Crossover
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Autore: Bookmaker    30/05/2015    4 recensioni
– Lo so, – disse improvvisamente, anticipando una notizia che sapeva gli sarebbe stata riferita di lì a breve. – Il ragazzo laggiù si è svegliato, ed è appena entrato nella fase di sintesi, giusto?
– Il ragazzo? Di che cosa stai parlando?
Si girò con una certa sorpresa scoprendo di non essere solo, nel mare lunare macchiato di un sangue troppo antico per essere ricordato: un altro essere lo stava fissando.
Non era certamente umano: sembrava un gatto col pelo bianchissimo, con grandi ciuffi che sbucavano dalle orecchie e un anello sospeso attorno ad ognuno di essi.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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XIV
Sinfonia #1: The Knight
 
– Il mio desiderio… è di poter salvare Mami Tomoe dall’Angelo!
Non appena Sayaka ebbe pronunciato quelle parole, una fioca luminescenza vermiglia avvolse il corpo di Kyuubey, rendendo evanescenti i lineamenti dell’alieno e facendo risaltare solo i suoi inespressivi occhi di rubino.
– Molto bene, Sayaka Miki, – commentò soddisfatto l’essere, avvicinandosi alla ragazza mentre la sua coda ondeggiava con un movimento ritmico. – Il contratto è siglato.
Le appendici che fuoriuscivano dalle orecchie di Kyuubey si sollevarono lentamente, facendo tintinnare i grandi anelli d’oro che le circondavano, e al tempo stesso l’aura che ammantava l’alieno si fece più densa e luminosa. Madoka e Kyoko si voltarono di scatto, e persino Asuka, Rei e Shinji, dall’interno delle cabine di pilotaggio degli Evangelion, furono costretti a coprirsi gli occhi per evitare di rimanere abbagliati da quello strano fenomeno.
– Ma che stanno facendo? – esclamò Asuka alla volta di Kyoko. Nella sua voce c’era una nota di apprensione, o forse una strana paura per quel misterioso rituale.
– Kyuubey sta realizzando il desiderio di Sayaka, – mormorò la maga in rosso. – La sta trasformando in una maga.
Sayaka era immobile, stordita dalla luce che la circondava e dal flebile tintinnio degli anelli di Kyuubey. Mentre tutti i presenti tacevano, e l’Angelo si contorceva in lontananza proteso verso il cielo, le appendici dell’alieno si allungarono verso il petto della ragazza e lo attraversarono con un movimento lento. Una smorfia sofferente comparve sul volto di Sayaka, ma un attimo dopo era tutto finito. La ragazza guardò con perplessità gli occhi inespressivi di Kyuubey, per poi cadere a terra stremata.
– Sayaka! – esclamò Madoka, correndo incontro all’amica e cercando impacciatamente di sorreggerla. – Sayaka! Va tutto bene?
– S… sì… – ansimò Sayaka, sforzandosi di mettersi seduta. Non si sentiva stanca, ma una strana sensazione di estraneità si era impadronita del suo corpo. – Non riesco a muovermi bene.
– È normale, – intervenne Kyoko, avvicinandosi a sua volta alla ragazza. – Il corpo delle maghe è diverso da quello dei normali esseri umani. Devi solo farci l’abitudine.
– Io non ho… io non ho tempo.
Con uno sforzo tremendo, Sayaka Miki si rimise in piedi davanti agli occhi sconcertati di Kyoko. – Io non ho tempo per farci l’abitudine!
– Non è possibile… – mormorò Kyoko, al che Shinji chinò la testa dell’Evangelion per farsi più vicino.
– Che intendi dire? – chiese, e Kyoko gli rispose senza distogliere lo sguardo da Sayaka.
– Non avrebbe dovuto essere in grado di muoversi! – esclamò. – Non è possibile che sia già in grado di manovrare un corpo da maga!
– Ne parli come se fosse un Evangelion, – sbuffò Asuka. – A me non sembra tanto diversa da…
Prima che Asuka potesse finire la frase, il corpo di Sayaka cominciò ad emanare un intenso bagliore azzurro. Una sottile trama di filamenti bianchi e neri si avviluppò sulla ragazza, vorticando freneticamente intorno a lei. Pizzi di luce e scintille si sollevarono dal terreno, costituendo una specie di gazebo e andando poi a stringere Sayaka come un enorme abito.
