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Autore: Alex18    30/05/2015    1 recensioni
"Era una perfetta giornata di sole. Il cielo riluceva chiaro, gli uccellini cinguettavano spaventati e gli animali del bosco scappavano in ogni direzione per non essere falciati dalla coda irta di spine del drago viola."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO OTTAVO
 
Brianna si aspettava di passare nuovamente il tempo in silenzio. Aveva parlato molto la sera prima, in parte perché le era mancato farlo per tutta la giornata, ma anche per farsi conoscere, e creare una sorta di confidenza fra lei ed Elliam, per non essere costretta a tacere imbarazzata. Però, il cavaliere, aveva troncato ogni suo tentativo di calmarlo con le parole, e si era ritrovata a vagare con la fantasia.
Avevano superato il bosco, che adesso appariva alle loro spalle come una grande massa verde che si ammucchiava ai piedi del tozzo castello in pietra di Arzenis, ma non avevano lasciato il sentiero. Ora era più largo, una grossa striscia di terra su cui incontravano numerosi viandanti, alcuni a piedi, soli, vestiti di stracci, altri a cavallo e, spesso, in gruppo. Quando accadeva, il cavaliere indietreggiava, per mettersi al fianco di Brianna, fra lei e la confusionaria mischia di amici, o l’ordinato avanzamento di nobili che lo salutavano con un educato cenno del capo. E subito dopo avanzava di nuovo per farle strada, senza degnarla di uno sguardo. La dama stava iniziando ad innervosirsi.
  Intorno a loro non v’erano altro che campi coltivati, non ancora mietuti, spazzati dal vento, ma pur sempre monotoni e piatti campi, e il comportamento sostenuto di Elliam la confondeva. Faceva il protettivo, e si era calmato, rispetto a quando si erano rimessi in viaggio, ma la trattava come se fosse stata colpa sua.
Colpa di cosa, tanto per sapere?
Brianna non aveva fatto nulla. E poi restava in silenzio. Perché restava in silenzio?
Era ovvio che non fosse particolarmente loquace, e non certo logorroico come Brianna, ma sembrava che nemmeno respirasse, rigido sul suo cavallo. Dannato lui. Le riempiva i pensieri di ansia ed incertezza, eppure la gratitudine per essere stata salvata non s’era ancora spenta. Ed era così curiosa di lui! Tanto da farle dimenticare che non conosceva nemmeno la meta del loro viaggio.
Alzò lo sguardo verso le lontane colline all’orizzonte, chiedendosi se le avrebbero raggiunte entro sera. Altrimenti, dove si sarebbero fermati a dormire? Era ovvio che non potevano piazzarsi in mezzo ad un campo.
Tutte quelle domande.
Prese un grande respiro, decisa a provare a parlare, anche se avrebbe dovuto quasi urlare per farsi sentire dal cavaliere, dal momento che conosceva solo due comandi per il cavallo: avanti e fermo. Non sapeva certo come aumentare il passo e poi rallentarlo nuovamente per affiancare Elliam, tanto meno in rapida successione. Espirò e poi inspirò di nuovo e, mentre apriva la bocca, vide il cavallo del cavaliere rallentare per permettere al suo di avvicinarsi e lo stesso cavaliere dire con la sua voce metallica:
- Mi perdoniate, mia signora, per la mia sgarbatezza. –
Brianna, per la prima volta in vita sua, non ebbe parole. Restò con la bocca aperta, sorpresa, lieta e vagamente scioccata dal cambiamento improvviso del suo compagno di viaggio. Nessuno le aveva mai chiesto perdono in modo tanto gentile, e sicuramente non l’aveva mai chiamata “mia signora”, dal momento che il suo compito era solo servire. Cercò le parole con cui ribattere, ma proprio mentre stava per uscire da quello stato sorpreso, il suo cavallo si impennò, nitrendo selvaggio, e la disarcionò con forza. Non ebbe il tempo di urlare, ma quando atterrò violentemente sulla schiena avrebbe voluto riuscirci, se il dolore non le avesse mozzato il fiato in modo tanto brutale. Vedeva solo i contorni delle figure che la circondavano ed erano oscurati, confusi, e le sembrava che non ci fosse modo di fermare il loro girare ininterrotto se non chiudere gli occhi, ma con il buio rotto da veloci sprazzi di luce la inondava ancor più la sensazione che la sua testa si fosse staccata dal corpo, per rotolare via lungo i campi.
Due duri oggetti freddi le si posarono sulle guance, e si ritrovò ad essere felice che qualcuno le avesse recuperato il capo. Non sarebbe stato molto facile camminare senza averlo sulle spalle.
Aprì timidamente gli occhi, e la silhouette luminosa del cavaliere si stagliò più chiara davanti a lei, mentre tutte le immagini riprendevano lentamente fuoco.
- Brianna? Brianna? –
Cercava di rispondergli, ma le mancava il fiato.
- Brianna, mi sentite? Brianna? –
- Sì… - Ansimò lei, piano, tanto lievemente da essere certa di non essere stata sentita.
- Grazie al cielo! State bene? –
- No… - Sospirò lei, ma si sentiva felice che il mondo avesse smesso di ruotare incontrollabilmente e doveva ammettere che, dopo il colpo iniziale, non sentiva un dolore eccessivo o disabilitante.
- Mi dispiace, il cavallo è… Sta agonizzando, devo ucciderlo. È malato e soffre molto. –
Brianna annuì. Non sentiva un particolare amore per la bestia, ma le dispiaceva comunque per lui. O per lei. Ne sapeva davvero poco, di cavalli.
Alzò leggermente il volto, per seguire con lo sguardo Elliam, che si era accucciato accanto al corpo accasciato dell’animale, con la spada alzata. La calò, veloce, preciso, freddo, e la sofferenza non fu più nel corpo di quel povero essere. Poi, rinfoderando la spada, con una mano sul petto e il capo chino, ritornò ad occuparsi di lei.
   
 
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