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Autore: tini fray    31/05/2015    1 recensioni
TRATTO DAL 18esimo CAPITOLO
"Alec sorrise in modo beffardo e lo stregone non riuscì a ribattere quando si avvicinò lentamente fronteggiandolo.
Il cervello di Magnus aveva staccato la spina ed era andato alle Hawaii con un volo diretto da Idris.
Alec non sembrava... Alec."
Ambientato alla fine di COLS.
E se nuove persone entrassero a fare parte della vita del cacciatore moro e Magnus, geloso più che mai, non fosse più così sicuro della sua decisione?
Malec/Clace/Sizzy
SPOILER DI TMI E DI TID
*FANFICTION IN REVISIONE DAL PRIMO CAPITOLO*
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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~~“Jonathan” lo richiamò Jia, scuotendolo tenendolo per le spalle.
“Alec… Lui .. Gideon” sussurrò Jonathan, come se stesse vaneggiando. Gli altri si guardarono preoccupati.
“Dobbiamo raggiungere Alec” disse Magnus.
“Prima che sia troppo tardi” aggiunse Vladimir con tono grave.
Jace e isabelle si scambiarono occhiate spaventate.
“Andiamo” disse Jia aiutando Jonathan ad alzarsi.
 
 
Attraversarono il corridoio, dopo aver salito le scale, fino ad arrivare all’ultimo piano.
Vladimir conduceva il gruppo di lato a Jonathan.
Il ragazzo si girava spesso ad osservare Vladimir: il vampiro si guardava intorno come se si ritrovasse finalmente a casa propria dopo secoli di latitanza. E in un certo senso Jonathan sentiva di capirlo.
Non aveva mai pensato a nessun posto come se fosse casa propria, nessun posto nel quale era bello tornare e sentirsi protetti. Ma da quando aveva ritrovato Alec si sentiva finalmente come se tutti i luoghi in cui andasse fossero casa sua, fin quando era con Alexander.
“Siamo arrivati” esclamò Jonathan per distogliersi dai suoi pensieri, si avvicinò alla porta e abbassò la maniglia. Entrò seguito da Vladimir, e la porta si richiuse di botto alle loro spalle.
Gli altri che erano rimasti fuori cercarono di accedere alla camera ma, per quanto ci provassero, la porta sembrava essersi quasi cementata, come se a loro fosse negato l’accesso.
Jace iniziò a tirare pugni alla porta urlando disperato frasi sconclusionate fino a quando Magnus non lo prese gentilmente per le spalle cercando di tirarlo via.
“Ce la farà,  Jace” disse Magnus togliendo le mani dalle spalle di Jace, dopo che lui si fu calmato.
Isabelle si avvicinò a Jace e lui la attirò a sé, abbracciandola, mentre lei gli ripeteva come una litania “andrà tutto bene”.
Nonostante questo, Magnus si sentiva spaventato come mai prima d’ora.
Era da molto tempo che non provava quel sentimento che logora fino all’ultima cellula del corpo, impedendoti di vedere chiaramente la realtà: la paura.
Questa volta era diverso, perché Alec non era in sé, Magnus se ne era accorto da tanto tempo, ma aveva preferito negarlo perfino a sé stesso piuttosto che accettare la realtà dei fatti: Alec era compromesso.
Fin da quando Magnus  aveva visto per la prima volta Alec aveva letto nei suoi occhi profondi quel leggero sprazzo di innocenza, e solo più avanti lo stregone aveva capito che dietro quel velo si nascondeva la tempra di un guerriero.
In quell’ultimo periodo negli occhi di Alec si leggeva qualcosa che Magnus non osava neanche ricordare: un abisso nero.
Magnus temeva di non vederlo mai più sorridergli come faceva un tempo, aveva paura di non vedere più le sue guance tingersi di rosso per ogni battuta spinta che gli diceva. Temeva di non poter più vedere quei bellissimi occhi illuminarsi di nuovo.
Aveva paura di perderlo.
E la cosa peggiore a cui Magnus riusciva a pensare era che lui non poteva farci niente, era tutto nelle mani di Vladimir.
 
