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Autore: MonyMonica    01/06/2015    4 recensioni
Abbiamo sempre visto Mamoru un po' freddo e distaccato, forse è anche per questo che molte hanno iniziato ad apprezzare la coppia Seya-Usagi che personalmente non mi è mai piaciuta.
Comunque cosa succederebbe se Usagi decidesse di cambiare per piacere a Mamoru? Se non si sentisse amata? Se sentisse invece il bisogno di appartenere a qualcosa e nemmeno le sue amiche riusciranno ad aiutarla?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Un po' tutti, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda serie, Contesto generale/vago
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Mamoru la sollevò di peso trascinandola nel giardino sul retro all'esterno della proprietà.
 
<< Mettimi giù!! >> urlava.
<< Adesso vuoi dirmi quello che ci fai qui? >> esclamò dopo averla lasciata andare. 
<< Non farne un dramma e poi da quando in qua devo chiederti il permesso per uscire la sera? Non mi sembra poi che tu ti sia degnato di farmelo sapere >>
<< questa è una festa universitaria, Il festeggiato è un mio amico e io sono stato invitato >>
<< anch'io sono stata invitata e dato che ora abbiamo messo le cose in chiaro io tornerei dentro >>
<< No, tu dentro non ci torni. >> affermò risoluto.
<< Non puoi imperdirmelo e poi mamma mi ha già dato il permesso. >> 
<< Vorrei proprio chiamare tua madre e domandarle se è proprio sicura di voler lasciare che sua figlia partecipi a una festa con ragazzi più grandi e con un vestito del genere. >>
<< Perché? Cos'ha il mio vestito? >> disse sfiorando leggermente la gonna con i polpastrelli, lasciando cadere la borsa.
<< Oppure dovrei chiamare tuo padre. >>
<< Non lo faresti >>
<< Tu non mi conosci >> 
Quelle parole la colpirono nel profondo e non servì che lui aggiungesse nient'altro, raccolse la sua pochette e abbandonò la casa. Non si voltò indietro ne lui la richiamó.
Scrisse solo un messaggio alle gemelle dove con una scusa giustificó la sua assenza. 
 
 
 
Nonostante Usagi si fosse ripromessa di non piangere, quella notte pianse.
 
 Nonostante si fosse ripromessa di essere meno capricciosa, non riuscì a non lamentarsi del freddo.
 
Nonostante avesse cercato di essere diversa si accorse che in realtà era rimasta la stessa.
 
Entró in un vicolo e accostò le spalle alla parete cercando di sorreggersi, chiuse gli occhi ed assaporò il dolore finché una sensazione ben più amara la raggiunse. 
'Un nemico' pensò.
 
Si trasformò immediatamente, l'ultima persona che voleva essere era Usagi, e benché oggi Usagi avesse fallito Sailor Moon era un altro paio di maniche.
 
 
 
 
Non chiamò le altre.
Non voleva che quella giornata risultasse un completo disastro. Doveva riuscire almeno in qualcosa.
 
Sailor Moon non era lei, non era nemmeno sicura le appartenesse. Due identità così diverse, ma in fondo nemmeno così tanto.
Lei non considerava i successi di una parte dell'altra, semplicemente erano due cose separate.
 
Sailor Moon non prendeva brutti voti a scuola.
Usagi non combatteva contro i mostri.
Usagi non era Sailor Moon.
Le era sempre sembrato un sillogismo logico.
Fino a quel momento almeno. 
 
Mentre saltava tra un edificio e l'altro diverse immagini scorrevano nella sua mente.
Sailor Moon che cadeva a terra, legata, colpita, imbranata.
È vero, alla fine sconfiggeva i mostri, ma mai da sola e mai senza rendersi ridicola.
Il suo attacco era l'ultimo, il più forte forse, ma anche il più debole. Bisognava affaticare il nemico prima di poterlo sferrare e benché risultasse micidiale, ora Lei realizzava si trattasse solo di un banale raggio di luce che usciva da uno scettro.
Da sola non era nessuno né come Usagi né come Sailor Moon.
Se non fosse l'unica in grado di saper controllare il cristallo d'argento, probabilmente avrebbero fatto volentieri a meno di Lei.
 
 
 Scese dai tetti e corse più veloce che poteva fino a raggiungere una vecchia officina isolata ai piedi di una collina dove un mostro dall'aspetto meccanico stava risucchiando l'energia degli impiegati.
Questa volta le cose sarebbero andate in maniera diversa. Si sentiva più forte, più determinata e il dolore che poco prima la affliggeva si era trasformato in rabbia.
Questo era un buon modo per combatterla pensò, mentre avanzava verso il nemico coi pugni serrati e uno sguardo diverso, uno sguardo da combattente.
 
<< Lasciali stare, io sono la guerr- >> urlò e non fece in tempo ad aggiungere altro perché stava stringendo le sue mani talmente tanto forte da emettere un bagliore accecante.
Si concentrò creando una sfera d'energia canallizzandovi tutta se stessa e la lanciò contro il mostro, senza terminare la sua presentazione, senza prima colpirlo, senza forze.
 
Il mostro si frantumò, come se fosse fatto di vetro ed oggetti metalmeccanici ricaddero sul pavimento con un lieve tonfo, seguito da quello di Usagi che priva di vitalità perse la sua trasformazione.
 
