«Sei sicura
di aver chiuso tutto per bene?» inquisì Akira con aria spiritata,
fissando il
suo sguardo acuto come uno spillo su Tōka. La ragazza scrollò le
spalle,
cercando di stabilizzare i propri respiri e il battito cardiaco.
Nessuno di
quei così sarebbe riuscito ad entrare. Altrimenti avrebbe dovuto
mangiarlo,
anche se non era molto per la carne avariata di zombie.
Akira era
armata con un mestolo arrugginito ed uno scolapasta in plastica che
aveva
trovato in fondo a qualche armadio. La cosa buffa era che sembrava un
gladiatore pronto per l'arena.
«...La
televisione non funziona.» osservò Uta con un leggero broncio,
contemplando con
aria assente lo schermo grigio e sibilante dell'aggeggio. Tōka roteò
gli occhi
al cielo.
Quando aveva
visto l'ondata di zombie si trovava al negozio di maschere. Uta l'aveva
tallonata durante la sua fuga verso l'appartamento di Banjō.
Aveva
pensato di assicurarsi sulle condizioni di Kaneki, ma né lui né quella
vittima
della moda che era Tsukiyama erano lì.
Ed era lì
che avevano incontrato Akira, che era sgattaiolata dentro dalla
terrazza per
sfuggire a quell'orda famelica.
«Uta-san, mi
sembra ovvio che non funzioni.» mormorò, accovacciandosi
tranquillamente sul
tappeto accanto a lui, sotto lo sguardo semi-isterico di Akira. Per ora
loro
non avevano nulla di cui preoccuparsi, giacché il cibo non sarebbe
scarseggiato
- certo, dovevano accontentarsi di cadaveri viventi, ma molti erano
stupidi e
freschi.
«Ora che
facciamo...?»
Era evidente
che quello non era il genere di faccende di cui il CCG si occupava di
solito. Akira
afferrò il cellulare.
«Sì? Amon?
Non hai idea di quello che stia succedendo! Cosa!? Hai lasciato il
Signor Rex
in ufficio? Non sto urlando!» sibilò a denti stretti.
Come al
solito, riusciva a mantenere la calma anche nelle situazioni più
stressanti.
Alcune spinte contro la porta e gemiti famelici la fecero sobbalzare.
«Al
diavolo.» imprecò a mezza voce. Aveva persino scordato la sua Quinque
in giro.
Lanciò un'occhiata esasperata ai due ghoul e si accoccolò sul divano,
stringendo spasmodicamente l'asta dell'attrezzo.
«Ah.» il
ragazzo tatuato - le sembrava si chiamasse Uta - si grattò il capo «Vi
avevo
già detto che sono stato morso?»
Akira scattò
in piedi, scandagliando la stanza semi buia con occhi felini. Tōka si
limitò a
fissarlo per qualche istante con uno sguardo risentito. Uta le agitò
sotto il
naso la mano sinistra, dove spiccava l'impronta dentale sanguinolenta
di
qualche non morto con poco senso dell'umorismo.
«È carino,
non trovi?» osservò con aria pratica, senza cambiare espressione.
Akira, come
risposta, lo colpì in testa con la sua arma improvvisata. L'urto fu
talmente
forte che l'asta in legno si ruppe con un sonoro crack. Accompagnato da
un
altro colpo dettato dal nervosismo. E un altro. E un altro ancora.
«Questa
situazione inizia ad essere più problematica del previsto.» commentò
Tōka senza
alzare un dito per fermarla. In fondo, un Uta morso da uno zombie
poteva
risultare pericoloso. E poi la scena era piuttosto comica. Scosse il
capo,
ironica.
«A chi va
una maratona di "La notte dei morti viventi"? Almeno passiamo un po'
il tempo finché la situazione non migliora.»
sono in
ritardo. lo so. lo so.
è che con la
scuola e lo scambio con la germania sono stata davvero davvero
impegnata, senza
contare le ultime verifiche. la buona notizia è che la mia pagella
andrà bene
(si spera) e che in scienze ho ancora la media del nove (evvai!).
per il resto
ignoratemi, sono una persona terribile per avervi lasciati senza
capitolo, me
ne rendo conto.
ringrazio
moltissimo chi recensisce ;;
appena andrò
in vacanza tenterò di rispondere e finire la storia, non preoccupatevi.
gli
ultimi capitoli sono nel computer *w*
alla
settimana prossima (o anche prima, chissà? il capitolo 31 mi ha
ispirata, lol)
rie