Ci fu un’ultima esplosione di luce, forme e colori, che inghiottì il buio della notte spandendo nell’aria un delizioso suono cristallino. Anche dall’interno degli Entry Plug, Shinji e Asuka sentirono il loro cuore rallentare per un attimo, dopo tutta la paura e l’agitazione di quelle ultime ore. Perfino Rei, ancora in disparte nonostante tutto, sollevò le sopracciglia in un’espressione colma di stupore.
Quando tutta la luce sparì, Sayaka sembrava un’altra persona.
L’uniforme da liceale era sparita, lasciando il posto ad un corpetto azzurro coperto in basso da un candido corsetto orlato di pizzo e a un paio di guanti di seta bianca con maniche blu lunghe fino al gomito. Una corta gonna in tinta col corpetto ondeggiava leggiadramente, sorretta da un cinturone con la fibbia d’oro, e lunghe calze da duellante coprivano le gambe sin sopra il ginocchio, a loro volta celate da spessi e bassi stivaloni acquamarina. A completare quel bizzarro abbigliamento, un lungo mantello bianco ricadeva dalle spalle della ragazza, avvolgendola quasi completamente, e una lunga spada dalla lama ricurva pendeva al suo fianco.
– Voi aspettatemi qui, – disse Sayaka, voltandosi appena e stringendo con forza l’impugnatura della spada nella mano destra. – Io vado a prendere Mami.
***
Ah… ah… ah…
Che meraviglia…
C’è così tanto spazio, qui…
Ci si potrebbe fare una tavola immensa! Con tanti invitati!
Prenderemmo il tè! Tutti insieme, sì, con la torta fatta da me!
E parleremmo tutto il giorno, oh, se parleremmo!
Parleremmo di tante cose, di tante, tante cose!

Però…
Però non c’è nessuno.
Non c’è nessuno, qui.
Ci sono solo io.
E io non voglio stare da sola.
***
Asuka non ebbe nemmeno il tempo di fare domande. Non appena ebbe pronunciato quelle parole, Sayaka assunse una posizione raccolta, da velocista, quindi si proiettò in direzione dell’Angelo. Fu uno scatto incredibilmente rapido e potente, tanto da scuotere l’aria circostante con un’onda d’urto che fece tremare Madoka.
Sayaka schizzò verso l’enorme silhouette dell’Angelo con la velocità di un proiettile. Intorno a lei si svilupparono curiosi anelli neri, che andarono a costituire un grande pentagramma solcato da note musicali. Una doppia lettera f si materializzò a breve distanza dalla ragazza, roteando insieme agli anelli secondo una traiettoria eccentrica e irregolare, e in quel momento la velocità di Sayaka aumentò in maniera spaventosa.
– Cosa succede? – esclamò Kyoko, quasi senza fiato.
– Mi pare abbastanza ovvio, – disse Kyuubey, contemplando la scena con aria soddisfatta. – Sayaka ha desiderato di poter salvare Mami. Per farlo, ovviamente, le serviva un potere tale da distruggere l’Angelo.
– Che cosa? – urlò Asuka. – Mi vuoi dire che…
– Esattamente, – la anticipò Kyuubey. – Sayaka Miki è diventata un essere di potere paragonabile a quello di un Angelo.
***
Per quanto possa essere scontato, Sayaka non si era mai sentita così in vita sua. Mentre il panorama di Neo Tokyo-3 scorreva sotto di lei, la ragazza cominciò a soffermarsi sulle proprie percezioni.
Il mondo le sembrava… rallentato. Le cose si muovevano più lentamente di quanto lei non le percepisse, e come risultato ogni particolare della città intorno a lei saltava con chiarezza ai suoi occhi.
La sagoma dell’Angelo era sempre più vicina, una sbilenca torre nera piena di paura e morte. Sayaka, però, non ne era affatto spaventata.
“Resisti, Mami. Arriva il Cavaliere!”
***
– No!
L’urlo di Homura risuonò inascoltato fra gli edifici deserti, mentre la figura di Sayaka Miki schizzava via a velocità impressionante. La maga serrò i pugni fino a che le sue nocche non impallidirono, imprecando contro se stessa per non essere arrivata in tempo.
– Ehi, tu!
Una gigantesca mano calò su Homura nel tentativo di ghermirla, e solo per un istante la ragazza riuscì a evitarla.
