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Autore: _Destiel    31/05/2015    1 recensioni
"C'era una volta, nel centro di New York, lontano pochi isolati da Central Park, un Istituto. Una scuola, possiamo dire, dove i giovani Nephilim, ragazzi che dedicavano la vita alla lotta contro il male e a distruggere ogni forma di demone presente in questo mondo, venivano istruiti, allenati, preparati alla vita lá fuori. Ogni istituto era aperto a tutti i cacciatori che chiedevano ospitalità, ma alcuni di essi ci vivevano stabilmente. 10 ragazzi, maschi e femmine, erano stati assegnati ad esso e potevano quasi definirsi quasi indipendenti. Le loro vite, la loro sopravvivenza, il loro mantenimento erano sotto la responsabilità del Conclave, ovviamente, ma rimanevano abbastanza autonomi. Il Conclave aveva deciso di provare a fare questa sorta di "esperimento", per assicurarsi che, al compimento della maggiore età, questi ragazzi fossero in grado di gestirsi da sé, di essere dei bravi cacciatori. E aveva affidato loro la gestione dell'edificio."
Questa storia non riguarda, non direttamente, i personaggi descritti nei libri di Cassandra Clare, perché riguarda la generazione seguente. Infatti alcuni dei protagonisti sono proprio i loro figli. Coinvolge sia i personaggi di TMI che di TDI, che sono contemporanei.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ONCE UPON A TIME -  CAPITOLO UNDICI.

                                                                                                                        New York, Maggio 2013
Pov Damon - Qualche ora prima

Stupida Herondale. Sempre a frignare e a lamentarsi di quanto sia ingiusta la vita. Probabilmente non doveva  aver ancora capito che la vita ci frega sempre, e non importa essere buoni o cattivi, perché in ogni caso ogni singolo attimo di felicità sarà prima o poi spazzato via da un'infinita oscurità. Damon era considerato da tutti una persona completamente negativa, ma a lui piaceva semplicemente definirsi 'realista'. Che alla fine non sono due parole troppo diverse, secondo la sua concezione. E quando Ella se ne era andata via dal tetto, infuriata per qualche strano motivo, non ci aveva dato troppo peso e aveva ripreso a leggere il suo libro. Dopo qualche ora, quando l'aria si era fatta sempre più fredda, pensò che forse fosse il caso di tornare dentro. Il ragazzo era consapevole di aver saltato l'allenamento ma, così facendo, tutti avrebbero capito che lui, Damon Morgenstern, non si sarebbe mai fatto sottomettere da nessuno. Nessuno poteva dirgli cosa fare e, anche se per i primi minuti era stato al gioco, era  ormai giunto il tempo di cambiare le regole. Probabilmente era in arrivo un guerra, nel migliore dei casi, e lui non aveva la minima intenzione si starsene in panchina, senza scendere in campo, come avrebbero sicuramente ordinato Lydia e Robert.
Così, dopo aver sceso le scale, si diresse verso la biblioteca, per andare a riporre il libro che aveva preso in prestito, sullo scaffale, al suo posto, e proprio in quel momento ne vide uscire Ella. La ragazza lo guardò con aria truce, ma lui si limitò semplicemente ad ignorarla, proseguendo per la propria strada, per poi vederla uscire a gran passi. Damon aveva sempre amato quella stanza. Era un po' come un rifugio, nonostante la sua grandezza ed imponenza. Gli altri scaffali la riempivano quasi completamente e, per arrivare a prendere i libri più in alto, bisognava usare delle apposite scalette, collocate vicino ad essi. Al centro della stanza, però vi era un enorme tavolo e una scrivania, con due computer, dove i ragazzi potevano studiare o fare delle ricerche.
Il giovane ragazzo , avendo sistemato il libro su uno delle tante mensole, fece per uscire, quando un piccolo particolare attirò la sua attenzione. Un cellulare era posato sulla grande tavolo lì presente, al cui si avvicinò, avendo molto probabilmente intuito chi fosse il suo proprietario, e ne ebbe conferma, vedendo il blocca schermo. Era una semplice foto, che raffigurava i due giovani Herondale abbracciati, in luogo non precisato, ma doveva essere la loro casa a Londra. Damon rimase a fissare lo schermo per qualche secondo, ma, non essendo neanche protetto da una password, fece scorrere il dito su di esso, sbloccandolo. Il telefono era aperto sulla galleria, su una foto di essa precisamente, che Damon provvide subito a leggere e poi, avendo compreso la sua importanza, a stampare, seguita da tutte le altre. Erano dei documenti, dei documenti rubati, riguardo a tutti gli omicidi avvenuti in quel periodo.
A quanto pare, la piccola Herondale non era così innocente come credeva di essere. Non riusciva proprio ad immaginarsela intrufolarsi in una camera, che fosse di Lydia o di Robert, ma sapendo che la ragazza fosse molto curiosa, diciamo che non era del tutto impossibile. In ogni caso, ora li aveva anche lui. Si sedette su una delle sedie lì presenti, iniziando a sfogliarli, quando un improvviso pensiero lo colse. Aveva già sentito di una cosa del genere, qualche anno orsono, ma proprio non riusciva a ricordarsi dove. Omicidi a gruppi di sei, completamente dissanguati. Forse in un libro, ma all'Istituto ve ne erano centinaia, forse migliaia. E cercare in tutti era decisamente una cosa al di fuori della sua portata. Pensa Damon, pensa. Dove lo hai sentito?
I suoi pensieri furono però interrotti dal rumore di una porta e, successivamente, da quello di forti passi. Era forse Ella, accortasi della mancanza del cellulare, quindi giunta a riprenderselo? La sua ipotesi si rivelò essere veritiera. Infatti, la ragazza, dopo aver dato una veloce occhiata in giro, si avvicinò a lui, con aria minacciosa, guardando i fogli sparsi sul tavolo. E Damon, per tutto quel tempo, teneva un sorrisino soddisfatto sulla faccia.

