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Autore: _Dayana_    31/05/2015    4 recensioni
C’era una volta…
Tutte le più grandi storie che si rispettino iniziano così. Chissà quante volte, da bambini, vostra madre ve le raccontava per farvi addormentare la notte, e chissà, voi, quante volte le racconterete ai vostri figli…
Adesso ve ne voglio raccontare una, quindi sedetevi e ascoltate, ascoltate con attenzione.
Questa storia non è come le altre, parla invece di una principessa senza regno, di un piccolo ricordo d’infanzia che l’aiuterà a capire… capire di non essere al posto giusto, capire di non appartenere nel mondo in cui vive e infine parlerà di un amore tanto atteso e infine ritrovato.
Mi chiamo Diana Pendragon e questa è la mia storia.
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Morgana, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Artù
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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-Siamo arrivati?-
-No-
-Ma dimmi un po’, siamo arrivati?-
-No!-
-E adesso? Siamo Arrivati?-
-Giuro che se lo chiedi ancora ti faccio scendere e ti investo con la macchina!-

Forse questa volta ce l’aveva fatta! L’aveva fatto tacere!
Erano ormai ore che Elias continuava a insistere richiedendo sempre quanto mancasse ad arrivare e Esther si stava alterando, più di una volta aveva pensato di voltarsi e di strangolarlo anche se questo comportava andarsi a schiantare addosso a qualcosa e le conseguenze preferiva non saperle…
Quindi continuava a guardare la strada, facendo pressione sui pedali e accelerando quasi all’limite per arrivare il prima possibile per poi strangolare quel ragazzo.


-Esther ma siamo arrivati?-
-NO! Cavolo vuoi stare zitto per una volta! Mancano ancora tre ore! Poi dobbiamo prendere un traghetto e dopo saremo arrivati! E ora sta zitto!-
-Va bene, quanto manca ad arrivare al traghetto?-


La ragazza bionda strinse la presa sul volante della macchina facendo sbiancare le nocche e le unghie, probabilmente incise anche l’eco-pelle nera che ricopriva il volante.
Esther con la coda dell’occhio guardò Nidia addormentata sul sedile del passeggiero accanto a lei.
Pensò a quanto fosse fortunata, riuscire a dormire e non sentire la voce di Elias.


-Esther ma…-
-NO! NON SIAMO ARRIVATI-
-Non ti arrabbiare la mia era solo una semplice informazione! Ma guarda te!-
-Ok, adesso ti faccio scendere veramente e ti investo!-


Elias non provò a ribattere, sapeva che quello che diceva era vero, e preferiva non essere lasciato solo come un cane nel bel mezzo di un auto strada, quindi non emise neppure un lamento e iniziò a guardare fuori dal finestrino.
Esther ringraziò per quell’attimo di pace e sperò che durasse per sempre.

Intanto da qualche parte nel grande castello di Camelot…


-Allora vi volete sbrigare? I turisti saranno qui a momenti e dovete ancora decorare la sala principale!-
-Arriviamo Leon! Datti una calmata!-
-No, non mi do una calmata Parsifal siamo molto indietro con i preparativi, dove sono gli altri?-
-Galvano e Elian sono fuori a sistemare il giardino e Lancillotto credo sia in giro a finire le ultime cose…-


Leon si passó una mano tra i capelli ricci sospirando, era vestito con un paio di jeans chiari e una camicia bianca molto aderente, ai piedi delle scarpe da ginnastica nere, in una mano teneva un fascicolo di fogli, probabilmente erano scritte tutte le disposizione dei preparativi, era un uomo a cui piaceva avere tutto sotto controllo.
Parsifal, invece, era vestito con pantaloni bordeaux e una maglia nera senza maniche.
I due si trovavano in una grande sala, in fondo a questa erano posizionati due troni, rivestiti da un velluto rosso, più al centro si trovava una grande tavola rotonda di legno massiccio con altrettante sedie, fatte dello stesso materiale.
Dal soffitto, pendevano degli stemmi e vicino ad ogni colonna era posizionato un vaso di fiori di diversi colori.
Le numerosi finestre che ricoprivano la parete destra della sala erano aperte e le piccole tendine di velluto rosso si muovevano accarezzate dall’aria fresca che entrava nella sala.

-Adesso, io vado a cercarli! Tu continua a sistemare questa sala!-
Prima che Parsifal potesse dire qualsiasi cosa Leon era scomparso


-Ottimo, e a me tocca tutto il lavoro-


**
 
-Attenti! Quella è un’armatura molto antica! Deve essere esposta in vetrina! Non fatela cadere!-
-NO! Quello non va la! È una panchina! Va sotto la finestra!-
-Quei fiori spostali più a destra!-
-Qualcuno a spolverato la vetrina per le armi?-
-Perché qui manca un cuscino!-
 
Lancillotto era come impazzito, passava di stanza in stanza a controllare che gli uomini, incaricati di arredare il palazzo per la grande apertura, facessero il loro lavoro in modo diligente e invece, puntualmente, si ritrovava a dare ordini a destra e a manca come un generale.


