Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Fanny Jumping Sparrow    06/01/2009    1 recensioni
In revisione
Ho provato ad immaginare cosa sia potuto succedere ai personaggi nell'intervallo tra il secondo e il terzo capitolo della saga.
 ...La Perla Nera, la nave conosciuta con terrore fino a qualche anno prima in tutti i Caraibi, si era lentamente inabissata. A nulla erano valsi i tentativi della sua ciurma, forse l’unica ad aver avuto il coraggio e la lucidità di sfidare il kraken delle maree...
– Ma se dovrete sfidare le infestate e arcane coste dei confini della terra, allora vi occorrerà un capitano, uno che conosca bene quelle acque...
- Seguendo le indicazioni delle carte nautiche – rispose semplicemente Barbossa dando nuova speranza ai marinai.
Non tutti però. Will, in particolare, aveva il sentore che si trattasse di un nuovo viaggio pericoloso che non escludeva la possibilità di un fallimento e non si sentiva del tutto pronto a rischiare la vita per un uomo che in fondo lo aveva soltanto ingannato ed era perfino riuscito a derubarlo dell’unico tesoro che aveva: l’amore di Elizabeth...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Joshamee Gibbs, Tia Dalma, Will Turner
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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fanfic cap 4

Un passaggio per l'Oriente

In seguito a quanto era accaduto il giorno precedente in quel mare, la comparsa dell'Olandese, l'affondamento del galeone spagnolo, l'arrivo della nave della Compagnia delle Indie Orientali, Barbossa e gli altri non si sentivano tranquilli, al punto da decidere di rimandare le ore di sonno per restare in allerta.
Will non perse l'occasione per parlare da solo con l'antico nemico che ancora stentava a considerare un alleato.
- Mastro Turner, non vi hanno assegnato una cabina? - gli domandò quello non appena lo vide comparire al suo fianco con l'aria di uno che non sapesse bene cosa fare in quel momento.
- Sì, ma non è abbastanza grande – gli comunicò il ragazzo.
- Vi aspettavate un letto matrimoniale?! - ribatté il pirata con tono irriverente. Il giovane restò interdetto e offeso da quella battuta che metteva in dubbio il suo onore, così replicò con voce stizzita: - Io ed Elizabeth non siamo sposati!
- Oh...e allora? - continuò l'uomo con la stessa intonazione di prima. Will comprese che ci provava gusto a vedergli perdere la pazienza, perciò preferì cambiare immediatamente discorso e atteggiamento: - Mi diceste che ho ancora tante cose da imparare di questo mondo . Sono pronto ad ascoltarvi – affermò incrociando le braccia.

Ne avreste davvero tante”pensò Barbossa non capendo come mai se quei due erano stati ad un passo dalle nozze, sembrava che cercassero di evitarsi invece di stare insieme.
- Chiedete pure, allora – disse poi mostrandosi disponibile anche se un po' sospettoso per le possibili domande che quel pirata in erba gli avrebbe rivolto.
- Quel consiglio della Fratellanza...come facciamo a riunirlo? - fu la prima questione da lui mossa.
- Cantando una canzone – si limitò a proferire il capitano.
- Una canzone?! - esclamò Will dopo qualche secondo sentendosi preso in giro. Gibbs, che era nel frattempo sopraggiunto iniziò a cantare: - Yo oh, la gloria corre nell'aldilà, nel volto vivo o morto lei ti seguirà...
Neanche nei suoi sogni più assurdi avrebbe mai immaginato di trovarsi in una situazione simile: dovevano affrontare una potente flotta guidata dall'Olandese Volante richiamando in aiuto altri pirati (quelli che sarebbero scampati alla persecuzione attuata dalla marina britannica!) mettendosi semplicemente a cantare! E cosa avrebbero potuto fare poi tutti insieme, ammesso che si fossero realmente trovati d'accordo?Non sarebbero stati mai organizzati e validi come gli esperti soldati arruolati sulle navi della marina britannica e della Compagnia delle Indie Orientali! Avrebbe voluto esternare tutte queste considerazioni ma non gli sembrò utile farlo in quel momento, per non far vacillare il già fragile equilibrio che si era creato tra lui e quei filibustieri. Voleva inoltre credere che avessero qualche idea per sperare tanto di riuscire a sbaragliare gli avversari, o comunque , di sopravvivere.