"Come cavolo ti sei permesso di sbirciare nel mio cellulare?" Esclamò, con voce arrabbiata la ragazza. Il fatto che il ragazzo lo tenesse in mano era leggermente incriminante, sì, ma alla fine era lei che lo aveva lasciato in giro, mica lui che glielo aveva sottratto. Certo, poi era colpevole di averlo aperto e di averne usufruito, ma quella era un'altra storia.

"La mamma non ti ha mai detto che non si lasciano le cose in giro? Qualche estraneo potrebbe approfittarsene." Rispose il ragazzo con tono sarcastico, e abbassando la voce per l'ultima frase, ridacchiando. A quel punto, Ella gli tirò un forte schiaffo sulla guancia, socchiudendo gli occhi, mentre lui scoppiava in una risata ancora più fragorosa. "Sei ridicola, mia cara" Proseguì Damon, scuotendo la testa e riprendendo a leggere il foglio che aveva in mano.
La giovane Herondale cercò di aprire bocca per ribattere ma, forse accorgendosi che non ne valeva la pena, la richiuse, sospirando.

"D'accordo, Damon. Parliamo chiaro. Ora mi ridarai il mio cellulare e potrai anche tenerti i fogli, non mi interessa." Iniziò la ragazza, calmandosi. "In ogni caso, io non ho avuto successo con questa storia, quindi nessuno può dire che tu lo avrai." Non provare a sottovalutarmi, Ella. Ne rimarresti delusa. "Ma se solo azzardi dire questa cosa a qualsiasi persona, da Daniel a Lydia, ti farò vivere l'Inferno in terra." E, a quel punto, gli strappò il cellulare dalla mano, e girò i tacchi, dirigendosi verso l'uscita. Ma quella parola 'Inferno' aprì un pensiero nella mente di Damon, più vivido che mai. Sì, certo! Ecco dove aveva sentito quella storia.

"Ella aspetta!" Esclamò Damon, alzandosi dalla sedia e andando le incontro, per poi afferrare il braccio. "Hai detto che non hai avuto successo in tutta questa faccenda, giusto?" La ragazza scosse la testa. "Quindi probabilmente nemmeno io ne avrò... senza il tuo aiuto. Possiamo provare a lavorare insieme" Propose il ragazzo, sebbene con una leggera difficoltà. Alla fine, a lui non erano mai piaciuti i lavori di gruppo, poiché si era sempre trovato meglio da solo. Ma forse, in quella situazione, era vantaggioso per entrambi. Due menti, alla fine, e purtroppo, sono sempre meglio di una.

La ragazza lo guardò interessata, con un'aria leggermente perplessa e alzando un sopracciglio, per poi annuire ed esclamare: "Ci sto. Ma ricorda che, se finirai con un pugnale conficcato nel petto, questa è stata tutta una tua idea."
La ragazza prese a camminare verso il tavolo, sedendosi sulla sedia di fronte a quella di Damon, mentre il ragazzo iniziava a ricercare, tra gli scaffali, quel maledetto libro. "Allora, che cosa hai scoperto fino ad ora?"