Dall’Evangelion zero-due, la voce di Asuka investì Homura perentoria. – Non dovresti essere in una cella?
– Aspetta, – esclamò la maga. – Devo dirvi qualcosa di molto importante!
– TU!
La lancia di Kyoko scattò fulminea contro Homura, costringendola ad arretrare con un salto per evitare il colpo.
– Cosa diavolo vuoi, ancora? – urlò la maga rossa, riportando la lancia in posizione e preparando un nuovo affondo. – Non ti è bastato il casino che hai fatto?
– Ti prego, lasciami spiegare! – ribatté Homura. – Sayaka è in grave pericolo!
– Ma chi vuoi che ti creda? – rise Asuka causticamente. L’Evangelion si sollevò in piedi, muovendo un lento e minaccioso passo verso la maga. – Scommetto che sei appena evasa, dico bene? In tal caso, è nostro dovere riportarti alla Nerv. E credimi, sarai fortunata ad arrivarci senza ossa rotte.
– Aspetta, Asuka!
La Second Child si fermò, rivolgendo uno sguardo meravigliato alla proprietaria della flebile voce che si era levata dai piedi dell’Evangelion.
Madoka si era avvicinata, giungendo a pochi metri dalla macchina umanoide, e ora fissava la cabina di pilotaggio con aria timorosa. – Io… io credo che Homura voglia aiutarci.
– Senza offesa, Madoka, – si oppose Asuka, – ma hai la capacità di giudizio di una bambina delle elementari. Chiunque capirebbe che questa qui ha solo interesse per se stessa!
– Non è vero! – ribatté la ragazza dai capelli rosa, facendo un piccolo passo verso Asuka con una certa determinazione impressa negli occhi. – So bene di essere ingenua. Però… – aggiunse, rivolgendo uno sguardo alla maga in nero, – io sento che possiamo fidarci di Homura.
– Madoka… – mormorò Homura, rivolgendosi per un attimo verso la ragazza, ma non aggiunse altro.
Ci fu qualche istante di silenzio. Kyoko mantenne la lancia sollevata, distogliendo però lo sguardo da Homura e fissando Madoka con aria interrogativa, mentre Asuka si chinò su di lei piegando le ginocchia dell’Evangelion. – E va bene, – sbuffò alla fine. – Le darò ascolto, per questa volta.
La Second si girò, sollevando la mano destra dello zero-due verso Homura e sollevando solo il dito indice. – Una possibilità, miss Mistero. Dopodiché, ti spedisco al Central Dogma a calci.
Homura annuì, rivolgendosi poi verso Kyoko. – E tu? Ti fidi di me?
Kyoko abbassò la lancia, sostenendo lo sguardo della maga in nero con aria di sfida. – Devo ancora decidere.
– Per ora mi basta, – sospirò Homura. – Dobbiamo fare in fretta.
– È inutile che ti scaldi, – sbuffò Asuka, sollevandosi in piedi e indicando l’Angelo con un gesto del capo. – Sayaka sta già salvando Mami.
– Temo che non sarà così.
Kyoko sollevò un sopracciglio, squadrando con sospetto la maga dai capelli corvini. – Ma che stai dicendo? Sayaka ha espresso un desiderio…
– E il desiderio si realizzerà, – la interruppe Homura, girandosi verso la scia luminosa lasciata da Sayaka. – Mami Tomoe sarà salvata dall’Angelo. Tuttavia…
La maga tornò a fissare Kyoko, uno sguardo affranto inciso negli occhi. – Neanche un miracolo potrà salvarla da se stessa.
***
– Ah… dannazione. Questa non ci voleva.
Erano ormai diversi minuti che Mari continuava a gattonare lentamente a ridosso del muro, la mimetica ottica nuovamente adagiata sulla schiena. Quello che le stava davanti era il terzo ascensore che incontrava a non essere funzionante. A quanto pareva, dopo il suo scherzetto di prima e l’evasione della maga in nero, tutti gli ascensori che portassero al livello del Central Dogma erano stati bloccati. – Certo che quell’Homura non scherza… – commentò fra sé e sé, un ghigno divertito stampato sul volto. – È una vera Fiamma, non c’è che dire.