- Inizieremo a cantare a Tortuga? - chiese con poca convinzione.
- Se farete tutto quello che vi ordino ci saranno buone possibilità di riuscita – dichiarò Barbossa scrutandolo con sguardo diffidente . Il giovane reagì facendo cenno di sì con la testa, tenendo gli occhi bassi e i denti stretti.
Durante quella notte e nel giorno successivo soffiò un forte vento, nonostante il mare fosse calmo, che conferì all'imbarcazione una velocità maggiore del previsto, tanto che, dopo appena un giorno e mezzo di navigazione, fu avvistata la sagoma dell'isola di Tortuga. Era primo pomeriggio quando Marty, appollaiato sull'albero più alto, comunicò alla ciurma l'avvistamento, rompendo il silenzio che regnava a bordo e inducendo l'equipaggio ad affrettare le operazioni necessarie all'approdo e all'ancoraggio.
Will, non sapeva bene perché, aveva la sensazione che in tutto ciò c'entrasse in qualche modo quella donna misteriosa che si faceva chiamare Tia Dalma, che Barbossa aveva portato con sé apparentemente senza un motivo e con la quale si appartava a discutere evitando che le loro parole giungessero alle orecchie degli altri. Si era fermato a guardarla mentre tirava fuori dalla scollatura dell'abito un grande ciondolo metallico a forma di cuore, quando fu scosso dalla voce del Capitano : - Andate a chiamarla voi Miss Swann o preferite che mandi qualcun altro?
- Vado io – affermò scendendo velocemente sottocoperta. Proprio nelle scalette incrociò la ragazza: - Siamo arrivati – le comunicò.
- Sì, l'ho sentito – rispose lei distogliendo lo sguardo verso il boccaporto, al che lui la fece passare e continuò a scendere. Elizabeth si interrogò sul perché lo avesse fatto dato che,una volta sul ponte, si era accorta che erano già tutti lì, ma tanto ormai erano giorni che il suo comportamento le appariva insolito. Era come se fosse tormentato da un qualcosa di cui non le voleva parlare e non poteva fare a meno di pensare che si trattasse di suo padre: incontrarlo dopo tanti anni aveva probabilmente riaperto in lui un dolore che a lungo aveva tentato di trascurare per costruirsi una vita onesta e serena. Stava a lei in quel momento consolarlo, rassicurarlo, ma non riusciva più a guardarlo negli occhi dopo quello che aveva fatto: gli aveva mentito, aveva agito con la mentalità egoista e opportunista di un vero pirata, proprio quel genere di condotta che Will odiava. Lui aveva salvato Jack dalla forca, rischiando la vita e la libertà, dopotutto; lei, invece, lo aveva lasciato al kraken, con l'inganno per di più. Mentre ripensava a ciò, tremando per il rimorso e la rabbia, il fidanzato risalì rapidamente e come una furia si scagliò contro Barbossa: - Dove sono finiti?
- Prego? - rispose quello cadendo dalle nuvole e accarezzando la scimmietta.
- Dove sono quei marinai? - ripeté con sdegno.
- Abbiamo dovuto alleggerire il carico – si giustificò il filibustiere con una espressione tra l'ironica e la dispiaciuta che lasciò sia Will che Elizabeth scioccati. Il pirata colse il loro sgomento e aggiunse: - Se volete stare dalla nostra parte non dovete avere scrupoli a togliere di mezzo ogni possibile ostacolo!
La giovane aristocratica si sentì molto colpita da quelle parole: rispecchiavano quello che aveva pensato nell'istante in cui con un bacio aveva incatenato Jack all'albero maestro per evitare che la sua presenza potesse mettere a rischio la vita sua e di Will.
- E quei marinai costituivano un ostacolo per voi? - domandò Turner con disprezzo.
- Mettiamola così: adesso nessuno sa che siamo a Tortuga – spiegò con tranquillità il Capitano e nessuno si schierò dalla parte del fabbro.
