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Autore: Iridium    02/06/2015    0 recensioni
'D’improvviso mi resi conto di quanto la famiglia, il nostro legame come fratelli e come Figli del Diavolo, mi avesse oscurato la mente. Ero sempre stata così fedele alla nostra missione da non prendere nemmeno in considerazione l’idea che qualcuno dei miei compagni si allontanasse da essa o addirittura la tradisse. Ma ciò che più mi gelava il sangue nelle vene era il fatto che fosse stato Taygher. Lui era il mio gemello, la mia faccia speculare per natura, c’eravamo sempre stati l’una per l’altro più che con qualsiasi altro del gruppo. Eravamo indistruttibili, insieme.'
[Dal capitolo II ]
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7: Trasfigurazione. 

Convincere Gideon non era stato difficile, lui si era offerto di aiutarci nel piano a patto che la sua identità di Ascoltatore non fosse rivelata da nessuno dei due Guardiani. Eravamo di nuovo nella limousine ma questa volta puntavamo in tutt’altra parte della città, nel South Bronx. Quella zona era il contrario di tutta Manhattan.
-Non sarà un morto di fame ma fa finta di esserlo qui.- Affermò Mack guardando la zona fuori dai finestrini oscurati, di certo era una parte della città povera e piena di criminalità. Gideon la prediligeva per la sua attività di Ascoltatore perché lì un Medium non dava nell’occhio.
-Non deve piacerti ciò che fa, non ha bisogno del tuo parere.- Ribattei rimettendo bene in chiaro chi fosse lì che aveva il diritto di dare giudizi. Lui mi fulminò con lo sguardo e poi si voltò verso suo padre, non aveva ancora detto nulla da quando eravamo partiti. Taciturno fino al midollo. –Ah, quasi me ne dimenticavo. Lui odia essere paragonato ad un Medium, evitate di chiamarlo così. La sua è un’arte molto più antica e nobile.-
-Come no, condanna le anime all’inferno.-
-Condanna le anime che vanno a cercarlo, non tocca le altre.-
-Questo è sinonimo di prendersela con quelle più deboli e facilmente corruttibili.-
-Guardiano bada bene a come parli! Gideon non gradirà che gli si manchi di rispetto così. Ricordati che lo stiamo facendo per la tua cara sorellina mezza morta.- Percepii nel suo volto un moto di rabbia, suppongo sarebbe scattato se il padre in quel momento non gli avesse posato la mano su una delle sue per fermarlo. Il figlio si voltò a guardarlo e sospirò, ancora una volta non disse nulla. Cos’era quel giochetto? Insomma, più di una volta il padre aveva saputo dominare il giovane con il solo sguardo. C’era qualche meccanismo che non riuscivo a comprendere. La macchina interruppe i miei pensieri andandosi a fermare davanti al palazzo di Gideon. Era una palazzina che sembrava cadere a pezzi e probabilmente era anche così. Il mio amico ne era il proprietario e faceva in modo di non farsi vedere lì troppo vestito firmato. Ci aspettava con un nuovo look infatti, totalmente diverso. Indossava dei jeans neri mezzi stracciati e una maglietta con una scritta grigia. In testa aveva anche un cappellino degli Yankees che sapevo adorava. Prima di scendere dalla vettura mi assicurai che in giro non ci fosse nessuno con occhi troppo indiscreti.
-Ci avete messo poco.- Osservò il proprietario di casa. Poi mi squadrò bene, notò gli stivaletti con carrarmato che mi ero messa dopo aver lasciato il club e ridacchiò con fare beffardo. –Un look alternativo direi.- Alzai gli occhi al cielo. –Ma veniamo a noi, quale dei due?- Chiese diventando improvvisamente serio. Eric si fece avanti senza batter ciglio e Gid annuì voltandosi per farci strada. Azar non si mosse e rimase vicino alla Lincoln, il piano era che anche il giovane Guardiano stesse con lui poiché era di totale inutilità ma ovviamente lui scelse proprio quel momento per dire la sua.
