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Autore: BBola    31/05/2015    2 recensioni
Nella lunga notte in cui il Sommo Shinigami generò Kid, tornò con la mente agli eventi che, ottocento anni prima, portarono alla caduta del regno degli otto grandi guerrieri, e alla nascita del mondo di Soul Eater, come lo conosciamo noi...
Avvertimenti: SPOILER dal manga
Genere: Azione, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Death the Kid, Kishin Ashura, Nuovo Personaggio, Ragnarok, Sommo Shinigami
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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L’idillio tra Shinigami ed Excalibur durò poco.
Sulla strada del ritorno, anche Indra aveva visto la luce di Excalibur attraversare il cielo, in direzione del castello di Eibon.
-Che c’è? – aveva chiesto Ragnarok vedendo il maestro bloccarsi a mezz’aria.
-Torniamo indietro. Il nano col nasone è tornato. Dobbiamo eliminarlo, prima che possa darci problemi. –
-Ah, ci sarà da divertirsi allora! –
 
Indra era ora di nuovo all’Isola Perduta, e Shinigami lo vedeva marciare agguerrito verso di lui.
Excalibur si trasformò.
-Indra è vittima della Follia? – notò la Spada Sacra. – Non mi stupisce. Chi ama la guerra rifiuta la morte. Ama infliggerla agli altri, ma crede di essere tanto invincibile da poterla raggirare per sè. I Signori della guerra sono i più propensi a cedere alla Follia! Quindi presumo che ti voglia uccidere adesso, non è vero Shinigami? Tipico, tipico! Chissà se esisterà mai un mondo in cui il dio della morte e della guerra riusciranno ad essere amici… -
-Excalibur, solo per questa volta, potresti evitarmi la lezione? –
-Shinigami, cos’è che sento ribollire nella tua anima? –
-Rabbia! –
-Bene! Vediamo di amplificarla allora! –
 
I superstiti membri di Arachnophobia sentirono tutta la Paura di Asura pervaderli, quando videro il dio della guerra sfidare in duello il dio della morte. Temendo di essere coinvolti in nuove distruzioni, alcuni di loro corsero verso le imbarcazioni, pronti per fuggire da quel posto maledetto.
-Non azzardatevi ad andarvene! – li fermò Giriko. – Arachne non è qui, e io non me ne andrò finchè non avrò saputo che ne è stato di lei! Nascondetevi, se volete, ma resteremo fino alla fine. Qualcuno dovrà sputare la verità! –
 
Indra procedeva a passo spedito verso Shinigami. Le spalle dritte e lo sguardo fisso conferivano ancora una certa eleganza nel portamento, nonostante la pesante Spada Demoniaca, trascinata di fianco con la punta rivolta verso il basso a segnare il percorso compiuto.
Solo lo sguardo non era più lo stesso. Ora era vuoto e inebetito, e sopra ogni altra cosa, bramoso di violenza.
Con fatica, il dio della guerra sollevò sopra la testa la sua imponente arma, e con foga, l’abbatté contro il suo avversario. Prontamente, Shinigami sfoderò di rimando la Spada Sacra, con cui parò il primo colpo.
Era già pronto a contrattaccare, quando un secondo affondo, più aggressivo, provenne dalla stessa direzione da parte di Indra, che con frustrazione aveva iniziato a inveire contro l’arma nemica con la stessa foga e movenze con cui un fabbro batte il ferro arroventato, più volte, finchè non si modella.
Non dava l’impressione di voler combattere, quanto piuttosto di voler spezzare la lama di Excalibur con le sue sole forze, distruggendo una volta per tutte l’anima al suo interno.  
-Deve pesargli molto la Spada – pensò Shinigami, mentre con un calcio colpiva Indra nello stomaco, costringendolo ad indietreggiare e dare fine a quell’accanimento.
-Screech Beta! – invocò allora il dio della guerra, e dalla lama di Ragnarok partì una raffica di colpi scomposti a breve raggio, amplificati da proiettili di energia dentati.
