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Autore: Flami151    31/05/2015    1 recensioni
E se Draco Malfoy non avesse mai ricevuto il Marchio Nero? Cosa farebbe della sua vita una volta tornato a Hogwarts? Se "il ragazzo che non ha avuto scelta" potesse scegliere il suo futuro, cosa accadrebbe?
Senza Draco a scontare per le mancanze di Lucius Malfoy, sarà Narcissa a prendersi la responsabilità degli errori del marito, ingaggiando col Signore Oscuro un gioco sadico e senza scrupoli, che la porterà a conoscere i meandri più bui della mente umana e a rivelare la sua umanità, celata dietro le convenzioni sociali e un passato misterioso.
Come tutto ciò influenzerà una giovane e confusa Hermione, ormai rassegnata all'idea che il suo destino sia già scritto? E come ridisegnerà i ruoli dei personaggi durante la battaglia finale?
Una storia che svela i desideri inconsci dei nostri amati eroi, portandoli a galla.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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‹‹ Draco alzati! Sta nevicando, vieni a vedere! ›› La voce di Pansy mi trapassa le meningi, facendomi svegliare di soprassalto.
 
Vorrei dirle che so benissimo che nevica visto che ho passato fuori la maggior parte della notte e che adesso, di prima mattina, insieme a lei, non mi interessa proprio mettere il naso fuori dalla mia stanza; ma d’un tratto mi torna in mente che le avevo assicurato che le avrei tenuto compagnia oggi e dunque mi alzo controvoglia.
 
‹‹ Su sbrigati! ›› Grida lei fuori dalla porta mentre io respiro profondamente per non urlarle addosso tutta la mia irritazione.
 
Esco dal dormitorio dopo aver indossato alla ben e meglio la divisa.
 
‹‹ Eccomi Pansy, non c’era bisogno di strillare così. ››
 
Lei storce un po’ il labbro, poi mi prende per mano e mi trascina fuori dal castello. Odio essere trascinato.
 
Il giardino è ancora bianco come stanotte, ma adesso è gremito di stupidi ragazzi urlanti. Tutto ciò che aveva reso l’atmosfera della notte appena trascorsa magica e surreale adesso si è dissolto, sostituito dalla frenesia e dall’irrequietezza della marmaglia. Sono quasi disgustato.
 
Certo anch’io ieri ho corso e urlato così, ma era diverso… molto diverso.
 
Continuo a camminare accanto a Pansy, mentre cerco di ignorare quella fastidiosa voce interiore che mi ripete che non era diverso manco per niente.
 
‹‹ Perché non scendiamo a Hogsmeade? Qui è troppo affollato. ›› Propongo, sperando che non fraintenda le mie intenzioni.
 
‹‹ Certo! Va bene! ›› E’ forse arrossita? Speriamo di no.
 
Ci aggreghiamo a un gruppo di ragazzini del terzo anno, scortato in città dalla McGranitt, Vitious e la Sprite: dopo l’attentato al negozio di piume, la prudenza sembra non essere mai sufficiente.
 
‹‹...insomma, non che sia facile trovare degli elfi efficienti e ben educati, ma famiglie come le nostre non possono accogliere in casa la qualunque, giusto? ››
 
Solo ora mi accorgo di essermi momentaneamente assentato. Mi ricompongo in fretta e annuisco cercando di mostrarmi interessato.
 
‹‹ Certa gente mi da della superficiale, dice che in tempi difficili come quelli che stiamo per attraversare, non bisogna fare gli schizzinosi e che possedere un elfo è già una fortuna... Sapevo però che tu mi avresti capita, in fondo sei un Malfoy! ›› Le sue parole, che chiaramente volevano essere un complimento, inspiegabilmente mi feriscono.
 
