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Autore: ParisRiver    02/06/2015    0 recensioni
Federica, una ragazza italiana che viene convinta a fare un viaggio a Los Angeles, ne ha passate di cotte e di crude nella sua vita ma incontrerà un uomo che le cambierà radicalmente la vita.
Entrambi hanno paura di amare, troveranno quel poco di forza in più per fidarsi l'uno dell'altra?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Apri le orecchie!” urla Giulia entrando in casa e camminando avanti e indietro per il salotto facendo piccoli saltelli.
“We calmati! Quanti caffè hai bevuto stamattina?” non le fanno un bel effetto i caffè, le danno alla testa, ma oggi non sembra quella la causa del suo esaurimento.
“Cazzo siediti! Dai, dimmi cos’è successo.” mi manda ai matti a volte.
“Ok, scusa. Allora…sai che ho un cugino a Los Angeles, giusto?”
“Si, e allora?” cosa c’entra suo cugino ora?
“Beh, passerà tutta l’estate in Spagna per lavoro e…” la blocco “che lavoro fa?” chiedo, sono curiosa. “Ma che ti frega?! Stavo dicendo una cosa importante e tu mi blocchi? Comunque, è un motociclista, gareggia, adesso posso continuare?”
“Si, dai parla” non parla molto, ma se attacca non si ferma facilmente.
“La faccio breve, mi ha detto che per questi mesi posso stare a casa sua così con la scusa la tengo anche sotto controllo e potete venire anche voi, Elisa ha detto di sì, tu ci stai?”
Rimango a bocca aperta, Los Angeles, ho sempre amato quella città, avrei sempre voluto vederla e ora, finalmente potrò, mi sembra un sogno, e purtroppo, come tutti i sogni, c’è un ostacolo.
“Mi piacerebbe, ma come faccio? Le ferie le avrò da metà Giugno, è impossibile, e poi quanto costa il volo? Sai vero che da qui a Los Angeles non sono due passi?”
“Stai tranquilla, non preoccuparti, mio cugino ha un amico che lavora in agenzia e ci darà una mano, per il fatto del lavoro non preoccuparti, potrai raggiungerci a metà Giugno.”
In realtà non c’è nessun ostacolo, forse non sono pronta per affrontare questo viaggio, ma quando mi ricapiterà? Credo che la risposta adesso sia ovvia.
“Allora? Ci stai?” chiede Giulia con un sorriso.
“Sì” dico ad alta voce facendo saltare il cane, “ma voi quando partite?”
“La settimana prossima, è un po’ improvvisato ma un’occasione del genere non credo che ricapiterà mai.”
“In effetti hai ragione, dunque, io dovrei finire il 15 Giugno alle 15,00, il tempo di prendere l’aereo e arrivare da voi.” è deciso, staremo per tre mesi in quella meraviglia, cosa mi aspetterà?
 
Finalmente è arrivato il 15 Giugno. Finalmente le ferie. Finalmente posso partire.
Mi sono imbarcata poco fa sul volo diretto a Los Angeles, chissà cosa faremo lì per tutta l’estate, sicuramente ci divertiremo e spero di dimenticare quel bastardo.
Penso che questa vacanza mi serva, devo staccare la spina, ho bisogno di allontanarmi da tutto e tutti e godermi questo momento, ai miei ho mandato un messaggio dicendo che sarei partita con le mie amiche senza specificare e loro mi hanno risposto solo con un “ok”, non gli importa di dove vada o cosa faccia, basta che sia viva, preferiscono puntare su mia sorella minore perché è la figlia perfetta, ha sempre preso voti alti a scuola, pratica molti sport e soprattutto, ha preso l’università, io sono sempre stata la pecora nera della famiglia nonostante i miei impegni e il mio buon lavoro, non ho preso l’università, e allora? Preferisco lavorare, ho un buon lavoro e vengo pagata benissimo, fino a poco tempo fa avevo anche un fidanzato che dovevo sposare e ora…ora mi rimane solo il lavoro e la musica.
Ma chi voglio prendere in giro! A parte il lavoro e la bella casetta dove abito con le mie amiche, non ho niente, quando sono sola e mi perdo nei miei pensieri mi accorgo di avere una vita di merda e che i soldi non fanno la felicità, ho dimenticato il significato della parola “Felicità”, quel figlio di puttana è riuscito a rovinarmi la vita in pochi minuti.
Ora mi ritrovo su un aereo per Los Angeles a pensare a tutto ciò, chissà se un giorno tutta questa merda sparirà dalla mia vita e potrò ricominciare finalmente a vivere, mi piacerebbe saperlo, eviterei di avere il muso lungo, riderei ad ogni tragedia perché saprei che un giorno, quel giorno, mi avrebbe salvata.
Purtroppo non è così, non sappiamo niente di quello che ci capiterà in futuro, possiamo progettare migliaia di piani ma non sappiamo se un giorno arriverà qualcuno o qualcosa che li spazzerà via come un uragano spazza via una città.
 