Un rumore lontano la mise in guardia, inducendola ad appiattirsi ulteriormente contro la parete e a sperare che la lieve distorsione ottica della mimetica non la tradisse. Non successe nulla, tuttavia, e Mari riprese a muoversi cautamente per cercare un nuovo ascensore, o quantomeno un modo per venir fuori da quel labirinto di corridoi sotterranei.
– Allora, allora, allora… – mormorò pensosa, guardandosi intorno come in cerca della soluzione. – Come me ne cavo fuori?
Un soffio d’aria la investì all’improvviso, rischiando di sollevare la sua mimetica e di lasciarla così alla mercé delle telecamere. La ragazza si voltò rapidamente, cercando la fonte di quel getto, e ciò che vide le fece spalancare gli occhi per la cupidigia.
Una griglia metallica, larga forse mezzo metro e alta meno di trenta centimetri, separava il corridoio dall’impianto di aerazione. Era tenuta in posizione da due viti e da una cerniera laterale in acciaio, ed era proprio a livello del pavimento. Mari non avrebbe nemmeno dovuto alzarsi, per smantellarla, e la mimetica ottica sarebbe bastata a coprirla mentre svitava i fermi e sgattaiolava dentro. Certo, la grata sarebbe scomparsa per un po’, ma se non era ancora suonato un allarme voleva dire che nessuno se n’era accorto. Era un peccato non avere un cacciavite, ma in fin dei conti non avrebbe fatto alcuna differenza.
– Mi rovinerò le unghie… – borbottò la ragazza. Poi, tuttavia, il sorriso si fece nuovamente strada sul suo volto.
Aveva una via di fuga.
***
L’impatto con l’Angelo fu devastante. L’immensa struttura nera fu scossa sin dalle fondamenta, spandendo nell’aria un boato assordante misto ad un grottesco lamento di dolore, e si piegò pericolosamente verso il suolo.
Sayaka si tenne aggrappata alla superficie scabra dell’Angelo, sorpresa dalla propria forza: nel punto in cui aveva colpito l’essere era comparso un cratere emisferico profondo almeno dieci metri, dal cui fondo stillava un fluido rossastro simile a sangue, ma più denso e dall’odore più pungente.
– Ha funzionato… – mormorò incredula, un sorriso estatico stampato sul suo volto.
Quasi in risposta alle sue parole, l’Angelo strillò orrendamente. Si ripiegò su se stesso cercando di raddrizzarsi, e al contempo il fondo della voragine scavata da Sayaka cominciò a brulicare di migliaia di minuscoli filamenti.
La ragazza saltò via con tutta la sua forza, subito prima che le sottili appendici dell’Angelo si protendessero in una cuspide nel tentativo di ghermirla. – Non ti è bastato? – gridò, quindi afferrò la spada e si preparò ad affondarla contro l’avversario.
In quel momento, però, un nuovo urlo ferì le orecchie della maga, facendole digrignare i denti in una smorfia e impedendole di portare l’attacco.
Il corpo del mostro cominciò a tremare vigorosamente. Lunghe crepe scalfirono la sua superficie, espandendosi intorno ad una spaccatura verticale più grande, e la sommità della torre si abbassò verso Sayaka emettendo un gemito sofferente.
Con una serie di spasmi e convulsioni, l’Angelo spaccò in due il suo corpo, e davanti a Sayaka comparve una gigantesca bocca verticale. Sul fondo della cavità, milioni di aghi anneriti si affollavano come una folla di piccoli denti filiformi, e un singolo punto bianco fissava la maga come un occhio senza pupilla, emettendo una tenue luminescenza bianca e contraendosi spasmodicamente.
– Ma cosa…
La creatura emise un grido lacerante, per poi schiantarsi al suolo con tutta la sua mole. Le sue colossali fauci inghiottirono grossi pezzi di edifici e decine di metri di strada, lasciando al loro posto una spaventosa voragine e sollevando nubi di polvere grigia. Dai fianchi di quel corpo mostruoso si ersero grandi steli ritorti, che si annodarono in tre paia di zampe simili a quelle di un ragno e si infissero nel suolo distruggendo l’asfalto sotto il proprio peso.
L’Angelo si sollevò da terra, la bocca percorsa da un fremito di bramosia: nella foresta di denti che la riempivano non vi era alcuna traccia di Sayaka.
– Mi stavi forse cercando?
