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Autore: Teen Idle    02/06/2015    2 recensioni
La presidentessa Cora stava nel suo studio privato. In silenzio. Non una parola, un suono, oltre alle sue dita che tamburellavano sulla scrivania. Tic tac, tic tac. Spari. Sembravano degli spari nel silenzio.
Morte.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Killian
Quindici minuti erano stupidi. Erano decisamente troppi, visto e considerato che più della metà dei tributi non avrebbe saputo cosa fare. Killian Jones, pieno di un fascino che sapeva di possedere, si passò una mano tra i capelli neri. Pensò a quanto fossero patetiche le descrizioni dei capelli neri che usavano le ragazze per descrivere i suoi capelli: capelli corvini, capelli bluastri, capelli color buio. No; se i capelli erano neri, lo erano.
Pensò alle due dodicenni che avrebbero gareggiato quell'anno, loro erano un buon esempio delll'inutilità dei quindici minuti. Cosa mai avrebbero fatto in quindici minuti? Oh, certo, tutti gi avrebbero detto che ognuno può avere talenti nascosti. E lui avrebbe riso loro in faccia. Perché i talenti nascosti non esistevano. L'uomo era troppo orgoglioso di se stesso per nascondere un talento.
I minuti passarono veloci
«Killian Jones. Distretto 4»
Era ora.
Non guardò gli Strateghi. Si diresse in fretta verso ciò che gli serviva, e non si perse in riflessioni. Sollevò i pesi. Abbatté un manichino nel corpo a corpo e usò la spada.
Era semplicemente lui, ovvero nessuno. Non aveva niente da dire, niente a cui pensare. Fece quello che doveva fare. Non ci fu niente di speciale nella sua sessione privata.
Era cupo. Un aggettivo che gli calzava bene, che gli stava perfettamente addosso. Non voleva e non poteva essere di più.
“Quindi, cari, piccoli, disperati tributi, cominciate a tremare. Perché nell'arena, troverete solo una persona consapevole di chi è di cosa può fare. Quella persona, compagni di sventura, sono io.”
«Grazie, signor  Jones» gli disse la Prima Stratega, Malefica, con tono irrisorio. «Può andare»
“Rida pure, signorina” pensò Killian . “Ci divertiremo immensamente, nell'arena.”

Belle
Belle French guardò con una sorta di pietà la ragazza del sei alzarsi. Quindici minuti non erano pochi, e passarono con lentezza. Pensò a quanto avrebbe dovuto aspettare per poi prendere un voto tra l'altro scarso.
Mancava poco. Solamente quarantacinque minuti e anche lei sarebbe dovuta entrare. Sarebbe stato conveniente prendere un voto mediocre; alto abbastanza da aggiudicarsi degli sponsor, basso abbastanza da non essere considerata una minaccia. Non sapeva nemmeno cosa fare, l'accompagnatrice le aveva detto di tirare fuori il suo lato più ingegnoso, ma lei non aveva un lato ingegnoso. Aveva letto molti libri, certamente, ma non poteva elencarli a memoria. Doveva inventarsi qualcosa. L'attesa di Belle passò così, pensando a cosa fare. Poi decise di rompere il silenzio
«Tremotino... Ti volevo solamente ringraziare per avermi ospitata a casa tua durante i Giorni Bui. Volevo dirtelo prima che fosse...prima che fosse troppo tardi»
Tremotino le sorrise, si ricordava bene come era stato bello vivere con Belle. Erano felici, bastava solo quello, e forse persino innamorati.
«Tremotino Gold. Distretto 8»
Tremotino prima di entrare guardò la ragazza dritto negli occhi
«Grazie a te» le disse prima di entrare.
Il tempo passò lentamente, poi la chiamarono.
Belle entrò nella palestra; era stata riorganizzata, e ora tutto ciò che avrebbe potuto servirle era lì, davanti a lei. Lanciò uno sguardo agli Strateghi. Alcuni cominciavano ad attingere alle pietanze, ma nel complesso erano abbastanza attenti. A parte un vecchio signore ed i suoi due amici che erano già sbronzo. Belle sapeva perfettamente che doveva attirare la loro attenzione.
Si diresse verso la postazione delle corde. Riuscì a creare delle trappole perfette ed impiccò un manichino.
Poi riuscì a dipingersi la mano, facendola sembrare il tronco di un albero.
Tempo scaduto. pi
Belle se ne andò sorridendo, convinta di aver fatto un buon lavoro. E forse avrebbe avrebbe attirato abbastanza sponsor per riuscire a vincere

Anna
Anna Frost. Piccola. Invisibile. Avrebbe voluto esserlo. Ma, essendo una pedina della partita più terrificante mai esistita, non lo era. Non voleva che la sua stilista continuasse a riempirgli la faccia di crema anti lentiggini, non voleva che l'accompagnatrice la tempestasse di domande, e non voleva, oh, quanto non voleva che Hans rispondesse nei minimi dettagli alle domande. 
«Su, su!» gridò l'accompagnatrice dal soggiorno. «Ci sono i voti!»
Si radunarono tutti in soggiorno. La voce dell'intervistatrice degli Hunger Games nonché figlia della prima stratega, Lily, stava già spiegando come si erano svolti i tre giorni d'addestramento. Di lì a poco, i ventiquattro tributi avrebbero saputo come erano stati valutati. Un numero da uno a dodici. In ballo, la salvezza data da uno sponsor.
Visto che oltre ai tributi l'intera Panem fremeva, Lily non perse tempo; davanti al suo sorriso plastico apparve la foto di Daniel Vaur, e in sovrimpressione il numero dieci
«Dal Distretto 1, Regina Mills, con un punteggio di nove!»
Anna ebbe paura. Quei numeri significavano alte probabilità di morte. I voti furono tutti alti, ed Anna era certa che le sue probabilità di morte erano già al 100%
«Dal Distretto 5, Walsh Oz, con un punteggio di sei!»
Come?! Ma non era possibile! Anna aveva controllato quel ragazzo e le era sembrato che non fosse in grado di fare nulla
Il quattro di Wendy fu una vaga consolazione, ma il suo compagno di Distretto se ne uscì con un impensabile sette. La ragazza del 7 prese un quattro, mentre il suo compagno prese un otto. Il ragazzo dell'8 prese un sette, mentre la ragazza prese un sei. Entrambi i tributi del 9 presero un cinque. Era il turno del suo distretto
«Dal Distretto 10, Hans Stainer , con un punteggio di sette!»
L'accompagnatrice applaudì deliziata.
«Anna Frost, dal distretto 10, con un punteggio di quattro»
Nessuno commentò, l'accompagnatrice la strinse in un abbraccio stritolante. Anna sentì le lacrime che le bruciavano gli occhi, smise di seguire la trasmissione.
Stettero zitti fino alla fine delle mietiture. Dopo un po', prese la  parola l'accompagnatrice.
«Su, ora a letto. Da domani bisogna lavorare per le interviste.»
  
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