-Sono venuto per assicurarmi che non gli facciate del male, non penserete che io me ne resti qui?!- Gideon un po’ scocciato ma sorpreso lo guardò dall’alto dei gradini d’ingresso che aveva già percorso e sorrise beffardo guardandomi.
-Ha fegato il ragazzo, sa con chi sta parlando? O è così incosciente di natura?- Io scossi la testa e le spalle. –Se ci tieni tanto a guardare vieni pure.. Mack.- Il Guardiano lo guardò stupito. Nessuno gli aveva mai detto il suo nome ma era una delle sue doti da Ascoltatore conoscere sempre chi aveva davanti. Salimmo tutti, tranne mio fratello, al secondo piano. Era un ambiente che ben conoscevo. Spesso io e Gideon ci vedevamo lì, adoravo il suo divano vecchio e con i cuscini sgonfi. Il padrone di casa ci lasciò entrare e ci fece segno di dirigersi in salone poi fece sedere Eric sul divano, con le mani sulle ginocchia. –Ho accettato che tu venissi ma sappi che se interromperai in qualche modo il rito tuo padre rimarrà bloccato in una dimensione a metà tra i nostri due mondi e non potrò fare nulla per lui, quindi ti conviene stare buono e zitto in un angolo qualsiasi cosa tu veda. Adhara, vuoi farmi l’onore?- Chiese poi sorridendomi. Annuii e mi sistemai seduta su un tavolinetto alle spalle del mio amico che al contrario si sedette a gambe incrociate sul tappeto logoro sul pavimento. –Ti chiami Eric, non è vero? Dovrai rispondere ad alcune mie domande prima e dovrai essere sincero perché altrimenti anche la visione che avrai sarà distorta e falsa.- L’uomo annuì. –Bene. Cominciamo. Come mi hai trovato, Eric?-
-E’ stata Adhara a trovarti, io non sapevo prima di stamani dell’esistenza di uno come te, un.. Ascoltatore?-
-Molto bene. Cosa ti porta da me, Eric?-
-Mia figlia è stata ferita due notti fa da alcuni Mordor e rischia di morire. Compiere questo rito potrebbe essere l’unica possibile via per salvarla.-
-E’ un gesto molto nobile il tuo. Sei consapevole che questo rito, però, è un viaggio di andata senza ritorno? Parlare con i defunti è vietato dalle Leggi di Natura decise agli inizi dei tempi, non si può annullare una volta fatto. La tua anima potrà risentirne dopo la morte, è così tanta la tua volontà?- Ecco la parte del libero arbitrio.  Gideon era leale, non nascondeva la verità sotto formule di parole fasulle.
-Sì, per mia figlia farei di tutto.- L’Ascoltatore annuì e mostrò a tutti ciò che aveva fino ad allora tenuto stretto nella mano destra: una piccola lama, simile ad un coltellino svizzero. Spiegò ad Eric che aveva bisogno del suo sangue e gli chiese di porgergli il braccio. Incise senza tanti giri di parole orizzontalmente il suo avambraccio e con le dita dell’altra mano si macchiò del liquido rosso scuro e si disegnò due segni sulle guance, proprio sotto gli occhi. Diede poi un fazzoletto ad Eric perché si tampinasse la ferita e riprese.
-Quale è lo spirito che tu chiami a te?-
-Quello di un Sacerdote del Tempo.- Gideon chiuse gli occhi e cominciò a recitare una formula nell’Antica Lingua infernale, per chiunque in quella stanza era impossibile capire il significato di quelle parole sconnesse e sconosciute, anche per me. Quel linguaggio era il più primitivo mai esistito, mio padre l’aveva creato subito dopo essere divenuto il re degli inferi e lo aveva insegnato solo ai suoi più leali alleati e servitori, nemmeno ai suoi figli. Man mano che i suoni uscivano dalla bocca di Gid, Eric cominciò ad ansimare e si portò una mano al petto. Mack fece un passo ma io lo fulminai e lo feci indietreggiare al suo posto, quel momento era fondamentale nel rituale. L’uomo cominciò ad agitarsi e si accasciò sul divano chiudendo gli occhi, dopo qualche minuto di strazio li riaprì insieme all’Ascoltatore mostrando dei nuovi occhi. Le pupille erano sparite, erano totalmente bianchi e vitrei, assenti quasi.