Una fitta rete di spirali bianche comparve sulla schiena dell’Angelo, agitandosi in un disegno irregolare e astratto, e infine un occhio identico a quello di prima si fissò sulla figura di Sayaka, leggiadramente sospesa qualche decina di metri sopra di lui e circondata da un tenue alone luminoso.
– Ora tocca a me.
Sayaka agitò la spada davanti a sé, e la luce intorno a lei svanì all’istante. Prima che l’Angelo potesse reagire, la maga impugnò la spada con entrambe le mani. Si lanciò verso una delle zampe del mostro, disegnando un ampio arco con la lama argentea dell’arma, e atterrò sul selciato con un movimento aggraziato. Pochi istanti dopo, un massiccio fiotto rosso imbrattò i palazzi intorno a lei, e l’Angelo cadde al suolo insieme al suo arto reciso.
La ragazza scattò verso quella che sembrava essere la testa della creatura, riuscendo a intravedere la massa bianca e luminescente che costituiva il suo occhio all’interno della bocca mezza sollevata. L’Angelo urlò ancora e si sollevò sulle zampe residue, ma Sayaka non lo sentì. Si tuffò direttamente fra le sue fauci, facendosi strada con un poderoso affondo fra i filari di denti.
– Sparisci!
Davanti agli occhi di Sayaka, il bianco dell’occhio dell’Angelo sparì. Rimase solo un’enorme massa nera, indefinitamente estesa sopra e sotto di lei, completamente silenziosa. – Ho… ho vinto?
Il corpo dell’Angelo prese a ribollire, coprendosi di pustole gonfie e tumide. Il suo colorito cambiò, diventando rossastro, e in pochi istanti cominciò a grondare lo stesso liquido denso e viscoso che Sayaka aveva visto poco prima. Prima che la maga dai capelli azzurri potesse chiedersi qualcosa, l’intero corpo dell’Angelo esplose in una pioggia rossa, e Sayaka si ritrovò a precipitare verso il suolo senza alcun sostegno.
Si guardò intorno, cercando di capire dove si trovasse, e scoprì di essere a diverse decine di metri da terra. I residui dell’Angelo continuavano a liquefarsi, ad eccezione di un piccolo frammento a forma di fuso. Sayaka concentrò la sua attenzione su quell’oggetto, riuscendo infine a distinguere il profilo di un paio di gambe umane, di un corpo da ragazza e di una chioma di capelli biondi.
– Mami!
Con uno sforzo tremendo, Sayaka deviò dalla propria traiettoria. Si lanciò verso Mami, sfruttando quello stesso potere che le aveva permesso di sconfiggere da sola l’ottavo Angelo, e la afferrò tra le braccia poco prima dell’impatto col suolo.
Ruzzolò a terra, stupendosi nel non sentire quasi nessun dolore e cercando di stringere Mami con tutta la forza di cui disponeva. Quando alla fine si fermò, il respiro corto e affannoso per via della paura e dello sforzo, il suo sguardo si posò sul volto di Mami. Dormiva tranquilla, gli occhi morbidamente chiusi come se stesse sognando qualcosa di piacevole, e le sue braccia erano completamente abbandonate lungo i fianchi.
– Mami… – mormorò Sayaka accostando il volto a quello dell’amica, mentre una lacrima di commozione scendeva dalla sua guancia. – Ce l’abbiamo fatta! Mi senti?
Mami non si mosse. Sayaka non ci fece caso, pensando che fosse svenuta… tuttavia, dopo pochi istanti, il suo cuore ebbe un sussulto.
Mami non respirava. Il suo alito non arrivava sulle guance di Sayaka, il suo torace era immobile, il suo cuore non batteva. Sayaka la depose rapidamente al suolo, cercando di riscuoterla prendendola per le spalle. – Mami! Mami, rispondi!
Mentre la pioggia di materia rossastra imbrattava il suo mantello candido, Sayaka iniziò a insufflare aria nella bocca di Mami, imitando goffamente le manovre di emergenza viste a scuola. Tentò di praticare un massaggio cardiaco, ma senza alcun risultato, e allora ricominciò da capo. Lunghi rivoli di lacrime presero a scorrere lungo le sue guance, e alcune gocce caddero sul volto di Mami mischiandosi alla polvere e al sangue dell’Angelo.
– Ti prego!
Il grido straziante di Sayaka squarciò il silenzio della città, ormai alle soglie dell’alba. In lontananza, i pesanti passi degli Evangelion annunciavano l’arrivo dei suoi compagni.