 


 
 
 
Jonathan osservò le spalle curve di Alec mentre lui, dando loro le spalle, si guardava intorno.
Il ragazzo riusciva a sentire il respiro pesante di Alec, mentre osservava le sue spalle alzarsi ed abbassarsi come se stesse per andare in iperventilazione.
“Alec..” tentò Jonathan, facendo un passo in avanti verso il ragazzo. Vladimir osservava la scena come se non riuscisse a muoversi. Evidentemente aveva aspettato così tanto, sperato così tanto, che non aveva letteralmente mai provato ad immaginare come sarebbe stato.
“Quindi è questo ciò che sono? Ciò che ero, e ciò che sarò?” disse Alec, fuori di sé, cercando di darsi un minimo contegno. Nonostante quello, Jonathan riusciva a sentire quanto gli fosse costato pronunciare quelle poche parole, per questo non rispose, Alec non aveva bisogno di conforto, ma di sfogarsi.
“Tutte quelle immagini.. quei sogni.. quelle specie di allucinazioni che avevo.. ora finalmente capisco.” Disse Alec, e Jonathan per un attimo sentì il cuore stringersi quando capì che Alec aveva sofferto nello stesso modo in cui aveva sofferto lui. “Ricordi di una vita che non era mia, visi di persone che sento così familiari ma allo stesso tempo così sconosciute. Mi sono sentito così…perso.”
Alec si girò verso Jonathan, che sentì il cuore che iniziava a battere più forte. Cercò di darsi una calmata raddrizzando la schiena, ma lo sguardo di Alec lo stava destabilizzando.
“E poi ho visto te.. Avrei dovuto provare un senso di angoscia, rabbia, terrore per quello che avevi fatto e che mi avresti potuto fare. Invece, quando ho posato su di te lo sguardo, non ho rivisto il figlio di Valentine Morgenstern, non ho visto l’assassino di mio fratello o di mio cugino, non ho visto Sebastian, ho visto Jonathan. Solo e unicamente Jonathan. - le labbra di Alec, mentre ricordava , si stesero in un sorriso che riscaldò il cuore del biondo -  Ho visto nei tuoi occhi tutti quello che saresti potuto diventare se il destino non ti avesse teso una trappola così crudele. E non mi sono mai sentito al sicuro come quando ti ho guardato negli occhi, due pozzi neri come la pece che adesso sono diventati di un verde che amaramente riconosco.”
Jonathan sentì come se il suo cuore stesse ritornando a battere dopo secoli e secoli.
Ma sentì una strana amarezza nel profondo, si chiese se tutte quelle emozioni che provavano lui ed Alec fossero dovute all’incantesimo a cui era stato sottoposto Gideon Blackraven, e per un attimo sperò che non fosse così, perche si sentiva maledettissimamente bene.
Dopo tutto ciò che gli era successo, finalmente si sentiva libero, libero di essere, libero di volere, libero di sperare, libero di amare. Sperò che quel suo cambiamento fosse dovuto alla vicinanza del Lightwood perché, non si sapeva spiegare come,  era stata l’unica persona che gli era entrata dentro e che era riuscito a capire quello che provava senza bisogno di parole.
Scoprire che faceva tutto quello sotto l’effetto di un incantesimo gli avrebbe bruciato ogni piccola possibilità di sperare in una vita migliore, nell’affetto di qualcuno per quello che è veramente.
Il cambiamento che aveva avuto in quest’ultimo periodo l’aveva fatto sentire giusto, amato, protetto, difeso, e non voleva che tutto questo finisse.
Alec si girò verso Vladimir e Jonathan vide negli occhi di quest’ultimo qualcosa che non riuscì a capire.
“Sapevo che c’era qualcosa in te che non riuscivo a comprendere a pieno, e forse neanche ora ci riesco.
Però solamente ora, forse, riesco lontanamente a capire come tu ti sia sentito ad aspettare Gideon per tutti questi secoli. Sapere che io ho i suoi ricordi, la sua anima, ma sapere che io non sarò mai pienamente chi tu vorresti che io sia è più doloroso. Non so come fare per liberarci da questa situazione, ma qualsiasi cosa possa essere utile, la farò, puoi starne certo. Per te, per Gideon, per tutti.” Disse Alec stringendo la mano di Vladimir fra le sue in un gesto di incoraggiamento, e solo in quel momento Jonathan capì quanto Vladimir potesse aver sofferto.
Guardare Alec e vedere Gideon, e dover tacere per tutto il tempo, sommato a tutto quello che Vladimir aveva passato da quando Blackraven era morto.. Jonathan rabbrividì, al pensiero di quello che potesse significare perdere la persona che ti è più cara solo perché non sei riuscito ad arrivare in tempo, e doverla aspettare per secoli, perdendo la speranza di rivederla col passare del tempo. 
Jonathan capì che era arrivato il momento di darsi una mossa, si avvicinò ad Alec e gli posò una mano sulla spalla.