Tenendo ferma la lama davanti a sé con il palmo della mano destra, Shinigami parò gli attacchi disordinati che provenivano da ogni lato, e quando si furono placati, mirò da sinistra alla gola di Indra.
Con uno scatto veloce, il dio della guerra schivò l’attacco, e levando la Spada Demoniaca dal basso, tentò di colpire l’avversario al ventre. Impugnando nuovamente la Spada Sacra a due mani, Shinigami colpì la lama di Ragnarok, e con forza, compì un movimento circolare portando entrambe le armi all’altezza delle loro spalle. Excalibur sovrastava la Spada nemica, e Shinigami premeva verso il basso per affondarla nel collo di Indra.
-Ora vedremo chi è la Spada migliore! – esclamò Excalibur.
Dalla bocca di Ragnarok provenne un pernacchio.
-Excalibur – fece Shinigami mentre continuava a fare pressione – non sarai mica geloso di Vritra? Non è per questo che te ne sei andato in primo luogo, vero? –
-Cretino! –
Non avendo abbastanza forza in corpo per respingerlo, Indra appiattì la lama di Ragnarok sulla propria spalla, e lasciando scivolare Excalibur su di essa oltre la propria testa, si avvicinò a Shinigami fino ad entrare in contatto con lui, per colpirlo nello sterno con l’onda della propria anima.
-Excalibur! Diffusione! – invocò allora il dio della morte, e dalla Spada Sacra partì un raggio di luce che si separò in fasci più piccoli, che andarono a circondare completamente Indra.
Gli attacchi lo colpirono lateralmente alle braccia e alle ginocchia, provocandogli, per reazione, dei movimenti scattosi lungo tutto il corpo, fino a che, spossato, non cadde in ginocchio.
Shinigami balzò immediatamente sopra di lui, ma prima di riuscire a colpirlo, l’avversario reagì e rotolò su se stesso. Conficcando la punta di Ragnarok a terra, e facendo pressione su di essa, si sollevò di nuovo in piedi, barcollante. Ma nonostante l’aspetto provato, Shinigami lo sentì ridere soddisfatto.
-Shinigami! – gridò verso di lui, con fare canzonatorio. – Tu che eri tanto interessato alla potenza, tu che pur di metterti contro di me, hai dato da mangiare anime umane alle tue preziose armi… vuoi vedere adesso qual è il vero volto della potenza? –
Prima che Shinigami potesse chiedersi cosa intendesse con quelle parole, Indra aveva già allargato le braccia, e richiamando a sé delle energie latenti nel suo corpo, iniziò a sollecitare l’onda della propria anima, generando intorno a sé un forte spostamento d’aria e levandosi da terra.
-I chackra del corpo sono sette! – recitò – Dalla testa al ventre racchiudono l’energia divina che si cela dentro di noi! È arrivato il momento di aprirli, e di lasciare che la loro potenza scorra inarrestabile dentro e fuori di me! –
A quelle parole, una luce intensa si levò da Indra, e la pelle nera che ne ricopriva le braccia e lo proteggeva dalla propria armatura iniziò a liquefarsi. Investì il resto del corpo, che divenne un tutt’uno con essa. Non potendo sopportare oltre  la potenza sprigionata dal dio della guerra, il suo fisico aveva preso a dissolversi, lasciando il posto ad una indistinguibile Massa Nera.
-No! – urlò Shinigami. – È la Follia della Potenza! –
Il dio della morte tentò nuovamente di usare la tecnica “diffusione”, ma questa volta i raggi di Excalibur attraversarono Indra senza recargli alcun danno. E il dio della guerra rise di nuovo.
-Ecco la vera potenza Shinigami! Ecco quello che sono veramente! Io sono l’inondazione irrefrenabile! Sono il terremoto! L’uragano, l’eruzione! La furia della natura che non conosce argini! Niente può fermarmi! Non più ormai! –
-Screech Alpha! – invocò poi, sferrando un attacco molto più deciso contro Shinigami, ora che, immerso completamente nella Follia, la sua anima era perfettamente allineata con quella di Ragnarok.