Penso a mio padre, ora rinchiuso in una fredda cella di Azkaban: lui avrebbe sicuramente approvato lo sproloquio sull'educazione degli elfi di Pansy, io però non riesco proprio ad accettare l'idea che certa gente abbia tempo da perdere dietro queste sciocchezze, quando il mondo è in procinto di attraversare dei lunghi anni di guerra.
 
Certo, la guerra è necessaria, bisogna ristabilire i ruoli: noi Purosangue siamo stanchi di dover nascondere la nostra magia per colpa della mente limitata dei Babbani, e siamo stufi che il nostro sangue venga insozzato dalle luride malattie dei Mezzosangue. O almeno questo è ciò che mi hanno insegnato.
 
Ma in fondo al cuore so di non essere pronto ad affrontare una guerra, a non voler essere tra le tante vittime senza nome, dimenticate da Dio in fondo a una qualsiasi fossa comune. Perché finita la guerra, nessuno, Purosangue o meno, vorrà frugare tra le centinaia di carcasse cercando di trovare un suo parente per dargli una degna sepoltura.
 
‹‹...e nonostante possa sembrare difficile non avere mai un capello fuori posto, a me risulta molto naturale, sono fatta così. ›› Cosa? Devo essermi distratto un’altra volta. Devo stare più attento.
 
Ora però ha smesso di parlare e mi sta scrutando, forse si aspetta che le dica qualcosa.
 
‹‹ Come stanno i tuoi genitori? ››
 
Lei mi sorride radiosa, devo averle posto la domanda giusta.
 
‹‹ Benissimo! Abbiamo appena comprato una casa sul lago per la villeggiatura. ›› Villeggiatura? Sta scherzando? ‹‹ É piccola a dire il vero... Ma è sicuramente in condizioni migliori di quella baracca! ›› Dice ridendo e indicando qualcosa di fronte a lei.
 
Mi volto verso l'oggetto del suo interesse: i resti inceneriti della bottega di Scrivenshaft.
 
Per un istante sento mancarmi l'aria. Credevo che si sarebbero sbarazzati di quelle macerie, ma mi sbagliavo.
 
Pansy sta ancora ridendo di gusto. Forse dovrei assecondarla: in fondo sono sempre il figlio di un Mangiamorte. Mi sforzo dunque di simulare una risata realistica ma tutto ciò che esce dalla mia bocca è un rantolo strozzato.
 
La Serpeverde ora mi guarda preoccupata.
 
‹‹ Stai bene Draco? ››
 
Io la fisso negli occhi, sperando che non si accorga dell'angoscia che la presenza di quella piccola catapecchia carbonizzata mi sta procurando.
 
‹‹ Meravigliosamente! ›› Rispondo con un sorriso tirato, ma la mia mano comincia a tremare convulsamente, costringendomi a nasconderla nella tasca del pantalone. ‹‹ Sono solo sorpreso che abbiano deciso di non abbattere ciò che restava di... ›› Ma non riesco a portare a termine la frase.
 
‹‹ Dai avviciniamoci! ›› Squittisce correndo allegramente in avanti.
 
Io arranco dietro di lei con scarso entusiasmo.
 
Ora che sono di fronte a ciò che resta del negozio di piume, mi accorgo della presenza di un piccolo gruppo di uomini, seduti a gambe incrociate intorno ad esso.
 
‹‹ Che fate qui? ›› Chiedo io, riadottando il mio solito atteggiamento di superiorità.
 
‹‹ Impediamo che le tracce di questo abominio siano cancellate. ››
 
‹‹ Perché? ›› Chiede Pansy non comprendendo il chiaro grido di protesta nascosto dietro quel silenzioso sit-in.
 
‹‹ Possono anche eliminarci uno ad uno. ›› Risponde il protestante alzandosi in piedi. ‹‹ Ma nessuna guerra fratricida sarà mai in grado di dissolvere il ricordo di noi innocenti. Finché la memoria permarrà, le forze oscure non ci piegheranno! ››
 
Il suo discorso è semplice, diretto e di poche parole, ma alle mie orecchie suona incredibilmente minaccioso.
 