-Ci siamo.- Disse il mio amico. –Adhara.- Era lì che entravo in gioco io, più di una volta avevo assistito al rito su persone sconosciute e mi ero insinuata nella loro mente scoprendo i loro più profondi segreti senza che loro poi se lo ricordassero. Avevo delle doti psichiche particolari, di solito le usavo in combattimento per mettere fuori uso i miei avversari ma in quel frangente mi erano utili anche per raggiungere la mente del trasfigurato in un’altra dimensione. Gideon non si mosse quando mi alzai e mi posi accanto a lui. Chiusi gli occhi e evocai dentro me stessa le immagini che stava vivendo Eric.
Ero in un prato verde, all’aria aperta. Intorno a me c’era aria pulita e fresca, profumata di viole. Eric era a qualche passo da me e mi dava le spalle. Si stava guardando intorno spaesato.
-Arriverà tra poco, il rito è riuscito fino ad ora.- Lo avvertii, lui si girò confuso.
-Sei anche tu qui?- Che domanda ovvia ma vista la situazione nuova per lui annuii e basta. In quell’istante proprio alle sue spalle cominciò a venire avanti una figura scura che fu chiara solo quando si fermò a due metri da noi. Indossava una tunica nera che gli copriva l’intero corpo e un cappuccio gli rendeva irriconoscibile il volto.
-Chi siete voi?- La voce era sicura, fiera e roca in fondo, era stato un uomo in vita. Presi la parola io prima che Eric potesse combinare qualche disastro.
-Mi chiamo Adhara e sono la Figlia del Diavolo, lui è un Guardiano come te, Eric.-
-Perché mi avete evocato?- A quel punto doveva parlare il trasfigurato, era legge. Gli feci cenno di rispondere alla domanda.
-Ho bisogno del tuo aiuto, mia figlia sta morendo. L’unica possibilità per salvarla è aprire le porte della Camera di Quercia.- Una risata risuonò nell’aria.
-Se pensate che io vi dica il segreto a cui ho consacrato la mia vita vi sbagliate. E’ bene che nessuno tocchi la Camera. E’ stata sigillata perché nessuno potesse riaprirla.- Eric si voltò a guardarmi, aveva un volto afflitto e disperato. Non sarebbe stato facile convincerlo a parlare.
-Sappiamo cosa contiene e non vogliamo dissacrarla o derubarla. Ci serve consultare un libro probabilmente conservato al suo interno.- L’incappucciato si rivolse direttamente a me.
-L’avidità è uno dei motivi per cui l’abbiamo chiusa ma non è l’unico.- Allora feci un tentativo.
-Siamo più simili di quanto entrambi vogliamo ammettere. Abbiamo tutti e due una missione e finché non sarà finita non ci arrenderemo. Tu continui a tenere i tuoi segreti anche nella tomba mentre io ci combatto tutti i giorni. E’ un modo diverso ma speculare di tener fede al nostro obiettivo. Non ti chiedo di venir meno al tuo compito, ti chiedo di aiutare un tuo simile. O la tua gente per te non conta nulla? In fondo dall’Inferno non puoi tornare mentre così facendo stai condannando una ragazza a raggiungerti presto.-
-Come hai detto tu non è un mio problema occuparmi delle cose terrene ormai.- Non dava l’aria di voler cedere, un osso duro, dovevo ammetterlo.
