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Autore: Tynuccia    31/05/2015    2 recensioni
"Effettivamente non è il luogo migliore per l'illustre signora Joule," asserì, ironica. [Yzak x Shiho]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capricci
 
*
 
  Le sue dita scivolarono veloci sulla tastiera e la porzione di spazio aperto di fronte a lei svanì, accompagnata da un rumore metallico. Il cockpit dell'abitacolo si aprì e Shiho si affrettò a togliersi il casco, liberando la lunga chioma scura. "Registrate questi dati, ma tenete conto degli appunti che ho lasciato sul fascicolo," disse con fare gentile mentre tendeva al suo sottoposto un blocchetto di fogli. "Non sono ancora soddisfatta dei movimenti di questo ZAKU." 
  Il ragazzo annuì e scattò sull'attenti, forse un po' troppo pomposo, e Shiho nascose una risata dietro ad un placido sorriso. Era il primo giorno nel suo nuovo posto di lavoro e si rendeva sempre più conto di come le fossero mancate quelle mansioni, nonostante avesse apprezzato pienamente un posto di rilievo nella squadra di uno dei Comandanti più capaci - nonché beceri - dell'esercito. Quando aveva frequentato l'Accademia, anni prima, si era ripromessa di entrare in qualche laboratorio di ricerca per fare ciò che amava di più: sistemare i Mobile Suit difettosi. Poi, senza neanche accorgersene, il clima serrato l'aveva costretta a dare il meglio di sé ed era diventata una Redcoat. A cavallo fra le due guerre si era brevemente dedicata a quel genere di mansioni, ma anche in quel frangente si era dovuta arrendere alle pressioni del Comandante Joule e, ancora una volta, aveva abbandonato i suoi progetti. 
  "Capitano Hahnenfuss?" 
  Sentirsi chiamare in quel modo la rallegrò a dismisura e si disse che, forse, tutta quella gavetta in un ambito differente le aveva almeno permesso di tornare infine nel reparto che le era sempre stato a cuore, ma con un rango decisamente rispettabile. Era sul punto di domandargli cosa avesse da dirle, ma gli occhi sgranati e il viso pallido del suo sottoposto erano inequivocabili. Conosceva le reazioni dei soldati quando un certo albino faceva la sua comparsa e, probabilmente, il giovane Berls era a sua volta un novellino in quell'hangar. 
  Si voltò e vide Yzak in piedi vicino all'uscita, le braccia incrociate sul petto ed un cipiglio severo ad invecchiargli il volto. Non sembrava particolarmente entusiasta, ma Shiho si limitò a sorridergli. "Vado a pranzo," annunciò serafica. "Controlla i dati come ti ho detto." Lo guardò scattare sull'attenti una seconda volta e si allontanò da lui, in direzione del suo vecchio datore di lavoro. "Comandante Joule," lo salutò rispettosamente, anche se con meno rigore rispetto al solito.
  "Cos'ha, un palo conficcato su per il culo?" rispose invece Yzak, gli occhi cerulei fissi su Berls. 
  "Sei tremendo." Shiho gli batté un colpo sulla spalla e lo precedette fuori dall'hangar. "Non pensavo che ti saresti ricordato del nostro appuntamento."
  "Che non diventi un abitudine, sia chiaro," precisò l'albino. "Per oggi ho fatto un'eccezione, ma ho un'agenda troppo impegnata per mangiare." Aggrottò la fronte quando la sentì ridere, ma almeno non si lanciava più in lunghe filippiche su come l'alimentazione fosse importante, soprattutto per un ragazzo indaffarato. "Questo posto rimane una fogna," commentò quindi, arricciando il naso, visibilmente disgustato. "Saperti quaggiù è degradante."
  Shiho entrò nell'ascensore ed esalò un lungo sospiro. Come se non ne avessero parlato abbastanza a lungo, ma sapeva che Yzak certe volte adorava fare i capricci come il peggiore dei poppanti. "Effettivamente non è il luogo migliore per l'illustre signora Joule," asserì, ironica. 
  "Vedo che inizi a ragionare," disse Yzak con un sorrisetto compiaciuto.
  La ragazza alzò gli occhi al cielo e piantò le mani sui fianchi. "Intanto in questa fogna mi hanno immediatamente promossa a Capitano, mentre sulla prestigiosa Voltaire ho trascorso cinque anni con una carica di poco conto," rimbrottò, il mento alto. "E il giorno in cui imparerai a riconoscere sarcasmo e affini sarà sempre troppo lontano dalla realtà."
  Le porte si aprirono e Shiho, nuovamente, si fece seguire lungo il corridoio. Aveva già istruito uno dei suoi sottoposti perché portasse il pranzo per due ad una determinata ora e, intimamente, si rallegrò di notare che l'ordine era stato eseguito alla perfezione. Proprio non avrebbe potuto sopportare il ghigno di Yzak di fronte all'inettitudine della sua nuova squadra. Si accomodò dietro la scrivania mentre lui si guardava intorno. 