‹‹ Finirete tutti ammazzati. ›› Sbuffo io portando via Pansy.
 
Mi dirigo a testa alta verso i Tre Manici di Scopa, fingendo di non aver alcun pensiero per la testa, che nessun babbanofilo sia riuscito ad intaccare la mia superbia Purosangue, ma la parola fratricida continua a ronzare incontrollabile nella mia mente.
 
 
***
 
 
L’ora di pranzo è ciò di cui ho bisogno per mettere in atto la seconda parte del mio piano: assicurarmi che Ron venga a conoscenza dell’identità del mio accompagnatore di stasera.
 
E’ importante che non glielo comunichi direttamente, risulterebbe fin troppo chiaro il mio intento provocatorio.
 
Arrivo in Sala Grande e controllo la situazione: Ron, la sanguisuga, Harry e Calì sono seduti tutti intorno a una delle due estremità del lungo tavolo da banchetto. Ron si sta strafogando senza alcun ritegno mentre il suo cane da guardia lo fissa con ammirazione.
 
Io mi siedo più in là, ma faccio abbastanza rumore da farmi notare dal gruppo. Harry mi fa un cenno con la mano, mentre Lavanda, accorgendosi del mio arrivo, si attacca voracemente alle labbra di Ron, distogliendo momentaneamente la sua attenzione dal cibo.
 
Noto Calì voltarsi dall’altro lato con insofferenza, probabilmente nemmeno lei apprezza questo continuo scambio di effusioni. Accidentalmente il suo sguardo si incrocia col mio: è l’occasione che stavo cercando.
 
‹‹ Ciao, Calì! ›› La saluto io a gran voce assicurandomi che tutto il gruppetto mi senta perfettamente. ‹‹ Vai alla festa di Lumacorno stasera? ››
 
‹‹ Non sono stata invitata. ›› Risponde lei, mesta. ‹‹ Mi piacerebbe andarci, pare che sarà proprio bello... Tu ci vai, vero? ››
 
Bene! Ha abboccato in pieno! È arrivato il momento...
 
‹‹ Si, vedo Cormac alle otto e poi... ›› Sento improvvisamente un rumore come di ventosa staccata da un lavandino otturato: le mie parole devono essere andate a segno. Faccio finta di non curarmene e proseguo. ‹‹... andiamo insieme alla festa. ››
 
‹‹ Cormac? ›› Chiede lei con stupore. ‹‹ Cormac McLaggen, vuoi dire? ››
 
‹‹ Esatto. ›› Rispondo io sorridendo con dolcezza, come se fosse una grande fortuna. ‹‹ Quello che è quasi diventato Portiere di Grifondoro. ››
 
‹‹ Allora stai con lui? >> Insiste lei con gli occhi sgranati.
 
Per Merlino! Non mi aspettavo una domanda così diretta! Devo mentire spudoratamente o rispondere sinceramente?
 
 ‹‹ Oh... sì... non lo sapevi? ›› Mentire spudoratamente è sempre la soluzione migliore (o più semplice).
 
Per completare il ritratto della perfetta gallina senza cervello, guarnisco il tutto con una risatina frivola.
 
‹‹ No! ›› Esclama quella fessa di Calì cascando in pieno nella mia trappola. ‹‹ Be', ti piacciono i giocatori di Quidditch, eh? Prima Krum, poi McLaggen... ››
 
Splendido! Non avrei saputo architettare una risposta così ingenuamente appropriata neanche di proposito.
 
‹‹ Mi piacciono i giocatori di Quidditch molto bravi. ›› Vorrei stringermi la mano da sola per questa risposta improvvisata degna di un’attrice professionista (passare tutto quel tempo con Malfoy mi sta rendendo decisamente più presuntuosa del solito). ‹‹ Be', ci vediamo... Devo andare a prepararmi per la festa... ›› (*)
 
Mi alzo mantenendo il sorriso e, senza degnare Ron di uno sguardo, esco dalla Sala Grande.
 