-Quelle tende non vanno li! Sono gialle non vedi? Vanno nelle stanze per il ricevimento! Muovetevi!-
 
In un attimo di pace si sedette in una sedia e fece un grosso respiro cercando di riordinare le idee, con le mani si massaggiò le tempie
Era vestito con jeans alla caviglia chiari e una maglietta senza maniche, sopra, una giacca verde, lasciata aperta. Ai piedi portava delle converse bianche.


-Lancillotto! Eccoti finalmente!-
L’uomo sentendo la voce del suo amico scattò in piedi
-Leon! Sono riuscito a rimediare ai disastri, la prossima volta prendi degli uomini più professionali!-
-Con 50 euro a testa cosa pensi che facciano quelli, poi lo sai anche te che non abbiamo abbastanza fondi-
Lancillotto annuì con la testa
-Hai visto Galvano o Elian?-
-Sono in giardino-


**
 
-Forse dovremo iniziare a sistemare il giardino, Galvano- fece notare Elian disteso sul grande prato del castello
-Nah, ancora cinque minuti di pausa e poi cominceremo-

L’uomo dalla pelle scura si alzò in piedi e guardo il suo amico disteso a sonnecchiare, poi il prato. Era ricoperto da foglie cadute degli alberi, c’erano molte buche create forse da talpe e i grandi cespugli di rose erano ricoperti da erbacce


-Veramente, Galvano, dobbiamo muoverci, altrimenti chi lo sente Leon?-
L’amico disteso sul grande prato sbuffò e si alzò di malavoglia
-Va bene, allora, io tolgo le erbe alla rose e tu togli le foglie dal prato, copri le buche e fai tutte le altre cose…-

Elian lo guardò accigliandolo


-Siete qui! Scansafatiche che non siete altro!-
-Leon, posso spiegare, ho provato a convincere Elian a lavorare ma è sempre stato seduto qua!-
-Cosa? Ma sei imbranato! Non credergli Leon!-


L’uomo dai capelli ricci sbuffò
-Entrambi! Muovetevi!-
Detto questo prese un rastrello e una scopa e gliele consegnò


Intanto Parsifal…


Era inginocchiato a terra a raccogliere le ultime foglie malate che aveva staccato dai fiori quando nella sala entrò un uomo, Parsifal sentendo il rumore e credendo fosse Leon non si degnò di voltarsi


-Ho finito Leon-
-Non sono Leon-
Parsifal sentendo una voce diversa si alzò di scatto e osservò l’uomo che gli davanti
Era un ragazzino, a dire la verità, molto magro, dagli occhi celesti e folti capelli castani, quasi neri, era vestito con dei pantaloni neri, una maglietta rossa e sopra un camicia in pelle marroncina, la cosa che colpì più di tutte Parsifal furono le sue orecchie a sventola che gli conferivano un aria sbarazzina


-Chi sei?-
-Sono Merlino, dovresti conoscermi Parsifal-
-Mi spiace, non conosco nessuno con questo nome-
Per tutta risposta Merlino afferrò le spalle dell’uomo e in un istante i suoi occhi divennero gialli
Il corpo di Parsifal era scosso da violenti tremori


 
 
Quella donna, io la conosco. Sono a cavallo, vestito con abiti medioevali, in mano brandisco una spada, davanti a me altri uomini a cavallo vestiti come me, tutti tranne uno. Un uomo dai capelli biondi è in ginocchio, a terra, urla di dolore.
Perché urla? Non sembra ferito…

Mi si avvicina un uomo, lo riconosco…Galvano? Ma che ci fa Galvano qui?
Rivolge la parola all’uomo a terra, lo chiama sire?
Ma dove sono? Cosa sta succedendo?
Scendo da cavallo e mi avvicino
Perché lo faccio? Non controllo più il mio corpo
Gli parlo… chi è Diana?



Quando Merlino lasciò la presa Parsifal cadde a terra privo di sensi


-Scusami amico, ho dovuto farlo, bisogna che ricordiate, tutti, il prima possibile-
 
**
 
-Esther?-
-Ben svegliata-
-Dove siamo?-
-Ancora in viaggio, perché?-
-Nulla, sai ho sognato un lago, era magnifico ma dopo dalle acque ne è emerso un uomo, era biondo, mi si era avvicinato e sembrava tutt’altro che amichevole-
-Che sogno strano-
-L’ho detto anche io-
 
 
 
 
 
Eccomi :) inanzi tutto ringrazio tutti quelli che hanno recensito il capitolo precedente, chi ha messo la storie tra le preferite o ricordate e chi, ovviamente, legge in silenzio
Se leggendo non avete capito la parte tra Merlino e Parsifal diciamo che era come un ricordo
Bhe spero che questo capitolo vi piaccia e che vi faccia sorridere almeno un po :)
Ciao ^^
P.s Se trovate orrori di scrittura fatemeli notare :)
   
 
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