– Io… io avrei dovuto salvarti… – pianse la ragazza, un sussurro appena udibile. – Era il mio desiderio…
– E infatti il tuo desiderio si è realizzato.
Sayaka aprì gli occhi bagnati di lacrime, e subito li spalancò per la meraviglia: Mami aveva aperto gli occhi, e le rivolgeva uno sguardo dolce e stanco. – Mi hai salvata, Sayaka.
– Mami!
Sayaka abbracciò Mami con forza, stringendola vigorosamente e scoppiando in un fiume di singhiozzi. – Ho avuto tanta paura! – esclamò. – Temevo che fossi morta!
– È tutto finito, ora, – la rassicurò la maga dai capelli dorati, ricambiando l’abbraccio e poggiandole una mano sulla guancia accarezzandola delicatamente. – Non devi più preoccuparti di nulla.
Forse fu solo un’impressione di Sayaka, ma il rumore dei passi degli Evangelion si era attutito. Inoltre, la pioggia rossa e densa aveva smesso di cadere, e l’odore acre che permeava l’aria fino a poco prima si era dissipato. – Dobbiamo andare, – mormorò Sayaka, asciugandosi con un guanto le lacrime colate sulle sue guance. – Gli altri saranno in pensiero.
– Aspetta.
Improvvisamente, la stretta di Mami si fece più forte. Sayaka fece per distaccarsi da lei, ma le braccia della maga si serrarono intorno ai suoi fianchi impedendole di muoversi.
– Mami… Cosa fai?
– Sono rimasta sola per tanto, tanto tempo… – sussurrò Mami in tono mellifluo, accostando le labbra all’orecchio di Sayaka. – Ora voglio stare con qualcuno… per sempre.
– Mami! – protestò Sayaka, cercando inutilmente di divincolarsi da quella stretta. – Mi stai facendo paura!
Le mani di Mami si insinuarono nel corpetto di Sayaka, percorrendo lascivamente la sua schiena. – Lasciati andare, Sayaka. Staremo insieme per sempre.
– Lasciami!
Una spada dalla lama ricurva comparve dal nulla fra le mani di Sayaka, e la ragazza la brandì contro Mami ferendola al volto. La maga bionda si distaccò da lei, e Sayaka ne approfittò per allontanarsi con uno scatto. – Cosa sei? – urlò. – Tu non puoi essere Mami!
Mami fece una faccia stupita. Si portò una mano al volto, sfiorando la ferita sanguinante. – Ma cosa dici, Sayaka? Certo che sono io.
– Mami non farebbe mai una cosa del genere! Te lo ripeto ancora una volta: cosa sei?
Mami chiuse gli occhi, senza allontanare la mano dal viso. – Te l’ho detto.
Quando gli occhi di Mami si riaprirono, fulminarono Sayaka con uno sguardo colmo di bramosia. Il taglio sulla sua guancia si dissolse, evaporando in un filo di fumo nero simile a cenere, e gli angoli della sua bocca si incurvarono in un ghigno diabolico. – Io sono Mami Tomoe.
La terra tremò, e solo allora Sayaka si accorse che lo spazio intorno a lei era cambiato. Il cielo era scomparso, sostituito da un’enorme volta formata da grandi specchi prismatici. In ogni direzione la maga si voltasse, non c’era altro che un mondo astratto, decorato da mobili e oggetti dalle forme vezzose. Tutti i colori sembravano essere stati alterati, e ogni cosa era tinta da macchie di colore scuro e stese con andamento irregolare, come in un’aberrazione della realtà concepita da una mente insana e disperata.
E in quel momento, Sayaka comprese.
– Tu… – mormorò, incredula e rabbiosa. – Sei una Strega!
– Ah, ah, ah…
Mami allargò le braccia con aria teatrale, esasperando il suo macabro sorriso. Una serie di flash colpì gli occhi di Sayaka, imprimendo nella sua mente una successione di rune prive di significato e scandendo un bizzarro conto alla rovescia. Quando tutto ebbe termine, il corpo di Mami esplose in un tripudio di nastri dorati, che risalirono verso la volta avvolgendosi l’uno sull’altro e componendo una gigantesca figura umana.
Davanti agli occhi esterrefatti di Sayaka, la Strega di Mami Tomoe si stagliò contro il panorama della propria Barriera.
***
– Sayaka!