Non avrei potuto desiderare conclusione migliore per questo pranzo. Mi dispiace solo di non aver avuto tempo di toccare cibo.
 
 
***
 
 
Al terzo bicchiere di Ogden Stravecchio inizio a sentire la testa vorticare. Gli studenti della nostra età non potrebbero assumere alcolici, ma l'aiutante di Madama Rosmerta è sempre disponibile a passare di nascosto qualche bicchiere a Pansy: deve essersi preso una cotta per lei.
 
Parliamo del più e del meno mentre la Serpeverde continua a brindare alla nostra salute, inducendomi a bere ancora. Io non oppongo resistenza: bere distoglie la mia attenzione dal volto di Grant Scrivenshaft. che aleggia nella mia mente da quando abbiamo incrociato il protestante.
 
‹‹ Mi mancava passare del tempo con te, Draco. ›› Io le sorrido languidamente, senza alcuna ragione. ‹‹ Ci conosciamo da quanti anni ormai? Undici? Sarebbe stato un vero peccato rompere un legame così solido. ››
 
Non ricordo di essermi mai sentito legato a Pansy in alcun modo, anzi, non ricordo di essermi mai sentito legato a nessuno. Forse però questo è un pensiero che farei meglio a non esplicitare.
 
‹‹ Noi ragazzi di buona famiglia possiamo sempre contare sul reciproco appoggio, giusto? Preservare i legami che intercorrono tra noi è un piacere ma anche un obbligo, un dovere morale. ›› Sono troppo confuso per formulare un discorso di senso compiuto, così mi limito a ripetere le parole che mio padre mi fece imparare a memoria prima che mettessi piede a Hogwarts per la prima volta, cercando di assumere un atteggiamento spavaldo.
 
Pansy mi guarda con ammirazione e poi afferra la mia mano.
 
‹‹ Ero sicura che le cose si sarebbero sistemate tra di noi! ›› Che intende?
 
Vorrei chiedere chiarimenti ma lei alza di nuovo il suo bicchiere.
 
‹‹ A noi! E alla tradizione Purosangue! ›› Mi chiedo come faccia a continuare a bere senza accusare il colpo.
 
Mi alzo in piedi dissimulando la mia difficoltà a mantenermi in posizione eretta. La cosa migliore da fare è andarsene alla svelta, prima che la situazione degeneri. Poggio una manciata di galeoni sul tavolo e allungo un braccio a Pansy per cercare un appoggio, lei però lo scambia per un gesto galante e vi si aggrappa con tutto il suo peso: nonostante i suoi sforzi, non è mai stata una ragazza aggraziata.
 
Risaliamo per la via innevata di Hogsmeade, accodandoci nuovamente allo stesso gruppo di studenti, mantenendo però opportune distanze: preferisco che nessun professore si accorga della mia piccola sbronza.
 
La strada fino al castello sembra infinita e la neve rende il passo lento e pesante.
 
Finalmente arriviamo di fronte la grande entrata di Hogwarts. D'un tratto mi viene in mente di dover salire in guferia per assicurarmi che mia madre abbia risposto alla mia lettera: avendo saltato la colazione ho perso anche la consegna della posta mattutina.
 
Pansy mi guarda negli occhi prima di salutarmi: mi ero dimenticato di quanto fosse accattivante il suo sguardo.
 
‹‹ Sono stata benissimo Draco! É stato come un tuffo nel passato! ›› Io le sorrido, spero di non sembrare un imbecille. Lei ricambia il mio sorriso, poi si avvicina al mio orecchio sollevandosi in punta di piedi. ‹‹ Abbiamo tanti altri bei ricordi da rivivere insieme. ››
 
Io continuo a sorridere al vuoto prima di accorgermi di essere rimasto solo.
 