Shinigami cercò di pararlo, ma il colpo lanciato era troppo forte, e venne travolto dallo stesso. Non sapendo come contrattaccare, si alzò velocemente per cercare provvisoriamente riparo dietro un robusto albero.
-Che facciamo Excalibur? – chiese, affannando, al proprio compagno. – Come lo fermiamo adesso? –
-Cretino! Fermarlo non è mai stata un’opzione! –
-Lo so, l’unico modo di sconfiggere un guerriero è quello di intrappolare la sua anima, ma come la intrappolo una cosa così… incorporea? –
-Uno dovrebbe avere un piano prima di affrontare un nemico, non cercare l’ispirazione durante lo scontro! Sei sempre il solito! –
-Non mi sei d’aiuto! –
E mentre urlava, l’albero che lo proteggeva andò in frantumi, sotto un colpo sferrato da Indra.
Shinigami si allontanò, cercando intorno a sé un altro nascondiglio. Trovò una bassa roccia, e si accovacciò dietro questa.
-È l’inondazione, ha detto! – ragionava tra sé il dio della morte. – Come si argina un’inondazione, con una diga? Un recinto? Lo nascondo in un pentolone e chiudo ermeticamente il coperchio? –
-Smettila di andare a caso! –
E la Massa di Indra si scagliò contro la roccia, cercando di sommergere Shinigami. Il dio si levò in volo, e guardò sotto di sé il suo corpo fluire sulla terra. Quell’immagine gli fece tornare in mente un ricordo recente.
-Un flusso incorporeo… ne ho già visto uno, ma… - pensò. – Eibon! – esclamò poi, folgorato. –Sì! Lui è riuscito a racchiudere persino la sua conoscenza nel suo Libro! Se quell’affare è riuscito a intrappolare delle idee, potrà risucchiare al suo interno anche Indra, forse! –
-Vedi che quando rifletti qualcosa di buono esce? –
-Lucifer! – chiamò allora a gran voce il dio della morte. E ancora una volta, il Libro di Eibon comparve tra le sue mani.
Tenendolo ben saldo, puntò di nuovo verso terra, in direzione di Indra. La Massa si era ricomposta, e ora era dritta di fronte a lui, riuscendo, in qualche modo, persino a trattenere presso di sé la Spada Demoniaca.
Shinigami si parò di fronte al suo avversario. Spalancò il Libro ad una pagina a caso, sperando che lo stratagemma funzionasse. E per sua fortuna, il Libro reagì.
Il desiderio insaziabile di conoscenza, che permeava quelle pagine, si attaccò alla sua preda, e puntato Indra, iniziò a spingere per risucchiarlo al suo interno.
-No! Che cosa succede? – gridò lui, mentre incastrava la lama di Ragnarok a terra, arpionandosi alla stessa per non essere risucchiato dal vortice in atto.
Ragnarok si trasformò, riprendendo la sua forma umana. E là dove prima c’era l’elsa della Spada Demoniaca, apparve la mano del guerriero, intorno alla quale la Massa si stringeva. Ma l’arma non tentava di afferrarla a sua volta. Strattonandola, cercava di liberarsene.
-Ragnarok! – urlò Indra. – Aiutami! –
-Non credo proprio Indra! Lasciami andare! –  disse gettandosi in terra e ancorandosi a dei ciuffi d’erba per non essere trascinato a sua volta.
-Ragnarok! Senza di me non vali nulla tu! Da solo tu non puoi affrontare Shinigami, né Asura! Non puoi lasciarmi andare! –
-Mi sa che hai frainteso qualcosa qui! Io non sono qui per aiutare nessuno! Io sono Ragnarok, il “Crepuscolo degli dei”! Il mio destino è quello di farvi cadere, tutti voi! E se è questo quello che deve accadere, in un modo o nell’altro, io ci riuscirò! –
-Il “crepuscolo degli dei”! – esclamò Shinigami, inorridito. E prima di poter avere qualche ripensamento, con una mano alzò Excalibur portandolo dietro la propria schiena, per poi lanciarlo, con una movimento secco e un sordo sospiro da sforzo, contro la Spada Demoniaca.
