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Autore: Stardust Revolution    01/06/2015    0 recensioni
Giappone.
Tra passato e presente.
Quando gli esseri umani incontrano spiriti e divinità e viceversa.
Quando i racconti si mescolano e con loro le storie e le vite.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Su una collina baciata dal sole si ergeva solitario un vecchio albero di ciliegio. In realtà quanti anni quest’albero avesse nessuno sapeva con certezza, ma sembrava che fosse lì da moltissimo tempo, immobile come un saggio.                                                                                                                                
“Questo albero sembra davvero vecchio.”, disse Kiru sedendosi sotto le sue fronte e sospirando.             
“Shh, non dirlo ad alta voce o potrebbe offendersi.”, rise Kato, portandosi un dito sulle labbra.                
“Che intendi dire con questo?”, Kiru alzò la testa, proteggendosi gli occhi dalla luce del sole del mattino.
 “Questo ciliegio ha un nome e una storia, non è solo un semplice albero vecchio. Non ti ricordi il racconto che nonno ci raccontava quando eravamo bambini, Kiru?”.                                                               
“Cosa? Intendi dire che secondo te questo è il ciliegio di quel racconto?”, Kiru alzò di nuovo la testa. Un petalo rosa si staccò e scese dolcemente fino a posarsi sul suo naso.                                     
“E’ lui.”, sorrise Kato.                      
 “Come fai a dirlo?”.
“Ce lo sta dicendo lui. Non vedi?”. Kato indicò le fronde del ciliegio e Kiru notò solo allora che da quelle scendevano piano piano delle gocce d’acqua limpida che splendevano alla luce.                              
“Ohh. Sta piangendo. Sono lacrime?”, Kiru alzò una mano mentre Kato annuiva.                                                                
“Credo sia felice. Sai, perché è l’alba adesso.”.I due fratelli si sedettero sotto il ciliegio a guardare il sole che sorgeva e che illuminava tutte le cose del creato.
___________

Tanto tempo prima viveva nel villaggio appena sotto quella collina un giovane uomo. Era un abile guerriero e la sua spada era la sua vita e la sua vita era la sua spada. Una mattina, di ritorno da una nottata tra amici, risalendo la collina per poi ridiscenderla e tornare al villaggio incontrò una giovane fanciulla seduta sotto un albero di ciliegio in fiore. Il giovane guerriero si fermò ad osservarla, rapito dalla sua meravigliosa e luminosa bellezza: la fanciulla aveva una pelle liscia e di perla che brillava, due occhi neri come l’inchiostro e profondi come il cosmo, i capelli come l’ebano erano lasciati cadere fino a terra e sfioravano i ciuffi di erba e i fiori e il suo corpo sottile era avvolto in un meraviglioso tessuto morbido dai colori accesi e caldi, con i bordi dorati. L’uomo restò immobile per parecchio tempo, come se una spada lo avesse trafitto in pieno petto. Sentiva il cuore battere dentro di se e capì all’istante cosa volesse dire. La fanciulla, che stava canticchiando mentre guardava il sole sorgere oltre la collina, si accorse di lui e gli sorrise, con le sue labbra rosse. L’uomo ricambiò il saluto con un inchino. Lei lo chiamò con un gesto della mano e con una voce melodiosa, lo invitò a sedersi li con lei ad ammirare
l’alba.                                                                                                          
“Oggi sarà davvero bella.”, disse mentre il cielo si colorava. L’uomo obbedì e si sedette al suo fianco. Pensò che, probabilmente, fosse una donna di alto rango, visto quel gioiello che portava al collo e quell’abito meraviglioso.                                                                                                                                          
“Le piace l’alba, signore?”, chiese lei all’improvviso.                                                                                                    
“Si. Il sole è simbolo di forza e bellezza. Ogni giorno ci ricorda di vivere e illumina e mette fine alle strade buie della notte.”, rispose il giovane guerriero.                                                                                       
“Siete un samurai?”, domandò la fanciulla guardando la spada al suo fianco.                                                        “Si.”.
“Come si chiama? Avete degli occhi davvero belli quando guardate il cielo chiaro dell’alba.”, sorrise lei guardandolo attentamente.
“Hisashi Kawamoto, signora.”, rispose, “Ma, se posso permettermi, sono i vostri occhi ad essere belli. Quando incontrano i raggi del sole, poi, cambiano colore e si accendono.”.                                         
La bella fanciulla sorrise, arrossendo. Un petalo di ciliegio le cadde tra i neri capelli.                                                           
“Che nome portano questi occhi?”, domandò il guerriero.                                          
“Il mio nome non importa. Mi basta che amiate l’alba come me.”.                                                                                                  
“Amerò per sempre le luci dell’alba, se questo vi renderà felice, signora senza nome.”.                                                                                    
Da quel giorno i due iniziarono a vedersi più spesso, ogni giorno, stessa ora, stesso posto. All’alba, sotto il ciliegio. Lei era sempre lì prima di lui, anche se lui faceva di tutto per arrivare prima. Se ne stava sotto l’albero in fiore e lasciava che il sole che sorgeva baciasse il suo viso ogni volta. E quel bacio poi lo trasportava sulle labbra di Hisashi. Le labbra sottili e rosse di lei si appoggiavano su quelle del giovane uomo e a lui sembrava di baciare proprio il sole. Lei era così bella, così lontana quando sorrideva, così vicina e calda quando lo abbracciava. Il profumo dei fiori di ciliegio impregnava ogni cosa, tanto che alla fine i capelli stessi dell’uomo presero lo stesso profumo.                                 
Ma un giorno infausto la guerra attesa da tempo arrivò. Arrivò portando con se battaglie, sangue e morti. Lui era lì, all’alba, come sempre. Davanti c’era lei, le mani giunte sul ciondolo che portava sul collo, negli occhi un velo di angoscia e tristezza.
“Devi andare, vero?”, disse lei con un filo di voce.                                                                                                   “Si.”, fu la risposta di Hisashi.                                                                                                                                                    “Tornerai?”.
  “Mi aspetterai qui?”.                                                                                                                                             
“Se tu tornerai io ti aspetterò qui per sempre. Qui, ad ogni alba.”, sorrise lei tristemente. Lui la abbracciò a se e immerse il viso nei suoi lunghi e lisci capelli, assaporando ancora una volta il calore del sole. “Allora tornerò. Te lo prometto. Per rivedere l’alba insieme.”.                                                                        
La baciò, mentre il sole sorgeva e il ciliegio piangeva petali, alla fine di quella primavera.