 

Pov Ella
Ella doveva ammettere che lavorare con Damon non la rendeva completamente entusiasta, ma non voleva finire in guai seri - e sarebbe sicuramente successo - e quindi dovette accettare la proposta del ragazzo. In ogni caso, alla fine, le sue ipotesi non avevano avuto molto successo, poiché la ragazza sentiva che le mancasse qualcosa, e quel qualcosa Damon poteva forse saperlo. Lo notava dal suo sguardo, chi si era d'un tratto, improvvisamente illuminato. Alla fine quella questione era diventata anche un po' personale, perché dal colloquio con Adam aveva scoperto anche una cosa che, onestamente, avrebbe preferito non sapere. Tra gli omicidi, commessi nell'anno 2004, una delle vittime era stata identificata con il nome di Andrew Kingsmill, lo stesso cognome di Adam. E il ragazzo le aveva confessato che il padre era stato assassinato quando lui aveva appena sette anni. 2004. Tutto coincideva. Adam aveva perso il padre a causa di quel maledetto assassino psicopatico.

I suoi pensieri furono però interrotti dalla voce di Damon.
"Allora, cosa hai scoperto fino ad ora?" Le chiese il ragazzo, alzandosi dalla sedia e iniziando a cercare qualcosa tra gli scaffali della biblioteca. Quindi, Ella prese i suoi appunti, iniziando a girare le pagine.

"Non saprei. Insomma, le vittime sono della stessa fascia di età, poi ci sono le somiglianze tra le due serie di omicidi, le lettere incise sul petto, e l'abitudinarietá delle date. Ma penso che questo lo abbia capito anche tu." Commentò la ragazza, sfogliando le pagine del blocco e giocherellando con una ciocca dei lunghi capelli neri. Damon si voltò a guardarla, annuendo leggermente, per poi tornare alla ricerca. "Vi è poi la questione del dissanguamento." Proseguì la ragazza. "L'assassino voleva il loro sangue, che si può magari collegare al fatto dell'età. Le persona giovani forse hanno il sangue più pulito.... E poi non hanno rubato il cuore, solo strappato, quindi penso che quello sia solo per divertimento."

"È una spiegazione plausibile, sono d'accordo." Le disse Damon, sbuffando e iniziando a cercare in un altro scaffale" Non possiamo neanche definirlo omicidio di massa, perché non sono solo vampiri o solo stregoni, ma un gruppo più vario. Quindi dobbiamo trovare qualcosa che li accumuni tutti." Quel ragazzo si stava rivelando anche molto professionale, in quella situazione, e anche molto intelligente. Ed Ella lo stava guardando sotto un aspetto diverso, che in effetti non le dispiaceva. Non poteva magari essere sempre così?

"Non lo so" Rispose Ella, scuotendo la testa "Magari è solo uno psicopatico, con una passione verso le coincidenze". Damon ridacchiò, per la "battuta" della ragazza, ma presto cambiò espressione, afferrando un libro, probabilmente quello che stava cercando. E infatti così fu. Damon aveva preso in mano un enorme librone blu, rilegato in pelle, era sulla copertina in caratteri oro dominava la scritta 'Omnes Inferni Creaturea', ovvero 'Tutte le creature dell'Inferno', secondo il latino di Ella.

"Mi ricordo che una volta avevo fatto una ricerca e avevo letto qualcosa del genere in questo libro. Penso potrebbe esserci utile" Disse il ragazzo, posando il grande volume sul tavolo. "La pecca è che è scritto completamente in latino, come si può intuire dal titolo." Figurati, per una volta non poteva essere troppo semplice. Quindi, oltre a trovare esattamente la pagina che serviva loro, tra le mille e passa totali, avevano persino il problema di tradurlo completamente. Per fortuna, entrambi conoscevano la lingua.

"Damon" Esclamò Ella, prendendo il ragazzo per il polso, con una salda stretta, mentre lo stesso stava per aprirlo "Non penso sia il caso di iniziare ora, e soprattutto qui" Continuò l'Herondale, guardandosi intorno "Potrebbero vederci." Il ragazzo annuì, d'accordo, e prese il libro sotto il braccio, con l'intenzione di nasconderlo in camera propria che, a quanto detto, sarebbe diventato il loro "ufficio". Ella, accorgendosi di stare ancora stringendo il polso di Damon, aprì la mano, liberandoglielo e sorridendo impacciatamente, per poi distogliere lo sguardo, imbarazzata.

"Che ne dici di... fare un giro? Così, per distrarci un po' da questa storia" Propose il giovane Morgenstern, seguito da una risposta affermativa della ragazza. Dopo aver posato il libro nella sua stanza, raggiunse la ragazza che lo aspettava all'inizio delle scale per scendere al piano inferiore. Era ormai giunta la sera, anche se i due ragazzi con tutte quelle complicazioni avevano persino saltato la cena e passato tutto il tempo in biblioteca. Ma nessuno dei due aveva fame.