La lama lucente della Spada Sacra tagliò di netto il corpo del guerriero, che privò così Indra del suo unico appiglio col mondo esterno. Inesorabilmente, quel che restava del corpo del dio della guerra venne trascinato all’interno del Libro. Quando l’opera fu compiuta, questo si richiuse al suo passaggio, intrappolandolo, per sempre, tra le sue pagine d’avorio.
Nella confusione del vortice creatosi, Shinigami non fu sicuro di capire esattamente cosa stesse succedendo davanti a sé. Ma per un attimo gli parve di scorgere, là, dove doveva fluttuare l’anima della Spada Demoniaca, una creatura nera come la notte, sbucare dal terreno e sotterrarsi nuovamente sotto di esso.
 
Indra era ormai intrappolato. Esterrefatto, Shinigami guardava il Libro, ancora incredulo per quanto era appena accaduto. E per quanto aveva appena sentito.
-Shinigami! – lo ridestò la voce di Excalibur, trasformatosi. –Non trovo l’anima di Vritra! È stata come risucchiata da un’entità oscura apparsa dal nulla! –
L’anima di Vritra. Di Ragnarok, voleva dire. Il “Crepuscolo degli dei”. Colui che li metterà in ginocchio…
-Va tutto bene, Excalibur…  - gli rispose pensieroso e stranito. – Va tutto bene! –
 
Fuggita insieme ad Indra non appena il laboratorio aveva cominciato a vibrare, alla vista del corpo di Mosquito che acquistava volume, Chryse era volata via terrorizzata, dileguandosi dall’occhio del ciclone.
Rifugiatasi sulla vetta di un’altura lontana dal campo di battaglia, aveva osservato tutti gli eventi successivi, grazie alla sua vista da aquila.
Sentì una lacrima scenderle sul viso, quando vide l’anima irretita di Ragnarok separarsi dal suo corpo e venir divorata da un enorme serpente nero di Medusa, comparso d’improvviso dal sottosuolo.
Dopo il disvelamento di Arachne, Indra e Ragnarok avevano preso le sue difese. Adesso non c’erano più neanche loro. E per la prima volta nella sua vita, si sentì completamente smarrita.
-Perché sei interessata all’anima della Spada Demoniaca? – chiese, senza levare gli occhi dal punto in cui l’aveva vista svanire, alla presenza che ora avvertiva dietro di sé.
Medusa le si era fatta vicino, per dominare, come lei, la scena dall’alto.
-Perché sono interessata al “Crepuscolo degli dei?”. Ma è semplice, Chryse. Finchè gli uomini non avranno imparato ad accettare la parte più oscura di sé, e non avranno imparato a lasciarsi andare ai propri sensi, anche ai più remoti, non ci sarà mai vera evoluzione. E finchè ci saranno i guerrieri a difenderli dal male, da noi, ogni cosa, di fatto, sarà destinata a restare immutata, nonostante le apparenze. –
-Chi lo sa, - azzardò l’altra, debolmente – forse un giorno i guerrieri smetteranno semplicemente di perseguitarci… -
-Non ci sperare. Troveranno sempre nuove ragioni per volerci morte. –
Chryse sentì girarle la testa.
-Forse, allora – disse – anche tu dovresti pensare a crearti il tuo esercito personale, come ha fatto Arachne… -
-Ma io ce l’ho già! – rispose, carezzando con una mano il tatuaggio presente sul braccio opposto. – I miei serpenti sono un esercito più fedele di quello di Arachne, e più subdoli delle forme di manipolazione mentale cui ricorre Shaula, che come il suo adorato scorpione, sfoggia con eccessiva noncuranza il pungiglione in cui conserva il suo veleno. Non ho bisogno di amici, io! E poi, dimentichi, mia cara Chryse, che io non ho fatto proprio nulla di male! Non sono bandita dal regno di Mabaa, e non ho conti in sospeso con Shinigami. A differenza tua! –
Chryse deglutì.