“Credo che sia arrivato il momento di tornare alla realtà” disse Jonathan, e quando Alec posò il suo sguardo su di lui vide le sue iridi blu cobalto schiarirsi per un attimo, e sentì uno strano gorgoglio allo stomaco, diede colpa alla mancata colazione di quella mattina.
Alec gli regalò uno dei suoi soliti sorrisi e lo stomaco di Jonathan fece una capriola, era decisamente affamato, sì.
Uscirono dalla stanza e dopo che si richiusero la porta alle spalle fece appena in tempo a spostarsi prima che Isabelle lo travolgesse, mentre correva per saltare addosso ad Alec.
Vide Jace avvicinarsi ad Alec e stringergli una spalla con un mano, scuotendolo e sorridendogli. Alec ricambiò.
Magnus, che era rimasto indietro per lasciare il tempo ai suoi fratelli di salutare il ragazzo, decise che era arrivato il momento di riappropriarsi del suo ‘fidanzato’, così si avvicinò ad Alec, che appena lo vide si districò dalla presa di Jace e dall’abbraccio spezza ossa di Isabelle.
Il Ligthwood si avvicinò allo stregone e, quando fu a pochi centimetri da lui, gli saltò addosso abbracciandolo, incrociando le braccia dietro il suo collo.
Lo stregone si prese qualche secondo per godersi quel momento di estasi.
Jonathan si sentì improvvisamente vuoto, anche lui avrebbe voluto sentirsi come loro, e provo un certo disagio quando il pensiero di voler essere in quel momento al posto dello stregone lo sfiorò, anzi, lo colpì.
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla, si girò e vide Vladimir che gli sorrideva come se volesse confortarlo, possibile che lui sapesse? Che avesse capito?
Non fece altro che pensarci fino a quando, arrivati al piano del dormitorio, ognuno si diresse nelle proprie stanze: avevano deciso che avrebbero discusso sul da farsi più avanti, con più calma e con le idee chiare in mente.
La sorella di Alec, Isabelle, e il Diurno si allontanarono, dicendo di voler passare un po’ di tempo in biblioteca a fare delle ricerche, cosa che a Jonathan sembrò alquanto ambigua. I suoi pensieri furono infatti confermati da un occhiata che Alec lanciò alla sorella, quando lei gli passò di lato, che la ragazza ignorò bellamente.
Vide Jace allontanarsi salendo al piano superiore, si chiese cosa stesse facendo, ma quel pensiero lo abbandonò subito, sostituito da un altro quando vide Alec e Magnus entrare nella camera di quest’ultimo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Jace, dopo aver salito le scale che portavano al dormitorio femminile, arrivò di fronte ad una porta in particolare e, titubante, bussò piano: nessuno rispose.
Aprì leggermente la porta sbirciando all’interno della stanza e vide una chioma rossa appoggiata sul cuscino.
Entrò cercando di non fare rumore per non svegliare la bella addormentata, e si avvicinò al letto, sedendosi un po’ distante da lei per non darle fastidio.
Jace si prese qualche minuto per osservarla: i capelli rossi si aprivano sul cuscino creando un piacevole contrasto di colori, la pelle nivea quasi si confondeva con le lenzuola chiare e, illuminata dalla flebile luce del sole che filtrava dalle tende, sembrava quasi splendere come alabastro.
Era quasi tentato di sfiorarla per accertarsi che fosse realmente lì con lui e che non fosse un sogno.
Era da un bel po’ che Clary era tornata da loro, e che era riuscito a farla tornare in sé dalla trasformazione di Sebastian, ma ancora non era riuscito a riprendersi, ogni notte, quando si svegliava dopo un incubo, aveva il timore che tutto quello fosse stato solo un sogno e che la sua clarissa fosse ancora nelle mani di quel ragazzo che adesso, dopo tutti gli ultimi avvenimenti, riusciva più difficilmente a chiamare ‘mostro’.
Vide le palpebre di Clary tremare leggermente, simbolo che stava per svegliarsi.
Per un attimo si sentì come quell’ambiguo vampiro della saga di film che Simon e Clary gli avevano fatto vedere insieme ad Isabelle. Clary aprì piano gli occhi e quando vide Jace seduto sul bordo del letto che la osservava sorrise in un modo che fece fare una capriola al cuore del biondo.
“Adesso stai prendendo esempio da Edward Cullen, Jace?” gli chiese Clary, ancora con voce impastata dal sonno.
Per l’appunto quello che pensava l’Herondale. Clary si stropicciò gli occhi come una bambina, cercando di svegliarsi, e Jace pensò che non avesse mai visto una scena così dolce, e respinse l’impulso improvviso di abbracciarla e stritolarla nel suo abbraccio.
“Io sono molto più bello, lo sai” disse Jace con il suo finto egocentrismo, Clary sorrise, dopotutto le era mancato quel testone.
 