*
Hisashi affrontò moltissime battaglie. Quando tornò al suo villaggio lo trovò bruciato, più nessuno vi era rimasto. Era solo. Era stanco. Erano passati anni. Era ferito. Mortalmente ferito. Ma era voluto tornare. Non aveva nessun posto se non quello su quella collina, sotto quel ciliegio. Sorrise debolmente nel vederlo: era in fiore. Non si era accorto che la primavera fosse tornata.                                         
Si sedette sotto l’albero. Non c’era nessuno lì. Eppure lui l’aveva tanto sperato. Aveva tanto sperato di vederla ancora, quella bellissima fanciulla che sapeva di sole della quale non sapeva il nome. Quanto era bella nei suoi ricordi. Era passato del tempo, chissà come si era fatta ancora più bella. Sarebbe morto senza poterla vedere? Nemmeno un’ultima volta? Il sole stava sorgendo e la notte buia e fredda andava via. La guerra era finita e con quella anche la sua vita stava per spegnersi.                            
“E’ un’alba bellissima, vero?”, disse all’improvviso una voce.
Il giovane si voltò e vide la bella fanciulla avvolta in un bellissimo abito dorato. Non era cambiata affatto in tutto quel tempo, era sempre giovane e bella e leggiadra e splendente.                                              
“Sei stata qui ad aspettarmi?”, le chiese con un sorriso.                                                                                                       
“Si. Non ho mai mancato un’alba.”.
“Mi dispiace. Ci ho messo tanto tempo per tornare. E questa è l’ultima volta che possiamo vederci. Come vedi sono ferito a morte. La morte sta venendo a prendermi. La notte eterna sta scendendo. Non vedrò più nessuna alba. Ma tutte quelle che ho visto al tuo fianco mi bastano. Illumineranno per sempre il mio spirito e lo guideranno.”. Lei gli si avvicinò, si inginocchiò e lui poggiò la sua testa sulle sue ginocchia. Lei prese ad accarezzargli i capelli, con gli occhi colmi di lacrime.                                
“Non piangere, mia signora. Sei così bella quando sorridi. Sei così bella. Sei bella come quest’alba magnifica. Sei stata come il sole per me. Sei il sole.”, le disse allungando una mano e accarezzandogli una guancia, “Ma ora inizio ad avere paura della notte eterna, così fredda.”, aggiunse iniziando a tremare.                                                                                                                          
“Non devi averne paura. Perché io potrò illuminarla in eterno.”, disse e da lei arrivò una luce accecante. L’uomo la guardò esterrefatto. Lei gli sorrise.                                                                     
“Chi sei, bella fanciulla che non invecchia? Chi sei, bella fanciulla che è calda come il sole?”.                                            
“Io sono il Sole. Io, sono Amaterasu. E tu mi hai amata come nessuno aveva mai fatto, senza sapere chi fossi, semplicemente perché mi trovavi bella.”.                                                                                                 
 “ Sei bella. Bellissima. Non mi importa se sei una divinità o una semplice fanciulla. Per me sei stata davvero il sole. Vorrei poterti ammirare per sempre.”.                                                                                                        
 “Potrai farlo. Vivrai per sempre e ogni mattina mi ammirerai come hai sempre fatto. Per l’eternità. Legherò il tuo spirito a questo ciliegio in fiore e tu vivrai per sempre su questa collina. E ad ogni alba io ti sorriderò.”.
“E io ti bacerò. Mia dea. Ti bacerò ad ogni alba.”.                                                                                                              
Si diedero un ultimo bacio e gli occhi dell’uomo si chiusero.
____________

“Quindi quel giovane vive da allora dentro a questo ciliegio.”, disse Kiru.
 “Lui è il ciliegio. Hisashi è il ciliegio.”, annuì Kato mentre i petali rosa cadevano sull’erba, “ E ogni mattina, all’alba lui e Amaterasu si incontrano qui e si baciano.”.                                                                                       
“Hisashi è un bel nome, non trovi, fratello?”, sorrise Kiru ammirando l’alba.                                                                            
 “Già. Significa ‘che vive a lungo’. Proprio un bel nome.”, rispose Kato mentre il sole sorgeva.
 
 
 
 
 
  
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