  "Bella vista," le concesse. "Nel tuo precedente ufficio avevi una sola finestra e non dava neppure sul mare."
  Shiho gli sorrise, riconoscendo quella frase come il suo sghembo modo per chiederle scusa, e indicò la poltrona di fronte a lei. "Ho cucinato io," gli comunicò allegra. "Stamattina sei uscito presto e mi hai svegliata, quindi ne ho approfittato." 
  Yzak ringraziò mentalmente di non dover mangiare il terribile cibo della mensa di ZAFT e si limitò ad annuire. "Come ti trovi?" domandò ad un certo punto, la forchetta intenta ad infilzare un pezzo di pollo. 
  "Molto bene, in realtà. I ritmi non sono frenetici come da voi, ma è comunque un'esperienza affascinante." Shiho alzò la bottiglietta d'acqua e si prese un lungo sorso. "Il tuo rientro, invece?" 
  A quella domanda, Yzak strinse un po' troppo le posate e un paio di piselli scivolarono via dal piatto. "Ti sembro rilassato?" rimbrottò, acidamente. "Sono stato via due settimane e sembra che sia scoppiata una fottutissima guerra. Elthman non ha compilato neppure la metà del lavoro che gli avevo assegnato e sono venuto a sapere che due della sua squadra si sono presi a cazzotti nell'hangar per qualche stupidaggine di cui non potrebbe fregarmene meno!" esclamò, furibondo. "Ma la parte peggiore devo attribuirla a te!" Non le lasciò il tempo di perplimersi e sbuffò contrariato. "Sai cosa? Dovremmo fare un favore a tutti e divorziare!" 
  "Siamo sposati da due settimane e già mi ripudi?" ribatté pacatamente Shiho. Lui le scoccò un'occhiataccia - sebbene non ne avesse il diritto - e lei si strinse nelle spalle. "Dimmi almeno cosa ho fatto per rovinarti la giornata."
  "Quel tizio. Davidson. Non mi piace," sentenziò a denti stretti prima di cacciarsi un'altra forchettata tra le fauci avide. 
  Shiho si rilassò contro lo schienale della poltrona girevole ed intrecciò le braccia sul petto, un sopracciglio alzato. "Il Maggiore Davidson? Ti assicuro che quando mi hai ordinato di trovarti un mio sostituto ho cercato in lungo e in largo qualcuno di efficiente." Si interruppe e fece una smorfia al ricordo. "Ho assunto quello che mi sembrava più portato. Ha fatto qualcosa di poco professionale?"
  Yzak tirò su con il naso e scosse la testa. "Al contrario. È un precisino e mi fa venire voglia di tirargli una sberla. Non ha un capello fuori posto, la sua uniforme è senza mezza piega e mi segue dappertutto. Solo questa mattina ha lavorato più di quanto non abbia fatto Dearka mentre eravamo in vacanza post-matrimonio ed ha sempre, sempre il documento giusto al momento giusto. Dio, quanto lo odio!" Si scolò metà bottiglietta d'acqua, irritato da quel damerino in rosso. "Perfino i suoi voti all'Accademia erano encomiabili e proviene da una buona famiglia, probabilmente mia madre lo adorerebbe."
  Shiho rimase qualche istante in silenzio poi scoppiò una risata divertita. "Ti rendi conto che io facevo esattamente allo stesso modo?" spiegò quando ricevette un epiteto poco affettuoso da parte della sua dolce metà. “E dire che hai finito per sposarmi.”
  Yzak si alzò in piedi come una furia e le diede le spalle, osservando il panorama oltre la finestra, conscio che la Hahnenfuss avesse sicuramente colto la sfumatura scarlatta che gli tingeva le guance pallide. "Sì. Però non sei tu," mugugnò, così flebilmente che se Shiho non fosse stata una Coordinator non l'avrebbe affatto sentito.
  Rimase in silenzio, pensosa. Sapeva che alcuni bimbi erano propensi a fare i capricci, il primo giorno di scuola materna, pur di poter rimanere più a lungo con i propri genitori, ma non si sarebbe mai immaginata che proprio l’austero Comandante Joule avrebbe metaforicamente versato lacrime amare per quel distacco forzato in ambito lavorativo. Si morsicò il labbro, forte, per non ridere della sua debolezza. “Lascia che vada a prenderti un caffè. Proprio come ai vecchi tempi,” rispose dunque. Cielo, stava viziando suo marito come se fosse stato un marmocchio, ma la cosa non le dispiaceva particolarmente. “Signore,” aggiunse, scattando sull’attenti.
  Le labbra di Yzak fremettero lievemente, increspandosi in un minuscolo sorriso. “E che sia bello forte, Capitano! Ho davanti una giornata del cazzo!” abbaiò, dandosi un tono.
  Shiho finalmente si concesse la risata che aveva bloccato poco prima e si affrettò ad uscire dal suo ufficio, sicura che per il momento, almeno, non desiderava diventare madre; non una seconda volta.
  
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