-Ma di che ti preoccupi in fondo? Hai appena detto di aver fiducia nei guerrieri! Quindi un’alternativa ce l’hai! Ora sta a te decidere… scapperai in preda alla Follia, o troverai il coraggio di implorare la clemenza di Shinigami? –
E ridendo beffarda, abbandonò la strega aquila al suo destino.
 
 
Shinigami era di nuovo in volo. Era la volta di affrontare il suo ultimo nemico.
-Dov’è Arachne? – l’aveva apostrofato un ragazzo dai capelli castani, una volta terminato lo scontro con Indra. – Che ne è stato di lei? –
-Dimmelo tu, ragazzo! – aveva risposto Shinigami. – Della strega non ho trovato traccia, solo una borsa di tela con un artefatto di Eibon al suo interno. Ti suona familiare? –
Giriko digrignò i denti. Se l’artefatto era lì, anche Arachne poteva essersi trovata al laboratorio, al momento dell’esplosione.
Shinigami tentò di nascondere la delusione alla reazione di Giriko, che gli aveva involontariamente confermato i suoi sospetti sulla sorte di Vàrua, e sull’esistenza, oramai, di uno scudo dell’anima a proteggere il mondo delle streghe.
-Se Arachne non c’è più, - disse allora Giriko – fai bene ad ucciderci tutti! Senza di lei a proteggerci, nessuno ci salverà dalla furia omicida di Asura, tanto vale accorciare l’agonia. –
-Voi sapete dov’è Asura adesso? – chiese Shinigami. – Se collaborate e mi dite subito dov’è, ho maggiori probabilità di fermarlo! Non è ancora detto che sia finita! E se dovessi vincere, avete la mia parola che vi risparmierò! –
-E se dovessimo rifiutarci? –
-Allora, ragazzo, faresti bene a cominciare a comportarti bene, perché al primo passo falso che farai, finirai dritto sulla mia lista nera, e io mi prenderò la tua anima! –
-Ah, che mi importa! – resistette Giriko. – In ogni caso non tradirò la fiducia di Arachne! –
-L’abbiamo affrontato al Polo Nord! –
Una giovane donna dai lunghi capelli d’argento e gli occhi vermigli si era intromessa. Angel era il suo nome, l’arma tridente.
-Siamo riusciti a ferirlo, non sarà andato lontano! – continuò.
Giriko guardò la ragazza feroce.
-Giriko, rifletti – disse rivolgendosi a lui. – Asura è un nemico comune. Non ha senso ostacolare Shinigami e ripetere l’orrore di stamattina! Ormai Arachne è morta! –
-No, Angel!– gridò lui – Io non ci credo! Non può essere morta! Di certo è fuggita all’esplosione, e ora si nasconde da qualche parte sull’Isola! E se è così, io la troverò! Andiamo, siamo sempre le sue armi demoniache! Dobbiamo tutto a lei! –
-Le dobbiamo cosa, Giriko? – lo provocò lei. – Arachne ci ha mandati al massacro senza alcuna preparazione. Siamo appena diventati armi, e non abbiamo neanche avuto il tempo di capire che cosa significhi questo! Arachne voleva che la chiamassimo Madre, ma non ci ha trattato come dei figli, né noi, né le streghe che ha sacrificato per la sua ascesa! Se ne è infischiata di noi! E se è davvero viva come dici, è evidente che preferisce nascondersi piuttosto che venire in nostro aiuto! E sai che ti dico? Tanto meglio se vince Shinigami, adesso! –
Il dio della morte rimase colpito da quelle parole.
-Ragazzi, grazie della collaborazione. – disse, cercando di fermarli. – Chi vuole andare per la sua strada, è libero di farlo, a tutti voi è concesso di vivere. Ma chi volesse, può salire sulle imbarcazioni che vi hanno portato qui e navigare verso il mio castello. Se vincerò, vi raggiungerò là. –
Angel lo guardò con fare interrogativo.
-E perché dovremmo andare al tuo castello? – chiese.