Tortuga era sempre lo stesso porto di mare infestato da delinquenti di ogni sorta, uomini, giovani e vecchi, senza futuro, menomati, ubriachi, reietti e donne, ora elegantemente vestite, ora dai costumi volgari, che vendevano il loro corpo anche in pieno giorno. L'aria era appestata dall'intenso odore dell'alcol e del sudiciume, le stradelle ricoperte da una spessa melma marrone e viscida in cui quella gentaglia talvolta riposava, senza curarsi minimamente della propria salute.
I nove appena sbarcati si trovarono ad attraversare quelle vie maleodoranti e brulicanti di ladri, taglia gola e donnacce che cercavano di ostacolare il loro cammino con proposte e minacce che essi evitarono finché giunsero ad una baia semi deserta dove erano ancorate poche barche e un veliero dalla colorazione sgargiante, probabile bottino di un arrembaggio.
- Io vado a negoziare per la nave, voi pensate al resto – stabilì Barbossa.
- Dobbiamo rubare? - domandò Elizabeth.
- Se questi non vi basteranno, sì – rispose il pirata lanciandole un sacchettino di cuoio che una volta aperto si rivelò pieno di pietre, gioielli e qualche moneta. A Ragetti, Pintel e Gibbs si illuminarono gli occhi alla vista di tanto luccichio.
- Voi farete a modo vostro – li ammonì il Capitano, così si formarono due gruppi, uno composto da Pintel, Ragetti, Cotton e Marty e l'altro formato da Will, Elizabeth, Tia Dalma e Gibbs. Questi ultimi camminarono insieme per qualche metro non vedendo attorno a loro altro che bettole, ostelli e uomini che spingevano carretti con pesce e carne, così che, stanco e nauseato da quel posto, Will si decise a chiedere: - Signor Gibbs dove dobbiamo andare per trovare un po' di armi e vestiti di ricambio?
- Sinceramente, ragazzo, io conosco solo le taverne di questo luogo – affermò facendolo sbuffare; voltandosi si scontrò con una donna con ricci capelli rossi, un trucco accentuato e un vestito verde scuro con ricami gialli: - Ciao! - lo salutò con enfasi, guadagnandosi lo sguardo ingelosito di Elizabeth.
- Ti ricordi di me? - continuò quella appoggiando una mano alla spalla sinistra del giovane e sbattendo le ciglia.
- No, mi dispiace; deve avermi scambiato per qualcun altro – obiettò imbarazzato.
- Non è vero!Sei stato qui poco più di una settimana fa. Cercavi Jack Sparrow. Lo hai trovato poi? - gli chiese la donna accompagnando le sue parole con molteplici moine.
- No, non l'ho ancora trovato, signora – si ritrasse Turner allontanandosi.
- Bé, neanche qui è più venuto – dichiarò quella con tono dispiaciuto – Comunque io sono sempre a disposizione – disse ancora. Will fece improvvisamente dietro front sotto lo sguardo contrariato della fidanzata e tornò dalla donna chiedendole: - Voi vivete qui, giusto?
- Sì – affermò lei con aria interessata, alzandosi il corsetto.
- Allora sareste in grado di indicarci chi potrebbe venderci armi, abiti e provviste? - la sollecitò con tono speranzoso.
- E tu cosa mi daresti in cambio? - fu la sua replica mentre lo squadrava dalla testa ai piedi. Elizabeth prese cinque penny e li mise in mano alla donna che già l'aveva infastidita sin troppo con il suo atteggiamento provocante nei confronti del fidanzato: - Questi vi bastano? - quella li contò e li conservò dentro il bustino, poi parlò: - Proseguendo sempre dritto fino ad una locanda che si chiama “Pecora nera” girate a sinistra, poi a destra e troverete chi vi aiuterà. Si chiama Bruce lo Storpio. Desiderate altro?
- No, grazie. Ci è stata utilissima! - concluse Gibbs con un inchino e un sorriso, copiato da Will, quindi i quattro si allontanarono seguendo l'indicazione ricevuta e in pochi minuti giunsero ad una casupola che cadeva a pezzi e apparentemente vuota. Mastro Gibbs batté il pugno sulla porta pronunciando il nome suggerito dalla donna incontrata e allora si avvertirono dei rumori dall'interno e apparve un uomo, non molto alto, robusto, con i capelli grigi, lunghi ed estremamente sporchi che si reggeva su una stampella, essendo privo della gamba sinistra.