"Pensavo di andare sul letto... c'è una bella vista da lì, e non fa troppo freddo stasera" Suggerì Ella, sorridendo leggermente. A quanto pare, con la loro nuova 'alleanza', i problemi che vi erano stati tra i due precedentemente, erano come svaniti improvvisamente. Forse perché la ragazza si era accorta che dentro di lui vi era molto di più di quel che appariva, forse un bisogno di affetto incontrollabile. Alla fine, Damon non aveva avuto una vita felice, al contrario della sua. Quando il ragazzo le porse il braccio, come un gentiluomo, Ella ridendo, lo accettò volentieri per salire le scale e andarsi a sedere sulle sdraio lì presenti, ripensando alla prima volta che lo aveva rivisto. Era completamente congelata quella notte, e lui l'aveva coperta, nonostante ancora non avesse ancora capito chi lei fosse. Si stava rendendo conto che davvero il giovane Morgenstern non fosse una persona cattiva, ma terribilmente sola e abbandonata. E se lui avesse almeno provato ad aprire il suo cuore, avrebbe avuto davvero molto da offrire e da ottenere. Da tutti i suoi amici, e anche da lei.

"Sono belle le stelle stasera, vero?" Disse la ragazza, passando lo sguardo dal cielo a Damon, e poi di nuovo verso l'alto. Alla bella Herondale quella situazione ricordava terribilmente casa, le serate passate con Daniel sul tetto, appena abbandonata New York, quando entrambi non riuscivano a chiudere occhio, le sgridate della madre al mattino, che non facevano altro che crescere la voglia di rifarlo.

"Bellissime." Rispose Damon, guardando fisso Ella, che lo notò e arrossì leggermente.

 Pov Sam
"Che cosa aveva quel tipo?" Chiese Dimitri, non appena Adam uscì dalla stanza, con una bottiglia di birra ancora in mano. Sam, sdraiata sul divano, con la testa poggiata sulla gambe di Anya, che aveva preso ad accarezzarle i capelli, fece spallucce, liquindandolo con un "Fa sempre così." La ragazza rivolse poi un sorriso all'altra bionda, che le posò un lieve bacio sulle labbra. La reazione fu proprio quella desiderata: infatti Nate e Dimitri, vedendo quella scena, decisero che forse fosse meglio togliere il disturbo, e si alzarono, per dirigersi alla porta. Sam sperava, in ogni caso, che Anya decidesse di non andare con loro, perché sí, quella ragazza le piaceva moltissimo. Sin da quando, quella sera al Pandemonium, le aveva chiesto di ballare. Ed era da lì che era nato tutto. E Sam si sentiva completamente felice. Non aveva mai saputo gestire le relazioni, che erano tutte sfumate molto presto, nonostante ne avesse avute molte, tra le quali prevalevano sicuramente quelle di una notte e  basta. Era stata sia con ragazzi, sia con ragazze, ma nessuno le aveva mai fatto l'effetto che Anya le provocava. Nel preciso momento in cui la ragazza stava per aprire la porta ai due ragazzi, delle voci, provenienti dal corridoio, li distrassero.

"Travis sei un completo idiot.. Oh salve." Esclamò Alaska, la bella moretta, prima al suo fidato amico e poi, vedendo quella 'folla', a tutti gli ospiti. "Date una festa e non ci avete invitato?" Continuò la ragazza, mettendosi le mani sui fianchi, mentre Travis, alla sue spalle, imitava tutte le sue mosse. Prima che Sam potesse rispondere, Alaska, accorgendosi del moro alle sue spalle, gli intimò di scappare, e iniziò a rincorrerlo per tutto l'Istituto. La bionda alzò gli occhi al cielo, per poi salutare definitivamente Dimitri e Nate che, ridacchiando, uscirono. Anya, come sperava, rimase lì con lei e quindi Sam, dopo averla presa per mano, la condusse velocemente nella propria stanza, iniziando a baciarla e svestirla.

 

Un'ora dopo, le due ragazze, Anya appoggiata alla spalla di Sam, erano ancora sdraiate nel letto. Certo, era ormai l'una e mezza di notte, quindi sarebbe stato comprensibile avere un minimo di sonno, ma Sam in quel momento si sentiva più sveglia che mai. Tuttavia, Anya si alzò dal letto, spostando il lenzuolo, sedendosi su di esso e iniziando ad infilarsi la maglia.