Rientro nel castello massaggiandomi le tempie. Ho davvero sentito quello che credo?
 
 
***
 
 
Mi guardo un’ultima volta allo specchio prima di scendere in Sala Comune. Scruto il mio corpo con attenzione: il vestito bordeaux mi fascia morbidamente la vita per poi ricadere dritto fino alle caviglie. I miei capelli sono intrecciati e solo poche ciocche ricadono studiatamente sul mio viso. Sono soddisfatta del risultato complessivo, quest’abito non mette in evidenza la mia completa mancanza di forme. Credo di essere dimagrita più del dovuto nell’ultimo periodo.
 
Scrollo le spalle svogliatamente: non è un problema che posso permettermi di affrontare in questo momento, Cormac mi sta aspettando.
 
Esco dal dormitorio e inizio a scendere le scale lentamente ma con disinvoltura, voglio lasciare tutti a bocca aperta, come al Ballo del Ceppo (Merlino! Da quando sono così presuntuosa?). Mi bastano solo un paio di gradini per rendermi conto che la Sala è totalmente deserta, solo il camino, sempre acceso, conferisce all’ambiente un pizzico di vitalità.
 
Non posso crederci! E’ ma possibile che McLaggen abbia accettato il mio invito solo per vendicarsi, e che adesso mi stia dando buca? No, non è così furbo.
 
Pondero sul da farsi, non voglio restare da sola in Sala Comune: se Ron dovesse entrare sarebbe un’umiliazione farmi vedere senza accompagnatore. Sto per girare i tacchi e tornare in camera da letto, ma la porta del dormitorio maschile si apre cigolando.
 
Mi appiattisco contro il muro per non essere vista e sbircio con la coda dell’occhio: è Cormac! Allora vuole davvero accompagnarmi alla festa di stasera!
 
Aspetto che lui scenda le scale e si apposti vicino all’ingresso, poi inizio anche io a dirigermi verso il livello inferiore, facendo abbastanza rumore da essere notata. Il giocatore di Quidditch si volta nella mia direzione e mi sorride, aspettando in silenzio il mio arrivo.
 
‹‹ Sei bellissima Hermione. ›› Mi dice prima ancora di salutarmi.
 
‹‹ Grazie Cormac. ›› Rispondo io, sinceramente lusingata dal complimento. ‹‹ Andiamo? >> Gli dico con un sorriso.
 
Lui si sposta leggermente cedendomi il passo, forse non sarà una serata così terribile dopotutto.
 
Esco dal ritratto della Signora Grassa e aspetto che il mio accompagnatore faccia altrettanto, ma prima ancora che lui riesca a mettere piede fuori dal buco del dipinto, un ragazzo dai capelli rossi e l’aria scontenta compare da dietro l’angolo e inizia a marciare a passo svelto nella mia direzione.
 
Non posso crederci! Non pensavo che avrei avuto una fortuna così sfacciata stasera! Non solo Ron sta per vedermi andare all’evento più atteso dal corpo studenti insieme al suo rivale sportivo, ma credo anche che sia completamente solo!
 
‹‹ Ciao Ron! ›› Lui si ferma di fronte a me. Sembra essersi appena accorto della mia presenza.
 
‹‹ Ciao Hermione. ›› Dice lui con un filo di voce, scrutandomi da capo a piedi. ‹‹ Sei… ›› Sento il cuore accelerare improvvisamente. ‹‹ …con McLaggen? ››
 
Il mio cuore ritorna alle sue normali pulsazioni in un batter d’occhio.
 
‹‹ Si è qui con me. ›› Dico io voltandomi verso l’ingresso, dal quale sta uscendo proprio adesso il mio accompagnatore.
 
‹‹ Ciao Weasley! ›› Dice Cormac allegramente, senza alcun accenno di risentimento verso colui che gli ha sottratto il posto da portiere in squadra.
 
‹‹ Ciao McLaggen. ›› Risponde lui non condividendo il suo entusiasmo.
 