-Sono la Figlia del Diavolo, potrei chiedere a mio padre di farti patire pene per l’eternità che tu nemmeno immagini.-
-Fa ciò che ritieni giusto. Non mi spaventano il dolore e la sofferenza. Non vi rivelerò come aprire la Camera.-
-E’ una Guaritrice, è seguace di Kaaris.- Ci interruppe Eric, lo fissai non capendo il significato delle sue parole. –Mia figlia è tutto per me, come è tutto per te questo segreto. Ti imploro. Lei è una delle ultime speranze per la nostra gente, lo sai bene questo. Proteggi una Camera di cui nessuno nei secoli futuri si ricorderà e tutta quella conoscenza andrà perduta. Non ci sarà più nessuno a portare avanti il tuo compito. Stai confermando che la tua missione è davvero far in modo che il mondo viva e cada nell’oscurità dell’ignoranza? Non è stata creata per questo la Camera.- Dopo che ebbe finito di parlare il Sacerdote si mosse e cominciò a camminare in circolo, intorno a noi due, sembrava riflettere sulle parole del Guardiano. Ero rimasta colpita io stessa dalla sua audacia.
-Hai ragione.- Disse infine. –Quel luogo è stato creato perché tutto il nostro popolo potesse trarne giovamento.- Poi si fermò e ci guardò fisso. –Siete venuti qui per chiedermi di tradire la mia missione e questo non lo farò ma.. Posso onorarla, al contrario. Vi rivelerò ciò che chiedete ad una condizione.-
-Quale?- Chiesi schietta, avevamo poco tempo.
-Che la Camera sia sigillata di nuovo una volta aperta. Per questo però ci vuole un sacrificio, qualcuno che imprima il marchio dall’interno. Un Sacerdote come me sarebbe stato lieto di compierlo, come io stesso ho fatto, ma sai che nessuno di noi  è rimasto sulla Terra. Tua figlia potrà vivere e portare avanti le legende su quel luogo ma tu non sarai lì per vederla, è a te che sto chiedendo in dono la vita, in nome della conoscenza e della protezione di quest’ultima. Figlia del Diavolo, ti assumi il compito di tramandare a lei il sacrificio di suo padre?- A quel punto realizzai davvero il significato di quel gesto e guardai dritta verso Eric, lui era imperturbabile, fermo e non dava segno di paura o timore. In quell’istante capii perché mi aveva tanto affascinato fin dal primo momento, aveva un modo di reagire da uomo forte, maturo e consapevole. Anche il Guardiano si voltò verso di me.
-Adhara, non ti ho mai chiesto nulla e sono il primo che vorrebbe che tutto questo fosse un sogno. Vorrei tornare all’altro giorno e in qualche modo impedire a Coleen di uscire ma non posso. Ti prego, ti supplico, fai questo per me. Sigillerò la Camera con la consapevolezza che mia figlia vivrà, mi basta questo.- Non potei non pensare alla differenza tra quell’uomo e  mio padre, era pronto a sacrificare tutto per sua figlia mentre il mio mi aveva sempre considerata inferiore e debole. –Fa’ che lei non muoia, ti prego.- Abbassai lo sguardo per la prima volta, come segno che riconoscevo la grandezza che quel Guardiano aveva nel cuore. Era qualcosa che solo un’altra volta in vita mia avevo visto con i miei occhi. Annuii silenziosamente, in segno di rispetto. –Per favore, poi, non dire una parola su tutto ciò a Mack. Lui si sacrificherebbe al mio posto e non voglio questo. Cercherebbe di fermarmi a tutti i costi ma sappiamo entrambi che questo sacrificio farà vivere Coleen, questo   è l’importante. Lei deve vivere per me e per il nostro popolo, è una speranza che non si può spegnere così.- L’incappucciato annuì.