-Hai appena detto che dovete ancora capire come confrontarvi con la vostra nuova natura, no? E magari dovete anche imparare a gestire perfettamente la vostra trasformazione? Allora, credo che per voi sia arrivato il momento di tornare a scuola… -
 
Excalibur aveva emesso un lampo di luce che attraversò il cielo, indicando alle armi e ai maestri d’armi la direzione per il castello di Shinigami.
Loro due, invece, erano partiti per il Polo Nord.
 
La luce del Sole si era ormai spenta, e la Luna, già grondante del sangue ricevuto, troneggiava nel cielo.
La stessa Luna della notte della nascita di Asura. Non c’era momento migliore per chiudere quella storia.
Shinigami avvertiva la sua anima sempre più chiaramente. Anche se la luce non era a suo favore, quel segnale era sufficiente a confermargli la sua posizione.
Ed Asura era lì.
Seduto su una calotta di ghiaccio, circondato da quanto restava delle sue bende, disposte intorno a sé in disordinati cerchi concentrici. Caotici, come i moti della sua anima.
Il dio della morte si arrestò.
-Qual è il piano, Shinigami? – chiese Excalibur. – Cercherai di avvicinarlo per inglobarlo nel Libro di Eibon? –
-No, non credo! Un buon guerriero non ripete mai la stessa strategia due volte! E poi non mi sembra una prigione abbastanza sicura! Credo che esista almeno un’altra copia del Libro, e qualcuno potrebbe farlo fuggire da quello! No, troverò qualcosa di nuovo… -
-Non ricominciare a fare sciocchezze, però! –
Ma Shinigami era risoluto.
Ormai vicino ad Asura, planò sulla lastra in cui sedeva. Il demone non reagì, quasi non l’avesse visto.
-Mi deludi, Asura. – fece Shinigami. – Dove hai nascosto il Kishin urlante che speravo di affrontare? –
-Grazie alla tua assenza di paura, - rispose l’altro senza muoversi – la tua presenza non agita la mia anima. Non più del normale, almeno. – E così dicendo, mosse in senso circolare le mani, per far volteggiare le bende rattoppate e avvolgerle di nuovo intorno al proprio volto.
-Ma guarda, verrebbe da pensare che avresti trovato un equilibrio, se fossi rimasto al mio fianco! –
Asura rise.
-Certo, padre mio. Se non fosse per il piccolo particolare che io ti detesto! –
-Beh, figlio, non ti sentire tanto speciale! La maggior parte dei figli si sente così verso i propri genitori! –
Asura si voltò adirato verso Shinigami.
-Smettila di scherzare! – gli urlò isterico. – La tua sfrontatezza mi confonde! –
-Così va meglio, ma non è abbastanza! Non ti vedo sufficientemente carico. – rifletté un attimo. – Asura, ti andrebbe di guardare una cosa che non si vede tutti i giorni? –
E così dicendo, si portò una mano alla maschera. Con un gesto secco e violento la portò via al proprio viso, per poi gettarla platealmente in acqua.
E come quella notte, ad Asura non restò che fissare quel volto tanto temuto ed odiato, dagli incavi vuoti, e scurito dal sangue raggrumito intorno ai muscoli lasciati scoperti dalla pelle strappata via.
Asura urlò terrorizzato.
-No! Quel volto! Ah, lo detesto! Lo detesto! No, non voglio, non voglio! Non voglio fare la tua fine, Shinigami! Ah, ti odio, ti odio! –
-Cretino! Ti avevo detto di non fare sciocchezze! – urlò dalla lama Excalibur.
-Non c’è problema, ne ho tante altre al castello! – rispose ironico Shinigami, alludendo alla maschera perduta.
-Cretino! Lo sai cosa intendo! La vuoi smettere di agitarlo? –
-E perché dovrei? Se stasera è la sera in cui il mio regno finisce, voglio andarmene in uno scontro degno del mio nome! E finchè avrò qualcuno disposto a combattere al mio fianco, non ho motivo di sentirmi inferiore al mio nemico! Combatterò con forza, come tutti si aspettano da me! –
-E quando hai intenzione di dare retta anche ai miei consigli? –
-Sì, sì, tranquillo! Arriveremo anche a quello! –
 
Shinigami impugnò la Spada a due mani, e si lanciò contro Asura. Veloce, iniziò a fendere l’aria intorno al suo viso. Il demone si mosse veloce, e spostandosi ritmicamente da un lato e dall’altro, riuscì a schivare i primi colpi.