‹‹ Stai bene Ron? Dov’è Lavanda? ›› Chiedo io con una punta di malizia nella voce.
 
‹‹ Si si, sto bene. Buona serata. ›› Biascica lui rientrando in Sala Comune, borbottando qualcosa tra sé e sé che suona molto simile a insopportabile.
 
Cormac ed io proseguiamo sulla via verso l’ufficio di Lumacorno. Pochi studenti sono ancora in giro e la maggior parte di questi si sta affrettando verso i propri dormitori. Mentre camminiamo senza sapere cosa dirci, io tento di scruto di sottecchi il giocatore di Quidditch.
Cammina con la schiena dritta e la testa alta, sembra sicuro di se, indossa un completo nero molto semplice ed elegante, privo dei tipici fronzoli degli abiti da cerimonia dei maghi.
 
‹‹ Credo che ci divertiremo molto insieme stasera. ›› Dice lui con nonchalance, cingendomi la vita con il braccio e tirandomi a se.
 
Io sento in sangue salirmi alle tempie: ma come si permette?
 
‹‹ Ne sono certa! >> Rispondo io con un sorriso, ma liberandomi con decisione dalla sua presa.
 
Arriviamo di fronte l’ufficio dell’insegnante di pozioni. Cormac mi apre galantemente la porta: almeno le basi delle buone maniere le ha imparate.
 
La prima cosa che mi colpisce dell’interno è la sua grandezza: sicuramente la stanza deve essere stata ampliata magicamente per permettere a tutti gli invitati di entrare comodamente.
 
Lumacorno si avvicina a noi cordialmente, già rosso e impregnato dall’odore di vino.
 
‹‹ Signorina Granger! Che piacere averla qui con noi! Vedo che è in compagnia del nostro caro Cormac, è davvero un piacere vedere l’entusiasmo nei vostri occhi! ›› Oh si, sono veramente entusiasta. ‹‹ Servitevi al buffet! Non fate complimenti! ›› Dice per poi congedarsi e andare ad accogliere altri ospiti.
 
Ci avviciniamo al grande tavolo da buffet cercando tra le infinite pietanze una di nostro gradimento.
 
‹‹ Allora Cormac, come proseguono gli studi? ›› Chiedo io banalmente cercando di rompere il silenzio.
 
‹‹ I miei studi? Oh no io non sono una persona accademica, il mio futuro è il Quidditch! ›› Risponde lui con orgoglio. ‹‹ Sai che quest’estate sono stato notato da un talent scout? ››
 
‹‹ Ma davvero? ›› Esclamo con finta ammirazione.
 
‹‹ Si, davvero. ›› Sbaglio o ha gonfiato il petto? ‹‹ Stavo giocando un’amichevole contro un’altra squadra della zona. Loro erano molto forti, i Cacciatori erano particolarmente agguerriti, ma nessuna Pluffa può sfuggire a McLaggen. ››
 
‹‹ Immagino che per essere portiere sia necessaria… ››
 
‹‹ Dovevi vedere che colpi che ho parato! >> M’interrompe lui senza il minimo rispetto. << Non mi sorprende che il cercatore di talenti si sia sbalordito. Vorrei solo aver avuto più tempo per mostrargli qualche trucchetto di famiglia. ››
 
‹‹ Noi in famiglia invece… ››
 
‹‹ Ma non importa, ho ottenuto un provino per un’importante squadra giovanile. Questo potrebbe essere il mio trampolino di lancio! ››
 
Abbandonata l’idea di potermi inserire all’interno del suo monologo, inizio a ingozzarmi di canapè, facendo finta di ascoltarlo.
 
‹‹ Bla, bla, bla… Quidditch. Bla, bla, bla… Io. Bla, bla, bla… Migliore. ›› Questo è quanto riesco a comprendere di ciò che mi viene detto.
 