 
 
 
 
 
 
 
“Per l’Angelo! Per caso è passato un tornado di qui?” esclamo Alec dopo essere entrato nella stanza di Magnus, e dopo aver visto in che stato riversava la camera: vestiti sparsi dappertutto, tubetti di glitter semi-vuoti in bagno buttati sul pavimento e dentro il lavandino, le lenzuola del letto sfatte e per metà buttate a terra.
Magnus rise sentendo la voce del suo amato Alexander rivolgersi a lui come non faceva da tanto tempo.
Alec si girò verso lo stregone guardandolo ed incrociando le braccia al petto in un’aria corrucciata.
Lo stregone si mise davvero d’impegno per non ridere, e per non saltargli addosso in quel preciso istante.
“Emm.. Sì?” Chiese Magnus, guardando Alec da testa a piedi.
“Hai intenzione di sistemare questo porcile oppure dovrei sedermi dentro la vasca? Che, fra parentesi, è l’unico luogo libero della stanza.” chiese Alec, cercando di non ridere mentre metteva su quella sua finta espressione corrucciata. Ma quando vide una strana luce di malizia negli occhi dello stregone sentì un brivido salire lungo la schiena, e si disse che molto probabilmente non era stata una reazione di paura.
“Potremmo sempre metterci in due, nella vasca intendo” disse Magnus ritrovandosi a pochi centimetri dal cacciatore, che tentò di nascondere il rossore che quelle frecciatine gli avevano procurato.
Ma riuscì a lanciargli comunque un’occhiata ammonitrice.
Magnus sospirò e schioccò le dita mentre la sua magia risistemava la camera sotto gli occhi pieni di ammirazione di Alec, anche dopo così tanto tempo non riusciva ad abituarsi nel vedere quanto potesse essere meravigliosa la magia.
Quando tutto fu sistemato e perfettamente in ordine sentì le mani di Magnus posarsi sui suoi fianchi e il suo fiato sul collo.
“La proposta della vasca è ancora valida.” disse semplicemente lo stregone scatenando in Alec una moltitudine di brividi.
Il cacciatore si allontanò dallo stregone andando a sedersi sul letto, per poi sdraiarsi stringendo il cuscino di Magnus tra le braccia.
Lo stregone lo seguì sdraiandosi di lato a lui.
“Ho capito, preferisci il letto allora..” disse con tono malizioso ricevendo in risposta una cuscinata nello stomaco.
“Magnus, non ora, sono davvero troppo stanco..” disse il Lightwood, ridendo sotto i baffi, con una delle sue solite espressioni così finte che Magnus intuì immediatamente i pensieri del ragazzo.
“Capisco..” disse fintamente dispiaciuto Magnus, conscio che non avrebbe rinunciato così facilmente.
Proprio quando Alec pensava che lo stregone non ci stesse sperando più e stava per addormentarsi in vista di una rilassante dormita, sentì arrivargli un cuscino addosso.
Poi un altro e un altro ancora.
“Magnus!” esclamò Alec, tirandosi a sedere giusto in tempo per vedere arrivargli un cuscino in pieno viso.
Lo stregone, dal suo canto, aveva iniziato a ridere di gusto mentre con un incantesimo lanciava sul Lightwood decine di cuscini.
“Così non vale!” esclamò Alec ridendo quasi alle lacrime, per poi riuscire finalmente a tirare un cuscino in faccia allo stregone che, dopo aver messo su la sua espressione più minacciosa, camminò con passo di pantera verso il ragazzo steso sul letto.
“Questo non dovevi farlo, Alexander” disse minaccioso lo stregone, avvicinandosi al ragazzo e, quando gli fu di fronte, schioccò le dita e Alec si ritrovò con le mani bloccate ai lati della testa.
Mise su la sua espressione più sbalordita, e Magnus fece un ghigno malefico.
“Ora dovrò vendicarmi, Alexander” disse mentre Alec sentiva di nuovo il tremolio che prima era risalito sulla sua colonna vertebrale.
Mai togliere a Magnus Bane le cose che gli spettano di diritto.

 

 

Angolo delle crazy:
*si riparano dai pomodori*.
Scusateci se vi abbiamo fatto attendere tanto ma la verità è che, oltre alla moltitudine di impegni di Maggio, l’ispirazione non arrivava, e abbiamo dovuto aspettare poiché era davvero impossibile continuare la storia.
Adesso abbiamo qualche idea in più da sviluppare nei prossimi capitoli, ci stavano venendo in mente anche vari crossover, ma non siamo del tutto sicure perché pensiamo che sarebbero inadeguati e potrebbero rendere la storia prolissa. Diteci quello che pensate, poiché noi non sappiamo proprio cosa fare.
Alla prossima 
-Tini e Kiakkiera

  
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