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Autore: Claire Marie Blanchard    30/05/2015    1 recensioni
Draco Malfoy era un uomo, ormai, realizzato.
Ricco, giovane, bello, in carriera. Insomma, tutte caratteristiche che un uomo vorrebbe avere.
Era diventato Auror per dimostrare che, a volte, la mela poteva cadere lontano dall’albero.
Si era avvicinato, anche se non esageratamente, a Harry Potter. E, forse, anche un po’ a Ron Weasley.
Dopotutto, erano i suoi rispettivi capo e collega.
Con le donne procedeva tutto bene. Si divertiva, si sfogava fisicamente con loro senza impegno e le mollava non appena queste iniziavano a chiedere qualcosa di più.
Fino a che, una sera, a una festa organizzata per Potter, non rivide Hermione Granger e non ci finì a letto insieme.
Erano passati circa sei mesi da quella notte e i due continuavano a vedersi di nascosto, di comune accordo.
Insomma, se qualcuno gli avesse chiesto, quel mattino di gennaio, come procedesse la sua vita, lui non avrebbe potuto rispondere se non con un ‘Non posso proprio lamentarmi.’
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.
 
 
 
 
 
Vita, morte e miracolo di un uomo illustre
 
 
 
 
 
 
IV
 
Purgatorio
 
 
 
 
 
- Come devo spiegarvelo una volta per tutte?! Non ho idea di come ci sia finito qui!
Gifford guardò il ragazzo assottigliando lo sguardo, annuendo pensieroso.
- Non puoi piombare qui senza aver perso una persona amata! – insistette Greta.
- È vero, Greta – intervenne Severus, intento a studiare un pezzo di legno da lavorare – Ma, come avrai notato, Draco è ancora vivo. Non è un’anima, tornerà nel mondo dei vivi. E anche molto presto, presumo.
- D’accordo, è un essere vivente. Questo, però, non toglie che sia arrivato qui! – ritentò Greta – Dunque, avrà pur almeno temuto di perdere qualcuno a lui molto caro…
- Vi ripeto la mia domanda, Lord Malfoy: avete, anche solo per un istante, pensato a una persona che amate, prima di perdere i sensi? – riprovò Gifford.
Draco sbuffò stanco.
- Non lo so, non ne ho idea. Francamente, pensavo solo a rimanere vivo.
- Ma ci deve pur essere qual… - provò a ribattere Greta.
- Lascialo stare, Greta. Vieni, Draco. Ho bisogno di una mano con il legno – la interruppe Severus, mentre si dirigeva dentro la casetta di legno.
Al suo interno, infatti, vi erano degli attrezzi da falegname.
Falegnameria, pesca… ma che diamine era successo al suo padrino?
- Professore… posso farle una domanda?
Severus si limitò a rispondere con un ‘Ah – ha’ e un Draco leggermente spaesato provò a chiedergli cosa stesse facendo lì.
- Esattamente… cosa ci fa lei qui?
Il professore era intento a studiare un coltellino da intaglio e non si degnò nemmeno di guardarlo in faccia nel rispondergli. Assottigliò gli occhi cercando di notare tutte le particolarità di quello strumento, ma non si voltò nemmeno per un secondo per guardare in faccia il suo figlioccio.
- Immagino per la stessa ragione per la quale ci sia finito tu, Draco – rispose, infine, con il suo ennesimo tono annoiato.
Draco cominciò a spazientirsi e a provare un – non tanto leggero – fastidio.
- Senta, io non so come ci sia finito qui. È successo e basta!
Severus, allora, smise di osservare il coltellino e si voltò finalmente nella sua direzione.
- Dunque, hai preso consapevolezza che è successo… - osservò Severus.
- Sì… - rispose Draco incerto -… ma… cosa?
Il professore si sedette sulla panca dove prima Draco si era svegliato, invitando il ragazzo a imitarlo, e iniziò a intagliare il pezzo di legno che qualche minuto prima studiava con tanta cura e dedizione.
- È straordinario quanto l’essere umano possa essere così forte, ma al tempo stesso così fragile.
Il ragazzo non riuscì a capire a cosa si stesse riferendo.
- E con questo? Vuole dire che io sono un debole?
- Oh, no, Draco. Semplicemente, sostengo che l’uomo ha dei punti deboli. Molti conoscono i propri. E tu, Draco? Conosci i tuoi?
Il biondo rimase spiazzato. Qualche punto debole lo aveva, ma non amava metterli in mostra. Non era prudente mettere in bella mostra i propri punti deboli, specie se qualcuno poteva poi colpirli facilmente.
- Quando prima mi ha detto che ha già avuto la sua occasione e che l’ha sprecata… a cosa si riferiva?
Piton intagliava ancora quel pezzo di legno. Draco notò che aveva già scolpito in rilievo qualcosa che somigliava a dei capelli lisci.
- Tu sapevi, vero, che sono un mezzosangue? – chiese, di risposta, il suo ex professore.
- Sì… sua madre era una purosangue e suo padre un babbano, se non erro – rispose il ragazzo.
- Eppure, un giorno, disprezzai apertamente una persona che amavo molto, e che amo tutt’ora, per il suo sangue.
- Questo non lo sapevo – confessò l’ex alunno.
- Era la cosa più bella che mi fosse mai potuta capitare. E ora l’ho persa per sempre… è per questo che sono qui – spiegò l’uomo.
Draco non aveva mai avuto questo genere di discorsi con un altro adulto di sesso maschile, ma solo con sua madre e, qualche volta, con sua zia Andromeda che manifestavano il loro disappunto verso le sciacquette che lui era solito frequentare, con la speranza che mettesse – un giorno, al più presto, possibilmente – la testa a posto.
Il suo vecchio professore si girò, guardandolo, e gli sorrise.
- Allora, Draco… vuoi raccontarmi la tua, di storia, o devo leggerti la mente? Devo ricordarti, forse, che sono stato il tuo insegnante di Legilimanzia?
Il ragazzo fissò il suo vecchio professore per qualche istante, fino a che Piton non tornò ad intagliare quel pezzo di legno – il quale, adesso, aveva anche un volto.
- Lei è… è… Hermione. Hermione Granger – confessò.
Severus sorrise annuendo.
- Ci avrei scommesso dieci mila galeoni – disse, poi.
Draco ghignò.
- Non so se è amore, anzi. Ho sempre pensato che fosse solo un’attrazione fisica, la nostra… ma… non lo so. Quando ho perso i sensi, ho subito pensato a lei.
- E a cosa hai pensato, esattamente? – chiese ancora Severus, soffiando sul legno per eliminare le tracce di segatura.
- Ho pensato che… non volevo… che non volevo lasciarla. Non così, almeno – confessò, infine.
L’uomo accarezzò il legno che aveva scolpito in rilievo, soffiandoci sopra dolcemente un paio di volte.
Draco osservò attentamente quella figura scolpita, constatando che era una figura femminile che aveva già visto da qualche parte.
- Era lei? La donna di cui mi ha parlato prima?
Severus annuì, tirando un sospiro malinconico.
- Come si chiamava? – chiese ancora Draco.
L’uomo sussurrò a stento il nome di quella donna – Lily.
 