-La decisione è presa. Sappiate che ogni volta che la Camera viene sigillata il modo per aprirla cambia quindi porterai anche tu con la mente nella tomba la sua chiave. Non potrete riaprirla una seconda volta, prendete solo ciò che è strettamente necessario e abbiatene cura.- Una volta detto ciò cominciò a rivelarci il segreto che gli avevamo chiesto. Non potei non guardarli entrambi mentre parlavano. Eric stava per divenire un Sacerdote del Tempo a tutti gli effetti. Aveva preso delle decisioni talmente importanti quel giorno che non potei per un attimo non ammirarlo. Rimasi in silenzio ad ascoltare le loro voci, c’era qualcosa nella mia mente, forse la lontana voce della mia coscienza, che mi stava dicendo quanto tutto quello fosse sbagliato. Per la prima volta da otto anni provai pena per un Guardiano e lo ritenni uguale a me in fatto di valori. –Il Tempo sta per finire, andate adesso.- Finì il Sacerdote. Guardai Eric ma in lui non scorsi sconfitta o amarezza ma piuttosto decisione e forza d’animo, mi fece un cenno interrogativo, chiedendosi probabilmente come fare a tornare indietro. Io chiusi semplicemente gli occhi e li riaprii subito dopo trovando il suo corpo accasciato sul divano.
Gideon ispezionò il mio viso e capii subito che aveva percepito che qualcosa in me non andava o per lo meno era cambiato. Si alzò e toccò con la mano la fronte di Eric che improvvisamente si destò come attraversato dalla scossa.
-Papà, stai bene?- Chiese Mack alle nostre spalle, non mi voltai a guardarlo perché in quel momento ero consapevole di poter controllare ben poco le mie emozioni. Lui si riscosse un attimo e poi fece un cenno col capo.
-Andiamo, l’entrata è a Central Park.-
-Passeremo prima alla base.- Eric mi guardò confuso. –Non ammetto discussioni su questo. Non passerò l’intera notte vestita in questo modo.- L’ultima parte della frase per quanto non fosse proprio il massimo quel look l’avevo aggiunta per rendere più credibile l’improvvisa decisione di perdere tempo tornando all’appartamento. Avevo un altro scopo in mente. Quando fummo sulla porta mi attardai e mi avvicinai a Gideon.
-Grazie Gid. Senza di te non avremmo mai potuto sperare di salvare la Guardiana.-
-Non è che per caso ti sei intenerita, vero?- Disse divertito. Io scossi la testa sorridendo ironica.
-C’è una guerra alle porte, non possiamo lasciarla morire.-
-Spero che il sacrificio ne valga la pena.- Lui sapeva, ovvio, ma come al solito era discreto e comprensivo. Era un ottimo Ascoltatore e un buon amico. Annuii, seria, poi cominciai a scendere le scale. Poco prima che aprissi la porta al pian terreno la voce di Gideon risuonò nella rampa di scale. –Ci vediamo presto, mon amour.- Uscii e mi diressi alla macchina. Azar captò nel mio sguardo che il nostro obiettivo era stato raggiunto. Ci rinfilammo tutti nella limousine, Eric non sembrava nemmeno diverso da prima. Mr. Obson, il nostro autista, abbassò il vetro che ci separava da lui e ci chiese dove volevamo ci portasse.
-A casa, Harry.- Dissi prima che qualcun altro potesse anticiparmi. Il vetro si rialzò, mio fratello mi guardò incuriosito ma non disse nulla. Avremmo aspettato la notte inoltrata prima di dirigersi all’entrata della Camera, fino ad allora mi ero ripromessa di portare a termine un’altra missione, assolutamente e indubbiamente insolita per me. 



[Angolo d'autrice]
Mi dispiace per la lunghissima assenza. Purtroppo questo periodo è stato pieno di impegni e faticoso quindi solo ora sono tornata, pronta per aggiornare la storia. Spero di riuscire a portarla avanti senza troppe pause da ora in avanti. Eccovi qui il nuovo capitolo, spero vi piaccia e spero che vogliate continuare a leggere la storia. Commenti, critiche o consigli sono sempre ben accetti. Alla prossima, 
Iridium.

 
   
 
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