- Quanto avete con voi? - esclamò non appena uscì fuori. Elizabeth nascose la sacca e sé stessa dietro Will che ribatté: - Dipende da quello che avete voi. Ci occorrono nove pistole, dieci spade, molte munizioni e anche vestiti.
- Di qua – si limitò a dire l'uomo rientrando in casa. I quattro lo seguirono e videro che in realtà quella non era una casa ma solo una facciata perché all'interno c'era una vera armeria con tanto di fabbri al lavoro e armi accatastate un po' ovunque. Gibbs, Will ed Elizabeth cominciarono a scegliere ognuno la propria sciabola mentre Tia Dalma restò impassibile al centro del cortile in cui i raggi del sole trapelavano dalle fessure del soffitto realizzato con tavole di legno. Messo da parte quanto serviva, i pirati si apprestarono a pagare lo Storpio.
- Se mi lasciate le donne vi posso dare anche tutta la baracca. Lo sapete quanto mi fruttano?Non ce ne sono così belle qui! - propose questo ridacchiando sguaiatamente.
- Anche se ti uccido ora posso ottenerla – lo minacciò Will con il pugnale alla gola, dopodiché gli sganciò due pietre e se andò insieme agli altri tenendo stretta a sé Elizabeth per un braccio. La ragazza era sempre più stupita da quanto stesse cambiando quel timido fabbro che una volta stava sempre con gli occhi bassi e usava un tono pacato con chiunque; il suo nuovo temperamento la affascinava e allo stesso tempo la impauriva: come avrebbe reagito di fronte alla sua dichiarazione di colpevolezza per la morte di Sparrow? Nel dubbio si strinse a lui guardandolo di tanto in tanto senza riceverne l'attenzione e continuarono a camminare così sottobraccio fino a quando arrivarono alla baia dove avevano lasciato Barbossa. Poco dopo li raggiunsero anche Pintel, Ragetti, Cotton e Marty, carichi di cassette contenenti bottiglie di liquore, carne essiccata e barattoli con altro cibo sottolio o sottaceto. Il maturo filibustiere, nonostante tutta la sua abilità nel convincere gli interlocutori ad assecondarlo, sembrava non fosse ancora giunto ad un accordo definitivo con il proprietario della nave, col quale ancora stava discutendo animatamente.
- Non capite?E' una questione di vita o di morte! Bisogna unire i nove pezzi da otto! - gli sentirono gridare. Tia Dalma strappò dalle mani di Elizabeth il sacchettino con monete e pietre preziose e , ponendosi tra Barbossa e l'uomo con cui questo stava parlando, gli disse con voce suadente: - Non ci vedrete neanche, capitano – porgendogli il borsellino con il contenuto bene in vista. Al che l'uomo sorrise: - Capitan Claude Dumont, al vostro servizio, madame – facendole il baciamano. Barbossa alzò gli occhi al cielo e poi, per non farsi vedere un po' irritato con la sacerdotessa che aveva d'un colpo buttato via tutti quei preziosi, rivolse un finto sorriso a quel pirata francese e aiutò gli altri a caricare quanto avevano preso sulla nave di questo che si chiamava Tempete. Una volta tornati a bordo anche i suoi uomini, Dumont fece salpare il veliero; concluse le manovre di partenze i marinai iniziarono a scrutare uno per uno gli ospiti facendo commenti che non riuscivano a capire dato che parlavano in francese. Il che metteva in agitazione Pintel e Ragetti che temevano qualche scherzo nei loro confronti, non meno di Will che invece temeva per Elizabeth dato che, pur essendosi vestita da pirata, aveva comunque attirato l'attenzione di quelli a bordo. Per questo cercò di non perderla di vista restandole accanto e con le dita pronte ad impugnare la spada o la pistola che teneva entrambe appese alla cintola, insieme al pugnale.
