracciando, ovviamente perché vi adoro troppo <3
Grazie di cuore per tutte le parole e il tempo che mi dedicate. Siete fantastiche.
Senza di voi, i miei scritti non avrebbero senso.
Chesy :3

Ps. Non l’ho specificato ma, per qualsiasi critica o domanda, non fatevi scrupoli. Non si smette mai d’imparare e voi siete il modo migliore, attraverso le vostre critiche, per farmi migliorare <3
  
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