Aveva lasciato la festa alle undici, ora dovevano essere circa le quattro e mezzo, stava sorgendo l'alba. 
Tentò di alzarsi ma aveva il corpo talmente congelato che aveva perso la sensibilità in gran parte degli arti.
Indossava il vestito della festa, e come Mamoru, forse ora lo odiava anche lei. Provò a ritrasformarsi ma risultò troppo debole così strisciò verso la sua borsa distante una decina di metri da lei, si procurò ferite suoi gomiti e sulle ginocchia, ma nemmeno se ne accorse tanto era il freddo. Riuscì ad estrarre la penna lunare e soffiando quelle poche parole sul terreno 'penna lunare in un eschimese mi voglio trasformare' si ritrovò vestita con canottiera, due magliette corte, una felpa pesante, un cardigan di lana, un giubbotto imbottito, pantaloni termici, doposcí, sciarpa, guanti e berretta. Si spostò di altri venti metri raggiungendo un albero e come vide fare tempo addietro al suo insegnante di ginnastica in palestra, con una ragazza che ebbe un calo di pressione, distese le gambe sollevate lungo al tronco ritrovandosi con gli occhi volti verso il cielo.
Erano i primi di marzo e nonostante la settimana prima il tempo le era sembrato quasi estivo, paragonò quella notte all'inverno. Eppure riusciva a sentire il sole accarezzarle il viso, bastò poco e si riaddormentò di nuovo.
 
 
 
 
Erano circa le dieci del mattino quando Amy, Rei e Minako si ritrovarono a fare colazione a casa della bella guerriera di Giove. Ella aveva preparato torte e pasticcini serviti con il thè e un po' di latte per i due gatti. 
Stabilirono quell'appuntamento un paio di giorni prima per discutere di Usagi, erano infatti tutte d'accordo sul fatto che di domenica , lei non si sarebbe alzata prima di mezzo giorno, anche se successivamente Luna le informò di aver sentito che la madre della ragazza l'aveva autorizzata a divertirsi e dormire fuori.
<< Cosa? E dove ha dormito? >>
<< Secondo me si è 'divertita' con Mamoru >>
<< Mina-chan cosa ti salta in mente, Usagi è troppo giovane per pensare a queste cose >> disse Amy rossa in viso.
<< E poi io so che dato che in questo periodo Mamoru lavora molto si vedono solo di domenica >>
<< È da una settimana che dopo scuola sparisce per questo suo fantomatico lavoro, mi sembra di non vederla mai >>
<< Dovrebbe concentrarsi di più sulla nostra missione >>
<< Suvvia Luna diamole un po' di tregua, a me manca Usagi, ma forse dovremmo cercare di supportarla di più >>
<< Sì Mina-chan, ma a me sembra che si stia allontanando, questa notte consultando il fuoco ho avuto un brutto presentimento >>
<< Anch'io ho percepito una strana energia, volevo analizzare i dati con il mio computer ma purtroppo si è dissolta prima che riuscissi ad elaborarnei dati >>
<< Forse potremmo organizzare un pigiama party e parlarle, io potrei cucinare la sua torta preferita >>
<< Mi sembra un'ottima idea! >>
<< Bene allora è deciso >>
 
 
 
 
Mamoru era rincasato verso l'una. Odiava discutere con Usagi. In realtà odiava discutere e basta.
Non l'aveva seguita quando se n'era andata. Era troppo arrabbiato. L'aveva vista, com'era possibile non notarla? La stavano fissando tutti e a Lui questo non andava giù.
Perché non l'aveva avvisato? Lei lo chiamava per ogni sciocchezza, se si sbucciava un ginocchio, se litigava con Chibiusa, per la buona notte, anche se rincasando tardi ultimamente non gli restavano che i suoi messaggi sdolcinati sulla segreteria telefonica, ultimamente però aveva smesso di lasciarne.
Sentiva i ragazzi rivolgerle apprezzamenti oppure commenti poco casti, non era un uomo violento, ma in quel momento sarebbe potuto diventarlo, così decise di portarla via, o meglio di mandarla via. Già perché lei lo aveva aggredito e lui odiava litigare. Pensò di fare una deviazione per accertarsi che fosse davvero tornata a casa e magari scusarsi, ma era davvero stanco e poi Usagi non riusciva ad arrabbiarsi con lui per più di due giorni. 
L'indomani si alzò alle nove e mezzo, si fece una doccia e passò l'aspirapolvere sul pavimento e un panno sulle mensole.
Riordinò tutto per bene come solo lui sapeva fare e si mise a studiare, era sicuro che Usagi sarebbe passata a scusarsi. Aprì il grosso volume e si immerse nella medicina.
Pranzava mentre si chiedeva quando sarebbe arrivata.
Faceva uno spuntino mentre si chiedeva quando sarebbe arrivata.
Cenava e fu speranzoso. Lei sarebbe arrivata.
Erano le dieci passate quando si infilò a letto: Lei non sarebbe arrivata.
 'Non mi importa' si disse. Un sorriso amaro lo accompagnò nel mondo di Morfeo.
 
 
 
Quando Usagi riuscì a tornare a casa la trovò deserta, ma era meglio così. Si sentiva malissimo salì le scale appoggiandosi alla parete e si diresse in bagno, necessitava di una bella doccia. Dopo essersi svogliatamente spogliata aprì il getto dell'acqua calda, le ferite cominciavano a bruciare, era talmente stanca che dovette sedersi mentre dall'alto lo scrosciare dell'acqua scandiva ritmicamente il tempo.
Uscendo fece attenzione a non cadere indossò l'accappatoio cercando di tamponare i capelli.
Raggiunse la sua stanza e si buttò a letto non aveva la forza di rivestirsi.
  
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