- Venite qui monsieurs! - lo richiamò il capitano Dumont assieme a Barbossa e lui controvoglia lo raggiunse. Quell'uomo sulla cinquantina con la pelle olivastra, i capelli lunghi fino alle spalle, grigio scuri e lisci, baffi sottili e lunghi e un vestito composto da pantaloni verde chiaro, gilet rosso, camicia bianca e giacca giallo ocra, era l'unico a parlare un po' di inglese, seppur intervallandolo con parole della propria lingua. Mentre si avvicinava al timone Will chiese a Barbossa perché li avesse interpellati entrambi e quello rispose: - Così non avrete a ridire che vi nascondo qualcosa, come avete fatto le altre volte – il ragazzo non seppe se credergli o no, ma comunque lo seguì.
- E a proposito di misterì, posso sapere il vostro nome, monsier? - domandò il capitano che aveva udito il dialogo tra i due.
- William Turner – replicò quello e il francese ripeté il nome con il suo accento. Poi cominciò: - - - Vi faremo sbarcarè a Maracaibo e da lì poi potete proseguire via terra per Panamà, come avete sgià stabilitò – disse mostrandogli la posizione della località citata sulle carte.
- Tutto qui! - proruppe il ragazzo aspettandosi un discorso assai più lungo.
- Oh, la vostra pulzellà: meglio non stia sottocoperta da sola. Non posso garantirvi nulla...- sostenne il filibustiere con espressione ambigua.
- Che vuol dire? - esclamò preoccupato il giovane.
- I miei uomini: sono sensibili al feminin charme...Sto schersando, mon amì!State tranquillo, monsier Turner. Eravate voi a mettere paura ai mie marines, piuttosto! Con tutte quelle armi in vista! Mi sono venuti a dire che stava per esserci un ammutinamento!
- Non succederà nulla di questo, capitan Dumont – si intromise Barbossa, timoroso che il passaggio ottenuto potesse saltare per colpa di quel mozzo sospettoso che non capiva come comportarsi in determinate situazioni, lasciandosi prendere solo dalle proprie preoccupazioni.
- Lo spero per voi, Barbossà: siamo noi in maggioranza qui – concluse Dumont lasciandoli andare. Il redivivo pirata voleva rimproverare privatamente il fabbro per averli messi a rischio di passeggiata sull'asse, ma quando si girò quello non era più sul ponte, a differenza degli altri uomini del suo gruppo che stavano collaborando con i marinai francesi. Per non dare ancora più nell'occhio rinunciò a cercarlo e si affacciò al parapetto insieme alla scimmietta.
Will venne a sapere da Gibbs che la fidanzata era stata sistemata in una cabina accanto a quella del Capitano e, nonostante le rassicurazioni di quello, volle lo stesso controllare di persona che stesse bene, senza però farle capire che l'aveva cercata di proposito. Bussò alla porta ed entrò: lei era seduta su uno stretto letto ricoperto da un pesante drappo azzurro e la cabina aveva altri pochi mobili tra cui un piccolo armadio in legno chiaro, una poltrona di velluto viola e uno specchio opaco con una cornice in bronzo. Dopo una rapida occhiata all'ambiente si rivolse alla ragazza: - Mi dispiace, non sapevo fossi qui – si scusò.
- Sono appena arrivata – affermò accingendosi a sistemare le poche cose che aveva portato fra l'armadio e dei ganci che pendevano dal soffitto.
- Andrò a sistemarmi in un'altra cabina – le disse facendo per andarsene.
- No – fermò lei – Voglio dire:non credo che ce ne siano altre libere. Puoi restare qui – gli propose - Mi sono sentita così sola in questi giorni. - concluse con voce flebile sperando di convincerlo a rimanere e parlare.
- Ti manca? – le domandò lui senza guardarla, dandole le spalle.
- Si,molto. Forse avrebbe potuto aiutarci – il fabbro serrò i pugni e si girò;
- Ne dubito – dichiarò con tono scettico.
- Dubiti di mio padre? - gli chiese offesa, al che Will cercò di correggersi: - Dubito che glielo avrebbero permesso – lei abbassò la testa. La gelosia ormai gli aveva annebbiato la mente:non aveva pronunciato il nome di Jack Sparrow facendole quella domanda, eppure aveva pensato che lei stesse parlando proprio di quel pirata. Si avvicinò alla ragazza poggiandole una mano sulla spalla. Elizabeth vagheggiò che volesse aprirsi con lei ma restò delusa quando gli sentì dire: - Vado a chiamare Tia Dalma. Ti farà compagnia lei – concluse per poi uscire dalla stanza. “Cerchi di ricomporre i pezzi, ma hai saputo distruggere in pochi giorni quello che avevamo costruito in tanti anni” pensò Turner risalendo sopra coperta. Lì trovò Gibbs che beveva dalla sua bottiglietta tascabile e qualche altro marinaio francese intento a governare le vele.