Il dio della morte finse un colpo sinistra, ma abbandonando di scatto la Spada a mezz’aria, sorprese l’avversario assestandogli un pugno sulla guancia che si spostava rapidamente verso destra.
Girandosi poi sull’altro fianco, recuperò veloce l’arma a lui vicino, con la lama rivolta verso il basso, e mirò alla gamba del Kishin, che aveva iniziato a prendere quota.
Excalibur riuscì a ferire un polpaccio di striscio, mentre Asura, voltandosi rapidamente su di sé, rispose all’attacco con un calcio sulla nuca del dio della morte.
-Sei lento, Shinigami! – lo rimproverò Excalibur.
-Non sono io. La Paura è istinto di conservazione. Asura è innaturalmente agile. Proviamo ad alleggerirci un po’! –
Sollevò la Spada con una mano, ponendola parallela al pavimento, e la scagliò contro di Kishin.
Asura si stese orizzontalmente a sua volta, e iniziando ad avvitarsi su se stesso, volò in direzione del suo nemico. Aprendo la bocca, lasciò fuoriuscire da questa la punta di Vajra, che si scontrò contro la Spada Sacra, mentre Shinigami, sotto di lui, lo colpiva con forza all’addome.
Afferrò poi una gamba del figlio, e attiratolo a sé, gli tirò uno “Shinigami Chop” sul collo.
Asura gridò, ma invece di divincolarsi, si avventò su un braccio del dio che lo stringeva. Strinse la bocca intorno alla preda, ed estratto lo scettro d’oro, trapassò con la sua lama il braccio di Shinigami da parte a parte.
Stavolta fu il suo turno di emettere grida di sofferenza. Ma deciso a non soccombere, non indietreggiò, e afferrate le braccia del Kishin, lo trascinò con sé con violenza contro un lastra di ghiaccio galleggiante.
Cominciò a premere il suo corpo contro quello del figlio, trattenendo la sua testa verso il basso.
Asura richiamò allora a sé la forza di Vajra, e proiettando la sua luce contro la superficie del ghiaccio, ne provocò una spaccatura, che lo fece affondare nel mare con il nemico ancora avvinghiato.
Sbalzato di qualche palmo dalla apertura che lo aveva precitato in acqua, la testa di Shinigami urtava ora contro una spessa coltre di ghiaccio, che lo costringeva sott’acqua, soffocandolo. Dovette abbandonare la presa su Asura.
Intorno a sé era buio, troppo per capire in qualche direzione andare, come scappare repentinamente da quella prigione.
Poi, la luce di Excalibur alla sua sinistra, gli indicò la strada da seguire.
Velocemente, nuotò nella direzione segnata dall’arma, e riemerso, si arpionò alla lastra galleggiante, issandosi su per riprendere fiato.
-Il ghiaccio… - ansimò – non sarebbe male imprigionarlo nel ghiaccio! Excalibur, sai mica come congelare l’acqua? –
-Cretino! Che vai a pensare! – urlò la Spada Sacra, agitandosi fra le mani del suo maestro. – Sono una lama io! Taglio, non congelo! –
-Non si sa mai! Sempre meglio chiedere! –
E mentre parlava, un calcio rotante di Asura riemerso alle sue spalle, lo colpì tra le scapole.
Shinigami strinse nuovamente Excalibur, per volare contro il nemico a mezz’aria.
Asura invocò allora l’anima di Vajra, e aperta la bocca, lanciò un lampo di luce rossa verso il dio della morte.
Shinigami deviò per evitare l’attacco.
-Usami, Shingami! – gli urlò Excalibur.