 
 
***
 
 
 
Quello era il secondo giorno di ricovero per Draco Malfoy, ed Hermione Granger si recò in ospedale qualche minuto prima dell’inizio dell’orario di visita, per assicurarsi di stare più tempo possibile con lui. Erano passati anche Harry e Ron, ma lei li aveva subito tranquillizzati e convinti ad andare a casa.
Non solo la ragazza aveva sviluppato un bel caratterino a partire da dopo la guerra, ma il caratterino in questione era anche peggiorato nelle ultime ore, concilianti con le incerte condizioni di salute dell’Auror Malfoy. E, soprattutto… sentiva che doveva esserci lei con lui.
Giunta nella stanza dell’Auror, le venne ancora un piccolo fastidio alla bocca dello stomaco a guardarlo steso in quel letto. Si sedette accanto a lui, alla sua destra, appoggiando braccia sul letto, unendo le mani a preghiera e chiudendo gli occhi.
Ha già espiato le sue colpe.
Aveva già pagato i debiti che aveva con la propria coscienza.
Basta.
Non è giusto che paghi un prezzo tanto alto.
Non è giusto che paghi ancora e basta.
E mentre pregava Merlino, Dio, Gesù, Allah, Maometto, Buddha e tutte le divinità esistenti, non si rese conto che stava piangendo. Quando se ne accorse, riaprì gli occhi e provò ad asciugarsi le lacrime, imbarazzandosi, come se Draco potesse scoprirla e prenderla in giro entro pochi istanti.
Non capiva perché vederlo così la faceva stare male. Capiva solo che qualcuno, lassù, si stava divertendo. Pensò che, forse, Voldemort si stesse vendicando dall’aldilà e la stesse facendo pagare – e anche molto cara – a quel ragazzo che, già una volta, non aveva avuto scelta. Una sorta di Diavolo che, dopo l’Inferno, lo aveva condotto in un Purgatorio, dove il ragazzo non meritava di andare, proprio per le tante pene già scontate nella vita terrena.
Lui che, da ragazzo, era stato obbligato a diventare Mangiamorte.
Suo padre imprigionato ad Azkaban.
Sua madre sempre lontana.
Ad un tratto, però, notò qualcosa.
Il dito indice e il dito medio della mano destra del ragazzo si mossero per un istante.
Dopo essere rimasta pietrificata per circa dieci secondi, si alzò e corse a chiamare il Guaritore Miller per informarlo.

 
   
 
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