Gli Evangelion erano ormai a poco più di cento metri da Sayaka, quando lei svanì nel nulla insieme al corpo di Mami. I piloti li fermarono bruscamente davanti all’enorme croce luminosa generata dalla morte dell’Angelo, e Kyoko balzò giù dalle spalle dello zero-due atterrando a poche decine di metri dal punto in cui fino a poco prima si trovava la maga dai capelli azzurri. – Ma cosa…
La ragazza si voltò all’improvviso per rivolgersi a Homura, ferma sulla spalla destra dello zero-uno. – Cos’è successo? – urlò, la voce tremante di rabbia e smarrimento. – Dove sono sparite?
Homura distolse lo sguardo, forse per celare la tristezza nei suoi occhi. – Speravo che questa volta non sarebbe successo, ma… Mami Tomoe ha ceduto alla disperazione.
– Homura… – mormorò Shinji, volgendo gli occhi verso la maga in nero. – Cosa significa?
La ragazza rimase in silenzio per qualche istante, per poi alzare lo sguardo con aria assorta. – C’è una cosa, – mormorò Homura, – che Kyuubey non vi ha mai detto, a proposito delle maghe. Se la disperazione le consuma, o se esauriscono il loro potere magico, esse generano una maledizione. Tutto il bene che hanno portato, tutta la gioia che hanno donato al prossimo, si trasformano in dolore, rabbia e miseria. E in questo modo… le maghe diventano Streghe.
Un silenzio tombale scese sul gruppo. Madoka, rannicchiata carponi fra le mani dello zero-zero, rimase a fissare Homura ad occhi sgranati, incapace di credere alle sue parole.
– Aspetta un momento, – esclamò Kyoko rompendo la quiete. – E il desiderio?
Homura storse gli angoli della bocca in una smorfia di disprezzo, indicando il suolo ai piedi dell’Evangelion. – Questo devi chiederlo a lui.
Kyuubey era lì, immobile. Seduto sulle quattro zampe, fissava Kyoko con i suoi occhi scintillanti, dondolando oziosamente la coda nivea. – Ve l’ho detto, – disse l’alieno. – Il desiderio di Sayaka Miki è stato pienamente soddisfatto. Lei voleva salvare Mami, e l’ha fatto: ha estratto il suo corpo dall’Angelo, esattamente come era prima. Tuttavia… quando lei ha espresso il desiderio, di Mami Tomoe era rimasta solo un guscio vuoto.
Kyoko fece un passo verso di lui, le mani serrate sulla lancia. – Mi stai dicendo che l’hai presa in giro?
– Voi umani… – sospirò Kyuubey. – Proprio non riesco a comprendervi. Chiedete un miracolo che va contro il realizzabile, e poi vi stupite delle sue conseguenze. Se Mami Tomoe fosse rimasta all’interno dell’Angelo, la sua Strega sarebbe stata soffocata dall’A.T. Field, e non sarebbe successo nulla. Sayaka però ha chiesto un potere che a nessun umano dovrebbe essere accessibile, e questo è il risultato. Oltretutto, immagino che il contatto con l’Angelo abbia alterato la natura della Strega… e tutto questo per colpa di Sayaka.
Un tremendo frastuono meccanico mise in allarme Kyoko; tuttavia, prima che la maga potesse fare qualcosa, il piede dell’Evangelion zero-due si abbatté al suolo, schiacciando il corpicino di Kyuubey sul selciato con uno schianto assordante.
– Chiamiamo la dottoressa Akagi, – mormorò Asuka con voce spenta, ritraendo l’arto e lasciando sulla strada solo una piccola macchia bianca e sanguinolenta. – Il bastardo non è utile.
***
L’angolo dell’autore:
Eccomi di nuovo! Scusate per il forte ritardo con cui pubblico questo capitolo, ma spero che la lettura sia valsa l’attesa! Come sempre, vi invito a lasciare un commento, anche piccolo, soprattutto se avete trovato qualcosa che non vi aggrada. Ogni suggerimento sarà ben accetto, per cui non siate timidi.
Ringrazio ancora una volta i miei recensori abituali Darik e Ayako Yume per il feedback costante che mi lasciano, nonché i nuovi recensori King Kurama e Metabarone.
Un saluto a tutti e al prossimo episodio, dal sempre, magnificamente vostro
 
Bookmaker
   
 
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