-Ci sto provando! Ma non riesco ad avvicinarmi! –
-Non intendevo questo, cretino! La mia lama può tagliare il cielo in due… che vuoi che sia un fascio di energia! –
-Davvero? Interessante… Ma quando avevi intenzione di dirmelo, perdonami? Vedi che faccio bene a chiederti le cose? –
Ma prima di farsi insultare nuovamente, si lanciò contro il nemico in aria. Gli era venuta un’idea.
Impugnando la Spada con la mano sinistra, e la lama verso il basso, andò incontro ad Asura, che, come previsto, tentò di fermarlo con una nuova onda delle anime in risonanza.
-Fidati di me, Excalibur! – disse, e lasciando la presa contro l’elsa dell’arma, andò da solo incontro all’attacco nemico.
Immerso nella luce rossa di Asura, Shinigami provò un dolore mai sentito prima. Il corpo gli bruciava, la pelle si ustionava, e il volto lacero cominciò a sanguinare in più parti. Ma ignorando la sofferenza, riuscì a farsi vicino al Kishin, che, colto alla sprovvista, non sfuggì alla presa del dio.
Shinigami afferrò i fianchi rachitici di Asura, premendo con le sue forti mani contro i vestiti, la pelle, i muscoli, fino a sentirne le ossa. Il Kishin colpì la nuca del guerriero con entrambi i gomiti, cercando di divincolarsi. Ma Shinigami non cedette. Ruotò su se stesso, trascinando il figlio con lui in un avvitamento.
Poi, con violenza, lo scaraventò contro una spessa calotta di ghiaccio, che si incrinò appena, sotto la testa del Kishin, caduta rovinosamente sulla sua superficie.
Shinigami richiamò Excalibur a sé, e volò in basso, atterrando davanti al nemico.
-Ho trovato! – disse al suo compagno.
Asura si rialzò quasi immediatamente, ma si sentiva stordito. Il dio della morte ne approfittò, e invocando l’eco dell’anima, sollevò la Spada Sacra alla propria destra. Urlando, iniziò a correre verso il Kishin, che, terrorizzato dalla foga del nemico, tentò un ennesimo attacco combinato con Vajra. Proprio quello che voleva Shinigami.
-Cutter light! – gridò, mentre incastonava la lama nel ghiaccio.
La luce emessa da Excalibur, tagliò in due il lampo rosso di Vajra, creando un varco in direzione del nemico.
Shinigami saltò sopra la Spada, superandola, e di colpo, fu di nuovo sopra Asura. Gli afferrò di nuovo i fianchi, ma con nuova convinzione. Premendo con tutta la ferocia che provava in corpo la figura del demone, cominciò a tirare i lembi della sua pelle verso l’esterno.
Asura capì cosa stesse succedendo, e urlò disperato.
-No! Non voglio! Questo no! No! – gridò.
-Hai finito di scocciare, Asura! – rispose crudo Shinigami.
E strattonato il corpo esile di suo figlio, strappò in due parti la pelle che ne ricopriva il corpo, tra tormenti di dolore e grida laceranti.
Al suo posto rimase uno scheletro coperto di muscoli che, dopo essersi portato, un’ultima volta, drammaticamente le mani al viso, si sgretolò, cadendo sulla coltre di ghiaccio sotto di lui.
 
Quando anche l’ultima goccia del sangue del Kishin fu versata, Shinigami sferzò contro l’aria i lembi di pelle che reggeva, e allungatili più che poteva li avvolse intorno ai resti e all’anima del figlio, richiudendo il tutto in un’orrida sacca.
La Luna nel cielo iniziò ad ansimare, invasata.
E sul macabro sigillo, comparvero tre occhi. Il simbolo della Follia. Il simbolo del Primo Kishin.
 
 
Angolo di BBola!
Come avrete capito, la storia finisce qui! Lo so, potevo dividere il capitolo in due parti e isolare così il vero conflitto finale col Kishin! Ma insomma, sapevate tutti come sarebbe andata a finire!
Ci rivediamo tra pochi giorni per l’epilogo!
Ciao a tutti!!

 
 
 
 
  
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