Quando Cormac sembra sazio di stuzzichini (ma non di racconti sulla sua carriera sportiva) ci spostiamo in un’ala della sala meno affollata.
 
‹‹ Certo che c’è tanta gente qui! ››
 
Mi sorprendo di essere riuscita a portare a termine una frase senza essere bruscamente interrotta, così mi giro verso McLaggen, cercando di capire cosa lo abbia distratto e mi accorgo che sta puntando la testa all’insù.
 
Alzo lo sguardo a mia volta e mi accorgo con orrore di trovarmi esattamente sotto un vischio.
 
Sento Cormac tirarmi a sé con le mani. Io inizio a sudare freddo, devo liberarmi assolutamente da questa situazione. Mi serve un espediente qualunque, pensa Hermione, pensa.
 
‹‹ Devo andare alla toilette, scusami tanto. Tu mi aspetti qui? ›› Che scusa banale.
 
‹‹ Ehi aspetta! ›› Troppo tardi, sono già corsa via.
 
Devo andarmene di qui! Come ho fatto a infilarmi in questa situazione? Da quando ho smesso di ponderare sulle conseguenze delle mie azioni?
 
‹‹ Hermione! Hermione! ›› E’ la voce di Harry!
 
Mi volto e, vedendo il mio migliore amico, tiro un sospiro di sollievo.
 
‹‹ Harry! Ci, sei grazie al cielo! Ciao, Luna! ›› Non sapevo avesse invitato Lunatica Lovegood, è stato un gesto carino.
 
‹‹ Che cos’hai fatto? ›› Mi chiede lui preoccupato.
 
‹‹ Oh,  sono appena sfuggita… voglio dire, ho appena lasciato Cormac… sotto il vischio. ››
 
‹‹ Così impari a invitarlo. ›› Dice lui col tono di chi la sa lunga.
 
‹‹ Ho pensato che avrebbe mandato Ron fuori dai gangheri… Spostiamoci di qui però così riesco a vedere se arriva. ››
 
Ci avviciniamo a un tavolo pieno di bicchieri d’idromele, intorno al quale gira interessata la professoressa Cooman.
 
‹‹ Buonasera professoressa ›› La saluta gentilmente Luna, dando il via a una lunga conversazione e permettendo a me e a Harry di parlare un po’ in privato.
 
‹‹ Chiariamo una cosa. Hai in mente di dire a Ron che hai interferito nelle selezioni per il Portiere? ›› Si riferisce sicuramente al Confundus.
 
‹‹ Credi davvero che cadrei così in basso? ›› Chiedo io accigliata.
 
‹‹ Hermione, se hai invitato McLaggen… ›› Risponde lui eloquentemente, ferendomi nell’orgoglio.
 
‹‹ C’è una certa differenza, non ho intenzione di dire a Ron di ciò che potrebbe essere successo o non essere successo alle selezioni per il Portiere. ››
 
‹‹ Bene, perché sarebbe di nuovo depresso, e perderemmo la prossima partita… >> Ancora Quidditch? No, i miei nervi non possono tollerarlo!
 
<< I maschi non sanno pensare ad altro che al Quidditch! Cormac non mi ha fatto una sola domanda su di me, no, ma mi sono dovuta sorbire le Cento Grandi Parate di Cormac McLaggen Non-Stop, fin da quando… Oh no ecco che arriva! ›› (*)
 
Mi precipito dietro una tenda, così da non essere vista. Forse è il momento che torni nel mio dormitorio.
 
Esco furtivamente dal mio nascondiglio e mi dirigo a passo svelto verso la porta d’ingresso, quando questa si apre improvvisamente con un gran tonfo.
 
Sulla soglia, un Malfoy affannato e più pallido del solito regge convulsamente in mano una pergamena.
 
‹‹ Devo parlare col professor Piton! ››
 
 
***
 
 
(*) Buona parte del dialogo è stato copiato direttamente dal testo originale di JKR
  
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