"Vai di già?" Le chiese Sam, mettendosi anche lei a sedere, ma coprendosi con le coperte. La russa si voltò a guardarla, dandole poi un ultimo bacio ed alzandosi in piedi.

"Vorrei restare, sai" Disse Anya, allacciandosi il bottone dei jeans "Ma non penso sia il caso." Ah, quanto amava il suo accento. Era così affascinante, oltre che molto strano da sentire in quelle zone. Sam, quindi, si alzò a sua volta, iniziando a vestirsi, almeno per accompagnarla alla porta. Ormai il silenzio dominava e tutte le luci erano spente, segno che tutti dormissero. Dunque le due ragazze dovettero muoversi davvero di soppiatto, per non rischiare di svegliare nessuno. Giunte alla porta, Anya uscì velocemente, fermandosi sull'uscio, ma nella sua espressione Sam vide qualcosa di incerto e le domando se stesse bene.

"Sam" Disse l'altra ragazza, con un'espressione preoccupata sul volto "Ti devo dire assolutamente una cosa." Che cosa mai poteva essere di così grave, da suscitare in lei quella reazione?  Anya deglutì, stando in silenzio per qualche secondo, per poi scuotere la testa e distogliere le sguardo.  "Fai attenzione." Concluse alla fine, andandosene via velocemente. Sam sapeva che non era quello che avrebbe voluto dirle, ma si continuava a chiedere perché non lo avesse fatto. Tuttavia, ben presto, scaccio quel pensiero dalla mente, mettendosi nel letto, consumato dalla passione per poi, dopo un po', addormentarsi.

 

Il mattino seguente Sam si svegliò, come al solito, prima che la sveglia suonasse. Essa indicava esattamente le sei e ventitré minuti, quindi ancora più di due ore la separavano dall'ora della colazione. La bionda si alzò dal letto, andando a farsi una lunga doccia, quando un'ora più tardi, sentì il cellulare vibrare. Un messaggio.

Da: Anya                        
'Buongiorno, sunshine. Spero che la tua giornata sia iniziata bene :")'

Sam decise di rispondere immediatamente al messaggio. Ogni mattina, sempre alla stessa ora, Anya le inviava il messaggio del buongiorno, e quello la faceva sentire davvero apprezzata.

A: Anya
'Buongiorno a te, tesoro. Tutto okay, tra un'ora allenamento.'

Ma, come si aspettava, la ragazza non rispose a sua volta. Quella situazione capitava abbastanza spesso. A volte Anya scompariva improvvisamente, nel nulla, senza avvisare. Ma dopotutto, si ripeteva Sam, ognuno ai suoi impegni e non può vivere con il cellulare in mano. La ragazza quindi lasciò il telefono nella stanza, dove avrebbe potuto controllarlo solo dopo le undici, e scese a preparare la colazione agli altri. Quella mattina doveva cucinare i pancakes, ma non li avrebbe fatti blu. Odiava terribilmente quel colore, anche se in tutta onestà non si spiegava il motivo. Poco più tardi, tutti gli altri la raggiunsero, sedendosi al tavolo. Sam, quella mattina, notò diverse cose. La prima fu senz'altro la relazione troppo dolciosa, per i suoi gusti, tra Daniel e Lily, che non passavano minuti senza lasciarsi la mano. Poi vi erano Damon ed Ella, che sembravano sempre più in sintonia. Mh, nascondevano sicuramente qualcosa. E Adam aveva passato tutto il tempo a guardarli torvo. Gelosia, forse? Travis faceva come sempre l'idiota e Alaska lo insultava, ma quella non era una novità. Anche Lorax sembrava decisamente strano, forse preoccupato, forse infastidito. Sam non lo capiva, ma come sempre se la sarebbe cavata da solo. Perché se c'era una cosa di cui Sam era pienamente consapevole era che suo fratello, qualunque fosse la situazione, non chiedeva mai e poi mai aiuto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Hellooo babies. Allora sì, oggi mi sentivo terribilmente ispirata e, avendo anche molto tempo libero (viva le vacanze) ho postato ben due capitoli. In tutta sincerità, questo mi piace particolarmente, con la trama che comincia ad intensificarsi e, ovviamente, spero che piaccia anche a voi. Penso che nei prossimi capitoli ci saranno sempre più rivelazioni, quindi...tenetevi pronti!

Vi lascio qua sotto l''immagine dello screensever di Ella, perchè amo terribilmente questa foto e mi piacrebbe condividerla con voi.

https://36.media.tumblr.com/86896059ce06f56b6d55013d4294ac62/tumblr_n91qb3AQSr1tuvz3do1_400.png

 

 

Al prossimo capitolo,

_Destiel

 

  
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