- Dov'è lui? - disse rivolgendosi a Gibbs.
- Barbossa?È stato invitato dal Capitano a cenare con lui - lo informò. - Non vi fidate ancora?
- Ha gettato mio padre nell'oceano, e io questo non lo dimentico – sostenne Will con rabbia – Voleva uccidere anche me per liberarsi di quella maledizione, come potrei avere fiducia nei suoi confronti?
- Bé...vedi Will...fra pirati le alleanza si stringono e si rompono con facilità, a seconda della situazione – spiegò il marinaio – E in questa situazione Barbossa è il migliore alleato che potesse capitarci. È astuto, abile e conosce bene le rotte che dovremmo seguire.
Il ragazzo a quelle parole si rassegnò: d'altronde senza la guida di quel filibustiere non avrebbe saputo cosa fare, come muoversi in quel mondo che stava cambiando in fretta ed era pieno di insidie. Così, approfittando della buona disposizione di Gibbs a parlare e della momentanea assenza di Barbossa, si risolse a chiedere al bonario marinaio dei chiarimenti circa un argomento che lo lasciava ancora perplesso: - Cosa sapete dirmi del consiglio?
- La Fratellanza? - l'uomo domandò sottovoce, il ragazzo annuì. - La sua origine si perde nel tempo delle prime esplorazioni del nuovo continente – iniziò mantenendo la voce bassa e un tono misto di mistero ed entusiasmo. Will capì, conoscendolo, che probabilmente la metà delle cose che avrebbe riferito sarebbero corrisposte al vero, lo ascoltò comunque con attenzione.
- Stanchi delle continue guerre, delle epidemie e delle ingiustizie, alcuni uomini coraggiosi decisero di vivere sul mare, liberi,senza leggi, senza Stato, senza padroni. La scoperta di giacimenti d'oro e d'argento e di altri prodotti sconosciuti aveva alimentato la presenza di navi nel mar dei Caraibi,spagnoli, portoghesi, olandesi, che divennero facili prede degli avventurieri del mare. La presenza di navi pirata cominciò a preoccupare non poco anche gli inglesi e fu così che Henry Morgan, uno dei più grandi filibustieri di tutti i tempi, capì che l'unico modo per evitare uno scontro in cui avrebbero vinto le marine del vecchio mondo, era inventare un sistema di regole che tenesse uniti fra loro i pirati in caso di pericolo per la loro esistenza: il codice. Si dice che sia custodito alla Baia dei Relitti, il luogo in cui si terrà il consiglio della Fratellanza...
Mentre Gibbs raccontava comparvero sia Barbossa che Tia Dalma e si fermarono alle spalle dei due ad ascoltare. Will li notò ed ebbe paura che il capitano lo sgridasse ancora una volta per aver fatto domande scomode, invece quello gli sorrise e si allontanò con la donna a braccetto.
- Vuoi sapere la storia del primo consiglio? - lo richiamò il marinaio vedendolo distratto. Ma poi udì il brontolio dello stomaco del ragazzo e allora cambiò domanda: - Vuoi mangiare qualcosa? - data l'insistenza del pirata al suo rifiuto, alla fine accettò di seguirlo sottocoperta.

Ciao a tutti!Ecco il quarto capitolo, annuncio a tutti i lettori che siamo giunti a metà storia. Grazie a stelly sisley e a tutti gli altri che hanno letto, mi farebbero piaceri altri commenti. Qui c'è un personaggio nuovo di mia invenzione che riserberà alcune sorprese...se volete sapere leggete il prossimo capitolo che spero di pubblicare presto, anche se ora sarà più difficile perchè devo dare alcuni esami.

Ancora un saluto e , visto che è la prima volta che pubblico nel 2009, buon anno a tutti!

   
 
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