Finalmente dopo dodici ore di volo sono arrivata a destinazione, Los Angeles, la città degli angeli, chiamo Giulia al cellulare per avvertire e farmi venire a prendere, “pronto…” risponde con voce assonnata, menomale che aveva detto che mi avrebbe aspettata sveglia!
“Hey! Sono arrivata, vieni?”
“Cosa? Ma chi parla?” continua con la voce impastata dal sonno.
“Deficiente, sono Federica!” urlo sperando di svegliarla un po’ di più.
“Oh Fede! Oh Dio è vero, scusami mi sono addormentata, sono crollata in un sonno profondo, ti ha detto bene che ho sentito il telefono squillare, comunque, io sono troppo stanca per venire fin lì e Elisa ronfa da un bel pezzo, prendi un taxi, l’indirizzo è 3846 Studio City, Fredonia Drive, ti aspetto in casa.”
“Fanculo, posso sempre contare su di te” dico ridendo, “Oh stronza! Dai sul serio, ho anche il ciclo, non ce la faccio proprio, scusami.” dice con tono mortificato.
“Ma stavo scherzando dai! Prendo un taxi e arrivo!”
“Okay, non fare tardi mi raccomando!”
“Dove potrei mai andare per fare tardi alle 3 del mattino in una città a me sconosciuta, intelligentona?”
“Giusto, non ci avevo pensato…va beh ma ho sonno, non riesco a pensare!” si giustifica.
“Va beh, arrivo, a tra poco.”
“Okay, ciao.” chiudo la chiamata e fermo un taxi, che fortuna averlo trovato subito!
Do l’indirizzo al tassista che annuisce e mette in moto l’auto, appena entrati nella zona la macchina si ferma.
“Mi dispiace signorina, il mio turno è finito, non posso circolare oltre l’orario.”
“Ma come! No la prego, manca poco, adesso come faccio?” dico disperata sperando di fargli tenerezza ma niente.
“Signorina, vorrei poterla aiutare ma mi è impossibile, deve scendere qui, non le faccio pagare il tragitto visto che è colpa mia, mi dispiace tantissimo.” dice abbassando la testa dispiaciuto.
“Non si preoccupi, non è colpa sua” sorrido cercando di non farlo sentire colpevole dell’accaduto, “arrivederci.”
Scendo dalla macchina con due valige in mano, la strada è tutta illuminata ma non c’è quasi nessuno in giroe, sinceramente, comincio ad intimorirmi.
Dopo qualche minuto sento una mano posarsi sulla mia spalla, mi blocco terrorizzata, non mi volto, la presa si fa più forte e l’uomo mi strattona in un vicolo buio, mi poggia al muro con violenza e comincia a toccarmi dappertutto, cerco di togliermi ma la presa è troppo forte, mi tira su la maglietta e comincia a toccarmi ovunque, l’unica cosa che posso fare è urlare ma nessuno sembra sentirmi, l’uomo mi lancia un pugno sullo zigomo sinistro, gemo di dolore, non fa in tempo a rimettermi le mani addosso che un altro uomo comincia a picchiarlo mettendosi davanti a me per difendermi.
“Brutto schifoso! Ti diverti a violentare una povera ragazza indifesa eh, allora vedi ora come mi diverto io” gli molla un dolorosissimo calcio nei testicoli facendolo accasciare a terra per il dolore e, approfittando della situazione, comincia a tirargli calci ovunque.
“Tutto ok?” dice con voce roca e rassicurante girandosi verso di me.
“Ehm…sì, sì sto bene…grazie.”
Non riesco a vederlo in faccia poiché il vicolo non è illuminato, chi è il mio salvatore?

 

  
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